sabato 28 luglio 2018

Cile - Manifestazione massiva per l’aborto legale, sicuro e gratuito

Cile: manifestazione massiva per l’aborto legale, sicuro e gratuito

L’Alameda, il corso principale di Santiago del Cile, mercoledì 25 luglio si è riempita di fazzoletti verdi, facendo l’occhiolino alle femministe argentine che hanno ottenuto sostanziali avanzamenti verso una legislazione che consenta l’aborto legale, sicuro e gratuito. “Tre causali non bastano”, era uno degli slogan (il riferimento è alle sole tre condizioni –pericolo di vita della donna, malformazione del feto e violenza sessuale– nelle quali la legge dell’agosto 2017 autorizza le donne cilene ad abortire, NdT). Anche nelle altre città del Paese si sono svolte manifestazioni.

La brutalità si è scatenata verso le 21, poco prima del termine della manifestazione, e tre donne sono state accoltellate. Il trasferimento al pronto soccorso centrale è stato immediato e, fortunatamente, le loro vite non sono in pericolo.

“Un’orda di incappucciati ha cominciato ad alzare barricate nel corteo, a un isolato dal palco. Ad un tratto, un gruppo ha cominciato a disturbare delle manifestanti. Alcune ragazze, essendosi rese conto dei disturbi, sono uscite dal corteo per proteggerle e sono state accoltellate. Questo è terrorismo, non voglio chiamarlo in nessun altro modo. Quando un gruppo vuole intimidire un altro gruppo per impedirgli di esprimere le sue idee liberamente, senza aver ricevuto alcun tipo di provocazione, si tratta di terrorismo. Hanno provato a spezzare il corteo per impedirci di passare”, ha dichiarato Macarena Castañeda, portavoce della tavola Acción por el Aborto.

Nonostante ciò il movimento è già inarrestabile, travolgente, potentissimo: una sorta di marea, che si è rinnovata a livello generazionale e reclama un diritto rivendicato da decenni.

lunedì 23 luglio 2018

Nicaragua - La sinistra e i silenzi che uccidono

di Raul Zibechi

Senza etica, la sinistra non è nulla. Né il programma, né i discorsi e ancor meno le intenzioni hanno un qualsivoglia valore se non si fondano sulla verità, sul rispetto incondizionato delle decisioni esplicite o implicite dei settori popolari che pretende di rappresentare.

In questi tempi, in cui tutti i dirigenti della sinistra si riempiono la bocca di valori, è significativo che non si vada al di là del discorso. E’ solo quando s’ha qualcosa da perdere che l’etica viene messa alla prova. Il resto è retorica. Parlare di etica, di valori, quando non ci sono rischi, né materiali, né simbolici, risulta essere un esercizio vuoto.

Ci ricordiamo tutti che, in Bolivia, il Che mise a repentaglio la propria vita tornando sul luogo di uno scontro armato per salvare un compagno ferito: assurda da un punto di vista militare, quell'azione fu eticamente encomiabile.

Stiamo di fronte oggi alla seconda opportunità per la sinistra latinoamericana di riscattarsi da tutti i suoi “errori” (mettiamo il vocabolo tra virgolette perché se ne abusa per coprire colpe più serie) condannando il massacro che Daniel Ortega e Rosaria Murillo stanno perpetrando contro il loro stesso popolo. Seconda opportunità perché la prima si presentò una ventina d’anni fa quando Zoilamerica Narvaez, la figliastra di Ortega, denunciò gli abusi sessuali subiti dal patrigno.

Foreste occupate - Vivere e resistere sugli alberi


Dal Nord America all'Europa: lotte di resistenza contro la deforestazione e per la difesa della Terra

di Liza Candidi

“Vivo sugli alberi da cinque mesi. È l’unico modo che ho per proteggere la vita che la foresta ci ha dato. L’unico modo per chiamarmi fuori da questo abominevole sfruttamento”
Gipsy Eyes, 23 anni, attivista californiana

Centinaia di corpi nudi avvinghiati ad alberi tanto alti che non se ne vede la cima. Così alcuni attivisti difendono le sequoie giganti dall’arrivo di bulldozer pronti ad abbatterle. È solo una delle recenti proteste dei forest defenders della California settentrionale, che da trent’anni tutelano uno fra i patrimoni naturalistici più spettacolari del Nordamerica: alberi colossali di duemila anni che sfiorano i cento metri d’altezza, annoverati fra gli esseri viventi più antichi del pianeta.

