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lunedì 7 luglio 2025

Messico - 3 post scriptum 3 IV.- DI GATTI E SCATOLE.

 


3 post scriptum 3

IV.- DI GATTI E SCATOLE.

(oh, lo so. Avevo detto che erano 3 post scriptum 3, però…
non erano forse 4 i Tre Moschettieri? … ok, ok, ok, ho mentito: non sono 3, sono …)

Una paradossale contraddizione del paradosso di Schrödinger

Erwin Schrödinger (Austria-Irlanda. 1887-1966), che a quanto pare non era molto affezionato ai felini domestici, propose un esercizio teorico per la fisica quantistica.

Il ragionamento è semplice, anche se le sue implicazioni sono assai complesse. Dentro una scatola è stato chiuso un gatto. La scatola contiene un dispositivo che, in un momento imprecisato, può attivarsi e uccidere il gatto. Poiché la scatola è ermetica, non si sa se il gatto sia ancora vivo o sia già morto. Finché la scatola non viene aperta, non è possibile sapere quale delle due possibilità si sia realizzata. Nel tempo sospeso, quello in cui non sappiamo se è vivo o morto, si presume l’esistenza di due mondi o universi simultanei. In uno, il gatto è già morto. Nell’altro, è ancora vivo. Un meccanismo letale attivato e non attivato; un gatto vivo e morto allo stesso tempo; una sovrapposizione di stati, secondo la fisica quantistica.

Lasciamo da parte, per ora, i riferimenti ai multiversi dei fumetti e le conseguenze per la fisica teorica. Mettiamo da parte anche l’antipatia di don Schrödinger verso i gatti, e il fatto evidente che non li conosceva bene (chiunque abbia avuto a che fare con un gatto sa che non si lascerebbe intrappolare, e tanto meno rinchiudere, senza protestare e senza difendersi – e ancor di più se si tratta di un… gatto-cane –). E non soffermiamoci neppure troppo sul fatto che il gatto sia prigioniero e condannato a morte, a meno che qualcuno non si degni di aprire la scatola mentre il meccanismo letale non è ancora stato attivato, e il gatto possa saltare fuori e liberarsi dalla prigione.

Si suppone che questo esperimento teorico sia alla base dell’idea che siano possibili mondi paralleli in diversi universi, cioè in un multiverso (anche se serve anche a dimostrare che le leggi della fisica quantistica non si applicano nella vita quotidiana).

Per quanto mi permetta la mia limitata conoscenza dei fumetti, capisco che, in quei mondi differenti, l’individuo resta al centro, ma in versioni diverse. In un mondo, Sheldon Cooper (serie televisiva The Big Bang Theory) è uno scienziato con problemi di relazione sociale. In un altro è un donnaiolo incallito. In un altro ancora è un giudice “popolare” del sistema giudiziario messicano (oh, lo so, la mia perfidia è sublime).

E questa digressione che, spero, disorienti, ha a che vedere con il fatto che, persino avendo l’immaginazione necessaria a concepire l’esistenza simultanea del gatto vivo e del gatto morto, non viene mai proposta la possibilità (o l’universo) in cui uno o più gatti si rifiutino di entrare nella scatola. Per di più con l’aggravante che il presunto gatto sia in realtà un gatto-cane.

Nel proporre alcune possibilità, se ne omettono altre.

Quando si parla del sistema capitalista, le diverse proposte si concentrano su ciò che si può fare per migliorare le condizioni del gatto rinchiuso nella trappola, per prolungarne la vita (o la possibilità di vita), o per “umanizzare” il dispositivo mortale.

È, diciamo, ciò che propone il progressismo. Definizione di progressismo? Beh, quelli che sono di sinistra fino al giorno prima di diventare governo e ottenere un incarico, una poltrona, uno stipendio, insomma. Poi smettono di essere di sinistra, diventano governo, e mascherano il proprio pragmatismo (che li porta ad allearsi e fraternizzare con i nemici di ieri – e a prendere le distanze dal loro passato sociale –) nel nome della real politk. È dunque una sinistra gradita al capitale. Ovvero, una destra “cool”, graziosa, perbene e arrossita.

In questo caso, il progressismo prometterà di liberare il gatto dalla sua prigione. Poi, poiché non può o non vuole farlo, “modifica” la promessa: “ti farò stare più comodo”; “otterrò condizioni migliori per la tua morte”; “lotterò affinché il dispositivo mortale non si attivi troppo in fretta”. Oppure può anche incoraggiare il prigioniero a resistere, dato che ha il 50% di possibilità di sopravvivere temporaneamente. Prigioniero, sì, ma vivo.

-*-

Il sistema capitalista è quella scatola. Al suo interno, moltitudini attendono, senza saperlo, l’attivazione del congegno assassino. Guerre, carestie, catastrofi “naturali”, assalti violenti, omicidi, arbitrii governativi, distruzioni: tutto serve a risolvere l’enigma “vivere o morire?”.

Nella scatola c’è chi ha «commesso il crimine» di essere donna, bambino o bambina, giovane, anziana, otroa, avere la pelle scura, essere di un popolo originario, parlare una lingua straniera nella propria terra, eccetera. Non importa la condizione, il genere, la razza, l’ideologia, la religione, il modo, l’altezza, la costituzione fisica: quella persona che si trova nella scatola è sottoposta a quelle leggi mortali.

Non solo senza possibilità di uscita, ma anche senza poter nemmeno immaginare che fuori da lì possa esistere un altro mondo.

L’opzione per ritardare la morte o migliorare le condizioni della condanna è la sottomissione, è l’accettazione di essere parte della vetrina delle “stranezze” che il sistema espone per il proprio divertimento. Donna, otroa, di un popolo Originario, Razza, Quartiere, Nazionalità: ogni “singolarità” ha il suo posto nella bottega delle curiosità, purché si comporti “bene”. Altrimenti, beh… la “mano invisibile del mercato” azionerà la leva dello sterminio.

Esempio: il crimine di nascere, crescere e lottare in terra palestinese consiste nel non accettare di essere parte della vetrina del capitale. E resistere e ribellarsi contro la macchina. La macchina vuole un centro ricreativo a Gaza, ma la civiltà palestinese è d’intralcio. Il popolo palestinese lotta per un territorio in cui vivere.

La Palestina è il miglior esempio della crisi terminale dei cosiddetti “Stati Nazionali” e dei loro governi. Non comandano: obbediscono secondo convenienza. Sono incapaci di proporre una politica estera indipendente, dignitosa, coerente.

E di fronte al massacro in corso, la complicità e l’omissione dei governi del pianeta (salvo alcune eccezioni) è patetica. Le polizie dei vari governi europei e americani che reprimono le manifestazioni contro il genocidio in Palestina sono il miglior discorso sull’“umanesimo” occidentale.

Nel mondo di sopra, i governi europei sono la corte oziosa e inutile del re di turno. Russia e Cina sono i conti e i duchi che tramano per un regicidio e propongono un monarca alternativo. Il resto dei governi nazionali del mondo, salvo chi si è espresso chiaramente contro, sono i paggi affannati, stressati dalle continue richieste e pressioni della famiglia reale.

Chi osserva, gestisce, si diverte e scommette su ciò che accade nella scatola? I grandi capitali: finanziari, commerciali, industriali, e ora anche digitali e aerospaziali.

I governi del mondo, nella loro maggioranza, sono solo i venditori di biglietti per le scommesse, i “broker” delle borse valori dove le guerre sono sempre in rialzo… e la vita in basso… in caduta. E, come i Milei che sono e saranno, sono quelli incaricati di comprare e servire il vino nei banchetti monarchici (la motosega è un dettaglio autoctono).

-*-

Tuttavia, c’è chi pone un’altra possibilità: non entrare nella scatola o uscirne.

Ancora oltre: c’è chi mette in discussione la scatola stessa, la sua esistenza eterna e onnipotente; e la sua pretesa di essere l’unico universo che tollera, al suo interno, la diversità, i vari universi o multiversi… purché addomesticati.

Queste persone sono ciò che noi zapatisti chiamiamo “Resistenza e Ribellione”.
Resistenza per non entrare nella scatola o, se si è dentro, Ribellione per lottare e uscirne.

