domenica 6 maggio 2012

Giappone - Chiude l'ultimo reattore nucleare

Da oggi il Giappone resta senza energia nucleare. Con la chiusura dell’ultimo dei 50 reattori nucleari in funzione, il Giappone torna a essere un paese denuclearizzato per la prima volta dal 1970 quando a Tokai entrò in funzione il primo reattore nipponico in grado di riproduttore 1000 mW di energia elettrica.
Il fabbisogno energetico giapponese è coperto per oltre un terzo dal nucleare. Per questo, la chiusura di tutte le centrali, dovuta anche alla crisi di Fukushima, fa temere un black out energetico per questa estate, quando ci sarà il picco di consumi legati al caldo.
Dopo il disastro di Fukushima il 70% dei giapponesi si è detto contro il nucleare, a differenza delle autorità e delle forti lobby industriali che premono per l’atomo. Nei prossimi mesi Tokyo annuncerà una nuova strategia energetica, puntando alle energie rinnovabili, finora ferme al 9% della produzione totale.
Se il cambio di energia non trova favorevoli le industrie e la classe politica, non sono dello stesso avviso gli attivisti. “Alcuni politici e qualche esperto di energia nucleare – spiega Tatsuya Yoshioda, uno dei leader dell’Ong Peace Boat – dirà che senza energia atomica la nostra vita non può esistere, ma non è vero. La nostra vita può andare avanti anche senza le centrali atomiche. In Giappone siamo sempre stati particolarmente legati all’energia atomica. Il nostro governo ci ha sempre detto che era sicura ma ci ha traditi”.

venerdì 4 maggio 2012

Bolivia - E la luce fu (espropriata)

Nazionalizzata la rete elettrica, così Morales celebra il primo maggio


La decisione del governo boliviano segue di poco quella analoga dell'Argentina
Al passo con altri governi progressisti dell'America latina, la Bolivia batte la strada di un maggior controllo delle proprie risorse. Il primo maggio, Evo Morales ha firmato un decreto per nazionalizzare l'impresa Transportadora de Electricidad (Tde), controllata dalla Rete elettrica internazionale, filiale della Rete elettrica di Spagna. Il presidente lo ha annunciato durante la festa dei lavoratori, dichiarando il ripreso controllo (al 99,94%) del pacchetto di azioni della multinazionale a capitale spagnolo, che gestisce i due terzi della rete elettrica boliviana. Per l'occasione, il presidente ha anche ordinato alle forze armate di «presiedere alla sorveglianza della direzione e dell'amministrazione» dell'impresa che ha sede a Cochabamba, a 400 chilometri a est della capitale La Paz. E il suo ordine è stato prontamente eseguito.La decisione ha messo in allarme i centri del potere economico internazionale. L'Unione europea ha subito espresso «preoccupazione» per il «segnale negativo inviato agli investitori internazionali»: a parlare John Clancy, portavoce del commissario al commercio Karel de Gucht. Il ministro spagnolo delle finanze Luis de Guindos, parlando in margine all'Ecofin, ieri a Bruxelles, ha dichiarato che il suo governo «vigilerà» sul fatto che lo stato boliviano compensi adeguatamente la Tde. Più che di veri espropri, quelli compiuti in Bolivia - come in Venezuela - sono infatti delle revisioni dei contratti in cui le multinazionali vengono in parte risarcite, ma sono obbligate a rinegoziare il pacchetto azionistico a favore delle imprese a controllo statale. Il decreto di Morales non ha ancora indicato l'entità del compenso per la Tde - che sul proprio sito dichiara un attivo lordo di 225 milioni di dollari (ultime cifre del 2005) - ma ha annunciato che la somma verrà definita entro 180 giorni. L'impresa elettrica era stata privatizzata nel 2007 durante il governo neoliberista di Gonzalo Sanchez de Lozada («El Goni» venne poi cacciato a furor di popolo dalle sanguinose rivolta per l'acqua e per il gas, e oggi vive in esilio dorato a Miami). Venne affidata alla spagnola Union Fenosa la quale, nel 2002, ha ceduto il 99,94% delle sue quote alla Rete elettrica internazionale. «In questo modo - ha ricordato Morales il primo maggio - solo lo 0,06% era rimasto nelle mani dei boliviani. Oggi, come dovuto omaggio ai lavoratori e al popolo boliviano che lotta per il recupero delle proprie risorse, l'impresa torna sotto il loro controllo». L'annuncio non ha però raffreddato gli animi degli operai, che chiedono aumenti salariali e che per l'occasione hanno manifestato facendo esplodere petardi e cariche di dinamite (una pratica di protesta abituale nel paese).La decisione del governo boliviano segue di poche settimane quella, di segno analogo, messa in atto dalla presidente argentina Cristina Fernández nei confronti della compagnia petrolifera Ypf, controllata a maggioranza dalla spagnola Repsol. Il governo spagnolo ritiene però che quello di La Paz sia un «caso diverso». Morales, che governa dal 2006, ha già nazionalizzato altre 15 compagnie nel settore degli idrocarburi, delle miniere e delle telecomunicazioni. Una delle prime compagnie nazionalizzate è stata la spagnola Repsol che ha però mantenuto i suoi interessi in Bolivia. Inaugurando una nuova installazione per lo sfruttamento di gas naturale a Margarita y Huacaya (a 670 chilometri a sudest della capitale boliviana), il presidente della multinazionale, Antonio Brufau, martedì scorso ha così dichiarato che considera la Bolivia «un partner strategico»
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mercoledì 2 maggio 2012