Questa foresta, che prima dell’era industriale si estendeva fino a 9000 kmq, è ora ridotta ad appena il 5%, di cui oltre tre quarti in mano privata.

A salvaguardia di ciò che rimane vi sono associazioni e movimenti ecologisti, come la radicale Earth First!, ma anche comitati locali e semplici cittadini, che organizzano proteste, sabotaggi di macchinari e tree-sits: occupazioni di alberi a decine di metri di altezza che costringono i boscaioli a rinunciare all’abbattimento. In questo modo gli occupanti presidiano le foreste primordiali destinate al legname, vivendo giorno e notte su tronchi oscillanti o piattaforme aeree, sprezzanti del vento freddo che soffia dall’oceano.




















È dagli anni Ottanta che questa regione della California è teatro di scontri permanenti fra ambientalisti e boscaioli redneck. In passato non sono mancate nemmeno sanguinose repressioni da parte delle forze dell’ordine, che hanno coinvolto anche l’FBI e impianti accusatori poi rivelatisi infondati.

Disobbedienza civile e occupazioni pacifiche – come quella famosa di Julia Butterfly Hill, l’attivista ventitreenne che per due anni di fila visse su una sequoia millenaria – hanno portato alla salvaguardia di alcune aree boschive, facendo approvare leggi statali a tutela degli heritage trees più antichi. Ma non è abbastanza. Nonostante la siccità stia desertificando ampie zone della costa occidentale statunitense, grosse multinazionali protette dall'ambigua etichetta di ‘forestazione sostenibile’ progettano disboscamenti e costruzioni di strade in foreste vergini.

Ricorrono a pesticidi e a scellerate tecniche di avvelenamento degli alberi, come l’economica Hack and squirt, erbicidi iniettati nel tronco per distruggerne lentamente la linfa, che finiscono per contaminare l’ecosistema ad ampio raggio.

L’ultimo fronte di lotta ambientale in California si trova nella Mattole Watershed Forest, un’antica foresta di conifere, che la Humboldt Redwood Company (HRC) ha intenzione di soppiantare con specie a rapida crescita, molto più lucrative per l’industria del legname.
Un gruppo di attivisti dell’Humboldt County è finora riuscito a evitare il disboscamento occupando il punto d’accesso alla foresta, una zona remota che si raggiunge solo in sette ore di cammino dal paese più vicino.

Qui, fra imponenti abeti di Douglas, hanno costruito una barricata con ingegnosi tripodi in legno che sostengono, tramite funi, una piattaforma aerea in cui vivono gli occupanti. Se i dipendenti della HRC dovessero rimuovere il blocco, si macchierebbero immancabilmente di omicidio colposo.
Da ormai un anno, a ogni temperatura, gli attivisti si danno il cambio su quella che chiamano “il guscio del cielo”, sospeso a venti metri da terra, leggendo e suonando, sostentandosi con le generose provviste fornite dai simpatizzanti. Resistono alle incursioni delle guardie ed eludono il controllo di elicotteri e droni inviati per sorvegliare l’area.
Mentre gli attivisti nella foresta tengono lontani i bulldozer, comitati in città organizzano corsi per insegnare ad arrampicarsi sugli alberi con corde e moschettoni, raccolgono fondi per la difesa di militanti arrestati per aver valicato proprietà privata (vale a dire la foresta vergine, che pur dovrebbe essere bene pubblico), fanno campagne per sensibilizzare anche i lavoratori stagionali, spesso messicani impiegati nell’industria del legno per pochi dollari all’ora.

sabato 21 luglio 2018

Messico - L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale smentisce ogni contatto con AMLO. Comunicato del CCRI-CG dell’EZLN



ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.


MESSICO.

