A quasi una settimana dalla grande giornata internazionale di mobilitazione del 26.01 e la successiva conferenza stampa della Procura Generale della Repubblica messicana che ha dichiarato che i 43 studenti sarebbero morti e quindi per loro il caso è chiuso, #20ZLN
ha intervistato Omar Garcia per capire con lui le valutazioni a “caldo” ed il proseguimento della mobilitazione.
Riportiamo l'audio originale e la traduzione a cura di #20ZLN che ringraziamo.
Ciao. Pensate che la conferenza stampa della Procura Generale
della Repubblica è una risposta all’ Ottava giornata di mobilitazione
globale per Ayotzinapa del 26 di gennaio?
La conferenza della Procura Generale della Repubblica è una cosa
molto complessa, la PGR è dal 7 di novembre dell’anno scorso che dà la
stessa versione, stavolta però la rinforza e aggiunge nuovi dati, dati
di cui era già in possesso e che arrivano direttamente dai delinquenti
al loro servizio, dagli assassini dei nostri compagni. La versione
ufficiale non tiene conto delle nostre deposizioni, quelle dei testimoni
delle vittime. Prendono il “meglio” di quello che gli conviene per
costruire una verità. Un’operazione politica per risolvere il problema
così da recuperare la credibilità politica e la governabilità persa in
questi quattro mesi.
Come ha reagito la popolazione messica a questa falsa verità della PGR?
C’è stata una reazione che la PGR non si aspettava. Le persone hanno
mantenuto ferma la loro posizione d’appoggio e solidarietà con noi e la
nostra lotta. Allo stesso tempo, mentre la PGR alla conferenza affermava
che i nostri compagni erano tutti morti, avvertivano che non avrebbero
permesso nessuna nuova manifestazione. Anche stamattina ci è arrivato
l’avviso che non si permetterà più nessuna manifestazione spiegando che
non avrebbero permesso nuove violenze. Ciò a cui stiamo assistendo è un
nuovo passa avanti nella politica repressiva, stanno cercando di creare
una sorta di controffensiva non tollerando più il dissenso perché la
loro verità è che i nostri compagni sarebbero già morti. Però noi non ci
crediamo. Noi continuiamo a portare avanti la nostra posizione ovvero
che i nostri compagni sono vivi e ci sono molte irregolarità nelle
indagini.
sabato 31 gennaio 2015
mercoledì 28 gennaio 2015
Kurdistan - Comunicato ufficiale delle Unità di Difesa del Popolo per la liberazione di Kobane
La città di Kobanê in Rojava (Kurdistan Ovest) è stata oggi completamente liberata dai terroristi di Daesh (ISIS).
Per 134 giorni le nostre forze hanno espresso un'eroica resistenza contro il terrorismo di Daesh, e non hanno lasciato cadere le speranze del nostro popolo e dell'umanità. Le nostre forze hanno conseguito la promessa di vittoria, questo successo è una vittoria per la Rivoluzione della Rojava, una vittoria per una Siria democratica, una vittoria per l'umanità e una vittoria per la libertà contro la barbarie e la brutalità di Daesh.
Per 134 giorni i nostri combattenti delle Unità di Difesa del Popolo (YPG) / Unità di Difesa delle Donne (YPJ), uomini e donne del Kurdistan, amanti della libertà dalle quattro parti del Kurdistan e da altri paesi, hanno sostenuto una pesante battaglia e condotto una straordinaria resistenza contro il terrorismo di Daesh. Molti dei nostri combattenti, giovani uomini e donne, sono stati martirizzati durante questa resistenza, ma alla fine il loro spirito puro ha prevalso. Le Unità di Difesa del Popolo hanno provato ancora una volta che nessuno potrà mai conquistare la Rivoluzione della Rojava, hanno provato ancora una volta che è questa la forza autentica che difende il popolo curdo e gli altri popoli di questa regione.
lunedì 26 gennaio 2015
Kurdistan - Kobanê è libera!
Dopo 134 giorni di eroica resistenza agli attacchi di ISIS, oggi finalmente le
forze di difesa del popolo YPG/YPJ hanno annunciato che la città di Kobanê nel Kurdistan
occidentale, Rojava, è stata completamente liberata dalle bande del cosiddetto
Stato Islamico. La popolazione di Kobanê ha iniziato a festeggiare, così come
in altre città curde.
