venerdì 23 luglio 2010

Com'è facile uccidere


Israele controlla il confine di Gaza con fucili telecomandati da donne soldato di 20 anni. 
E c'è chi parla di "mentalità assassina da playstation"
A Israele la condizione di reciprocità in guerra non è mai andata giù. Dai sanguinosi giorni della guerra del Kippur il ministero della Difesa di Tel Aviv ha cercato sempre di superare a livello tecnologico e logistico i propri avversari. L'ultima coniugazione di questa politica di dominio è il cosiddetto "Spot and Shoot" (identifica e spara): fucili radiocomandati posti sul muro divisorio di Gaza e manovrati da una sala di controllo, lontana e sicura, da donne soldato in forza all'Israel Defense Forces (Idf).
Logica. È quella di sparare a distanza su chiunque sia sospettato di essere un terrorista. Col passare degli anni, e delle morti, l'Idf ha visto diminuire in modo esponenziale il numero di reclute perché, ammette l'esercito, i giovani israeliani non sono più disposti a combattere in zona di guerra. Così la Rafael, azienda israeliana produttrice d'armi, ha inventato il sistema Sentry Tech che permettere d'uccidere senza rischiare di essere uccisi. Per il momento gli unici membri dell'esercito ad avere accesso alla console bellica sono le donne dai 19 ai 20 anni.
Sono loro che stanno sedute per ore a controllare sullo schermo la linea di confine manovrando i joystick di comando dei fucili. La differenza con un videogame di guerra a cui quotidianamente giocano milioni di giovani in tutto il mondo riposa su un'altra linea di confine: quella fra gli uomini riprodotti in pixel e quelli in carne ed ossa, i palestinesi, che vivono nella Striscia di Gaza. Lo spazio di tempo per comminare la morte è nullo come quello di un click. Come anche la certezza di colpevolezza affidata alla discrezione della soldatessa al posto di comando che - previo consenso di un ufficiale - spara su chi crede di aver identificato come un militante per mezzo di una manovra poco pulita. L'identificazione avviene per mezzo di una telecamera che, per quanto precisa, lascia ampi margini di errore ad un'azione filtrata da un occhio meccanico. E ancora la decisione sulla vita e la morte lasciata a soldatesse poco più che maggiorenni di fronte a un'arma che è facilmente confondibile con un gioco innocuo. Senza considerare il fatto che in questo modo si ammazza indiscriminatamente e senza un processo che appuri la presunta colpevolezza del "bersaglio".
Raddoppio. Vista la buona riuscita del marchingegno che, secondo i media israeliani, ha provocato già la morte di decine di palestinesi, fra i quali un manifestante di 21 anni, e il ferimento di un'attivista maltese, il governo di Tel Aviv ha deciso di ordinare altre armi radiocomandate. Oren Berebbi, della sezione tecnologica dell'Idf, ha sostenuto: "Stiamo tentando di spargere in tutto il campo di battaglia veicoli senza pilota. Possiamo organizzare molte più missioni senza mettere a rischio i soldati". E mentre l'ONU, per bocca di Philip Alston relatore speciale per le esecuzioni extragiudiziarie, denuncia il pericolo dell'avanzare di "una mentalità assassina stile PlayStation" la voce armi nel budget del governo diretto Benjamin Netanyahu si arricchirà di altri Sentry Tech da spargere su altre zone di combattimento. L'arma definita dall'IDF "rivoluzionaria" sarà affiancata dal Guardium, una macchina robot blindata che riuscirà a raggiungere gli 80 chilometri orari e permetterà alle forze di difesa di sorvegliare territori e sparare sui bersagli in movimento. E ancora, a disposizione del comando militare israeliano ci saranno il Protector, motovedetta senza pilota, e il drone Heron TP capace di portare oltre una tonnellata di armi da Israele fino in Iran. Una tattica che da una parte darà a questi sistemi "ancora agli albori - ha detto il generale in pensione israeliano Shlomo Brom - un mercato vasto e in crescita" e dall'altra attribuirà alla guerra quel carattere ludico che tutti paventano. Questo è quanto si percepisce dalle parole di Ben Karen, soldatessa 20enne dell'IDF che in merito al suo compito ha dichiarato al settimanale Haaretz: "È molto allettante che sia io a farlo. Non tutti vogliono questo incarico. Non è una cosa da poco occuparsi di un joystick come quello di una Sony Playstation e uccidere, ma ultimamente è per difendersi".
di Antonio Marafioti
tratto da Peacereporter 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!