AL POPOLO DEL MESSICO:

AI POPOLI E AI GOVERNI DEL MONDO:

AI MEDIA LIBERI, ALTERNATIVI, AUTONOMI O COME SI CHIAMINO:

ALLA SEXTA NAZIONALE E INTERNAZIONALE:

AL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO E AL CONSIGLIO INDIGENO DI GOVERNO:

ALLA STAMPA NAZIONALE E INTERNAZIONALE:


17 LUGLIO 2018.
DA IERI COME PURE OGGI, SUI MEDIA GIRA L’OPINIONE, SOSTENUTA DALLE DICHIARAZIONI DEL SIGNOR ALEJANDRO SOLALINDE (CHE SI PRESENTA COME PRESBITERO, SACERDOTE, PRETE O DICIAMO, CRISTIANO, CATTOLICO, APOSTOLICO E ROMANO), DI UN CERTO AVVICINAMENTO TRA L’EZLN E IL SIGNOR ANDRÉS MANUEL LÓPEZ OBRADOR E CHE “L’EZLN HA GIÀ ACCETTATO IL PRIMO DIALOGO” (parole testuali del Signor Solalinde).

  A PROPOSITO DI QUESTA MENZOGNA, L’EZLN DICHIARA:

PRIMO: IL CCRI-CG DELL’EZLN, DIREZIONE POLITICA, ORGANIZZATIVA E MILITARE DELL’EZLN, NON HA ACCETTATO ALCUN PRIMO DIALOGO CON NESSUNO.  COM’È RISAPUTO DA CHI HA UNA MINIMA CONOSCENZA DELL’EZLN E DEI SUOI METODI, UNA QUESTIONE DEL GENERE VERREBBE COMUNICATA PUBBLICAMENTE E IN ANTICIPO.

SECONDO: L’EZLN NON HA RICEVUTO DAL SIGNOR SOLALINDE NIENT’ALTRO CHE MENZOGNE, INSULTI, CALUNNIE E COMMENTI RAZZISTI E MISOGENI. EGLI PRENDE PER SCONTATO, COME VENIVA SOSTENUTO ALL’EPOCA DEL SALINISMO E DELLO ZEDILLISMO, CHE SIAMO SOLO DEI POVERI INDIGENI IGNORANTI, PER USARE LE SUE STESSE PAROLE, MANIPOLATI DA “CAXLANI CHE AMMINISTRANO LO ZAPATISMO”, E QUESTO EVITA CHE ABBASSIAMO LO SGUARDO E CI PROSTRIAMO DAVANTI A COLUI CHE IL SIGNOR SOLALINDE CONSIDERA ESSERE IL NUEVO SALVATORE.

TERZO: CAPIAMO L’AFFANNO DI PROTAGONISMO DEL SIGNOR SOLALINDE E LA SUA ATTITUDINE A PRETENDERE SOTTOMISSIONE, MA CON LO ZAPATISTMO DELL’EZLN SI SBAGLIA. E NON SI SBAGLIA SOLO IN QUESTO. NON SAPPIAMO GRAN CHE DI QUESTE COSE, MA PARE CHE UNO DEI COMANDAMENTI DELLA CHIESA CHE IL SIGNOR SOLALINDE DICE DI SERVIRE, RECITI: “NON PRONUNCERAI FALSA TESTIMONIANZA CONTRO IL TUO PROSSIMO NÉ MENTIRAI”.

QUARTO: COME DOVREBBE SAPERE CHIUNQUE CONOSCA LE LEGGI MESSICANE, IL SIGNOR ANDRÉS MANUEL LÓPEZ OBRADOR NON È IL PRESIDENTE DEL MESSICO, E NEPPURE IL PRESIDENTE ELETTO. PER ESSERE “PRESIDENTE ELETTO”, È NECESSARIA LA DICHIARAZIONE CORRISPONDENTE DA PARTE DEL TRIBUNALE ELETTORALE DEL POTERE GIUDIZIARIO DELLA FEDERAZIONE; DA QUESTO NE CONSEGUE CHE LA CAMERA DEI DEPUTATI EMETTA UN BANDO SULLA GAZZETTA UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE IN CUI COMUNICA ALLA POPOLAZIONE CHE È STATO ELETTO UN NUOVO PRESIDENTE. E, SECONDO QUESTE STESSE LEGGI, IL PRESIDENTE NON ENTRA IN FUNZIONE FINCHÉ NON ASSUME L’INCARICO IL 1° DICEMBRE 2018. OVVIAMENTE, IN ACCORDO CON L’ULTIMA RIFORMA ELETTORALE, NON GOVERNERÀ PER 6 ANNI, MA DUE MESI IN MENO. CHIARAMENTE, A MENO CHE NON AVVENGA UNA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE E SIA PERMESSA LA RIELEZIONE. 

venerdì 20 luglio 2018

Messico - Chi ha vinto le elezioni?