Questo è il risultato
dell'eroica resistenza che ha visto la partecipazione di tutta la popolazione
curda, donne, giovani, vecchi, bambini, e di volontari giunti a dare il loro
contributo da tutte le parti del mondo. Le YPG/YPJ, in collaborazione con
Burkan Al Firat e un contingente di peshmerga, non ha arretrato di un passo
nonostante la grande disparità di armi e rifornimenti che vedevano l'ISIS in
vantaggio: questo dimostra che quando un popolo si difende per la propria vita
e per quello in cui crede, non è possibile sconfiggerlo.
Salutiamo dunque questo
bellissimo risultato che ridà speranza a tutta la regione, ricordando che
l'esperienza dei cantoni e dell'autonomia democratica cui i curdi hanno dato
vita è ancora sotto attacco; occorre quindi tenere alta l'attenzione per
liberare tutte le altre aree ancora a rischio e per chiedere che finisca
l'appoggio che molti stati – inclusa la Turchia - continuano a dare a questi
terroristi che non rispettano l'umanità.
Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia chiediamo ora a tutte
le forze politiche, sociali, sindacali, alle organizzazioni della società
civile in Italia e a tutti i singoli e i gruppi che hanno simpatizzato con la
resistenza di Kobane, di adoperarsi con tutti i mezzi e secondo le proprie
possibilità per ricostruire insieme la città.
Ufficio di Informaizone del Kurdistan in Italia
Messico - 26 gennaio 2015 - #AccionGlobalporAyotzinapa
Il 26 gennaio si scenderà in piazza a Città del Messico ed in altre 40 città, a 4 mesi dall’agguato di Iguala, costato la morte di 6 persone e la sparizione dei 43 studenti della Normal di Ayotzinapa.
Venerdì scorso i familiari degli studenti hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno accusato il Governo Federale di non mantenere fede all’impegno di informarli, prima dei giornali, dello stato delle investigazioni.
"Tutto tace" da parte governativa e questo significa che "stanno calpestando la dignità dei padri di famiglia. Stanno giocando con il nostro dolore".
Un atteggiamento confermato dalla vicenda del rapporto dell’Università di Innsbruck nel quale si dice che i resti trovati nella discarica di Cocula non contengono una quantità sufficente di DNA per fare le analisi e dunque la Procuraduría General de la República (PGR) ha approvato la realizzazione di un altro procedimento d’analisi, chiamato Massively Parallel Sequencing MPS.
Peccato che tutto questo i familiari lo abbiano saputo dai giornali visto che, nonostante il 29 ottobre scorso il Presidente Pena Nieto abbia firmato un impegno a creare una commissione mista formata da PGR e Secretaría de Gobernación, il cui scopo avrebbe dovuto essere proprio quello di mantenere informati i parenti, tutto questo non stia assolutamente avvenendo.
"Stanno rompendo l’accordo di rispettare le vittime e dare informazioni costanti ai parenti. Stanno creando altro dolore. Tutto questo ci parla di una modificazione per quanto riguarda la relazione con il governo federale". La stessa mancanza di informazione nei confronti dei familiari la si è vista per la notizia dell’arresto di Felipe Rodríguez Salgado, “El Cepillo”, appartentente ai Guerreros Unidos, gruppo narcos coinvolto nel massacro. Anche in questo caso la notizia è stata data ai giornali dalle fonti ufficiali ma non ai familiari.
"Tutto tace" da parte governativa e questo significa che "stanno calpestando la dignità dei padri di famiglia. Stanno giocando con il nostro dolore".
Un atteggiamento confermato dalla vicenda del rapporto dell’Università di Innsbruck nel quale si dice che i resti trovati nella discarica di Cocula non contengono una quantità sufficente di DNA per fare le analisi e dunque la Procuraduría General de la República (PGR) ha approvato la realizzazione di un altro procedimento d’analisi, chiamato Massively Parallel Sequencing MPS.
