sabato 6 agosto 2016

Messico - CompArte continua


Il festival CompArte per l'umanità continua e questa volta la sede è il Caracol I de La Realidad “Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños”.

Basi di appoggio dell'EZLN delle diverse comunità autonome che compongono l'area, attraverso la rappresentazione di opere teatrali, canzoni, poesie, danze, dipinti, sculture e pensieri hanno condiviso il cammino dell'autonomia e come l'hanno raggiunta senza accettare nulla da parte del governo.

I 65 atti che sono stati presentati dagli zapatisti per tutta la giornata avevano un unico motivo di fondo “luchar para que todos y todas tengamos un mundo mejor” (lottare perché tutti e tutte abbiano un mondo migliore).

"Siamo persone determinate ad affrontare questa grande tempesta si avvicina e per questo nemico così grande che scegliamo di lottare e solo con la resistenza e la ribellione lo sconfiggeremo.
Siamo uomini, donne, bambini e anziani che vogliono trasformare il mondo per il bene dell'umanità ". (il testo di una poesia recitata da una base di appoggio).

venerdì 5 agosto 2016

Messico - L’Arte che non si vede e non si sente. Comunicato EZLN

L’ARTE CHE NON SI VEDE E NON SI SENTE


(Nota: i seguenti sono gli appunti del Subcomandante Insurgente Moisés per le parole di chiusura della partecipazione zapatista nel CompArte, nel caracol di Oventik, il passato 29 luglio 2016. Il rischio di pioggia e la premura del tempo non hanno permesso che il compagno sviluppasse di più alcuni punti e ha fatto sì che ne lasciasse in sospeso altri. Qui sotto si presenta la versione che originariamente sarebbe stata, per sua voce, la nostra parola zapatista).

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

29 luglio 2016

Artisti del Messico e del mondo:

Compagni della Sexta Nazionale e Internazionale:

Sorelle, fratelli e sorelli:

Per noi zapatiste e zapatisti l’arte si studia creando molte immaginazioni, leggendo nello sguardo, studiando nell’ascolto, praticando.

Mettendo in pratica, cioè facendolo, si arriverà a vedere il risultato della scienza e l’arte dell’immaginazione, della creatività.

Ci sono una scienza e un’arte che sono necessarie nell'immediato, di come immaginare per farlo.

Ci sono una scienza e un’arte che possono essere di medio periodo.

E ci sono una scienza e un’arte di lungo periodo che si miglioreranno man mano nell’arco del tempo.

Per esempio: cosa fare su come dovrà essere un mondo nuovo. Questo richiede entrare in profondità nella scienza e nell’arte dell’immaginazione, dello sguardo, dell’ascolto e della creatività; con pazienza, attenzione su come costruire via via, e tante altre cose che si prenderanno in considerazione.

Perché quello che vogliamo, o che pensiamo, è un mondo nuovo, o un sistema nuovo. Non una copia di quello che c’è, o un’aggiunta a esso.

Questo è il problema di cui parliamo, perché non esiste un libro o un manuale che ci dica il da farsi. Tale libro o manuale non è ancora scritto, è ancora nei cervelli dotati d’immaginazione, negli occhi svegli che hanno lo sguardo di qualcosa di nuovo che si vuole vedere, negli uditi molto attenti a captare il nuovo che si vuole.

E’ necessaria molta saggezza e intelligenza, una buona interpretazione di molte parole e pensieri.

Diciamo così, perché così è stato e così continuerà il miglioramento della nostra autonomia.

E’ stato costruito da migliaia di donne e uomini zapatisti, con scienza e arte, ciò che già si può vedere nelle 5 zone dei caracoles.

L’arte che stiamo mostrando, quella delle nostre compagne e compagni, è nata in maniera cruda ed è uscita dalle loro menti; essi hanno deciso come presentarla, su come hanno lavorato come zapatisti e autonomi, con la loro resistenza e il loro essere ribelli.

E’ stata tutta una catena di arte, il pensare cosa avrebbero presentato, se un ballo, una canzone, una poesia, una scultura, un’opera teatrale, una ceramica. Poi le parole, le idee su come si faranno i movimenti, poi la ricerca dei fondi per le loro prove, i loro saggi, perché sono collettivi di villaggio, regione, municipio e zona.

Ci sono state 3 selezioni: i villaggi si riuniscono nelle regioni e lì c’è la prima selezione: poi le regioni si riuniscono come municipio autonomo per la seconda selezione; e i municipi si riuniscono nella zona e lì c’è l’ultima selezione.

Ci sono voluti mesi di preparazione.

Per i villaggi di migliaia di donne e uomini zapatisti, è stato come ripassare ciò che siamo, solo che stavolta in un altro modo, non già di chiacchiera o bla bla bla, bensì con le tecniche dell’Arte, in base a cui si sono mossi bambini e bambine, giovani, padri e madri, nonne e nonni.