Stati Uniti - NewYork, #MayDay azioni e proteste in tutta la città

Picchetti, manifestazioni e qualche arresto. Dalle prime ore della mattina fino a tarda sera il cuore della Grande Mela è stato attraversato da proteste e manifestazioni; in migliaia hanno raccolto l'appello di OccupayWallStreet a mobilitarsi per il 1 maggio.

Prima della manifestazione che nel  ha attraversato il centro dellla città nei luoghi simbolo della finanza mondiale, proteste simili si sono svolte in altre città degli Stati Uniti, molte le iniziative sparse nella città e legate a licenziamenti e chiusure di enti e servizi pubblici che per la crisi stanno ridimenzionando il loro intervento.
Membri di "Vogliamo un Ospedale e la sanità per il 99%", un collettivo di lavoratori e cittadini della rete di OccupyWallStreetha organizzato un picchetto presso l'ex St. Vincent Hospital per attirare l'attenzione suuna comunità senza più servizi sanitari per i tagli dovuti alla crisi. Il St. Vincent Hospital è un simbolo della crisi e della speculazione.
La chiusura dell'ospedale ha lasciato più di un milione di residenti, ospiti e turisti del West Side Manhattansenza un ospedale o un servizio completo di Trauma Center Level 1Mentre l'amministrazione di NewYork City,  lo New York Statee il Team Medicaid Redesign fanno tagli di bilancio alla sanità e chiudono gli ospedali , gli speculatori immobiliari e le aziende sanitarie possono fare grandi profitti speculando sopra gli immobili.

martedì 1 maggio 2012

Germania - 1° Maggio: appello del sindacato tedesco DGB, contro Patto Fiscale e Pareggio di Bilancio