Peccato che tutto questo i familiari lo abbiano saputo dai giornali visto che, nonostante il 29 ottobre scorso il Presidente Pena Nieto abbia firmato un impegno a creare una commissione mista formata da PGR e Secretaría de Gobernación, il cui scopo avrebbe dovuto essere proprio quello di mantenere informati i parenti, tutto questo non stia assolutamente avvenendo.
"Stanno rompendo l’accordo di rispettare le vittime e dare informazioni costanti ai parenti. Stanno creando altro dolore. Tutto questo ci parla di una modificazione per quanto riguarda la relazione con il governo federale". La stessa mancanza di informazione nei confronti dei familiari la si è vista per la notizia dell’arresto di Felipe Rodríguez Salgado, “El Cepillo”, appartentente ai Guerreros Unidos, gruppo narcos coinvolto nel massacro. Anche in questo caso la notizia è stata data ai giornali dalle fonti ufficiali ma non ai familiari.
Nella conferenza stampa, a dimostrazione dell’atteggiamento ostile del governo, è stato denunciato come in Guerrero stiano aumentando i posti di blocco militari, ulteriore segno del tentativo di reprimere la mobilitazione. L’avvocato dei familiari ha sottolineato come sia in atto una pesante militarizzazione di tutta la zona.
D’altronde la mano pesante è stata usata in maniera evidente lo scorso 12 gennaio quando i famigliari e gli studenti di Ayotzinapa sono stati aggrediti mentre manifestavano davanti alla sede del 27 Battaglione di Fanteria ad Iguala, chiedendo, come in altre Città del Messico, che i portoni della caserma di aprissero per verificare cosa succede all’interno. I manifestanti sono stati attaccati pesantemente a dimostrazione di come questo battaglione e l’intero esercito abbiano tanto da nascondere.
D’altronde la mano pesante è stata usata in maniera evidente lo scorso 12 gennaio quando i famigliari e gli studenti di Ayotzinapa sono stati aggrediti mentre manifestavano davanti alla sede del 27 Battaglione di Fanteria ad Iguala, chiedendo, come in altre Città del Messico, che i portoni della caserma di aprissero per verificare cosa succede all’interno. I manifestanti sono stati attaccati pesantemente a dimostrazione di come questo battaglione e l’intero esercito abbiano tanto da nascondere.
- Ayotzinapa: le responsabilità dell’Esercito
La conferenza stampa serviva soprattutto ad annunciare quella che viene chiamata megamarcha che si svolgerà a partire da 4 punti di concentramento nella capitale per confluire nello Zocalo. Al corteo, che avverrà in contemporanea con le mobilitazion in altre città del Messico e del mondo, hanno aderito numerose realtà sociali.
"Continueremo la ricerca dei nostri figli, anche se il governo sta cercando di far credere, usando le dichiarazioni dei delinquenti, che sono stati inceneriti, Noi continueremo a cercarli".
Ha chiuso così l’incontro con la stampa De la Cruz, uno dei padri dei 43 desaparecidos, annunciando che la prossima settimana definiranno quali e quante caserme dell’esercito saranno al centro delle loro iniziative per verificare se i loro figli si trovano all’interno visto la denuncia che loro e i ragazzi sopravvissuti stanno facendo del legame tra l’attacco ai normalistas e l’esercito.
"Continueremo la ricerca dei nostri figli, anche se il governo sta cercando di far credere, usando le dichiarazioni dei delinquenti, che sono stati inceneriti, Noi continueremo a cercarli".
Ha chiuso così l’incontro con la stampa De la Cruz, uno dei padri dei 43 desaparecidos, annunciando che la prossima settimana definiranno quali e quante caserme dell’esercito saranno al centro delle loro iniziative per verificare se i loro figli si trovano all’interno visto la denuncia che loro e i ragazzi sopravvissuti stanno facendo del legame tra l’attacco ai normalistas e l’esercito.
Intanto tra poche ore in Messico e nel mondo in tanti grideranno Ayotzinapa somos todos, come hanno fatto poche ore fa un gruppo di attivisti svizzeri a Davos.
Segui le mobilitazioni in twitter #AccionGlobalporAyotzinapa
domenica 18 gennaio 2015
Kurdistan - Comandante YPJ: Promettiamo alle donne di tutto il mondo che ce la faremo.
