lunedì 12 dicembre 2011

Kurdistan - Dalla delegazione italiana al processo di Diarbakyr

Incontro con gli avvocati  di Abdullah Ocalan 9 novembre - Istanbul

Siamo alla fine del viaggio in Kurdistan, oggi a Istanbul, abbiamo incontrato due degli avvocati della difesa di Ocalan, quelli rimasti dopo gli arresti degli altri 42 colleghi avvenuti il 22 novembre 2011; gli avv.ti Mazlum Dinc e Mahmut Tasci riferiscono che non sanno per quanto tempo saranno ancora liberi.
I 42 avvocati sono stati  prelevati in varie città della Turchia ed erano tutti impegnati nella difesa di Abdullah Ocalan nei processi pendenti presso la Corte Europea dei diritti dell'Uomo, per violazione dei diritti umani e di difesa del Leader del Movimento Kurdo, detenuto fin dal 1999, in isolamento, nell'isola di Imrali. Tutti gli arrestati erano stati a Imrali.
Nel maggio 2006 il Governo Turco ha chiesto al collegio di difesa di Ocalan di inviare un avvocato  da Ocalan per prendere informazioni e riferire ed ora lo stesso è accusato di questo.

Durante l'interrogatorio, avanti il Procuratore della Repubblica gli avvocati arrestati hanno preteso di parlare nella propria lingua, il kurdo, così  come previsto dalla Costituzione, ma questo diritto è stato loro negato. Attualmente ne sono rimasti in carcere 34, poiché il Giudice istruttore, intervenuto successivamente, ha deciso di farne uscire 8 a causa delle loro precarie condizioni di salute, mentre 2 di loro sono usciti perché genitori,  entrambi avvocati, di una bimba piccola rimasta sola.

Gli avvocati difensori dei loro colleghi, per protesta contro il divieto di parlare in kurdo, non si erano presentati davanti al G.I. e questi aveva fatto presenziare avvocati di ufficio al loro posto.
Ora gli avvocati in carcere, difensori di Ocalan, sono 34, oltre agli altri avvocati che sono incriminati nel processo KCK, di cui abbiamo detto nel primo report.
Il Procuratore ha fatto opposizione, per cui alcuni sono rientrati in carcere.

E' certo che non si è mai visto un arresto contemporaneo e l'incriminazione di tanti avvocati, tutti insieme e accusati di reati di collaborazione con i propri clienti, solo a causa del loro impegno professionale.
A tale proposito ricordiamo che durante l'incontro, l'Avvocata Simonetta Crisci, membro delegato dell'Associazione Avvocati Europei Democratici, nonché militante nell’Associazione Giuristi Democratici in Italia, ha consegnato una lettera agli avvocati di Ocalan, a firma dell’Associazione  Europea degli avvocati Democratici (AED) e dell’Associazione Europea degli Avvocati per la democrazia e la difesa dei diritti Umani nel mondo (EDL), inviata il 25 novembre al premier turco Erdogan, al Presidente della Repubblica Gul e a tutti i membri del Governo, lettera  con la quale, esprimendo la protesta e la condanna per gli arresti del 22 novembre, si chiede l’immediata liberazione degli avvocati privati della libertà e la loro immediata scarcerazione al fine di ristabilire la legalità permettendo loro di esercitare il loro dovere/diritto di difesa senza ostacoli e minacce, come previsto da Convenzioni internazionali firmate anche dalla Turchia.