Ciò che hanno ripassato in forma artistica le compagne e i compagni zapatisti, è la loro resistenza e ribellione, il loro governo autonomo della Giunta di Buon Governo, i loro MAREZ (Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti), le loro autorità locali (commissarie e commissari, agenti), il loro sistema di salute autonoma, il loro sistema di educazione autonoma, le loro emittenti radio autonome, i loro 7 principi del comandare obbedendo nel loro nuovo sistema autonomo di governo, la loro democrazia come popoli, la loro giustizia, la loro libertà.

La loro difesa della madre terra e il loro lavoro collettivo nella madre terra. Con tutto ciò staranno nascendo nuove generazioni di giovani per il futuro zapatista.

Questo che presentiamo, compagne e compagni della sexta nazionale e internazionale, sorelle e fratelli del Messico e del mondo, è una piccola parte delle compagne e dei compagni che avrebbero partecipato. Un giorno ci presenteremo a voi, ma stavolta non ci sarebbe stato il tempo, perché se ce ne venivamo con tutte e tutti ci sarebbe voluto più di un mese di presentazione, perciò ci sarà arte e scienza di come faremo la presentazione un giorno. Perché la più meravigliosa delle arti è il sostegno collettivo.

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Compagne e compagni della sexta nazionale e internazionale.

Sorelle e fratelli del Messico e del mondo.

La tormenta e l’idra del mostro capitalista ci vogliono impedire di vederci, ma abbiamo fatto un grosso sforzo e qui ora ci stiamo vedendo.

Le compagne e i compagni delle migliaia di basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale vi vogliono mostrare moltissime arti.

Per adesso ne avete viste una parte e negli altri caracoles ne vedrete altre. Perché erano stati selezionati più di duemila artisti, i selezionati e in più quelli che non erano passati, ma non è che non fossero passati, è che non c’erano i soldi per trasportare migliaia di compagne e compagni artisti.

I nostri compagni e compagne artisti non lo sono di professione, la loro professione piuttosto si chiama “Tuttologo” perché sono carpentieri, muratori, commessi, lavorano la terra, sono locutori, miliziane e miliziani, insorti, autorità autonome, maestre e maestri dell’escuelità, promotori di salute o di educazione, e hanno pure il tempo di essere artisti.

Artisti veramente, nell’arte della costruzione di un nuovo sistema di governo, l’autonomia dove il governo obbedisce e il popolo comanda.

E’ un’arte che si può vedere, studiare, che si pratica, che si può conoscere condividendo.

Ma praticano altre arti le compagne e i compagni, che non si conosceranno, e che non usciranno in nessun mezzo di comunicazione.

L’arte della solidarietà, il sostegno ai popoli che lottano.

Perché un’altra scienza e arte che praticano le compagne e i compagni basi d’appoggio zapatiste, è come hanno sostenuto la lotta e resistenza del movimento degli insegnanti.

Questa scienza e arte non si è vista, però è stata come un’arte da vespaio nel modo in cui è stata fatta, e si è visto come è stata consegnata, ossia la consegna del sostegno alimentare, ma prima di ciò c’è stata un’arte e una scienza.

Va:

Si è visto che è necessario appoggiare questa lotta degli insegnanti che stanno resistendo all’idra e alla tormenta capitalista, come abbiamo detto un anno fa.

Poi vedere che appoggio avremmo dato, e dapprima fu con la nostra parola di appoggio sul fatto che la loro lotta è giusta.

Poi come appoggiare la resistenza nei blocchi e picchetti in cui erano, e abbiamo visto e compreso che era attraverso l’alimentazione.

Poi vedere quanto avremmo potuto metterci e, prima ancora, cosa avrebbero detto le nostre compagne e compagni se li avessimo sostenuti con l’alimentazione di quel poco che abbiamo del frutto dei nostri lavori collettivi.

Come per esempio si è visto nel sostegno dell’alimentazione, la consegna, i sacchi e via dicendo. Ma quel che non si è visto è l’organizzazione della raccolta di villaggio in villaggio, la ripartizione di quanto sarebbe toccato a ogni villaggio, il sapere quante tonnellate si sarebbero messe assieme per sapere come trasportarle. Poi il tempo, perché giungono notizie prima che non toglieranno il blocco, poi che lo toglieranno perché saranno sgomberati, perché stanno causando grossi danni, dicono i ricchi, e c’è pressione perché si finirà per perdere tutto ciò che raccoglieremo se non ci sarà dove portarlo.

