Il medico responsabile della salute  degli scioperanti, dottoressa Berna Castro, ha confermato che i detenuti  vengono lasciati  all’oscurità ed accusa che si stanno usando pratiche  come nella prigione di Guantánamo per disgregare i prigionieri, è una  forma di tortura, rappresenta un delitto di tortura da parte dello Stato  cileno, messo in atto da agenti dello Stato cileno, in questa caso  Gendarmeria. E   con il consenso dei governanti."
La professionista informa che il fatto  di non avere luce di giorno fa si che una persona perda la nozione del  tempo, alterando il suo cervello e provocando una serie di cambiamenti  ormonali che fanno funzionare male il resto dell’organismo.  Da parte  sua, la pubblico ministero della Corte Suprema, Mónica Maldonado, che in  varie occasioni ha denunciato le cattive condizioni delle carceri nel  paese, in un’intervista con Radio Università del Cile ha riconosciuto  che ai mapuche sono applicate punizioni che trasgrediscono i trattati  internazionali e le leggi, dicendo che dieci giorni fa ha inviato un  magistrato a rivedere la situazione a Temuco.
"Le punizioni sono in celle di  punizione, buie, con 23 ore di oscurità totale e solo un’ora di cortile,  condizioni contro cui abbiamo lottato affinché terminino perché vanno  contro la Convenzione Contro la Tortura ed anche contro la nostra  Costituzione. Di fatto circa 10 giorni fa  ho inviato un magistrato per  valutare questa situazione, il quale mi ha detto che queste persone si  sentivano bene .... però è stato alcuni giorni fa”, dice Maldonado.
Intanto i partiti filogovernativi  trattano il tema con cautela. Mentre il presidente di Rinnovazione  Nazionale, Carlos Larraín, ha detto di "dispiacersi di questa  situazione", e ha richiamato il governo a "correggere questo sproposito  che turba l’esistenza a qualunque persona", il segretario generale  dell’UDI, senatore Víctor Pérez, ha preferito stare in silenzio e  criticare i cambiamenti annunciati dal governo nella Legge  Antiterrorista e la Giustizia Militare, cosa che a suo giudizio "non è   necessaria."
Intanto, i 32 carcerati politici esigono  "azioni concrete", ed a dispetto dell’offerta dell’Esecutivo di inviare  con urgenza al Congresso Nazionale due disegni di legge per delimitare  la giurisprudenza della Giustizia Militare e modificare l’attuale Legge  Antiterrorista, non hanno desistito dallo sciopero di fame che si  avvicina pericolosamente ai due mesi.
Il Governo insiste nell’appello a  desistere nello sciopero e rinunciare alla violenza come forma di  rivendicazione territoriale, ma i rappresentanti dei carcerati dicono  che "loro temono che non venga mantenuta la parola" e rimarranno  nell’attesa di un tavolo di dialogo che riveda per iscritto la loro  situazione ed un impegno che li assicuri di essere sottoposti a un  giusto processo.  Una sfiducia che le torture non fanno che accrescere e dare senso.
Fonte: http://radio.uchile.cl/noticias/81293/ 
 