Resistenza e Ribellione che si propongono la distruzione della scatola, della logica che l’ha creata e della credenza che “non sia possibile qualcos’altro”.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Il Capitano.
Luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/07/3-posdatas-3-iv-de-gatos-y-cajas-oh-lo-se-habia-dicho-que-eran-3-posdatas-3-pero-no-eran-4-los-tres-mosqueteros-ok-ok-ok-menti-no-son-3-son/

Traduzione di 20ZLN

domenica 6 luglio 2025

Messico - III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

 


III.- POST SCRIPTUM PATRIOTTICO
Un incubo con stemma, inno e bandiera (e, ovvio, CURP biometrico)

Proviamo a immaginare uno scenario di fantasia: le postazioni che le forze armate nordamericane hanno preso al confine con il Messico e nelle acque del Golfo del Messico e del Pacifico, non servono per minacciare, fare pressione o tenere d’occhio i cartelli.
Neanche per blitz o incursioni lampo contro qualche cartello.
La disposizione strategica di quelle forze è per un’invasione.

Se così fosse, allora i riferimenti all’inno nazionale sarebbero solo retorica. Un richiamo all’unità nazionale, come ai tempi di Luis Echeverría Álvarez e José López Portillo.
(ndt: presidenti messicani degli anni ’70 e ’80, noti per il populismo e la repressione)

Sempre seguendo questa supposizione, ci si aspetterebbe che i cattivi governi comincino i preparativi: si attiverebbe il Servizio Militare Obbligatorio e si istruirebbe la popolazione civile all’uso delle armi da fuoco, alla costruzione di difese, all’uso di rifugi e coperture, alla conoscenza del territorio, alla catena di comando.
Certo, per questo bisognerebbe dotare la popolazione civile di armi, anche rudimentali.
E le forze armate riorienterebbero le proprie azioni alla preparazione della difesa.

La prova che tutto questo è impensabile per i governi è che proprio la cosiddetta legge sulla Guardia Nazionale approvata va nella direzione opposta.
Tutta la struttura e la strategia delle forze armate in Messico sarebbe, in termini militari, disposta non per la difesa da un attacco esterno, ma per il controllo interno.
E gli eserciti non starebbero progettando, costruendo e amministrando i megaprogetti della propaganda ufficialista della 4T.
(ndt: 4T è la sigla di “Cuarta Transformación”, “Quarta Trasformazione”, il progetto politico di López Obrador che richiama le tre “grandi trasformazioni” della storia messicana: Indipendenza, Riforma e Rivoluzione)

Supponiamo che il signor Trump non si accontenti di piegare il Messico con dazi, chiusure selettive delle frontiere e misure commerciali e finanziarie.
Supponiamo che Trump sia uno a cui prude l’ego, desideroso di “entrare nella storia” (vi ricorda qualcuno?).
Supponiamo che non gli basti un dominio discreto e silenzioso sul suo obiettivo, e che abbia bisogno di fare scena e pensi che nulla funzioni meglio delle armi per farlo.
Supponiamo che Trump sia un bullo che non solo ha bisogno di umiliare, ma vuole che si veda, che quel gesto vigliacco “serva da lezione”.
Certo, intelligente non è, ma ha l’arma carica e il dito sul grilletto.

Cosa avrebbe a suo favore?

Un punto essenziale per un’invasione è avere una casus belli, un motivo, insomma, per quella guerra.

Eduardo Ramírez Aguilar, che sostiene di governare lo stato sudorientale del Chiapas, avrebbe già dato ai gringos l’indicazione da seguire in questo scenario ipotetico.
(ndt: “gringos” è un termine colloquiale e ironico con cui in Messico ci si riferisce agli statunitensi)

Le sue forze armate locali hanno invaso momentaneamente il vicino Guatemala e lui ha subito giustificato la figuraccia accusando quel governo… di complicità e protezione del crimine organizzato (esattamente quello che dicono i gringos del Messico).
Certo, dal centro gli è arrivato uno scapaccione, ma il danno era – ed è – fatto.

Con la nuova prerogativa, le forze militari, invece di spiare chi critica e si oppone alla 4T, raccoglierebbero informazioni sul terreno e sulle capacità militari del probabile aggressore.

Da parte sua, l’aggressore raccoglierebbe le informazioni necessarie sull’obiettivo dell’invasione.
E, come si è visto, peserebbero più le informazioni sul carattere del nemico, la sua psicologia, il suo modo di essere, insomma.

Un altro elemento da considerare in quell’invasione ipotetica sarebbe: ha sostegno locale sul territorio invaso?

Perché, a differenza dell’Ucraina e della Palestina, dove non è emerso – o non ancora – un Juan Guaidó come in Venezuela, in Messico sì che c’è chi sospira e aspira a diventare parte degli Stati Uniti.
(ndt: Juan Guaidó è un politico venezuelano che si autoproclamò presidente ad interim con l’appoggio degli USA)

L’estrema destra (nota anche come “l’opposizione”) vuole farsi notare.
Il baccano che fanno tutti e sette i giorni della settimana non è diretto al votante.
Quello ormai milita con l’ufficialismo, grazie a sussidi sociali sempre più rachitici nel momento in cui arrivano al destinatario.

Sbaglia l’ufficialismo a gongolare perché l’isteria della destra non produce effetti visibili nelle elezioni.

L’estrema destra non fa i capricci per farsi guardare dalla gente del Messico.
Lo fa per farsi notare dal “nord brutale e confuso”.
(ndt: espressione usata storicamente nei comunicati zapatisti per indicare in forma ironica e critica gli Stati Uniti)

Questo settore, pur essendo numericamente piccolo, fa un bel casino sui media.
Però ha almeno due problemi:

Uno: quando uscire allo scoperto per quello che sono.
E quando dicono, tra un sorso e l’altro, “Il Messico non sarà il Venezuela”, lo fanno pensando di non mostrarsi fino a quando la bandiera a stelle e strisce non sventolerà sul vecchio Palazzo di Cortés.
“Non saremo Juan Guaidó, che è rimasto ad aspettare lo sbarco dei marines”, si dicono.

Ma due: il problema più grosso che hanno è decidere chi riceverà l’invasore come anfitrione.
E nel tentativo di mettersi davanti, si svelerebbero.
Alito? Anaya? Salinas Pliego? Un triunvirato?
Quest’ultimo ha il fascino del classico.

In generale, oggi la 4T deve molto all’estrema destra.
I suoi rutti mediatici le danno coesione interna, discorso patriottardo e munizioni per le conferenze stampa del mattino e per i pennivendoli di turno.
(ndt: “la mañanera” è la conferenza stampa quotidiana tenuta dal presidente López Obrador prima e ora da Claudia Sheinbaum alle 7 del mattino)

su questo sguardo al passato, l’estrema destra e il governo ufficiale si ritrovano d’accordo (Movimento di Rigenerazione Nazionale, Partito Verde Ecologista e Partito del Lavoro — tre partiti che nei loro nomi stessi racchiudono un paradosso).

Una e un’altra volta, nella scuola quadri di quei partiti, cioè nella “mañanera”, si ripete che il passato preispanico fu splendido (in realtà, si riferiscono alla loro adorazione per l’impero azteco — che, appunto, era un impero). Per questo riscrivono la storia per adattarla ai propri comodi.

Mentre l’estrema destra sospira per vedere l’esercito nordamericano marciare su Reforma, nell’ufficialismo alcuni sognano che arrivi l’esercito russo; altri quello cinese, e, beh, il PT brama l’arrivo dell’esercito… della Corea del Nord!

Tra estrema destra e ufficialismo la questione sarebbe chi starebbe in cima alla piramide. Un cambio alla cima della piramide o un cambio di piramide, insomma.

In questo scenario ipotetico, vi immaginate i prodi della 4T impugnare un FX-05 Xiuhcóatl (Serpente di Fuoco) calibro 5.56 mm? Li immaginate affrontare a petto nudo le pallottole dell’invasore? O li vedete correre a nascondersi? Ops, in questo scenario ipotetico non c’è dove nascondersi. A meno che non cambino schieramento…

Già, avete ragione: meno male che tutto ciò non succederà! Non c’è nulla all’orizzonte che faccia pensare a una cosa simile. Sono solo le voglie del Capitano di rompere le scatole e rovinare il pranzo.

-*-

Se si guarda alla classe politica, questo paese chiamato Messico è un paese di molte menzogne. Tanti capi — e cape, si capisce. Generali in abbondanza, truppa scarsa. Ognuno e ognuna con la propria guerra per salire nella piramide. I loro appelli all’unità nazionale sono inutili perché nemmeno riescono a unire il proprio partito.

In più: corruzione, inefficienza e incapacità (per esempio, contro inondazioni e siccità), demagogia riciclata, indigenismo da vetrina, voci “indipendenti” a pagamento: freelance e sicari della mañanera, delle colonne di opinione, dell’istituzionalizzazione dell’inganno (perché un “bignami” è una vecchia truffa scolastica).

