lunedì 10 ottobre 2016

Kurdistan - Diciotto anni di carcerazione per Abdullah Öcalan

9 OTTOBRE!Una giornata nera per i curdi di tutto il mondo, Abdullah Öcalan leader del movimento curdo si trova in carcere da 18 anni
Il 9 ottobre 1999, Abdullah Öcalan, il più importante rappresentante politico delle curde e dei curdi è stato costretto a lasciare il Medio Oriente da un’alleanza regionale e internazionale della quale era parte anche l’Europa. 
Ne è seguita un’odissea per tutto il mondo che nel febbraio 1999 è finita con la sua deportazione dal Kenya in Turchia in violazione del diritto internazionale. 
Da allora Öcalan si trova in una condizione di durissimo isolamento nel carcere sull'isola di Imrali.

Grazie ad un ampia iniziativa del movimento curdo e di altri importanti sviluppi, lo Stato turco verso la fine del 2012 è stato costretto a riaprire una trattativa con Öcalan. Ne è seguito un processo negoziale durato quasi tre anni,che ha suscitato speranze in una soluzione stabile e duratura della questione curda e per la Pace in tutto il Medio Oriente. 

Nonostante tutto questo, Recep Tayyip Erdoğan e il governo dell’AKP, interrompono brutalmente il processo di risoluzione democratica e trascinano la regione curda di Turchia in una nuova stagione di conflitto. Molte città nel sudest del paese vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza militare che ha comportato numerose vittime civili, la distruzione di interi quartieri, e lo spostamento forzato di centinaia di migliaia di persone.

La dura repressione seguita al tentativo di colpo di Stato ha ulteriormente aggravato la drammatica situazione democratica del paese. Una repressione che non ha risparmiato il mondo degli accademici e degli intellettuali ed in genere delle forze democratiche che hanno espresso un forte rifiuto del ritorno ad una concezione di guerra; gli attivisti e i politici curdi colpiti da numerosi arresti; 2.468 militanti e dirigenti del HDP e del Partito Democratico delle Regioni (DBP) incarcerati nel corso dell’ultimo anno.

giovedì 6 ottobre 2016

Palestina - Israele blocca la nave della Freedom Flotilla

La Marina dello Stato ebraico ha intercettato e costretto a dirigersi verso il porto di Ashdod l’imbarcazione partita da Barcellona con 13 donne a bordo, tra le quali la premio Nobel Mairead Maguire. La Freedom Flotilla: un atto di pirateria internazionale.

di Michele Giorgio

Per Mairead Maguire, irlandese e premio Nobel per la pace, la condizione dei due milioni di palestinesi di Gaza resta una priorità. «Si usa dire che il silenzio è d’oro» aveva fatto notare ai presenti imbarcandosi il mese scorso a Barcellona sulla Zaytouna-Oliva, la nave delle 13 donne decise ad infrangere il blocco marittimo di Gaza attuato da Israele. Ma, aveva aggiunto Maguire, «il silenzio del mondo per quanto riguarda la situazione dei palestinesi residenti nella Striscia di Gaza, e in particolare per quanto riguarda i loro bambini, è sintomo di una preoccupante carenza di princìpi morali ed etici da parte della comunità internazionale. Dobbiamo chiederci perché questo silenzio è durato così a lungo».

Ieri pomeriggio la Zaytouna-Oliva con a bordo la premio Nobel e le sue 12 compagne di questa missione della Freedom Flotilla (FF) a sostegno della popolazione di Gaza sotto embargo, è stata intercettata e bloccata con la forza dalla Marina israeliana in acque internazionali, a 35 miglia nautiche dalla Striscia. I militari hanno preso il controllo dell’imbarcazione e si sono diretti verso il porto di Ashdod. In serata i media israeliani parlavano di «operazione tranquilla», senza conseguenze per le persone. E invece era forte la preoccupazione fra attivisti e simpatizzanti della FF per la sorte delle donne a bordo. È vivo il ricordo dell’assalto israeliano di sei anni fa al traghetto Mavi Marmara, diretto a Gaza con aiuti umanitari, costato la vita a dieci passeggeri.

