sabato 7 marzo 2015

Messico - Appunti e appuntamenti in bacheca dall'EZLN

In Bacheca

Il Concierge.

 ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Marzo 2015

Alba nella realtà. (Alba ne La realidad)

Proprio qui, come al solito: guardare e ascoltare. La fessura nel muro è appena visibile dall'esterno. Dalla parte nostra si espande con la tenacia.

Nelle aule e nelle capanne delle migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto, ospitato, nutrito e si sono prese cura di otroas, uomini, donne e bambini dei 5 continenti, ancora riecheggiano le valutazioni espresse dai maestr@ e votanes dopo che ve ne siete andati.

Alcune valutazioni sono state dure, è vero, ma probabilmente non importano a chi sosteneva di essere stato toccato dall'esperienza e poi ha proseguito con la sua vita come se nulla fosse, evitando di guardarsi allo specchio o modificando lo sguardo a proprio capriccio. Nonostante questo, secondo quello che ho sentito, ci sono stati alcuni, pochi, che sono stati valutati “abbastanza bene.”

Abbastanza bene”, è come le/i compagni definiscono qualcosa che va bene ma senza esagerare. “Come stai? Abbastanza bene”, così ci salutiamo.

Intanto il tempo procede, proprio come noi, senza clamore, così, come le ombre…

Ed il compa Galeano, che illuminava con le sue parole queste aule, case, scuole, ora cadute e silenziose, assassinato.

Poi è arrivato l’abbraccio collettivo e sincero dei nostri compagni della Sexta.

I colori distinti e differenti che ci hanno aiutato a dipingere la morte in un altro modo, la notte frizzante, la pioggia che scende, mentre un gatto-cane ulula-miagola invitando la luce ad alleviare l’ombra.

E noi, a prenderci gioco della morte, ad ingannarla con carte segnate, con nomi.

Qui, la morte perde. Come centinaia di anni fa, come sempre.

No, non come sempre. Ora col compa fatto numero 6, unendosi contro la fottuta morte.

Ed il 6, travolgente nella sua ostinazione senza precedenti: non siete soli, basta, non più, mai più.

E poi, tornare a costruire quanto è stato distrutto.

E poi arrivano i popoli maestri, originari, e ci nutrono con le loro parole, le loro sofferenze, le loro ribellioni, le loro resistenze.

Nel nord la tribù yaqui è di nuovo aggredita e la dignità imprigionata, come se dietro le sbarre si potesse rinchiudere la terra.

Ed il sistema, il fottuto sistema capitalista che dipinge di orrore la storia. Come fa sempre.

Ma abbiamo imparato presto che “Ayotzinapa” non vuol dire solo terrore, e che l’ingiustizia ha molti nomi in molti tempi in tutte le geografie.

Kurdistan - Rojava. La rivoluzione delle donne

Una delle ragioni per cui la resistenza in Rojava, l’area a maggioranza curda della Siria, va sostenuta, è la centralità posta sul ruolo delle donne. 
Le forze politiche locali, tra cui curdi e arabi di diverse confessioni religiose, stanno costruendo con fatica un’autonomia democratica. Con fatica perché ogni singola persona è impegnata a combattere contro l’organizzazione dello Stato Islamico che da sud li attacca ogni giorno, mentre da nord i turchi tengono la frontiera chiusa. Il Rojava vive in un imbuto in cui l’unica uscita è lo stretto confine con l’area curda irachena, anche questa in guerra.
Le donne del Rojava hanno deciso di non subire la violenza della guerra e sono parte attiva della resistenza. Ma sopratutto del processo decisionale e politico.
In ogni ruolo chiave dell’amministrazione ci sono donne e le loro organizzazioni hanno elaborato una dichiarazione sui diritti di genere che costituisce la base delle nuova legge in via di approvazione. Si tratta della legislazione più innovativa del Medio Oriente e di un esempio utile anche a tanti paesi europei, Italia in testa.
Continueremo a sostenere i loro sforzi, come abbiamo fatto negli ultimi venti anni.
22/10/2014 - Principi fondamentali e norme generali relative allo status della donna.
Nella nostra società pervasa dalla mentalità maschilista in campo politico, sociale, economico, culturale e psicologico, la donna soffre in termini di ingiustizia, emarginazione, sottosviluppo e di privazione dei diritti.
Il retaggio culturale rappresenta un ostacolo per lo sviluppo della donna e frena le sue aspirazioni in un futuro migliore. Sussistono ancor molte leggi e norme che sono motivo di oppressione, testimoni del fatto che la lotta della donna per il conseguimento dei propri diritti non può arrestarsi né può dirsi ancora conclusa, opporsi a questa lotta avrebbe conseguenze negative non solo sulla donna, ma sulla società in toto, dato che innumerevoli questioni legali che aggravano la sua oppressione, come la decisione unilaterale di divorziare, il matrimonio precoce e la poligamia, sono tuttora presenti.
Crediamo nell’importanza del ruolo della donna all’interno della famiglia, il pilastro della società. La libertà della donna sarà una garanzia fondamentale per la costituzione di una famiglia democratica e di una società democratica e libera, infatti il livello di sviluppo di ogni società viene verificato tramite l’effettivo ruolo della donna e la sua partecipazione nel processo di costruzione e sviluppo di questa stessa società.

martedì 3 marzo 2015

Messico - Lettera dell’EZLN a Doña Emilia Aurora Sosa Marín, compagna del Maggiore Insorgente Onorario Félix Serdán Nájera.