Intanto, come segno del cambiamento, il paese passa dall’essere un cimitero clandestino a una zona di sparizioni. E lo si celebra come progresso: “sono diminuite le morti violente”, anche se ora aumentano le sparizioni. Il Non-Luogo come patria col CURP biometrico.

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Dubbi:

1.- Quindi bisognava seminare mais e fagioli, e non alberelli commerciabili?

2.- Dato che l’ufficialismo riconosce la distruzione della natura con il Tren Maya (“non abbatteremo nemmeno un albero”, disse il Supremo), e in linea con la politica estera del chiedere scuse, chiederanno perdono alle persone di “Salvami dal treno” per insulti, pressioni e attacchi, e riconosceranno che avevano ragione nelle loro denunce? E alle comunità indigene colpite?

3.- Ah, quindi non era vero che avevano finito il cosiddetto huachicol?

4.- L’attuale situazione significa che la politica degli “abbracci e non schiaffi” è servita a…?

5.- Allora il Salinas “buono” (Ricardo Salinas Pliego) non era tanto buono, e fu un errore finanziarlo affidandogli i programmi del Bienestar nei primi anni del passato sexenio? Ora il Salinas “cattivo” (Carlos Salinas de Gortari) diventerà “il dottor Salinas”?

6.- Perché c’è tempo, disponibilità e “buona volontà” per ricevere l’ambiguo Carlos Slim, il segretario di Stato yankee e i grandi imprenditori (bella gente, eh), ma non per ricevere la CNTE e le madri che cercano i loro figli? Perché sono brutte? Perché sono “mangia-quando-ce-n’è-e-quando-no-eh-pazienza”? Ah, perché stanno alla base della piramide?

7.- Accusando l’ineffabile Alfonso Romo di riciclaggio di denaro, il governo gringo dimostra di aver imparato dal crimine organizzato? Così come, per avvertire Clara Brugada di non uscire dai binari, le assassinano due collaboratori? O per chi è l’avvertimento?

-*-

Ma non tutto è svergognamento della classe politica, nazionale e internazionale, là in alto.

In basso…

C’è chi cerca e, seppur in ritardo, non si arrende, non si vende e non cede.

C’è chi non guarda verso l’alto, ma guarda allo specchio.

C’è chi, vedendosi in altri, altre, altrə, si ritrova.

Perché “su tutto il pianeta nascono e crescono ribellioni che si rifiutano di accettare i limiti di schemi, regole, leggi e precetti. Perché non ci sono solo due generi, né sette colori, né quattro punti cardinali, né un solo mondo.”
(Semillero Comandanta Ramona, 9 agosto 2018)

Dalle montagne del Sud-Est Messicano.

El Capitán.
México, già a luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/02/3-posdatas-3-iii-posdata-patriotica-una-pesadilla-con-escudo-himno-y-bandera-y-claro-curp-biometrico/

 

Traduzione 20ZLN

mercoledì 2 luglio 2025

Messico - 3 Post Scriptum 3 II.- P.S. DI RAZZE ED ALTRE DIFFERENZE.


3 POST SCRIPTUM 3

II.- POST SCRIPTUM DI RAZZE ED ALTREDIFFERENZE.
Un continente,
tanti colori.

Se dovessi colorare ogni area geografica di un colore diverso, quale sceglieresti?

Diciamo che, nel continente americano scegli il giallo, al limite dell’arancione. È un colore molto di moda nel nord di quel continente. Molto in linea con l’ICE gringo le cui truppe nascondono il volto per non mostrare che la loro pelle a volte è dello stesso colore dei perseguitati. “Beaners” o “frijoleros” è il termine dispregiativo che usano per descrivere le loro vittime, con questo doppio riferimento a ciò che mangiano e al colore della pelle. Usavano anche il termine “cafecitos” (“brownies“).

Il colore della pelle e le identità culturali sono, per chi detiene il potere e i suoi sicari, una risorsa per identificare il nemico da eliminare. L’esercito messicano (oggi così adorato dai progressisti che ieri lo criticavano) quando invase il territorio zapatista nel 1995 – frutto del tradimento di Ernesto Zedillo Ponce de León nel febbraio di quell’anno – attaccò le comunità (come fa oggi la cosiddetta Forza di Reazione Immediata Pakal del governo dello stato del Chiapas) per rubare i pochi beni degli indigeni. Durante l’invasione, gridavano: “Fottuti indios pozoleros!”.

Il paradosso è che, quando disertavano, i soldati attraversavano le stesse comunità che avevano saccheggiato implorando un po’ di… pozol.

Ma non lasciatevi distrarre dai ricordi politicamente scorretti di oggi. Stiamo parlando del colore della pelle.

C’è di più: per esempio, la lingua. Per Trump è chiaro che i “frijoleros” non solo parlano un inglese molto diverso, ma hanno anche creato una propria lingua.

Nel gennaio del 1994, quando decine di migliaia di agenti federali arrivarono in Chiapas per “abbattere i trasgressori della legge”, un ufficiale che disertò quando capì chi stavano cercando ci raccontò che chiesero all’alto comando come identificassero “gli zapatisti”. I generali risposero: “Sono bassi, di pelle scura, parlano male o per niente spagnolo e i loro costumi ricordano molto quelli di un museo o di un laboratorio artigianale”. I soldati si guardarono l’un l’altro. Milioni di persone corrispondevano a quella descrizione.

Riporto alla mente questo ricordo perché è il criterio “criminale” che l’ICE gringo utilizza per trattenere, picchiare, imprigionare e deportare i migranti.

Importa se il detenuto ha i documenti? No, ciò che conta è il colore della sua pelle, il suo slang, il suo gergo e la sua parlata (qui diciamo “il modo”), i suoi baffi, i suoi vestiti cadenti e il fatto che davanti a un hamburger e dei tacos scelga… tacos (“con coriandolo, cipolla, pomodoro e tanta salsa, per favore”). Se fa anche parte del movimento LGBTIQ+, beh, è un criminale con tutte le aggravanti del caso.

Nei primi anni della rivolta, nelle caserme dell’esercito federale fecero tutto il possibile per convincere le truppe ad attaccare gli zapatisti. Per esempio, presentarono spettacoli teatrali (una valida risorsa didattica) in cui il defunto SupMarcos era gay, omosessuale, checca, frocio, queer, mayate, mordi-cuscini o come si chiamano ora. Tutti volevano interpretare il ruolo del defunto perché, comunque fosse, quell’uomo era bello.

-*-

Iniziamo con il colore della pelle, poi con la cultura, la lingua, l’altezza, il cibo, l’abbigliamento, l’identità sessuale ed affettiva, ecc. Ora aggiungi il suo status, legale o meno, essere di un’altra geografia come luogo di nascita o quello dei suoi antenati. Migrante, o di genitori, nonni o bisnonni migranti. Ecco il profilo del criminale da perseguire.

Ora, osserva qualsiasi geografia e identifica le persone che corrispondono a questo profilo “scientifico” (che metterebbe in imbarazzo qualsiasi serie TV americana in cui la polizia è sempre brillante, carina e, soprattutto, incorruttibile e rispettosa della legge) e vedrai che sono milioni.

Senza andare troppo oltre, il gabinetto di Trump include discendenti di migranti in posizioni chiave. Marco Rubio, Segretario di Stato, non ha un cognome molto anglosassone ed è figlio di migranti cubani. Kristy Noem, Segretario della Sicurezza Interna, è di origine norvegese. Senza (ancora) un incarico nel gabinetto c’è il senatore di estrema destra Ted Cruz, il cui padre è cubano e il cui nome è Rafael. Lori Chavez, Segretario del Lavoro, è di origine messicana. Trump è discendente di migranti e sua moglie è slovena di nascita.

Dato che è difficile fare distinzioni usando questi criteri, affrontiamo l’argomento spesso ripetuto: sono criminali. In realtà, ciò che non viene detto è che sono considerati “potenziali criminali”.

Lasciamo perdere il fatto che diversi membri di quel governo sono stati accusati di abusi sessuali e abuso di droga. Non è provato. Quindi concentriamoci su coloro che sono stati condannati, cioè processati e dichiarati colpevoli. Lo vedi? Sì, Donald Trump.

-*-

Per quanto riguarda l’immigrazione, i cosiddetti, pretenziosamente, Stati Nazionali, di loro iniziativa e in seguito in coincidenza con la posizione della polizia statunitense, stanno facendo lo stesso. A sud degli Stati Uniti, il Messico ha attuato un’operazione criminale contro l’immigrazione dall’America Centrale e, attraverso di essa, da altri Paesi. L’Istituto Nazionale per le Migrazioni è una replica, in termini di illegalità, brutalità, arbitrarietà e violenza, della Polizia di Frontiera statunitense e dell’ICE. E il razzismo nella società non è da meno. Naturalmente, con le sue differenze. Negli Stati Uniti vengono picchiati, imprigionati e deportati. In Messico, vengono venduti ai cartelli, estorti, imprigionati, fatti sparire, assassinati… e bruciati vivi.