Allora sono state fatte riunioni da tutte le parti per trarre l’accordo, in fretta, perché tutte le compagne e i compagni hanno detto che è giusto e necessario il sostegno da dare al movimento degli insegnanti.

Iniziano allora le matematiche, i conti diciamo noi, le divisioni, le ripartizioni diciamo noi su quanto tocca a ogni zona, MAREZ, regioni, villaggi.

Si cominciano a formare le commissioni di regione per la raccolta e la commissione di MAREZ e di Zona. Ci sono state alcune zone che hanno sbagliato le commissioni, ma non in malafede, in buona fede, perché hanno riportato un ammontare di 2 tonnellate ma al momento del conteggio è risultato che i villaggi avevano dato 7 tonnellate in più, come nel caso delle basi d’appoggio zapatiste della zona nord del Chiapas, del caracol di Roberto Barrios. E allora ecco l’Arte per risolvere il problema, perché non erano previste 9 tonnellate, c’era solo un camion da 3 tonnellate.

Quel che è davvero un’arte è il lavoro delle compagne, perché si richiede loro in quanto tempo avranno pronte le centomila tostadas, come si può calcolare dato che è in forma di mazorca il mais che diventerà tostadas.

Allora le compagne hanno detto: alla tale ora della tal data sarà pronto. Perché sanno in quante ore si cuoce il mais, e quante tostadas escono da un chilo di mais.

E ancora, le compagne mettono il condimento alle tostadas, che sia di fagioli, di sale, perché sanno che è in appoggio alle maestre e maestri in picchetto e in resistenza.

Così hanno fatto ed è stato portato a compimento, anche se ormai non si vede perché è nello stomaco, o è diventato concime di cui i maestri e le maestre si sono liberati.

Il lavoro collettivo, in comune, ha fatto sì che tutto sia stato spostato tanto facilmente, di mano in mano; altra roba è stata portata a cavallo, altra a piedi e in spalla, altra in macchina.

Grazie ai lavori collettivi di compagne donne e di compagni.

E’ stato tutto un calcolo matematico, dall’inizio alla fine.

Tutto questo, è tutta una spesa e la stragrande maggioranza è di lavori collettivi di villaggi, regioni, municipi autonomi e zone. Frutto reale dei nostri lavori come popoli organizzati di donne e uomini.

Tutto questo non si è visto e non si saprà se non lo raccontiamo, ed è un grosso sforzo che hanno fatto le nostre compagne e i nostri compagni zapatisti basi d’appoggio, perché vogliamo bene a un popolo che lotta e resiste.

Perché lo abbiamo fatto? Be’, perché sappiamo e comprendiamo com’è resistere in una lotta e com’è mantenere una lotta in resistenza.

Tutta un’arte immaginativa dei popoli zapatisti su come sostenere, perché nel “resistere” le compagne e i compagni hanno trascorso 22 anni, e ciò dà molta esperienza ed è di grande importanza per questa solidarietà, è la dimostrazione della collettività. Noi zapatiste e zapatisti abbiamo 22 anni di lotta in resistenza e ribellione contro il capitalismo, e 22 anni di un nuovo sistema di governarci in cui il popolo comanda e il governo obbedisce.

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C’è chi pensa che dobbiamo uscire e andare a lottare per i maestri e le maestre. Se così si pensa, allora non si è capito nulla. Perché ciò vuol dire aspettare che qualcuno venga e lotti al posto mio. Noi zapatiste e zapatisti non abbiamo chiesto a nessuno di venire a lottare al posto nostro. Ogni lotta è di ciascuno, e ci dobbiamo sostenere reciprocamente, ma non prenderci il posto di lotta di ciascuno. Chi lotta ha il diritto di decidere dove porta il suo cammino e con chi camminare. Se ci si mettono altri, non è più un sostegno, è un soppiantare. Il sostegno è rispetto e non direzione né comando. Così come abbiamo capito che nessuno ci darà da mangiare se non lavoriamo, è lo stesso. Nessuno ci libererà, se non noi stessi.

Perciò organizziamoci, popoli del Messico e del mondo, lottiamo nel mondo in cui viviamo per cambiarlo, come operaie e operai, maestre e maestri, contadine e contadini, tutte e tutti i lavoratori: non aspettiamo che arrivi qualcuno a lottare al posto nostro.

Lo abbiamo già visto, verrebbero solo a cercare di manipolarci, di ingannarci, di tenerci nello stato in cui siamo.

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L’arte, sorelle e fratelli, compagne e compagni, è tanto importante perché è ciò che illustra qualcosa di nuovo nella vita, tanto differente, e si può comparare quanto illustrato nella vita reale, che non mente.

