sabato 13 settembre 2008

Parole del Tenente Colonnello Insurgente Moisés alla Carovana Nazionale e Internazionale di Osservazione e Solidarietà con le comunità zapatiste

Caracol La Garrucha - 2 agosto 2008

Buona sera, compagni e compagne. Vi voglio dunque spiegare come si sta costruendo l'autonomia nei diversi Caracol e nelle Giunte di Buon Governo.
Ma prima di iniziare con questo, come vi ha detto compagno Subcomandante Insurgente Marcos, prima dell'arrivo dei compagni ribelli dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale in tutte le comunità si viveva molto male: sfruttati, umiliati, calpestati e saccheggiati.
Vi parlerò ora delle terre recuperate che erano dei latifondisti. I nostri nonni e nonne vivevano lì e da moltissimi anni.
Vedevano che i padroni erano prepotenti. E vedevano, i nostri nonni e nonne, che così erano i malgoverni.
Dunque, quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - come dice il compagno Subcomandante Marcos - è iniziato il lavoro nei villaggi parlando alla gente dello sfruttamento. Allora, i nostri compagni e compagne, i nostri nonni e nonne, i nostri papà e mamme, capirono la necessità di organizzarsi. Perché vedevano quello che stava succedendo e quello che subivano. C'era già dunque l'idea che bisognava organizzarsi, che bisognava unirsi, che così si aveva più forza. Ma a quei tempi non si poteva perché i padroni ed il malgoverno non lo permettevano. Ci sono molte storie riguardo a questo. Perché il malgoverno ci diceva che bisognava entrare nelle organizzazioni ufficiali, come la CNC, e poi la CTM, Confederazione Nazionale dei Lavoratori, qualcosa così.
Allora, i nostri papà ed i nostri nonni entrarono in quelle organizzazioni legali che, diceva il malgoverno, avrebbero risolto i nostri bisogni, le nostre richieste. Ci provarono ma non si risolse niente.
Venne l'idea che bisognava organizzarsi in maniera indipendente, con organizzazioni indipendenti; ci provarono e non si risolse niente. Solo persecuzioni, carcere, sparizioni.
Per questo quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale i nostri villaggi cominciarono ad organizzarsi. Poi si fece l'apparizione pubblica - come ha detto il compagno Subcomandante Marcos - e lì si decise, nel '94, che dovevamo governarci da noi.
Grazie all'idea nata prima di unirci ed organizzarci. Perché si era visto da tempo che il malgoverno non ci rispettava. Quindi, all'inizio ci siamo organizzati nei municipi autonomi. Così si chiamavano "autonomi". Noi contadini, indigeni, tzeltales, tojolabales, choles, zoques, mames, non capivamo che cosa significava, che cosa voleva dire la parola "autonomia".
A poco a poco capimmo che l'autonomia era proprio quello che stavamo facendo. Il domandarci quello che avremmo fatto. Discutere nelle riunioni e nelle assemblee e poi decidere tra noi. Fino ad ora possiamo spiegare cosa è l'autonomia che si pratica nei nostri Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti.(...).Quello che pensavamo, che immaginavamo prima, ora è confermato. Noi indigeni siamo i più dimenticati. Ma sappiamo anche che di libertà, giustizia, e democrazia hanno bisogno anche quelli che non sono indigeni.
Ora il lavoro nei municipi autonomi si è consolidato. I nostri compagni e compagne hanno capito ed ora si rendono conto che così dovrebbe essere in tutto il Messico: il popolo comanda e chi sta al governo deve ubbidire. È così che lavorano le nostre compagne e compagni.
Si sta costruendo autonomia in tutti i settori. Si parla di salute, di educazione e di altre opere collettive, si discute, si analizza tutto nei villaggi e poi a livello generale si decide quello che si deve costruire.
Ci siamo resi conto, con i nostri compagni e compagne, che si può fare. Hanno imparato molto coi compagni e compagne delle Giunte di Buon Governo. Ed i nostri compagni hanno scoperto una cosa molto importante, che è la partecipazione delle compagne nei diversi incarichi nella costruzione dell'autonomia, e le nostre compagne non possono rimanere sole.
Certo, ci è costato molto. Perché le nostre compagne erano sempre trattate come un oggetto che sta in disparte. Al tempo dei padroni - come hanno raccontato le compagne nell'incontro delle donne - le nostre compagne, le nostre nonne erano maltrattate, violentate.
Allora, i nostri nonni tentarono di proteggere le nostre nonne nascondendole ai padroni, affinché non facessero loro del male. E purtroppo, solo gli uomini si riunivano a discutere e le compagne erano messe da parte.