Nel Salvador, Bukele (formatosi alla scuola quadri dell’FMLN fattosi partito) li rinchiude e ne trasmette in televisione le condizioni. Questo non gli impedisce di intascare la sua parte dalla criminalità organizzata.

La storia si ripete negli altri paesi che hanno le loro fondamenta e la loro storia in quei colori scuri. Nel Cile progressista (sì) e nell’Argentina di Milei, la gente del luogo, il popolo Mapuche, è stato vessata per secoli (sebbene ne sia uscito vittorioso 10, 100, mille volte). Nel Brasile progressista, un etnocidio “silenzioso” è in atto in Amazzonia. Geografie come Ecuador, Bolivia, Perù e Colombia reprimono come meglio possono le proteste e le ribellioni degli indigeni, che sono del colore della terra.

Eppure, nelle vetrine del progressismo (che, paradossalmente, insiste nel rivendicare il passato), alcuni manichini “indigeni” a volte ostentano i loro abiti eleganti, aspirando, come servitù, a vedere il loro colore tollerato ai piani alti della piramide. Ovvero, come bigiotteria a buon mercato e sostituibile.

-*-

Gli Stati Nazionali nascono dal saccheggio delle risorse. Ma non solo delle risorse, ma anche di identità, differenze e particolarità. Lo Stato Nazionale, con il mito della cittadinanza, impone omogeneità ed egemonizza. Bandiera, stemma, inno, forze armate, squadre sportive nazionali, storia e lingua ufficiali, valuta, struttura giuridica e amministrazione della giustizia contribuiscono tutti a soppiantare, attraverso l’imposizione violenta, differenze di colore, razza, lingua, genere e, si badi bene, posizione sociale, storia e cultura.

È “cittadino” il nero, il marrone, il giallo, il rosso e il bianco. Lo è l’alto e il basso; il grasso e il magro; l’uomo, la donna e loa otroa; il meticcio e l’indigeno; il padrone e il dipendente; il ricco e il povero.

In questo senso, il popolo originario espropriato del suo territorio è uguale a chi esegue l’ordine di sfratto e al funzionario “indigeno” che ha avallato il furto. La donna vittima di violenza è uguale a chi la fa sparire, la uccide o la aggredisce. La persona transgender è uguale al poliziotto che “eccede” nel compimento del suo dovere. La commessa di na caffetteria è uguale a Carlos Slim. E così via.

E queste “cittadinanze” si sostengono in una nazionalità che, a sua volta, supporta le argomentazioni a favore di genocidi, crimini di ogni portata e guerre… per eliminare i prescindibili.

-*-

Se ci sono colori diversi in alto, in cima alla piramide, e sotto, alla base che sostiene il peso della ricchezza di chi sta sopra, qual è la differenza? Il posto nella piramide.

Con tutte le loro differenze, peculiarità e colori, coloro che stanno alla base di questa struttura hanno in comune che sono sacrificabili. E, proprio per questo, le guerre (in tutte le loro forme) servono a liberarsene.

-*-

In ogni angolo di questo pianeta, anche il più remoto, c’è una piramide media, grande o piccola. Si considera eterna, potente e indistruttibile.

Finché qualcuno non dice “basta”, diventa collettivo organizzato e la abbatte al grido di…

¡A la chingada el pirámide!
اللعنة على الهرم
jebem ti piramidu
γαμώ την πυραμίδα
Fuck the pyramid
scheiß auf die Pyramide
fanculo la pirámide
putain la pyramide
merda á pirámide
мамка му, пирамидата
屌個金字塔
a la xingada la pirámide
ser*u na pyramidu
他妈的金字塔
피라미드 엿먹어
kneppe pyramiden
do kelu pyramídu
kurat püramiidist
vittu pyramidi
joder pe pirámide rehe
לעזאזל עם הפירמידה
neuk de pirámide
baszd meg a piramis
tada leis an pirimid
fokkið við pýramídanum
ピラミッドなんてクソくらえ
pîramîdê qelandin
Pyramidem in malam rem!
Ssexsi lpiramid
xijtlasojtla nopa pirámide
knulle pyramiden
لعنت به هرم
pieprzyć piramidę
foda-se a pirámide
pirámide nisqawan joder
la dracu’ cu piramida
к черту пирамиду
је*и пирамиду
knulla pyramiden
piramiti siktir et
до біса піраміду
piramideari madarikatua
shaya iphiramidi

-*-

Ma, al suo posto creiamo un’altra piramide?

O qualcosa di diverso?

Forse in un incontro di alcune parti del tutto si potrà insinuare una risposta.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

El Capitán

Giugno 2025

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/06/30/3-posdatas-3-ii-posdata-de-razas-y-otras-diferencias-un-continente-muchos-colores/

Traduzione Maribel - Bergamo

domenica 29 giugno 2025

Messico - 3 Post scriptum 3. I.-P.S. GLOBALIZZATO.

 

3 Post scriptum 3.

I.-P.S. GLOBALIZZATO.

Un pianeta, molte guerre.

Nota: Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della Sesta Dichiarazione e il quinto anniversario della Dichiarazione per la Vita. Con la VI abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione anticapitalista e la nostra distanza critica dalla politica istituzionale. Attraverso la Dichiarazione per la Vita, cerchiamo di ampliare l’invito ad una condivisione di resistenze e ribellioni. Per i nostri compagni della Sexta e della Dichiarazione per la Vita, questi sono stati anni difficili; tuttavia, abbiamo perseverato, senza arrenderci, senza svenderci e senza cedere. La tormenta non è più un cattivo presagio; è una realtà presente. Pertanto, i seguenti poscritti riaffermano il nostro impegno, il nostro affetto e il nostro rispetto per coloro che, pur essendo differenti e diversi, condividono una vocazione e un destino secondo i propri modi, tempi e geografie.

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Tutte le guerre sono straniere finché non bussano alla tua porta. Ma la Tormenta non bussa prima. Quando la senti, non hai più porta, né muri, né tetto, né finestre. Non c’è più casa. Non c’è più vita. Quando se ne va, rimane solo l’odore dell’incubo mortale.

Presto arriverà poi la puzza di gasolio e benzina delle macchine, il rumore con cui si costruisce ciò che è stato distrutto. “Ascolta”, dice la bestia dorata, “quel suono annuncia l’arrivo del progresso”.

Così, fino alla prossima guerra.

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La guerra è la patria del caos, del disordine, dell’arbitrarietà e della disumanizzazione. La guerra è la patria del denaro.

L’uso di missili, droni e velivoli controllati dall’Intelligenza Artificiale non è “l’umanizzazione” della guerra. Piuttosto, è un calcolo economico. Una macchina è più redditizia di un essere umano. Sono più costose, è vero. Ma, insomma, è un investimento a medio termine. La loro capacità distruttiva è maggiore. E non ci sono problemi poi con rimorsi di coscienza, veterani con disabilità fisiche e mentali, cause legali, proteste, “body bags” e processi inutili in tribunali internazionali.

Così sarà finché lo spargimento di sangue dell’aggressore non tornerà a essere redditizio.

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È solito calcolare quante persone potrebbero essere sfamate con i soldi spesi in guerre predatorie. Ma, oltre ad essere inutile, fare appello alla sensibilità e all’empatia del Capitale, non è corretto.

Ciò che va quantificato è quanto profitto genereranno il centro commerciale e l’area turistica costruiti su un cumulo di cadaveri nascosti sotto le macerie (nascoste, a loro volta, sotto gli hotel e i centri ricreativi). Solo così potremo comprendere la vera natura di una guerra.

Le fondamenta della civiltà moderna non si costruiscono con il cemento, ma con carne, ossa e sangue, tanto sangue.

Il sistema distrugge, poi vende la sostituzione. Alle città distrutte seguirà un paesaggio di condomini, grattacieli scintillanti, centri commerciali e campi da golf così intelligenti che persino Trump vincerà, mentre Netanyahu terrà conferenze sui diritti umani, Putin organizzerà corse di orsi siberiani e Xi Jinping venderà i biglietti. Un’insegna raffigurante la moneta splenderà in cima alla piramide che riunisce il culto del denaro.