E’ tanto potente l’arte, perché è già una vita reale nelle comunità dove loro comandano e il loro governo obbedisce, grazie all’arte dell’immaginazione e al saper convertire in una nuova società, in una vita comune. Dimostra che è possibile un altro modo di governarsi, totalmente differente, che è possibile un’altra vita lavorando in comune a beneficio della comunità stessa.

Qui ricordo la buonanima del subcomandante Insurgente Marcos, che spesso ci chiedeva, quando costruivamo una casetta, là nella selva, con il Comandante Tacho. La buonanima ci chiedeva “queste travi, sapete a cosa servono, mi potete spiegare scientificamente perché le mettete così?”, e prima che rispondessimo, lanciava un’altra domanda: “è scientifico o è roba di usi e costumi?”, e il comandante Tacho ed io ci guardavamo, e dato che il comandante dirigeva i lavori fu lui a rispondere: “be’, così ho appreso da mio papà, e mio papà ha appreso da mio nonno, e così via”, disse il comandante Tacho. Il defunto disse: “ah, allora è roba di usi e costumi, non viene da un uso scientifico della scienza”, così disse la buonanima. E allora ci spiegò perché sono tanto importanti le scienze e le arti. E ora lo stiamo vedendo. Ma lasciamo stare, gli dirò di scarabocchiare, cioè di scriverci, alla buonanima, dallo spazio in cui si trova sottoterra, e ce lo mandi, e lo pubblicheremo, noi che stiamo ancora qui, vivi dove egli visse.

Perciò, compagne e compagni, sorelle e fratelli, noi zapatiste e zapatisti pensiamo che oggi più che mai siano necessari l’ARTE, I POPOLI ORIGINARI E LA SCIENZA, affinché nasca un mondo nuovo.

Perciò, compagne e compagni artisti della sexta nazionale e internazionale, dateci dentro con il lavoro dell’arte.

Accompagnateci, sorelle e fratelli del Messico e del mondo, nel sognare un’arte in cui il popolo comanda, per il suo bene e per il bene del popolo stesso.

Grazie.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Moisés.

Messico, 29 luglio 2016Canzone “La Capacidad de las Mujeres”. Testo, musica e coreografia del gruppo zapatista, giovanile, femminile e musicale “Dignidad y Resistencia”, basi d’appoggio della zona Altos de Chiapas. Quando si sono presentate a Oventik, il 29 sera, è mancato il suono ed erano un poco tristi. Allora il giorno 30, nel CIDECI, il SubMoy ha chiesto ai compagni musicanti, Panteón Rococó e Oscar Chávez, che si fermassero e lasciassero loro alcuni minuti del loro tempo (grazie Don Óscar, grazie Panteones). Le compagne hanno potuto presentare quel che avevano preparato per più di 5 mesi. Una volta finito hanno riportato al SupMoy: “Siamo di ritorno”, hanno detto. Il SupMoy: “Com’è andata?”. Loro: “Abbiamo vinto”. Il SupMoy non ha detto niente, ma di sicuro sarà rimasto a pensare “Alla fin fine, cinquecento anni non sono che un soffio, ma credevo che questo non lo avrei mai sentito”. Loro hanno proseguito: “Abbiamo un po’ sofferto perché la gente ne chiedeva un’altra. Molti gridavano ‘un’altra, un’altra!’, ma non ne sapevamo un’altra. Già ce ne abbiamo messo di tempo a fare questa canzone. Se ne vogliono un’altra devono aspettare altri 6 mesi”. SupMoy: “E che avete fatto?”. “Siamo scese in fretta e ci siamo fatte scudo dei compagni”, hanno detto loro e se ne sono andate a ballare lo ska dei panteones.


Ballo: “La Danza del trabajo colectivo del Maíz”. Coreografia delle basi d’appoggio zapatiste della zona Altos de Chiapas. Questa è la versione con cui si sono presentati nella tappa di selezione. Per la partecipazione del 29 luglio a Oventik hanno aggiunto alcune cose, come hanno potuto apprezzare i presenti. Forse i media compagni hanno il video del 29 a Oventik.


Poesia “Cuando el Horizonte Mira el Mañana”. L’autore è un giovane base d’appoggio zapatista della zona Altos de Chiapas. Questa versione è di quando si è presentato nella tappa di selezione. Quando stava provando, gli è stato detto che ci sarebbe stata molta gente, ma di non innervosirsi. “Tu guarda il quaderno e non alzare lo sguardo”, gli hanno raccomandato. Lui ha detto di non avere paura, ma di avere un dubbio. “Quale?”, gli hanno chiesto. Lui ha risposto: “Non so se si dica “poema” o “poesia””. Perciò vi incarichiamo di risolvere il dubbio.
Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano

giovedì 4 agosto 2016

Messico - Dall'Ezln: dopo CompArte, prossima tappa CoScienze a dicembre 2016



Il Festival continua nei Caracoles in Chiapas in attesa della discussione con gli scienziati in dicembre

Molto partecipato e coinvolgente il concerto finale di CompArte sul palco del Cideci a San Cristobal. Per tutto il pomeriggio si sono alternati gruppi internazionali e messicani, dopo che in mattinata una folta delegazione zapatista della Zona Los Altos aveva raggiunto l’Università della Terra.