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.
MESSICO.
Febbraio 2015

Per: Doña Emilia Aurora Sosa Marín.


Da: Subcomandanti Insorgenti Moisés e Galeano.
EZLN, Chiapas, Messico.


Compagna Emilia:
Alcune ore fa abbiamo saputo la notizia. Non sappiamo quanto tarderanno queste righe ad arrivare nelle sue mani, ma sappiamo che, senza che abbia importanza il calendario, lei saprà leggere in esse l’abbraccio collettivo che le diamo.

Perché anche qui duole e dà pena la scomparsa, all’alba del passato 22 febbraio, di Don Félix Serdán Nájera, ufficiale onorario che fu del nostro Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Qui ricordiamo lo sguardo tenero e fermo di Don Félix, ma anche la presenza sua di lei. 

Come se in entrambi si completasse l’andare. Per questo le diciamo che ci duole la mancanza sua di lui. Ma ci duole anche il dolore che ora duole nel suo cuore, Doña Emilia.

Perciò con queste righe non vogliamo soltanto salutare la memoria del compagno Félix Serdán, ma vogliamo anche abbracciare lei.

Lei e lui ci avete mostrato in vita che l’impegno e l’essere coerenti non è cosa di cui menar vanto, che non si misura in palchi, riflettori, grandi discorsi e calendari fatidici.

Perché la lotta non è un lampo congiunturale che illumina tutto e d’un tratto scompare. E’ una luce che, seppure piccola, si alimenta tutti i giorni e a tutte le ore. Una luce che non si pretende unica e onnipotente. Una luce che ha come obiettivo l’unirsi ad altre, non per far luce a un monumento, ma per  illuminare la strada e non perderci.

In poche parole: la lotta non si vende, non si arrende e non zoppica.

Lui, come lei, ci avete sempre parlato e parlate con la parola semplice e veritiera di chi condivide sogni, dolori e impegni.

E quando vi ascoltavamo, vi ascoltavamo entrambi. Ed era entrambi che vedevamo, e vediamo, al nostro lato nel lungo cammino della resistenza.

Perché sebbene non ci sia parola capace di calmare il dolore, voi due ci avete dato in eredità l’impegno di essere zapatisti fino all’ultimo respiro.

Questo esempio di voi due, che si ripete e riflette in donne, uomini e altrei in tutti gli angoli del pianeta, ci chiama in causa e ci obbliga ai due passaggi sui quali insistiamo noi che lottiamo per giustizia, libertà e democrazia: la resistenza e la ribellione.

E così come guardiamo a voi, nel vostro sguardo ci vediamo. Perché voi due siete stati da questo lato senza dipendere da mode e congiunture. Ci siete perché avete riconosciuto che il cammino di qua e quello di là hanno la stessa destinazione.

Senza sprecar tempo con gli sguardi e le parole di sopra, voi due avete sempre avuto il cuore aperto per chi è come noi. Per chi non ha alcuna fiducia nel sistema che ci opprime, inganna, attacca. Per chi, con la stessa tenera rabbia che si intuiva nello sguardo del Maggiore Insorgente Félix Serdán e in voi, Doña Emilia,costruisce senza tante storie, senza cerimonie inutili e senza dichiarazioni fragorose, i mille specchi della libertà.

Abbiamo visto che una bandiera, quella rossonera dell’EZLN, ha vestito il riposo finale del nostro compagno. Con essa e in essa siamo stati e stiamo noi donne, uomini, bambini e anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Con essa e in essa siamo con lei, Doña Emilia.

E in coloro che trovano riparo sotto quella bandiera, andrà avanti il vostro esempio. 

Continuerà la lotta. Perché è certo che la morte non trova sollievo se il nostro sguardo si sofferma sulla fine. Ma qui pensiamo che la morte si curi soltanto con la vita, e che la vita valga la pena soltanto con la lotta. E la lotta è fertile solo collettivamente.

Perciò non muoriamo con Don Félix. Viviamo con la sua vita. Con la sua vita e con quella di molte, molti e moltei che muoiono resistendo e ribellandosi. Perché sebbene sembri che nessuno tenga il conto delle assenza, c’è chi è nessuno per non dimenticarlo.