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Nelle ultime guerre, l’arrogante Europa di sopra ha svolto il ruolo di testa di ponte. Ciò è in linea con il suo ruolo di zona ricreativa e di intrattenimento del Capitale. Il cosiddetto “eurocentrismo” fa ormai parte di un passato nostalgico e stantio. Il corso di questa Europa viene deciso dai consigli di amministrazione degli azionisti e dalle lobby delle grandi aziende. Il capo di Amazon celebra le sue nozze nella piscina della sua casa di campagna (Venezia) e la NATO è la succursale di distribuzione e cliente dei beni più redditizi: le armi.

I governi degli Stati Nazionali di quel continente abbassano il volto pudicamente di fronte al “Padre Padrone”, dal quale sognano di emanciparsi arruolandosi nell’esercito del Capitale. Non più nel futuro, ma adesso (come in Ucraina) il Capitale fornisce le armi, l’Europa fornisce i morti presenti e futuri, Putin fornisce gli ologrammi di un mix di zarismo e URSS, e Xi Jinping affina la sua proposta alternativa di piramide sociale.

Lì vicino, non la prole di Trump, ma gli eredi delle grandi aziende sognano una vacanza in una Palestina libera… dai palestinesi. Netanyahu, o un suo equivalente, sarà il cortese anfitrione che, dopo cena, intratterrà i visitatori con aneddoti su bambini, donne, uomini, anziani, ospedali e scuole uccisi dalle bombe e morti di fame. “Ho risparmiato milioni usando i centri di distribuzione alimentare come riserve di caccia”, si vanterà servendo lo Zibdieh. I commensali applaudiranno.

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La guerra è la prima opzione del Capitale per sbarazzarsi dell’eliminabile. Religione, correttezza o scorrettezza politica (che ormai non ha più importanza), discorsi infuocati e storie eroiche inventate dall’Intelligenza Artificiale, cessate il fuoco con esplosioni e spari come sottofondo musicale, tregue dettate dalle società di brokeraggio e dai prezzi del petrolio: tutto questo è solo la scenografia.

I vari dei fingono di essere impegnati ad impartire morte e distruzione da entrambe le parti. E il vero dio, che può tutto ed è ovunque, il Capitale, rimane discreto. O forse no, il cinismo è ormai una virtù. Dietro tutto questo si cela la cosa più importante: il bilancio delle grandi aziende e delle banche.

Il diritto internazionale sui conflitti militari è obsoleto da decenni. Nelle guerra moderna l’ONU è solo un riferimento per le celebrazioni scolastiche. Le sue risoluzioni non vanno oltre la dichiarazione di una concorrente ad un concorso di bellezza: “Desidero la pace nel mondo”.

Gli eserciti del Capitale sono l’equivalente dei servizi di consegna a domicilio. Ed alcuni, geograficamente distanti dal luogo di consegna, lo valutano così: “5 stelle per Netanyahu”. Nella corsa al premio di “fattorino dell’anno”, Trump, Putin e Netanyahu primeggiano, certo. Ma il sistema avrà sempre la possibilità di scegliere altri… o altre (non dimentichiamo la parità di genere).

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Attraverso i mass media, compresi i social media, le geografie lontane dal territorio aggredito assumono il ruolo di spettatori. Come se fosse una partita sportiva scelgono il loro favorito, schierandosi. Applaudono una parte e fischiano l’altra. Gioiscono per i successi e si rattristano per i fallimenti dei contendenti. Nelle tribune dei commentatori gli esperti abbelliscono lo spettacolo. “Geopolitica”, la chiamano. E anelano a un cambio di dominatore, non a cambiare il rapporto di cui sono vittime.

Dimenticano forse che il mondo non è uno stadio. Assomiglia piuttosto a un gigantesco Colosseo dove le future vittime applaudono mentre aspettano il loro turno. Non sono gladiatori in sala d’attesa; sono le prede che cadranno preda delle macchine da guerra. Nel frattempo, bot con tutti gli avatar e i soprannomi più ingegnosi guidano gli applausi, i boati e le acclamazioni; e, al loro momento, il suono di lacrime e lamenti.

Dal suo palco d’onore, il Capitale riceve gli applausi del pubblico e ascolta ciò che gli spettatori gridano con mute parole: “Ave Caesar, morituri te salutant” [“Ave Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano”].

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Tuttavia…

Un giorno, sulle rovine della storia, giacerà il cadavere di un sistema che si credeva eterno e onnipresente. Prima di quell’alba, parlare di pace è solo sarcasmo per le vittime. Ma quel giorno, il sole d’Oriente contemplerà, sorpreso, una Palestina viva. E libera, perché solo liberi si può vivere.

Perché c’è chi dice “NO”.

C’è chi non vuole cambiare padrone, ma piuttosto non averne uno.

C’è chi resiste, si ribella… e si rivela.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

El Capitán

Giugno 2025

 

Traduzione Maribel 

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/06/28/3-postdatas-3-i-pd-globalizada-un-planeta-muchas-guerras/

martedì 3 giugno 2025

MESSICO - Convocazione all'Incontro di resistenze e ribellioni "Alcune parti del tutto"

 CONVOCAZIONE ALL’INCONTRO DI RESISTENZE E RIBELLIONI

                                                          “ALCUNE PARTI DEL TUTTO”

Giugno 2025

Alle persone, gruppi, collettivi, organizzazioni e movimenti che hanno firmato la Dichiarazione per la Vita:

Le comunità zapatiste di origine maya, attraverso il loro Governo Autonomo Locale (GAL), il Collettivo dei Governi Autonomi (CGAZ), le Assemblee dei Collettivi di Governo Autonomo (ACGAZ), INTERZONA e dell’EZLN, si rivolgono a voi per:

Convocare persone, gruppi, collettivi, movimenti e organizzazioni che, nei diversi angoli del mondo, resistono e si ribellano contro una o tutte le teste dell’Idra capitalista e che abbiano una pratica da condividere, affinché raccontino la loro storia in un incontro con le comunità zapatiste.

L’invito è a condividere, secondo i vostri tempi, geografie e modi, la vostra esperienza e le vostre proposte nella lotta antisistema. Diverse centinaia di zapatisti (uomini, donne, otroas, bambini e anziani), provenienti dai vari gruppi di lavoro, commissioni e responsabilità nell’ambito dell’autonomia e del comune zapatista saranno presenti di persona per ascoltarvi e imparare da voi.

Per questo vi chiediamo di trovare parole che si comprendano. Perché se venite fino qui e usate solo parole difficili, è inutile, perché non vi capiremmo. Siamo certi che saremo un ascolto collettivo, attento e rispettoso. Ecco perché speriamo che le vostre parole siano collettive, chiare e comprensibili per chi vi ha invitato.

Allo stesso modo, le comunità zapatiste vi spiegheranno – con i mezzi che le comunità decideranno – in che fase ci troviamo, i problemi che affrontiamo, i progressi e gli insuccessi che vediamo.

Può partecipare chiunque voglia e possa appartenente a un’organizzazione, un gruppo, un collettivo o un movimento, anche solo una persona, o più persone, che condividano la propria esperienza a turno. La presenza dei media non sarà consentita salvo autorizzazione dopo presentazione della propria pratica.

Alcuni argomenti sono:

.- Noi donne.

.- Distruzione della natura.

.- Attacchi alla differenza in tutte le sue forme.

.- Distruzione di identità, popoli e comunità.

.- Resistenza e Ribellione nell’Arte e nella Cultura.

.- Migrazione, Razzismo, Segregazione.

.- Le guerre e la distruzione della vita.

.- Un argomento che ognuno deciderà.

.- Tutto o parti di questi argomenti.

Questo non è un incontro di analisi o di approcci teorici, ma piuttosto un incontro di esperienze pratiche di resistenza. Chi di noi sarà presente sa già cos’è questo maledetto sistema e cosa fa contro tutti, tutte e todoas, così come contro la natura, la conoscenza, le arti, l’informazione, la dignità umana e l’intero pianeta. Non si tratta di esporre teoricamente i mali del sistema capitalista, ma piuttosto di ciò che si sta facendo per resistere e ribellarsi, ovvero per combatterlo.

Non vi invitiamo qui ad insegnare. Non siamo i vostri studenti o i vostri apprendisti; né siamo maestri o tutor. Siamo parti, insieme a voi, di un tutto che si oppone a un sistema. Dare e dare. Voi ci raccontate le vostre esperienze e noi, il popolo zapatista, vi raccontiamo le nostre.

L’incontro si terrà presso il Semillero Comandanta Ramona, nel Caracol di Morelia (dove si sono svolti gli Incontri delle Donne che Lottano).