Alle 19.00 ad aprire la parte conclusiva del Festival sono salite sul palco le compagne zapatiste della band Dignità e Resistenza. Il primo gruppo musicale totalmente femminile, indigeno e "orgogliosamente zapatista", ha suonato un pezzo dedicato a "tutte le donne malmenate, violentate, arrestate, uccise per essere donne che lottano, per essere donne".
Dopo la calorosa accoglienza per la band delle zapatiste, i Panteon Rococò hanno dato vita ad un concerto trascinante, ripercorrendo le principali canzoni della loro ventennale attività.
Sul palco è salito anche Oscar Chavez in una inedita performance con la band messicana.





Si è chiuso così CompArte il Festival proposto dall’Ezln, per continuare la discussione lanciata con il seminario sul "Pensiero critico di fronte all’Idra capitalista".
La necessità di capire, approfondire le contemporanee forme del capitalismo, la tormenta globale che porta con sé, è quanto mai attuale.
Per farlo ci vuole uno sguardo multiplo, che vada oltre i luoghi comuni.
Artisti e scienziati possono aiutare a comprendere non solo le molteplici "teste dell’idra capitalista" ma anche le strade per costruire l’alternativa.
Da queste riflessioni è nata la proposta di CompArte e del prossimo incontro di dicembre 2016 “Gli Zapatist@ e le CoScienze per l’Umanità”. 





Nella settimana al Cideci a San Cristobal CompArte ha visto la partecipazione di numerosi artisti come li intendono gli zapatisti e cioè "qualsiasi persona che rivendichi la sua attività come arte, indipendentemente da canoni, critici d’arte, musei, wikipedie e altri schemi “specialistici” che classifichino (cioè:escludano) le attività umane" .
Al Caracol di Oventic il 29 luglio si è potuto vedere solo una piccola parte di tutto quello che in questi mesi le comunità zapatiste hanno preparato e che mostreranno nelle prossime settimane. nei vari Caracoles.





Ma CompArte è realtà, è la comprensione e l’azione nella realtà. Per questo l’Ezln ha trasformato parte della sua partecipazione nella solidarietà ai maestri in lotta contro la riforma e proprio nel Caracol di Oventic ha denunciato quello che si sta cercando di fare contro gli indigeni, come sta accadendo a San Juna Chamula e nell'intero paese.
Gli zapatisti non nascondono le difficoltà, cercano di affrontarle perché sono parte della realtà e come hanno dimostrato ancora una volta in questa occasione non esitano a mettersi in gioco.
Prossima tappa a dicembre per l’incontro “Gli Zapatist@ e le CoScienze per l’Umanità”

Noi vi parteciperemo, se siete interessati contattateci presso: cooperazionerebeldenapoli@gmail.com

Gruppo Musicale "Dignità y Resistencia" delle compagne zapatiste

Panteon Rococò

Panteon Rococò e Oscar Chavez

lunedì 1 agosto 2016

Messico - Le parole dell'EZLN all'apertura della partecipazione zapatista al CompArte

PAROLE DELLA COMANDANCIA GENERALE DELL’EZLN, PER VOCE DEL SUBCOMANDANTE INSURGENTE MOISÉS, ALL’APERTURA DELLA PARTECIPAZIONE ZAPATISTA AL CompARTE, NEL CARACOL DI OVENTIK, CHIAPAS, MESSICO, LA MATTINA DEL 29 LUGLIO 2016.
A nome delle compagne e compagni delle basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, voglio parlarvi di come sentiamo quello che fanno a noi popoli originari del Messico, e credo che sia uguale nel mondo intero.

Vogliamo dirvi, spiegarvi, ancora una volta, delle tante sofferenze che ci ha inflitto questo marcio sistema capitalista.

NON prendete a male, compagne e compagni della sesta nazionale ed internazionale, sorelle e fratelli del mondo, quello che vi dirò, perché non si tratta di voi.

Si tratta di cosa ci fa o come ci considera il sistema capitalista, in particolare noi POPOLI ORIGINARI di questo paese che si chiama Messico.

Vi dirò di come ci sentiamo noi, zapatiste e zapatisti, di quello che hanno fatto alle nostre sorelle e fratelli indigeni di San Juan Chamula lo scorso 23 luglio di questo anno.

A noi Zapatiste e Zapatisti, fa male quanto è accaduto lì.