Con la costruzione dell'autonomia che stiamo facendo ora, abbiamo scoperto che non possiamo continuare come prima a tenere in disparte le compagne. Adesso le compagne nei villaggi aiutano i compagni a risolvere i diversi problemi, a pianificare e a discutere, fanno proposte nelle assemblee dei municipi autonomi o nelle assemblee generali delle Giunte di Buon Governo.
Dove si impara questo? A che scuola? Dove si apprende? Proprio qui, nelle comunità. Migliorano quello che facciamo noi uomini. E se gli uomini fanno qualcosa che non va bene, li mettono in disparte.
Nella costruzione dell'autonomia le nostre comunità, uomini e donne, devono rispettare i sette principi del comandare ubbidendo. I nostri compagni e compagne dicono che se in Messico esistesse un governo che ubbidisce, il Messico sarebbe diverso. Con i nostri compagni autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli agenti e le agenti, discutiamo e, per esempio, si parla del fatto che in Messico è il Congresso dell'Unione, i deputati e senatori che sono i rappresentanti del popolo del Messico, e allora le compagne e compagni autorità si chiedono: quando ci hanno consultati riguardo alle leggi che emettono? Si chiedono, per esempio, se sia stato chiesto loro quando Carlos Salinas de Gortari ha cambiato l'Articolo 27, quello che il nostro generale Emiliano Zapata era riuscito ad inserire nella Costituzione, secondo cui la terra non si vende né si affitta. Carlos Salinas, insieme ai senatori e deputati hanno cambiato questo articolo che ora dice che la terra sarà dei padroni che possono decidere quello che vogliono farne.
Dunque, la domanda che si fanno i nostri compagni e compagne autorità è: quando ce l'hanno chiesto? Allora dicono: non servono a niente questi deputati, deputate, senatori o senatrici che stanno lì. Non rappresentano il popolo del Messico, perché non ci domandano mai, non ci consultano mai. Crediamo che nemmeno gli operai vengano consultati sulle leggi che li riguardano.
Quando si fanno le assemblee generali nei municipi, le assemblee generali delle Giunte di Buon Governo, si parla di questo. Che cosa succederebbe se in Messico si chiedesse a tutti i milioni di indigeni, a tutti i milioni di operai, a tutti i milioni di studenti, di esprimersi sulla legge che vogliono?
Per esempio, dicono che Diego di Cevallos, che è stato senatore - credo - o deputato, è un proprietario terriero. Non sente come soffre un indigeno; non sente come soffre un operaio o un'operaia. Quindi, non capisce di che tipo di legge hanno bisogno i lavoratori della campagna e della città.
Compagni, compagne, parlare dell'autonomia sembra molto semplice, ma non è vero. I discorsi sono molto belli, ma la pratica è un'altra cosa. Ci sono molti scrittori, intellettuali, che hanno scritto libri sull'autonomia. Chissà, forse toccano il 2 o il 5 percento di quello che più o meno riguarda l'autonomia. Il 95 percento gli manca.
Per potere parlare di autonomia bisogna vivere dove la si sta facendo. Per scoprire, per vedere e conoscere cosa è. Perché bisogna vedere il modo in cui si pratica la democrazia, come si prendono le decisioni.
In questo caso l'autorità massima sono i compagni e le compagne della Giunta di Buon Governo. Loro si riuniscono per discutere i piani di lavoro. E poi li propongono alle autorità dei MAREZ ed ai compagni e compagne autorità dei MAREZ, cioè dei municipi autonomi; riuniscono i compagni e compagne autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli agenti e le agenti dei villaggi. Si porta lì la proposta della Giunta di Buon Governo. E loro, commissari ed agenti la portano nei propri villaggi e la espongono alla Giunta di Buon Governo.
Dai villaggi escono le decisioni, si fa l'assemblea municipale. Lì si vota a maggioranza la decisione su quanto propone la Giunta di Buon Governo. E da lì si fa l'assemblea generale del territorio di competenza della Giunta di Buon Governo e si decide, ora sì, su mandato del popolo.
E poi, alla rovescia. Cioè, il contrario: i villaggi possono proporre dei lavori o delle leggi che si devono fare. Per fare un esempio, in questa zona tutti i villaggi adesso zapatisti stanno decidendo di come coltivare le terre recuperate. Adesso tutti i villaggi in questa zona sono impegnati in questo. Tutti. Manca l'assemblea generale di questa zona dalla quale uscirà il mandato relativo a come coltivare la terra.