Le date sono dal 2 al 17 agosto 2025

Arrivo e registrazione il 2, il 3 inaugurazione ed il 16 chiusura. 17 partenza.

Registrazione dei partecipanti e dei visitatori ai seguenti indirizzi email:

participantesencuentroagosto25@gmail.com

asistentesencuentroagosto25@gmail.com

Nota: i contributi zapatisti saranno aperti a partecipanti e visitatori. Ci impegneremo a trasmettere in streaming questi interventi e, ove opportuno, a pubblicarne i video sul sito web di Enlace Zapatista.

Maggiori dettagli nei prossimi comunicati.

Vi ricordiamo che la produzione, il commercio e il consumo di alcol e droghe NON sono consentiti. Né è consentita la violenza verbale o fisica basata su genere, etnia, corporatura, colore della pelle, religione, nazionalità, status sociale, area di resistenza o qualsiasi altra cosa possiate immaginare.

Ci sarà un tetto per ripararvi dalla pioggia o dal sole, a seconda della situazione.

Vi aspettiamo.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, giugno 2025

lunedì 31 marzo 2025

Messico - A tutte le Madres Buscadoras - Comunicato della Rete Europa Zapatista

La Rete Europa Zapatista esprime vicinanza e solidarietà alle donne e agli uomini che continuano incessantemente nella ricerca di verità e giustizia per le migliaia di persone sparite in Messico.

La forza, il dolore e la speranza di ritrovare i propri cari hanno spinto le Madres Buscadoras a portare alla luce il vero volto del Messico, dove i diritti umani non vengono rispettati, dove esiste la sparizione forzata, dove persone innocenti vengono incarcerate come vittime della fabbricazione di colpevoli, dove si trovano crematori illegali, dove si tortura e si uccide la popolazione senza distinzione.



sabato 6 luglio 2024

Italia - Appello - Basta violenza In Messico! Basta violenza in Chiapas!

 A seguito della crescente violenza in Chiapas e agli appelli dei centri dei diritti umani abbiamo pensato di attivarci per dare un segnale di vicinanza e provare ad ampliare le grida che dal sud - est messicano arrivano. 

Abbiamo ricevuto decine di adesioni all'appello e altre ancora si aggiungono.

Per chi volesse può scrivere alla mail: 

cooperazionerebeldenapoli@gmail.com

Terremo aggiornato il file delle adesioni che trovate al link 

https://tinyurl.com/2s4fpr7h

Saluti e grazie a tutt@
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Basta violenza in Messico!
Basta violenza in Chiapas!

Le elezioni 2024 hanno fotografato, e reso ancora più evidente, come la violenza in Messico sia un fattore sistemico. La guerra per il controllo del territorio ha svilito il valore della vita, si ammazza per pochi pesos in tutto il paese. Il Chiapas, oggi, è uno degli stati dove la violenza si è fatta feroce. 

Dal confine con il Guatemala a Palenque, passando per i territori d'influenza zapatista, morti, paura e fughe dalle comunità sono diventate una norma di una realtà dove il mai risolto fenomeno paramilitare si è incontrato con i gruppi del crimine organizzato e le logiche di estrazione di ricchezza dai territori. 

Così oggi a Pantelhò, Tila e Chalchihuitán le persone scappano e si accampano in posti di fortuna, al confine con il Guatemala i gruppi criminali si contendono lo sfruttamento delle rotte migratorie e il controllo del traffici – legali ed illegali – che attraversano la la frontiera e la Guardia Nazionale, stanziata in migliaia di unità guarda senza intervenire. 

La politica del governo di Andres Manuel Lopez Obrador “Abrazos, no balazos” è naufragata e nel suo sessennio si contano già oltre 130mila morti. 
La nuova presidenta Claudia Sheinbaum parla di continuità con le politiche fallimentari di AMLO e annuncia investimenti e finanziamenti alla Guardia Nazionale. 

In questo scenario che si può solo riassumere con il termine “guerra” nonostante le donne e gli uomini dell'EZLN propongono un ponte di coesistenza e convivenza provando a rompere le logiche proprietarie del territorio creando campi “comuni” da coltivare assieme a chi zapatista non è, una base di appoggio dell'EZLN, José Dìaz è costretto al carcere preventivo come altre decine di prigionieri politici (la maggior parte dei quali indigeni).

Diciamo basta alla violenza in tutto il Messico ed in Chiapas.

Basta alla criminalizzazione dei movimenti sociali ed indigeni del paese.

Per il rispetto dei diritti e della dignità dei popoli indigeni e non solo.

Militarizzazione, grandi opere, e politiche estrattive non sono soluzione alla violenza, sono parte del problema.

Promuovono:

Realtà collettive:
Associazione Ya Basta! Milano
Comitato Maribel - Bergamo
Cooperazione Rebelde - Napoli

Singoli:
Andrea Cegna - Giornalista freelance e lavoratore dello Spettacolo

domenica 30 luglio 2023

Messico - I parenti degli scomparsi di Ayotzinapa non cesseranno la lotta per verità e giustizia

Un giorno dopo la presentazione del sesto e ultimo rapporto del Gruppo Interdisciplinare di Esperti ed esperte Indipendenti (GIEI), che si ritira dal caso per il rifiuto dell'Esercito di consegnare documenti fondamentali per le indagini, i parenti dei normalisti scomparsi di Ayotzinapa hanno marciato a Città del Messico per chiedere la consegna di questi documenti, che sono fondamentali per sapere dove si trovano i giovani. Sotto una pioggia battente, i parenti hanno marciato dall'Ángel de la Independencia all'Hemiciclo a Juárez.

Questo il messaggio dei parenti prima del rapporto del GIEI e il loro ritiro dall'inchiesta: che la società civile e le organizzazioni sociali non smettano di chiedere al governo di Andrés Manuel López Obrador di ordinare alle forze armate di consegnare i documenti individuati dal GIEI e che le indagini possano continuare in modo serio e imparziale.

Nonostante le indagini del GIEI siano state gravemente ostacolate dall'opacità delle forze armate, che ha reso impossibile l'individuazione del luogo in cui si trovano i normalisti, il loro ultimo rapporto ha portato ad una conclusione molto importante nel caso: la definitiva affermazione della complicità e partecipazione del Ministero della Difesa (Sedena), il Segretariato della Marina (Semar) e di tutte le forze dell'ordine nella sparizione forzata dei normalisti unitamente al gruppo criminale Guerreros Unidos, con la complicità di varie istanze dei tre livelli di governo nel travisare, manipolare e nascondere i fatti.

L'indizio fondamentale per scoprire dove si trovano i normalisti sono i rapporti stilati dal Centro Regional de Fusión de Inteligencia (CRFI), dipendente dal Ministero della Difesa. Tuttavia, ci sono stati molti sforzi da parte della Sedena per impedire che questi rapporti diventassero pubblici. In primo luogo, negando l'esistenza stessa del CRFI nel 2014, affermando che è stato creato solo nel 2015, il che è stato smentito dalle prove scoperte dal GIEI. Successivamente, negando che le comunicazioni fossero intercettate; in seguito, affermando che la CRFI dipendeva dal Cisen, e non dal Sedena. E infine rifiutandosi di consegnare i documenti CRFI che sono fondamentali per l'indagine.

Il rapporto GIEI è devastante in termini di responsabilità delle Forze Armate non solo nella scomparsa dei normalisti, ma nell'occultamento delle prove e nell'ostruzionismo della ricerca della verità e della giustizia. In un contesto in cui il presidente Andrés Manuel López Obrador ha dato un potere all'Esercito mai visto prima nel Messico post-rivoluzionario, le rivelazioni GIEI sul caso Ayotzinapa sono un segnale d'allarme che nessun cittadino dovrebbe prendere alla leggera. 

Così l'appello delle famiglie dei normalisti alle organizzazioni sociali e alla società civile in generale a mobilitarsi per chiedere trasparenza alle forze armate non è solo una richiesta di verità e giustizia in questo caso particolare, ma anche un'esigenza collettiva in un paese sempre più autoritario e violento.


Le immagini della marcia: La marcia dei famigliari per verità e giustiziae/DD1F5I0ZsjQ

sabato 24 giugno 2023

Messico - Il Presidente della Repubblica mente


Il Presidente della Repubblica nella sua conferenza stampa di questa mattina mente e nasconde la violenza in Chiapas ed è complice delle aggressioni alle comunità.

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas 23 giugno 2024

Il governo federale è complice della violenza nello stato e delle aggressioni ai popoli e alle comunità.

