lunedì 15 novembre 2010

Verso Cancun - Banca Mondiale fuori dal clima

 La Banca Mondiale, esattamente come le altre Istituzioni Finanziare Internazionali (IFIs), dalla sua istituzione è servita da strumento di sviluppo degli interessi del Nord del mondo, delle multinazionali e delle elite finanziarie e politiche.
Gli stessi responsabili che hanno promosso, traendone profitto, un modello economico che impoverisce le maggioranze, saccheggia la natura, produce il riscaldamento globale e mina la sovranità dei popoli. Per questo, da diversi decenni la Banca Mondiale è stata il bersaglio di poderose denunce e mobilitazioni che incitano al ritiro dei nostri paesi dalla BM e dalle sue istituzioni affiliate (le banche regionali di sviluppo, il CIADI e il fondo Monetario Internazionale) e a una trasformazione profonda del sistema che queste entità stanno promuovendo.
Tuttavia questa stessa banca ha trovato nella confluenza della crisi sistemica, economica, alimentare, energetica, climatica e del modello estrattivo, nuove argomentazioni e abbondanti risorse per consolidare il ruolo di portabandiera della transizione verso un capitalismo “verde”. Ha aggiunto al suo lessico le “preoccupazioni ecologiche” e una presunta priorità per lo “sviluppo sostenibile” e con ciò cerca di continuare a imporre la sua analisi e le sue soluzioni riguardo al problema. Non possiamo consentire che la Banca Mondiale stravolga la difesa dei diritti dell’uomo, dei popoli e della Natura stessa, per continuare a dare la priorità agli interessi di sempre.

Kurdistan - Il processo di Diyarbakir rinviato al 13 gennaio

La delegazione italiana raccontata dalla voce di Antonio Olivieri e nel resoconto curato dai partecipanti

In una recente intervista a Radio Radicale, che potete ascoltare on-line, Antonio Olivieri racconta lo svolgimento della delegazione italiana al “Processo” di Diyarbakir.

E’ stata curata da Roberto Spagnoli ed è andata in onda il 6 novembre; si intitola: “La Turchia e la questione kurda: il maxi-processo di Diyarbakir”.
Un quadro più complessivo della solidarietà che si era manifestata attorno al processo è su: "Processo KCK" a Diyarbakir: Solidarietà internazionale e nazionale http://www.facebook.com/notes/1998-2010-ancora-piazza-kurdistan/processo-kck-a-diyarbakir-solidarieta-internazionale-e-nazionale/163921370302627

La questione più dibattuta durante il processo, sinora, è stata quella del diritto degli imputati a difendersi in lingua kurda, questione sulla quale la contrapposizione tra la richiesta kurda e l’autorità giudiziaria è stata nettissima e, sino ad ora, irrimediabile. Su http://en.firatnews.nu/index.php?rupel=article&nuceID=1382

sabato 13 novembre 2010

Corea - G20, accordi senza vincitori. Braccio di ferro Usa-Cina

di Federico Rampini

SEUL  - E' un giornalista americano a interpellare Barack Obama con la domanda più scomoda, e rivelatrice: "Gli altri leader l'hanno trattata come un presidente dimezzato in questo vertice, sapendo della sua disfatta elettorale? La sua capacità negoziale si è ridotta?". Obama ha ribattuto: "Negoziare con Hu Jintao sulla rivalutazione del renminbi non era più facile quando la mia popolarità era del 69%. E non dovete aspettarvi una rivoluzione da un vertice a venti". E' l'ammissione che l'America - anche a prescindere dalla sua divisione politica interna - non può più dettare le regole, neppure fare da regista della governance globale. Da questo punto di vista il G20 si è chiuso con un onorevole pareggio Usa-Cina. Un pareggio in cui ognuno può vedere una mezza vittoria, ma che lascia intatti i problemi dell'economia mondiale. Restano le divergenze tra paesi a vecchia industrializzazione che non riescono più a crescere, e paesi emergenti che crescono fin troppo al punto da temere l'inflazione e ventilare restrizioni sui movimenti dei capitali. Restano le divaricazioni tra paesi con forti avanzi commerciali (Cina e Germania) e paesi afflitti da strutturali deficit nei conti con l'estero (America).

venerdì 12 novembre 2010

Seul, più G2 che G20

Europa e Paesi emergenti criticano gli accordi protezionistici bilaterali tra Usa e Cina, entrambi interessati a superare la crisi drogando le esportazioni con la svalutazione delle rispettive valute
di Gabriele Barbati 
I sorrisi offerti alla cena tra i leader mondiali con cui si è aperto ufficialmente il G20 non nascondono i litigi che stanno segnando questo vertice. A Seul, con venticinque capi di stato e di governo, è rappresentato quasi il 90 per cento dell'economia globale. Ecco il problema: piuttosto che condividere la crescita oltre la crisi, come recita il motto scelto dagli organizzatori sudcoreani, ognuno pensa a sè. Un paio su tutti, e sono le due maggiori potenze: Stati Uniti e Cina. I presidenti, Barack Obama e Hu Jintao, hanno avuto un incontro bilaterale, il terzo dell'anno (con buona pace di nega che siamo difronte, piuttosto, a un G2).

Brasile - Dilma non è Lula e Lula non è Dilma

La vittoria del Partito dei Lavoratori visto da un giornalista che ha votato per Serra e che sostiene che, nonostante la sconfitta, il Psdb sia riuscito a riequilibrare molto forze e potere

di R. Cobretti*
San Paolo 


Dilma Rousseff è stata eletta presidente del Brasile. Non vi sono dubbi che si tratta di una vittoria del Partito dei Lavoratori (PT) e di Lula che, in pochi mesi, ha creato, praticamente dal nulla il suo successore. Nonostante sia stata, , fino a metà giugno, ministro del governo Lula, la stragrande maggioranza della popolazione non aveva mai sentito parlare di Dilma, visto che mai in vita sua era entrata in lizza in qualsivoglia elezione.
L'avversario José Serra (PSDB) è viceversa un nome famoso in Brasile. Non solo era stato ministro durante l'era di Fernando Henrique Cardoso ma anche sindaco e governatore di São Paulo, la più grande città del Brasile. José Serra si era già candidato alla presidenza del Brasile nelle elezioni del 2002 contro un Lula vittorioso.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!