da Giuseppe Bartolotta (Colonia)
La crisi in Europa si approfondisce. La disoccupazione è in aumento, la povertà si sta diffondendo. Da crisi finanziaria è diventata crisi sociale. Per salvare le banche, gli Stati hanno aumentato drasticamente il loro debito e adesso sono gli Stati ad essere sotto pressione e a trasferirla alla popolazione.
Non era colpa dei lavoratori dipendenti se gli speculatori hanno gettato l’economia globale nell’abisso. Salario minimo, contrattazione collettiva, sicurezza sociale, conquiste ottenute con dure lotte, vengono gettate a mare in tutti i paesi in crisi.
Chiediamo massicci investimenti per la crescita e per l’occupazione di qualità. L’Europa non può essere messa fuori gioco dal Fiscal Pakt e dal Pareggio di Bilancio. Le vittime del Patto Fiscale sono i dipendenti e le persone socialmente svantaggiate, oggi nel sud Europa e domani da noi.
In Germania, iniziano a crescere il lavoro interinale, il lavoro temporaneo e l’occupazione saltuaria e precaria. Il modello tedesco porta al dumping salariale e al calo della domanda interna. Se applichiamo questo modello al resto dell’ Europa, ciò danneggierà anche la nostra economia orientata alle esportazioni.
Non può andare bene alla Germania, se va male al resto d’Europa. Abbiamo bisogno di uguali retribuzioni a parità di lavoro e dell’introduzione del salario minimo affinchè non sia più possibile che milioni di persone, pur lavorando, si trovino in condizioni di povertà.
I sindacati si stanno battendo nei negoziati salariali perchè i lavoratori ricevano una giusta ed equa retribuzione. Questo aiuta anche contro la minaccia di povertà in età avanzata.
La povertà in età avanzata è una delle maggiori sfide per questa e per la prossima generazione. Dobbiamo
agire oggi al fine di disinnescare e prevenire questa bomba ad orologeria che è la povertà di massa nelle terza età.
L’Europa deve cambiare rotta. Chiediamo al governo federale e ai datori di lavoro:
1) Di bloccare il Patto Fiscale e il Pareggio di Bilancio
2) Un Piano Marshall europeo per la crescita e per l’occupazione
3) Un’efficace lotta alla disoccupazione giovanile  in Europa
4) Un nuovo e giusto ordine nel mercato del lavoro
5) Un salario minimo non inferiore a 8,50 € all’ora, parità di retribuzione per pari lavoro nei contratti a tempo determinato e porre fine alla frammentazione dei contratti di lavoro
6) Per una maggiore sicurezza nella terza età: nessuna riduzione alla contribuzione pensionistica, perché ciò significherà tagli alle pensioni di domani.
Il 1° Maggio è la nostra celebrazione della solidarietà e non un luogo per vecchi e nuovi nazisti.
Dimostriamo il 1° Maggio in Germania e in Europa per un BUON LAVORO PER L’EUROPA, salari equi E SICUREZZA SOCIALE!
(Testo del volantino duffuso dal DGB per il 1° Maggio 2012)
Traduzione: R.Ricci

Stati Uniti - Primo Maggio in sciopero

Occupy Wall Street lancia per il Primo Maggio lo sciopero generale negli States. 
"1 Maggio Un giorno senza il 99%
No work - No school - No Housework - No Shopping
Scendi in strada"
Si legge dal sito occupywallst.org/
Giovedì scorso a Union Square, Nueva York, gli attivisti hanno annunciato i preparativi per le iniziative e manifestazioni nella giornata del primo maggio, che in America non è giorno festivo come in molta parte del mondo.
Il movimento occupy lancia l'appello ad una giornata del 99% della popolazione per unirsi e manifestare.
Dopo "un giorno senza di noi" lo sciopero dei migranti, si riprova in una dimensione generale a costruire lo sciopero generale nella giornata del Primo Maggio.
Saranno 115 le città in cui si saranno mobilitazioni per protestare contro la diseguaglianza economica. La mobilitazione viene definita un "atto di solidarietà del 99% della popolazione globale in lotta contro l'1% dei più ricchi e potenti". Uno sciopero "per far sapere al sistema corrotto che stiamo stufi di quello che sta succedendo". Gli attivisti continuano dando le indicazioni per partecipare: dal dichiararsi in sciopero per chi può farlo al fatto di prendersi un giorno di vacanza o di dichiararsi ammalato.
Gli attivisti di occupy sottolineano come sanno bene che sia difficile per le persone astnersi dal lavoro ma che l'idea è costruire la mobilitazione in modo da dare la possibilità a tutti di partecipare astenendosi dal comprare, partecipando alle marce ed alle altre azioni che ci saranno durante tutto il giorno.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!