Dal Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), esprimiamo la nostra preoccupazione e ci dispiace per la diffamazione contro le organizzazioni della Società Civile e dei Diritti Umani in Chiapas avvenuta oggi nella sua conferenza stampa da parte del Presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO), che mette a rischio il nostro lavoro in mezzo a una profonda violenza che si è intensificata negli ultimi anni nello stato, e che continua a crescere, consolidandosi come un elemento strutturale nei territori dei popoli degli Alti, della Costa, della grave violenza nel confine meridionale, settentrionale e nella giungla dello stato, che ha avuto un impatto sui popoli, molti dei quali sono comunità indigene e storiche che si organizzano pacificamente e in opposizione alla politica dello Stato messicano in mezzo a una diversificazione e opacità di gruppi armati, gruppi di criminalità organizzata, successori dei paramilitari che utilizzano la violenza per il controllo sociale, politico, economico e territoriale, segnata dalla continuazione di una violenza diffusa e di una strategia contrainsurgente.[1]

La negazione di questa violenza da parte di AMLO approfondisce l'impunità promossa da attori municipali, statali e federali che contribuiscono allo spossessamento, allo sfruttamento e alla marginalizzazione sociale, oltre ad aggravare la crisi dei diritti umani in cui ci troviamo e promuovere in particolare attacchi sistematici al progetto politico di autonomia dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), guidati da gruppi armati corporativisti, che hanno perpetrato dal 2019 ad oggi più di 110 attacchi armati contro le comunità appartenenti alla regione zapatista di Moisés e Gandhi, che fa parte della Giunta di Buon Governo Nuova Alba in Resistenza e Ribellione per la Vita e l'Umanità, del Caracol 10 Floreciendo la Semilla Rebelde, nella zona di Patria Nueva, nel comune ufficiale di Ocosingo, Chiapas, Messico.

Questi attacchi hanno incluso l'incendio di scuole e magazzini di caffè, aggressioni armate, torture, sequestri e gravi ferite con armi da fuoco, che sono stati denunciati dai popoli zapatisti e documentati dal Frayba, oltre ad aver fatto interventi presso le autorità dei governi statali e federali, a cui abbiamo rivolto forti appelli per il rispetto e la garanzia della vita e dell'integrità fisica e psicologica dei popoli e delle comunità appartenenti alla Regione di Moisés e Gandhi. I governi sono stati negligenti, mentre il gruppo armato agisce con totale impunità, continuando le aggressioni nel sinistro silenzio delle istituzioni del governo messicano.

È importante aggiungere che i membri di questi gruppi armati corporativisti fanno parte della struttura governativa del comune di Ocosingo del Partito Verde Ecologista del Messico e ottengono risorse dai programmi sociali come Sembrando Vida, la cui implementazione nel territorio di Chiapas ha generato conflitti e tensioni, scontrandosi tra coloro che lottano per un controllo basato sul diritto all'autonomia e autodeterminazione e coloro che cercano di accedere alle risorse della terra attraverso il controllo statale e la riorganizzazione territoriale, con una gestione della terra estranea alle necessità dei popoli indigeni.

Ricordiamo al governo messicano che in Chiapas ci troviamo in mezzo a un conflitto politico-militare irrisolto e che è ancora in sospeso il rispetto delle terre e dei territori dei popoli, che continuano a essere invisibili, inseriti sia nei diritti sanciti dai trattati e dalle dichiarazioni internazionali, sia in quanto stabilito dagli Accordi di San Andrés; per questo motivo, le cause che hanno provocato la sollevazione dell'EZLN rimangono ancora valide.

[1] Rapporto Frayba 2023. Chiapas un disastro. Tra violenza criminale e complicità dello Stato: https://frayba.org.mx/sites/default/files/Informes/Informe-Frayba-2023/Informe-Frayba-2023_Chiapas-un-desastre.pdf

fonte: Frayba

Traduzione: Cooperazione Rebelde Napoli

mercoledì 14 giugno 2023

Messico - La Santa Muerte in Chiapas

Luis Hernández Navarro

La Santa Muerte e Malverde sono ovunque a San Cristóbal de las Casas e nelle città del Chiapas come Teopisca. Il suo culto non è nascosto. I mercati sono colmi di elementi rituali tipici della loro venerazione. Le erboristerie e le botteghe esoteriche dell’antica Jovel, oggi accolgono i fedeli con le monumentali Huesudas e Malverdes.

Il 17 aprile, Jerónimo Ruiz, leader dell’Associazione degli Assegnatari dei Mercati Tradizionali del Chiapas (Almetrach), è stato ucciso da due uomini a bordo di una motocicletta. Nel mezzo del caos e panico, la violenza è scoppiata nel nord della vecchia capitale coleta. Due gruppi armati hanno bloccato le strade, si sono affrontati e hanno dato fuoco a pneumatici e abitazioni. Tra le altre attività redditizie, Almetrach riscuote i diritti di occupazione di suolo degli artigiani

Jerónimo era originario di una comunità vicina a Betania/Teopisca chiamata ironicamente Flores Magón. Sull’altare alla Niña Blanca che il defunto aveva in casa, si giurava di vendicare la sua morte.

Due giorni dopo il suo delitto, una registrazione avvertiva: “San Cristóbal e dintorni: come avrete notato, siamo arrivati e la pulizia è iniziata, siamo il cartello di Jalisco e quello che è successo a Jerónimo Ruiz sta per succedere a Narciso Ruiz, alias El NarsoCalafasÁguila, BirriaMax e tutti quei gruppi di motonetos (motociclisti) che sostengono questi pezzenti”.

Il Chiapas è il luogo in cui fioriscono molte delle sigle più diverse. Chiese tradizionali convivono con espressioni di religiosità popolare. La venerazione della Santísima Muerte è cresciuta esponenzialmente di pari passo con la crescita della criminalità organizzata, ma anche per altre cause ad essa del tutto estranee, come le guarigioni per fede. Non tutti i suoi fedeli sono dediti ad attività illecite ma, spesso in una sorta di sincretismo, molti di coloro che vi si dedicano trovano nel fervore di questa religiosità la via per avvicinarsi al sacro.

Teopisca, a 30 chilometri da San Cristóbal, è una rotta chiave per migranti irregolari e droga. Nel giugno del 2022, individui armati hanno sparato e ucciso il sindaco, Rubén de Jesús Valdez Díaz, del Partito Ecologista Verde del Messico (PVEM), mentre stava uscendo di casa. I sicari sarebbero stati assunti tra i motonetos di Jovel

L’omicidio fa parte del conflitto per il controllo del municipio tra due gruppi. Quelli di Betania, il cui capo di facciata è Javier Velázquez Díaz, alias La Pulga (già arrestato), e quelli del gruppo locale dell’ex presidente municipale Luis Alberto Valdez Díaz, accusato di aver rapinato il municipio quando era sindaco, e fratello del sindaco assassinato. Voci locali lo indicano come la presunta mente del fratricidio.

Entrambe le bande sono legate al traffico di migranti (polleros) e alla produzione e traffico di droga. Quelli di Betania hanno laboratori nella loro comunità, profondamente evangelica.

Nella comunità prolifera il culto de La Huesuda e Malverde. Si tengono grandi processioni e c’è sempre più devozione nei loro confronti. Come parte della norteñización della cultura popolare, i narcocorridos proliferano. I gruppi reclutano i giovani più poveri. Girano impunemente per il villaggio con armi di grosso calibro e giubbotti antiproiettile. È comune sentire raffiche sparate in aria.

Una delle fazioni vuole insediare il consiglio comunale di Teopisca. Tuttavia, al di là delle presunte rivendicazioni democratiche, i suoi promotori sono anche narco-polleros che vogliono convincere le comunità finanziando le feste religiose. Allo stesso tempo, promettono di costruire strade nella piana del municipio, la depressione centrale del Chiapas adiacente al comune di Venustiano Carranza, una via chiave per il passaggio di droga e immigrati irregolari.

Secondo i residenti del comune, il gruppo dell’ex presidente municipale Luis Valdez sarebbe legato a Sinaloa, mentre quelli di Betania de La Pulga farebbero parte delle quattro lettere. Dicono che quelli del Pacifico, che sono nella regione da più tempo, si fanno gli affari loro e non si immischiano con la gente comune, ma quelli di Jalisco estorcono, rapiscono, chiedono il pizzo, ecc. Dal loro punto di vista, quelli di Sinaloa fanno quello che più gli conviene a seconda degli affari in ballo, e sono tranquilli, se non ti immischi con loro. Ma quelli di Nueva Generación è gente cattiva.

Quanto sta accadendo a San Cristóbal e Teopisca è solo un assaggio di ciò che sta accadendo in tutto il Chiapas. Non è un’eccezione, ma la regola. Fa parte di una trama molto più ampia. È inimmaginabile supporre che le attività di questi narco-polleros siano estranee alle reti di potere regionali e ai responsabili del mantenimento dell’ordine.