Chi ha vinto le elezioni messicane? 

di Daniele Di Stefano 

Andrés Manuel López Obrador, detto AMLO, dopo vani tentativi inficiati da frodi elettorali a suo danno, stavolta ha vinto le elezioni in Messico. Il fatto ha causato un’ondata di interesse anche dalle nostre parti, con articoli più asciutti e osservatori e altri che vanno dall’esaltato al possibilista: la sinistra latinoamericana rialza la testa. 

Come già titolano i giornali di lingua spagnola, solo l’EZLN resiste e tiene le distanze dal partito-movimento Morena e dal suo fondatore neopresidente. E’ peraltro noto anche in Italia il tentativo, fallito, di conseguire le numerose firme necessarie alla candidatura di Marichuy a nome del Consiglio Indigeno di Governo, sorto a partire dal Congresso Nazionale Indigeno. L’EZLN starebbe quindi all’angolo, recalcitrante e isolato da una sinistra in trionfo.

Il fatto che le firme per Marichuy fossero le sole percentualmente veritiere e autentiche in un consueto panorama di brogli, non cancella l’amara constatazione che il suo risultato, al di sotto delle trecentomila firme e con la conseguente esclusione della candidatura, è stato modesto rispetto all’ambizione di mobilitare i popoli indigeni messicani, che contano milioni di individui. Il tentativo, del resto, si scontrava con difficoltà logistiche che sono costate anche un grave incidente alla carovana di Marichuy, e non aveva alcuna pretesa di competere effettivamente per la presa del potere: è stato utilizzato come strumento per fare uscire i popoli indigeni dall’isolamento e dalle aggressioni cui sono sottoposti, accendendo su di essi i riflettori. 

Non so dire, da questo tragicomico paesino mediterraneo che è l’Italia, quanto tale risultato sia stato ottenuto, ma ritengo che non si tratti di un obiettivo misurabile sul breve periodo. Deve comunque aver pesato il posizionamento verso i partiti di molte realtà di base, specialmente cittadine, orientate verso AMLO anche in base a una tendenza di allontanamento delle proprie simpatie dall’EZLN. 

Frattura che risale alle elezioni del 2006, con l’Altra Campagna lanciata dalle e dagli zapatisti, che per molti messicani di centrosinistra significava “remare contro” AMLO e il PRD e in favore del PRI, ragione per la quale l’intellighenzia simpatizzante con lo zapatismo gli voltò le spalle. 
La frattura continua, con ricorrenti attacchi via social network alla figura del Subcomandante Galeano, chiamato ancora Marcos, senza alcun rispetto per quel maestro zapatista che rivive nel suo nome: fantoccio, attore, servo del PRI, fratello di una deputata del PRI, burattinaio o burattino, eccetera. 

Curiosamente, il fatto si ripete ora che esce un comunicato a firma sia di Galeano che di Moisés, come se Moisés stesso, cui fa capo la responsabilità sull’EZLN, non facesse testo perché lo stile è chiaramente quello di Galeano, che dunque starebbe parlando per sé, strumentalizzando i poveri indigeni zapatisti. 

Un’ennesima prova del razzismo latente in questi attacchi e dell’incomprensione delle posizioni che le zapatiste e gli zapatisti hanno ripetuto fino alla nausea, e che nuovamente vengono attribuite al solo Marcos-Galeano.


Cerchiamo di entrare nel merito del comunicato zapatista. 

Cosa dice? Sotto metafora, nota un fatto strano: la squadra avversaria di Morena, il PRI, si è ritirata prima del fischio finale, e ora esulta con i vincitori. Ma non dovevano essere le bestie sconfitte? Come è possibile che nel chiasso generale siano tutti vincitori? E perché si sono affrettati a riconoscere la vittoria dell’avversario ben prima che essa fosse certa? 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!