Quello che è accaduto realmente, non quello che hanno raccontato i mezzi di comunicazione prezzolati che si vendono per pochi centesimi.

Sappiamo che dicono che è stato ucciso il presidente municipale del Partito Verde Ecologista. E siccome è il partito del capoccia Velasco, allora i media accorrono a piangere e dolersi. E non dicono niente degli altri morti, quelli che sono morti lì intorno, o i cui corpi sono stati recuperati dai parenti ancora feriti o già defunti. Per il governo ed i giornalisti quei morti non contano. E sono decine di morti, non solo i 5 che erano autorità corrotte.

Tutti in Chamula, ed in tutti i dintorni degli Altos del Chiapas, sanno quello che è successo. Sanno che è stata la guardia del presidente corrotto dei Verdi ad iniziare la sparatoria e che ha ucciso e ferito molte delle persone che erano in piazza. E che è andata avanti fino a dopo che è arrivato l’altro gruppo armato a finire quelle autorità. Finire, sì, perché erano morte a bastonate e machete.

Il governo ed i giornalisti suoi dipendenti vogliono presentarlo come un piccolo problema, dicono che il “povero” presidente municipale contestato voleva solo risolvere il problema ma i “selvaggi” chamula, così li hanno definiti sui media, l’hanno ucciso.

È una bugia. Tutto quello che hanno detto i media prezzolati è una bugia. È una bugia a poco prezzo. Ed i media prezzolati preferiscono intervistare gli “esperti”, dicono, invece di investigare su quello che è accaduto realmente.

Noi non vi racconteremo quello che è successo nei dettagli. Questo spetta alle vere vittime di quel giorno e di molto tempo prima. Loro sapranno quando e come lo diranno.

Ma noi sì diciamo che ci fa male, molto male, quello che è successo dopo. Come i media prezzolati hanno cominciato a raccontare sciocchezze ed insultare gli indigeni. E pure quelli che si dicono progressisti. Ci fa male per come hanno fatto passare da eroe un uomo corrotto. Per come tutti hanno mentito e si sono resi complici del vero crimine, e si sono inginocchiati per far salire Velasco sulle loro spalle e presentarlo come il salvatore. Si vendono proprio per pochi centesimi.

A noi non importa se nel villaggio di Chamula non sono zapatisti. Sono nostri fratelli. Sono indigeni e sono parte del nostro popolo originario, della nostra razza originaria, quelli che sono stati uccisi a San Juan Chamula. Non ci piace che si ammazzino tra indigeni, benché siano di partiti politici o di quello che sia. Non ci piace che si definiscano “selvaggi” gli indigeni mentre i veri selvaggi criminali sono i governi ed i partiti con la loro stampa prezzolata e obbediente.

A noi importa chi ha voluto questo, chi l’ha pianificato.

Sentiamo un dolore immenso, e pare incurabile, per quello che ci fanno quelli che stanno sopra.

Sappiamo bene che nessuno ce lo toglierà, ma soltanto noi stessi e dobbiamo lavorare molto e molto duramente.

Perché tutto il male che subiamo nelle nostre comunità, villaggi, colonie, È SEMPRE PERCHÈ INTERVENGONO I PARTITI POLITICI e le RELIGIONI O IL NARCOTRAFFICO.

Ci usano, noi indigeni, per fare di tutto, proprio tutto quello che hanno voglia quelli di sopra.

Ci vogliono far diventare loro servitori, come sindaci, consiglieri comunali, deputati statali, deputati federali. Per cosa? Per imparare a fare soldi senza lavorare, per imparare ad essere corrotti, mascherati da servitori del popolo.

Non so come ci vedono, perché almeno la spazzatura serve da concime. In questo caso non ci considerano nemmeno spazzatura. Per quelli e quelle che stanno sopra, siamo le loro merde.
Ci trattano come le loro merde che devono essere eliminate in qualsiasi modo.

Non posso dire che ci trattano come i loro animali domestici, perché trattano le loro bestioline come esseri umani.

A noi indigeni del mondo, ci guardano e ci dicono “ritardati mentali”, “non civilizzati”, “molesti”, ci dicono “indio zampa storta”, “schifoso” e “schifosa”, ed altri tanti insulti.

Abbiamo resistito per secoli e secoli.

Siamo carne, sangue ed ossa, come loro.

Noi, indigene ed indigeni, non stiamo facendo male a NESSUNO.

Hanno cercato di distruggerci e farci sparire, Ma non ci riusciranno mai.

Ci hanno divisi con le religioni, male educato nelle scuole, nei partiti politici. Ci hanno inculcato altre culture, la mala politica, una brutta ideologia.