Le comunità zapatiste non consentono la semina, la produzione e il traffico di droga. I loro territori sono chiusi per i trafficanti di esseri umani. Non prendono posizione nelle dispute tra cartelli per il controllo dei mercati e dei territori. Sono un freno all’espansione dell’industria criminale e agli affari delle autorità ad essa collegate. Al di là della loro esperienza di autogoverno e autogestione, tra le tante ragioni, ecco perché hanno dichiarato loro guerra. Inoltre, a causa di ciò, vecchi e nuovi paramilitari (alcuni convertiti in narcoparamilitari) si sono lanciati nel tentativo di distruggere le comunità autonome.

L’attacco della Orcao alle basi della comunità autonoma Moisés Gandhi, municipio ribelle Lucio Cabañas, fa parte della strategia contrainsurgente. Come Teopisca, non è un’anomalia ma una costante nella politica del Chiapas. Basta guardare storicamente la mappa della violenza nello stato per verificarlo.

Il culto della Santa Muerte e Malverde ha preso piede nel sud-est messicano. La sua proliferazione è il termometro di ciò che accade socialmente.



Testo originale: https://www.jornada.com.mx/2023/06/13/opinion/019a1pol

Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo

giovedì 1 giugno 2023

Messico - Pronunciamento nazionale e internazionale dopo l'aggressione alla comunità di Moises Ghandi

 


Pronunciamiento nacional e internacional ante la agresión a la comunidad Moises Gandhi

 Giugno 2023

 Ai popoli del Messico e del mondo,

Alle persone, alle collettivitá e ai popoli che difendono la Vita.

A coloro che sentono l'urgenza di agire di fronte a un sud-est messicano in fiamme.

Oggi, in questo momento, il Messico è giunto ad un limite, un limite che sembra sempre lontano finché un proiettile esploso dall'alto non fa detonare la rabbia del Messico dal basso. Il compagno zapatista Jorge López Santiz è in bilico tra la vita e la morte a causa di un attacco paramilitare dell'Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (ORCAO), la stessa organizzazione che da tempo sta attaccando e molestato le comunità zapatiste. Il Chiapas è sull'orlo di una guerra civile, con paramilitari e assassini al soldo di vari cartelli che si contendono i territori per i propri profitti, e i gruppi di autodifesa, con la complicità attiva o passiva del governo statale di Rutilio Escandón Cadenas e il governo federale di Andrés Manuel López Obrador.

L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), che ha mantenuto la pace e ha sviluppato un proprio progetto di autonomia nei suoi territori cercando di evitare scontri violenti con paramilitari e altre forze dello Stato messicano, viene costantemente molestato, attaccato e provocato. Dalla fine del XX secolo, e fino al giorno d'oggi, l'EZLN ha optato per la lotta politica pacifica e civile nonostante le sue comunità siano state attaccate con proiettili, i suoi raccolti incendiati e il suo bestiame avvelenato. Nonostante il fatto che, invece di investire il proprio lavoro nella guerra, lo abbiano speso nella costruzione di ospedali, scuole e governi autonomi di cui hanno beneficiato zapatisti e non zapatisti, i governi, da Carlos Salinas a López Obrador, hanno sempre tentato di isolarli, delegittimarli e sterminarli. Oggi, a pochi mesi dal 40° anniversario dell'EZLN, l'attacco paramilitare contro gli zapatisti da parte dell'ORCAO ha come conseguenza che la vita di un uomo sia appesa a un filo, così come é al sul punto di esplodere un Messico che non può più sopportare la pressione che subisce nei confronti della propria dignità o la guerra contro le sue comunità e nei suoi territori.

L'attacco dell'ORCAO non è un conflitto tra comunità, come lo avrebbe definito Carlos Salinas e, come López Obrador cercherà sicuramente di dipingerlo. Si tratta di un atto la cui responsabilità diretta é tanto del governo del Chiapas quanto del governo federale. Il primo per aver coperto la crescita di gruppi criminali che hanno trasformato il Chiapas, da uno stato di relativa tranquillità, in una zona rossa di violenza. Il secondo per essere rimasto in silenzio e passivo di fronte all'evidente situazione in cui si trova il sud-est del paese. Perché l'ORCAO attacca le comunità zapatiste? Perché puó. Perché lo permette il governo di Rutilio Escandón? Perché, nel Chiapas di cui sopra, governare significa bagnarsi di sangue indigeno. Perché López Obrador tace? Perché il governatore del Chiapas è cognato del suo caro e fedele Ministro degli Interni, Adán Augusto López; perché come i suoi predecessori non può sopportare che un gruppo di ribelli sia il punto di riferimento per la speranza e la dignità; perché ha bisogno di giustificare un'azione militare per "ripulire" il sud-est e poter finalmente imporre i suoi megaprogetti.

Allo stesso modo crediamo che questo attacco sia il risultato delle politiche sociali del governo attuale per dividere e corrompere, distruggendo il tessuto sociale delle comunità e dei popoli messicani,in particolare del Chiapas. Vediamo con preoccupazione che programmi come "Sembrado Vida" (che si caratterizza per avere praticamente lo stesso budget del Ministero Federale dell'agricoltura) e altri simili, stiano incoraggiando lo scontro tra comunità storicamente espropriate delle loro terre e dei loro diritti, giacché vengono utilizzati come meccanismi di controllo politico e come merce di scambio affinché le organizzazioni come la ORCAO possano ottenere l'accesso ai presunti benefici che questi programmi forniscono, il cui prezzo è il furto delle terre autonome zapatiste recuperate. Per noi è chiaro che non si tratta di conflitti tra villaggi; si tratta di un'azione di controinsurrezione che mira a distruggerli, a distruggere l'EZLN e tutte le comunità e i popoli che continuano a lottare per una vita dignitosa.

Firmiamo questa lettera per chiedere a noi stessi e a coloro che credono che la dignità e la parola devono sollevarsi per fermare il massacro che si sta profilando; per chiamare a raccolta coloro che sono d'accordo con l'attuale governo, ad aprire i loro cuori alle ingiustizie che stanno sommergendo il presente di questo Paese, aldilà delle loro affinità o simpatie politiche; affinché possiamo riconoscerci nella necessità di agire con l'obiettivo comune di fermare questa atrocità.

Firmiamo questa lettera perché vediamo l'urgenza di porre fine alla violenza paramilitare in Chiapas. Perché non farlo significa lasciare che il Messico sprofondi ancora di più in questa guerra infinita che lo sta distruggendo.

Chiediamo giustizia per Jorge López Santiz.

Chiediamo lo scioglimento assoluto dell'ORCAO.

Chiediamo un'indagine approfondita sul governo di Rutilio Escandón.

Chiediamo che il silenzio di López Obrador cessi di essere complice della violenza in Chiapas.

Facendo nostre le richieste presentate dal Congresso Nazionale Indigeno, chiediamo:

1. Che sia garantita la salute del compagno Jorge e che gli sia prestata tutta l'attenzione necessaria per il tempo necessario.

2. Che si fermi l'attacco armato contro la comunità "Moisés y Gandhi" e che si rispetti il suo territorio autonomo.

3. Che gli autori materiali e intellettuali di questi attacchi paramilitari siano puniti.

4. Che vengano smantellati i gruppi armati attraverso i quali la guerra contro le comunità zapatiste è attiva e in crescita.

Chiediamo inoltre l'immediata liberazione di Manuel Gómez, base d'appoggio dell'EZLN, di cui non abbiamo dimenticato l'ingiusta detenzione.

Con il CNI, avvertiamo che la guerra che hanno dichiarato contro i popoli originari, custodi della Madre Terra, ci obbliga ad agire in modo organizzato per fermare la crescente violenza e per ristabilire il nostro legame e la nostra cura per la Vita. Invitiamo a manifestare nelle strade, nelle ambasciate e nei consolati, nei centri di studio e nei luoghi di lavoro, nelle reti sociali; dovunque sia possibile e imprescindibile, contro la violenza militare, paramilitare e del crimine organizzato e in difesa della Vita.

Ci invitiamo e vi invitiamo a unire le forze per tessere una giornata di azioni dislocate dal 27 maggio al 10 giugno con una azione coordinata nazionale e internazionale il giorno 8 giugno.

Che si fermi la guerra contro i popoli zapatisti.

             Se toccano un@, toccano tutt@

seguono centinaia di firme da tutto il  mondo

qui l'appello in originale https://www.caminoalandar.org/about-4

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!