Riceva il nostro abbraccio che, anche se non cura le assenze, dia sollievo al confermarvi, a lei e a Don Félix, che i vostri sguardi si riflettono qui perché si percorrono gli stessi passi.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

A nome delle donne, degli uomini, dei bambini e degli anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Subcomandante Insurgente Moisés .             Subcomandante Insurgente Galeano.

Messico, Febbraio 2015.


P.S.: Secondo quanto ci dicono i compagni della Squadra d’Appoggio della Commissione VI dell’EZLN, le hanno già consegnato un piccolo aiuto che le abbiamo mandato non appena saputa la triste notizia. Con questa lettera dovrebbero consegnargliene un altro po’. Non è molto perché le nostre possibilità sono ridotte. Ma il sostegno tra compagni non è misurabile. Sappiamo bene che questo non allevia il dolore dell’assenza, ma sappiamo anche che soffre di difficoltà economiche per la lunga infermità del nostro compagno. Siamo sicuri che le compagne e i compagni della Sexta in tutto il mondo saranno, come noi, pronti ad appoggiarla per quanto possibile.

Kurdistan - Giornata Internazionale delle Donne 2015

Dedichiamo la Giornata Internazionale delle Donne 2015 alla rivoluzione delle
donne nel Rojava e alla resistenza delle Unità di Difesa delle Donne YPJ!


L‘8 marzo 2015, 104 anni dopo la proclamazione della Giornata Internazionale delle
Donne, le donne di tutto il mondo combattono ancora contro il sistema di dominio patriarcale.

In ricordo delle lavoratrici tessili a New York che hanno perso la vita nella loro resistenza, in
occasione della 2a Conferenza Internazionale delle Donne nel 1910 su proposta di Clara
Zetkin è stata istituita la giornata dell‘8 marzo come simbolo per la lotta e la resistenza delle
donne. Questo movimento e questo grido risuonano ancora nelle strade. La rivoluzione contro disuguaglianza, sessismo e ogni forma di violenza è arrivata fino a oggi e continua a
difendere tutti i valori umani.

Come risultato della grinta e capacità delle donne nel 1977 l‘8 marzo è stato
proclamato dall’ONU Giornata Mondiale delle Donne, ma nonostante questo non è
riconosciuto in nessuno a livello ufficiale in alcuno degli stati membri. Oggi come allora le
donne sono esposte a diverse forme di discriminazione e pensieri e azioni patriarcali. Più le
donne ne prendono coscienza e più si organizzano, più aumenta la forza con la quale vengono sistematicamente attaccate. Gli attacchi contro le donne che si organizzano e lottano diventano sempre più profondi e si sviluppano in un femminicidio sistematico della cui
esistenza non c’è consapevolezza e che non viene riconosciuto come tale. 

Questo femminicidio viene brutalmente portato avanti a livello mondiale, dall‘Europa fino all‘Africa, dal Medio Oriente fino all’America Latina. Contro le donne viene condotta una vera e propria guerra non dichiarata. Con lo sfruttamento e la violenza si mira a intimidire sistematicamente le donne come gruppo sociale. Senza dubbio le donne hanno fatto resistenza contro questi brutali attacchi, si sono organizzate e hanno portato avanti la loro lotta con costanza.

domenica 1 marzo 2015

Brasile - Impeachment della destra per Dilma e dichiarazioni di Stedile

Intervista a  J.P. Stedile tratta da Carta Capital del 27.02.2015

Lei è tra quei rappresentanti dei movimenti sociali che si sentono traditi dal governo di  Dilma Rousseff?

No, sono tra quelli che hanno fatto la campagna per la rielezione per garantire i cambiamenti che migliorino le condizioni di vita del popolo. Aspetto da tempo che la presidente e il suo governo capiscano il mandato delle urne.

Come può la presidente recuperare la fiducia dell’elettorato che ha scelto di mantenere il PT al potere per altri quattro anni?

Purtroppo, il governo Dilma ha cominciato male, ha dato segnali di accettazione delle pressioni della destra e dell’agenda neoliberista.
Ha sbagliato nel formare un governo con rappresentanti conservatori e annunciare tagli dei diritti dei lavoratori.
Ha sbagliato ad accettare il progetto di legge che apre al capitale straniero l’area della sanità.
Ha sbagliato nel rinviare l’assunzione di un atteggiamento più incisivo e dimettere la direzione della Petrobras, installare una commissione della società per un’audizione e salvare l’impresa dal furore di chi vuole privatizzare l’accesso al pre-sal.
Tutto questo porta alla perdita della base sociale che aveva appoggiato Dilma al secondo turno.
Spero che il governo recuperi credibilità. Da parte nostra ci mobiliteremo per il cambiamento di queste misure sbagliate.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!