Compagne e compagni della sesta nazionale ed internazionale, sorelle e fratelli del mondo:
Ve lo diciamo chiaro. Non siamo la merda di quelli di sopra. Siamo esseri umani di sangue, ossa e carne come loro. Non siamo dello stesso colore, ma siamo uguali esseri umani.

Non vogliamo essere cattivi come loro che usano gli esseri umani.

Perché oggi mostrano che noi indigeni siamo cattivi e che ci ammazziamo tra di noi, come è successo a San Juan Chamula.

Quelli che hanno voluto che accadesse, sono i partiti di sopra PRI e PVEM ed i governanti e tutti i partiti politici.

Così è successo con gli altri partiti che si chiamino di sinistra o no. Ci usano come gruppi di scontro e loro, i partiti, non sono loro i ritardati mentali, cattivi e perfidi, ma siamo sempre noi quelli che alla fine pagano il prezzo più alto.

Non dico che noi popoli originari siamo i più buoni, abbiamo i nostri problemi ma li risolviamo da noi, ma quello che è successo è per colpa dei partiti e delle autorità di quei partiti.

Questo non appare sui mezzi di comunicazione, perché non prendono soldi se tirano fuori la verità, al contrario, prendono più soldi occultando l’informazione.

I giornalisti, donna o uomo, che lavorano nella stampa devono fare quello che dicono i loro padroni, ed lo fanno per questione di soldi. Hanno perso ormai la loro dignità e così anche i leader delle religioni che sanno di ingannare, non c’è più dignità.

Ma chi ha insegnato ad essere corrotti, ladri e truffatori? Quelle e quelli che stanno sopra.
Perché il defunto presidente municipale di San Juan Chamula era dei Verdi e non voleva pagare quello che doveva a quegli indigeni come lui. Molte volte gli avevano detto “pagaci!”. Ma non aveva li aveva ascoltati. Dove ha imparato a comportarsi così il presidente municipale? Dai cattivi governanti.

Per decenni e decenni e centinaia di anni ci hanno ingannato, picchiato, usato, ed è per questo che nessuno ci prende in considerazione a noi indigeni.

È molto male l’insegnamento di quelli di sopra, perché alcuni degli indigeni che hanno accettato di essere servili con quelli di sopra e che sono diventati sindaco, consiglieri comunali, come la consigliera comunale di Las Margaritas (la Florinda del PAN) della Realidad, l’ex deputato federale della CIOAC (Antonio Hernández Cruz) tojolabal, hanno imparato a non ascoltare e non prendere in considerazione le comunità. Sono gli organizzatori dell’assassinio del compagno maestro della escuelita, il compagno Galeano. Non lo dimentichiamo.

Ci sono molti libri di cose cattive che ci hanno voluto insegnare. Un esempio: io, indigeno, sono un piccolo proprietario di terra di 10 ettari, e sono ranchero, ma un ejidatario comunero ha diritto a 20 ettari, ah, ma non è ranchero, però ha 20 ettari di terra, ma non vale, quello che vale è essere proprietario di un podere, quindi se sono ranchero, allora non sono più indigeno. Non parliamo se sono consigliere comunale o sindaco, perché allora sono della classe media. E dicono che non sanno parlare una lingua.

Perché noi indigene ed indigeni dobbiamo pagare con la vita perché altri abbiano i soldi per mangiare?

Tutti i media prezzolati competono sul prezzo delle foto dei morti di San Juan Chamula, ma non tirano fuori chi è il colpevole dei morti e tutti i governi pagano qualunque prezzo purché non vengano fuori i veri colpevoli, che sono loro.

Pubblicano solo quello che dicono i cattivi governanti. Dove sono andati i giornalisti e i fotografi invece di mostrare gli altri morti ammazzati dalle guardie del presidente? A quei giornalisti e fotografi non importa perché non ci guadagnano niente ed anche perché i morti sono indios e non importa se appartenevano a dei partiti. È così, sono indios. Questo non è razzismo? E parlano contro il razzismo

E tutti i lavoratori dei media prezzolati, si guadagnano la paga vendendo bugie, sistemando bugie, e non importa la grave situazione perfino per loro stessi. Non tirano fuori la verità, perché la verità non paga. Che vergogna, intellettuali della menzogna.

Arrivano tardi sul luogo dei fatti solo per mostrare immagini di morte e non indagano sulle ragioni di decenni di ingiustizie.

Sono invece puntuali quando accompagnano i loro capi, cioè i cattivi governanti, a mostrarsi e farsi fotografare nel luogo ormai sotto controllo dove il buon presidente e la sua squadra sono stati uccisi da “indios selvaggi”. E pubblicano tutto quello che dicono i malgoverni.
In pochi minuti mettono tutta la cattiva informazione sui media, e poi la cancellano immediatamente dal notiziario, affinché si veda e si dimentichi rapidamente per non chiedere di sapere chi sono i veri responsabili di quello che succede agli indigeni di questo paese. Questa è la funzione dei media prezzolati.