Gli arresti operati il 22 novembre seguono una dichiarazione del capo del Governo Erdogan, il quale proprio un mese prima, il 22 ottobre, aveva dichiarato che Ocalan, attraverso i suoi difensori, aveva creato un “Ufficio” denominato “Ufficio del secolo”, dove gli avvocati si occupano solo della difesa di Ocalan; un mese dopo, il 22 novembre si apprende, con l’arresto degli avvocati, che era stato aperto un processo nei confronti degli stessi, per attività di collegamento, e, quindi attività sovversiva, tra Ocalan e i guerriglieri operanti in montagna, in Kurdistan.
Cosa inverosimile, per l’impossibilità degli avvocati di poter far uscire dal carcere lettere o scritti, a causa delle minuziose perquisizioni corporali da loro subite sia all’entrata che all’uscita dall’Istituto, quando si recano a parlare con Ocalan.
Durante l’incontro abbiamo appresso che le condizioni di isolamento, che Ocalan vive dal 15 febbraio 1999, sono peggiorate ulteriormente, anche se sull’isola, dal dicembre 2009, sono stati tradotti altri 5 detenuti. Infatti non è permesso incontrarsi tra detenuti e Ocalan usufruisce di 2 sole ore di passeggio “all’aria”, all’interno di un cortile circondato da mura alte 7 metri e ricoperto da una rete, a fronte delle 4 ore concesse, comunque, ai detenuti politici che sono stati internati nelle famigerate carceri di tipo “F”. Egli, inoltre, non vede i suoi avvocati dal 12 luglio di quest’anno e i famigliari dal 12 ottobre scorso, per ordine della direzione del carcere, che di volta in volta non permette alcun incontro paventando scuse quali la rottura del traghetto che porta all’isola o l’impossibilità di navigazione a causa del mare “mosso”.
Gli avvocati hanno presentato proteste alla Commissione Europea contro la tortura ma questa non ha ancora risposto, a distanza di due mesi. Ci hanno chiesto di diffondere queste notizie, al fine di far conoscere la situazione in Europa, anche per la valutazione della richiesta della Turchia di entrare nel consesso europeo.
Durante l’incontro, a seguito delle domande poste dai partecipanti, circa 40 persone della delegazione, sono stati affrontati i temi politici legati alla risoluzione del conflitto esistente tra Turchia e popolo curdo.
La posizione di Ocalan, dicono i suoi avvocati, è tesa a creare un “ponte” tra popolo kurdo e popolo turco, creare un’amicizia tra i due popoli. Mentre il Governo turco ostacola tutto questo con continue provocazioni nei confronti dei suoi difensori. Nel 2006 il governo aveva inviato un avvocato nominandolo di ufficio, al carcere per comunicare con Ocalan, come tramite per una trattativa politica, ma, poi, lo ha incriminato per esserci andato: il 22 ottobre di quest’anno un avvocato che aveva commentato la dichiarazione di Erdogan sull’ ”Ufficio del secolo”, è stato subito incriminato e ciò suscita perplessità sulla volontà del Governo di risolvere il problema kurdo.
In definitiva, dicono gli avvocati, non si capisce perché la Turchia ha interrotto le trattative che si svolgevano fino a questa estate per cercare di risolvere la questione kurda, ora complicata dalle migliaia di arresti e dagli attacchi alla difesa di Ocalan.

INCONTRO AL CENTRO DI ACCOGLIENZA PER MIGRANTI A ISTANBUL

Il Centro nasce da un progetto dell’Associazione “Medici del mondo” con il partenariato della Fondazione turca “Tohav” per le ricerche giuridiche.
E’ situato nel quartiere di Istanbul  denominato “Kuntapi”; quartiere popolare dove ci sono molti insediamenti di migranti da Paesi quali il Senegal, Guinea, Costa D’Avorio, Somalia, Etiopia ed altri dilaniati da conflitti e guerre devastanti.
Nel centro i migranti trovano conforto e aiuto, oltre alle garanzie sanitarie offerte da uno staff composto da due medici, un’infermiera ed altri che a titolo di volontariato offrono le loro competenze per svolgere le incombenze legate alle richieste di inserimento amministrativo nel Comune di Istanbul, dall’iscrizione nelle scuole per i bambini, alla distribuzione di medicinali tramite farmacie convenzionate, all’invio di documentazioni dai Paesi di origine, utili per richieste di asilo politico nei Paesi Europei di destinazione, insomma un lavoro che necessita di collaborazione anche da parte di chi, come noi, può contribuire all’andamento del Centro con l’invio di denaro utile alla distribuzione delle medicine e di piccoli strumenti sanitari quali il misuratore di pressione o elettrocardiografi per il cuore o altri aiuti quotidiani, cosa che attualmente è svolta dall’Associazione “Verso il Kurdistan” di Alessandria.
Il Centro offre assistenza a circa 400 migranti al mese, anche se in alcuni periodi ha coperto le esigenze  di  più di 500  migranti, ad esempio nel mese di agosto scorso.
Sekoupa Konde è il medico che anima l’attività del Centro: egli è originario della Guinea Conakry
ed è in Turchia dal febbraio 2011. E’ il coordinatore sanitario del progetto e svolge con passione il lavoro di accoglienza e di assistenza sanitaria. 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!