Una delle comandanti delle YPJ di Kobanè, Gülistan
Kobanî, ha valutato gli attacchi di ISIS sul Cantone, che hanno avuto
inizio il 15 settembre 2014, dichiarando: “Lo slogan delle YPJ contro
questi attacchi è: ‘Anche se dovessero rimanere solo le YPJ, Kobanî non
cadrà’. In quasi quattro mesi, le YPJ hanno tenuto fede a questo
slogan”.
Ha aggiunto che Kobanî non è caduta e che le YPJ hanno impedito alle bande ISIS di avanzare in ogni area. “Le YPJ hanno dimostrato che né ISIS né qualsiasi altra forza trionferà contro il popolo curdo finché le YPJ sono presenti”, ha affermato.
Kobanî ha ricordato che le YPJ sono state istituite per combattere la mentalità del maschio dominante, e hanno inflitto colpi considerevoli all’ISIS. “La resistenza mostrata dalle YPJ contro le bande selvagge di ISIS ha generato la speranza tra le donne di tutto il mondo”, ha aggiunto.
La comandante delle YPJ ha aggiunto che esse hanno protetto l’onore e l’identità delle donne. “Gli uomini non avevano fiducia nelle donne, ma ciò è stato modificato dalla nostra resistenza. Le donne hanno combattuto eroicamente in prima linea contro l’ISIS, e i combattenti di sesso maschile che lo hanno visto hanno grande rispetto per le YPJ“.
Kobanî ha dichiarato che non hanno mai creduto che Kobanè sarebbe caduta. “Combattenti come Dicle, Delila, Hevi, Nuda e Arin Mirkan si sono rifiutate di lasciar passare il nemico e hanno eroicamente sacrificato la propria vita. Queste compagne sono diventate un simbolo di libertà per le donne curde e per le donne di tutto il mondo”.
“La percezione creata da ISIS è stata distrutta”
Kobanî ha affermato che le YPJ hanno iniziato a essere temute dalle bande ISIS, aggiungendo: “Né l’ISIS, né il freddo ci possono fermare. L’operazione per liberare Kobanè andrà avanti e Kobanè sarà liberata”. Ha concluso dicendo: “La nostra resistenza e lotta continueranno. Promettiamo alle donne di tutto il mondo, a nome dei nostri compagni caduti, che noi trionferemo”.
Ha aggiunto che Kobanî non è caduta e che le YPJ hanno impedito alle bande ISIS di avanzare in ogni area. “Le YPJ hanno dimostrato che né ISIS né qualsiasi altra forza trionferà contro il popolo curdo finché le YPJ sono presenti”, ha affermato.
Kobanî ha ricordato che le YPJ sono state istituite per combattere la mentalità del maschio dominante, e hanno inflitto colpi considerevoli all’ISIS. “La resistenza mostrata dalle YPJ contro le bande selvagge di ISIS ha generato la speranza tra le donne di tutto il mondo”, ha aggiunto.
La comandante delle YPJ ha aggiunto che esse hanno protetto l’onore e l’identità delle donne. “Gli uomini non avevano fiducia nelle donne, ma ciò è stato modificato dalla nostra resistenza. Le donne hanno combattuto eroicamente in prima linea contro l’ISIS, e i combattenti di sesso maschile che lo hanno visto hanno grande rispetto per le YPJ“.
Kobanî ha dichiarato che non hanno mai creduto che Kobanè sarebbe caduta. “Combattenti come Dicle, Delila, Hevi, Nuda e Arin Mirkan si sono rifiutate di lasciar passare il nemico e hanno eroicamente sacrificato la propria vita. Queste compagne sono diventate un simbolo di libertà per le donne curde e per le donne di tutto il mondo”.
“La percezione creata da ISIS è stata distrutta”
Kobanî ha affermato che le YPJ hanno iniziato a essere temute dalle bande ISIS, aggiungendo: “Né l’ISIS, né il freddo ci possono fermare. L’operazione per liberare Kobanè andrà avanti e Kobanè sarà liberata”. Ha concluso dicendo: “La nostra resistenza e lotta continueranno. Promettiamo alle donne di tutto il mondo, a nome dei nostri compagni caduti, che noi trionferemo”.
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!