Accidenti! Sappiamo bene che i ricchi non sono ricchi perché lavorano dall’alba al tramonto, non sudano e si appestano di sudore, non si infortunano sulle macchine, non sono mutilati per questo, non si piagano nei corpi per tanto sudore, non diventano sordi per il rumore nelle orecchie per 8, 12 ore, non si ammalano per la stanchezza, non si stressano perché non hanno i soldi per le medicine, per il cibo, per l’affitto, per l’educazione dei loro figli. Niente gli manca niente, grazie a noi lavoratrici e lavoratori della campagna e della città.

Senza il nostro sfruttamento non sarebbero ricchi.

Il mondo in cui ci tengono, è inutile.

Quale è la nostra paga in questo mondo capitalista? La miseria, lo sfruttamento, il maltrattamento, l’ingiustizia.

Oggi ci trattano tutti nello stesso modo, lavoratori della campagna e della città.

Ci maltrattano i caporali che sono i presidenti municipali, ci maltrattano i maggiordomi che sono i governatori e ci maltratta il capoccia che è il governo federale, su ordine del padrone: il capitalismo neoliberale.

Ci duole molto quello che fanno agli indigeni di tutto il paese, quello che hanno fatto alle compagne e compagni del Congresso Nazionale Indigeno.

E se ci difendiamo, ah, siamo “selvaggi”, “ritardati mentali”.

Se rubiamo un sacchetto di patatine, in prigione. Ma se Juan Sabines Gutiérrezse ruba 40 mila milioni non c’è prigione, resta libero di rubare di più.

Che merda, che orrore, che razzismo. Non c’è giornale in Messico che pubblichi questo su 8 colonne.

Ingiustizia per noi popoli sfruttati. Non c’è stata MAI giustizia per i nostri trisavoli, non c’è stata giustizia prima del 1968, non c’è stata giustizia per il massacro del ’68, per il massacro di donne a Ciudad Juárez, il massacro dei bambini dell’asilo ABC, non c’è stata giustizia per Acteal, né per i 43 desaparecidos studenti di Ayotzinapa. E tante e tante ingiustizie.

Popolo del Messico: organizziamoci e lottiamo per quello che siamo, coì come noi indigeni siamo organizzati con il nostro nuovo sistema di governo.

Ma non diteci come. Ma vogliamo che condividiamo le nostre esperienze, perché non sappiamo com’è la vita delle operaie e degli operai, non sappiamo com’è la vita delle maestre e dei maestri e così di chiunque, ma sappiamo che tutti noi vogliamo Giustizia, Libertà e Democrazia, in questo non ci sono differenze.

Come ci vogliono in questo sistema è impossibile, esempio: Io sono un deputato federale del popolo originario e mi siedo nel mio scranno di fianco al deputato federale Diego Fernández de Ceballos, proprietario di terreni e case, e mi metto a discutere la legge agraria affinché la ripartizione della terra sia equa, cioè che nessuno deve possedere più terra di altri. La domanda è, posso mai arrivare ad un accordo con lui, io indigeno e lui proprietario terriero?
Questo sistema non funziona, è marcio, non c’è più rimedio, cade a pezzi e cadendo si porta dietro i morti. È meglio se ne usciamo.

Meglio organizzarci per costruire una nuova casa, cioè una nuova società.

Nessuno lotterà per noi.

Così come per noi, zapatiste e zapatisti, nessuno è venuto a lottare al posto nostro, cioè noi abbiamo dovuto dare la nostra vita per volere più bene alla nostra vita.

Cosicché popolo del magistero organizzatevi e lottate fino alla fine; popolo dei servitori della salute umana del Messico organizzatevi perché la tormenta è già su di voi. E così la tormenta colpirà ogni settore dei lavoratori.

Popolo del Messico e popolo povero del mondo, organizzatevi.

Grazie.

Dalle montagne del Sudest Messicano.
Subcomandante Insurgente Moisés
Oventik, Chiapas, Messico
29 luglio 2016

Traduzione “Maribel” – Bergamo

venerdì 29 luglio 2016

Messico - Giornata di mobilitazione dei maestri

Padri e Madri di famiglia della Regione Nord dello stato del Chiapas, arrivano in carovana a Tuxtla Gutiérrez, in sostegno al movimento magistrale e popolare; dopo tre giorni sono arrivati dalle loro comunità fino alla capitale del Chiapas, attraversando le piazze dei Centri Commerciali in cui gli insegnanti stavano facendo blocchi per fermare le attività nella giornata dedicata al blocco del commercio.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!