mercoledì 5 ottobre 2016

Turchia - Notizie e colori. La resistenza di Zehra

picsart_1469391964507Arrestata a fine luglio, sulla base delle sue espressioni artistiche in una provincia a larga maggioranza kurda nonché dell’attività di direttrice di un’agenzia di stampa femminista, Jinha, Zehra Doğan non ha alcuna intenzione di arrendersi alla repressione cieca che divora la Turchia di Erdogan. Non ha mai smesso di dipingere, Zerha, perché pensa – con Picasso – che nessun artista può voltare le spalle alla società. Con altre donne imprigionate nel carcere di Mardin, ha inventato un giornale artigianale di otto pagine. Si chiama Özgür Gündem Zindan, pubblica interviste alle donne recluse, discute l’oppressione maschile, le detenzioni e le violazioni dei diritti dentro e fuori della prigione, nelle pagine della cultura offre lezioni di disegno. Le immagini che illustrano gli articoli sono fatte a mano dalle detenute 

a cura di Francesco Masala

lunedì 3 ottobre 2016

Colombia - La pace è qui per rimanere


Le FARC-EP riaffermano, davanti alla Colombia e al mondo, che i suoi fronti guerriglieri in tutto il paese rimangono in cessate il fuoco bilaterale e definitivo, come una misura necessaria di conforto per le vittime del conflitto, e in rispetto a quanto accordato con il governo nazionale.

1. Facciamo appello al movimento sociale e politico affinché appoggi risolutamente attraverso la mobilitazione e altre forme di espressione pacifica, l’Accordo Finale per la Costruzione di una Pace Stabile e Duratura. La pace in Colombia è costituzionalmente un diritto e un dovere di adempimento obbligatorio, che deve prevalere sull'odio e la violenza.

2. La pace è un diritto contro-maggioritario, perché è un diritto configuratore ed essenziale della dignità umana. Così lo dichiara la Corte Costituzionale, che inoltra stabilisce in una recente sentenza che il plebiscito non ha alcun effetto giuridico. L'effetto è politico.

3. L’Accordo Finale per la costruzione di una pace stabile e duratura è stato firmato come Accordo Speciale e depositato presso il Consiglio della Confederazione Svizzera, a Berna. Questo gli conferisce effetto giuridico innegabile e irrevocabile.

4. Le FARC-EP rimangono fedeli a quanto accordato. La pace con dignità è qui per rimanere. I sentimenti bellicisti di coloro che vogliono sabotarla non saranno mai più potenti dei sentimenti di concordia, inclusione e giustizia sociale.


Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP


Colombia - La pace è qui per rimanere


Le FARC-EP riaffermano, davanti alla Colombia e al mondo, che i suoi fronti guerriglieri in tutto il paese rimangono in cessate il fuoco bilaterale e definitivo, come una misura necessaria di conforto per le vittime del conflitto, e in rispetto a quanto accordato con il governo nazionale.

1. Facciamo appello al movimento sociale e politico affinché appoggi risolutamente attraverso la mobilitazione e altre forme di espressione pacifica, l’Accordo Finale per la Costruzione di una Pace Stabile e Duratura. La pace in Colombia è costituzionalmente un diritto e un dovere di adempimento obbligatorio, che deve prevalere sull'odio e la violenza.

2. La pace è un diritto contro-maggioritario, perché è un diritto configuratore ed essenziale della dignità umana. Così lo dichiara la Corte Costituzionale, che inoltra stabilisce in una recente sentenza che il plebiscito non ha alcun effetto giuridico. L'effetto è politico.

3. L’Accordo Finale per la costruzione di una pace stabile e duratura è stato firmato come Accordo Speciale e depositato presso il Consiglio della Confederazione Svizzera, a Berna. Questo gli conferisce effetto giuridico innegabile e irrevocabile.

4. Le FARC-EP rimangono fedeli a quanto accordato. La pace con dignità è qui per rimanere. I sentimenti bellicisti di coloro che vogliono sabotarla non saranno mai più potenti dei sentimenti di concordia, inclusione e giustizia sociale.


Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP


BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!