Quindi, che cosa succede quando c'è un'assemblea generale? Fate conto di essere i commissari e gli agenti. A volte viene fuori una decisione a maggioranza e rimane una minoranza. Qualche compagno o compagna fa presente che l'accordo preso ha dei problemi che possono avere conseguenze. Allora, la maggioranza permette al compagno o alla compagna di esporre quali sarebbero le conseguenze. Quindi, l'assemblea pone attenzione alle argomentazioni del compagno o della compagna.
Se riguardano un lavoro che ancora non è stato fatto, la maggioranza dice: lo faremo e se non viene bene, noi che siamo quelli che comandano, lo rifaremo. Cioè, dicono alla minoranza che non si tiene conto di quello che dice, ma che le cose che si fanno possono essere migliorate.
La costruzione dell'autonomia in tutte le zone zapatiste è varia. Si fa in diversi modi. Lo vedrete parlando con i compagni e le compagne che andrete a visitare nei diversi Caracol, perchè non c'è un unico modello. Dipende dalla situazione in cui si vive in ogni zona.
Per esempio, nel Caracol di Oventik, di Morelia, di Roberto Barrios, ci sono molti paramilitari. Questo ci obbliga a considerare la costruzione dell'autonomia con molta sicurezza. Perché ci sono molte provocazioni dei paramilitari. In altri Caracol le distanze da un villaggio all'altro ci obbliga a procedere a velocità diverse nella costruzione della nostra autonomia.
Ma sotto un principio che dobbiamo osservare, i nostri sette principi. Che il nostro governo deve ubbidire ed il popolo comanda. Che i nostri governi autonomi devono abbassarsi al popolo e non salire in alto per comandare, per non consultare, per non proporre al popolo. Le nostre autorità autonome, i MAREZ e le Giunte di Buon Governo dobbiamo proporre al popolo. E non imporre. Le nostre autorità autonome devono lavorare per convincere il popolo, e non convincerlo per forza. Le nostre autorità devono costruire quello di cui si ha bisogno, quello che è buono, e non distruggere.
Le nostre autorità devono rappresentare, cioè quello che dice, la vera parola, il pensiero del popolo. Non possono dire che è la parola del popolo se non l'hanno consultato. Le nostre autorità autonome devono servire il popolo. E non che si servano di esso per essere governo autonomo.
Quindi, le nostre comunità, le nostre autorità presenti in ogni villaggio, così agiscono affinché si osservino questi principi. E qui, nelle Giunte di Buon Governo, uomini e donne si alternano al governo nelle proprie zone. Qui si è arrivati alla partecipazione di uomini e donne.
Così facendo, compagni e compagne, le nostre comunità pensano che forse questa pratica potrebbe essere utile ai nostri fratelli e sorelle di fuori, sia del Messico che di altri paesi. Perché, quando il popolo comanda, nessuno può distruggerlo. Ma, dobbiamo pensare che anche i popoli possono cedere, possono sbagliarsi.
Non è come adesso che possiamo incolpare i deputati ed i senatori, i governatori, i presidenti municipali. Ma il giorno in cui il popolo del Messico: operai, maestri, studenti, indigeni, contadini, tutti, il popolo del Messico, deciderà, non troveremo più chi incolpare.
Perchè se un giorno commetteremo un errore, così come siamo stati bravi a farlo, dovremo essere altrettanto bravi a pulire la merda che avremo fatto. E' proprio così che veramente decide il popolo. Ma questa ora deve togliersela chi comanda adesso, il malgoverno. Sono loro ad essere al potere.
Per questo diciamo che quello che ci fa praticare maggiormente l'autonomia è quando togliamo le terre ai proprietari terrieri, ai latifondisti. Quando si prendono i mezzi di produzione. Solo così si ottiene. Per questo c'è bisogno dell'organizzazione.
Dunque, compagni e compagne, in questo siamo impegnati. Speriamo di aver spiegato come lo facciamo e quanto manca ancora per migliorarlo. Ma lo vedrete visitando alcuni villaggi. Lì ve lo spiegheranno in maniera più diretta perchè l'hanno vissuta. E come l'hanno conquistata dove vivono ora.

Traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo

Dalla Selva Lacandona alla Selva di Chiaiano

Dopo essere stati nel "cuore profondo" del processo di autogoverno e autonomia degli zapatisti torniamo nei nostri territori per difendere la nostra terra dalla devastazione ambientale.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!