giovedì 25 dicembre 2008

Due anni di governo del FSLN


di Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más"


Nella bufera post elettorale: successi e vecchi cliché in mezzo alla crisi mondiale
La coordinatrice del Consejo de Comunicación y Ciudadanía (CCC), Rosaria Murillo, ha fatto circolare una bozza di quello che sarà il documento di analisi dei risultati di due anni di amministrazione Ortega.
Due anni non certo facili, che si concludono con gli strascichi di una polemica post elettorale che rischia di far sprofondare il paese in una nuova crisi istituzionale dagli esiti incerti e che, ogni giorno di più, assume le sembianze di un conflitto già visto tanti anni fa.
Il muro contro muro tra il governo sandinista e l’opposizione a seguito delle elezioni del novembre scorso, ha provocato una nuova paralisi dei lavori parlamentari, che rischia di sfociare nella non approvazione della Finanziaria 2009 e nell’impossibilità di utilizzare circa 40 milioni di dollari rià approvati dalla Banca Mondiale e dal BID per finanziare le spese pubbliche dell’anno che sta terminando.
In mezzo ad una crisi mondiale che renderà ancora più difficile concretizzare il piano di gestione macroeconomica predisposto dal Banco Central, il Nicaragua deve inoltre cercare di salvaguardare il programma firmato con il Fondo Monetario Internazionale, Fmi, al quale sono legati una serie di esborsi dei paesi, soprattutto europei, che fanno parte della comunità donante e che hanno già segnalato una certa irrequietezza per lo "spettacolo" creato ad arte dall’opposizione dopo le elezioni. La paralisi del Parlamento sta di fatto impedendo il rispetto di almeno quattro punti dell’accordo con il Fmi.
A questa situazione bisogna aggiungere la sempre più evidente ostilità del governo nordamericano, condivisa per altro dall’alta gerarchia della Chiesa cattolica, che ha abbandonato completamente le posizioni conciliatorie fino ad ora assunte dal cardinale Obando y Bravo, l’azione mediatica antigovernativa dei principali mezzi d’informazione e di una certa parte della cosiddetta società civile ed il silenzio pressoché assoluto con cui si trattano le opere ed i programmi governativi.
Se a questa situazione aggiungiamo il crollo del prezzo del petrolio a livello mondiale e l’evidente crisi che affronterà il Venezuela di Chávez, principale partner del governo Ortega, il panorama non è certo dei più incoraggianti. Ma quello che preoccupa di più è proprio l’atteggiamento dello schieramento politico-sociale che osteggia l’attuale governo sandinista, sia a livello nazionale che internazionale. Un atteggiamento che sembra voler fare della crisi economica il proprio strumento privilegiato, portando il paese sull’orlo del baratro ed obbligando la gente a ragionare nuovamente, come nel 1990, con lo stomaco e non con la ragione.
L’attuale governo non è comunque esente da colpe, se così le si vuole definire, prima tra tutte l’aver voluto effettuare cambiamenti radicali troppo accelerati in una società paralizzata da oltre 16 anni, nella quale sembra aver prevalso l’opportunismo piuttosto che la coscientizzazione e la assunzione anche etica e morale di questo nuovo modello del cosiddetto "Pueblo Presidente" e "Poder Ciudadano".
Certi cliché autoritari e di secretismi degli anni 80, inoltre, non hanno certo contribuito a distendere l’ambiente con quei settori che avrebbero potuto mantenere una certa autonomia critica, senza però finire nelle grinfie dell’opposizione pilotata, risentita ed apertamente ostile all’attuale gestione del Frente Sandinista.
Il muro contro muro fatto ormai di attacchi personali che rimestano nella vita privata delle persone e lo scontro aperto a 360 gradi in cui si tende a dividere la società tra "rivoluzionari del nuovo progetto di governo sandinista" ed "oligarchia al servizio dell’impero", sta riaprendo vecchie ferite e riproponendo vecchi linguaggi dei quali sanno approfittare proprio quei settori, come l’ormai illegale Movimiento Renovador Sandinista, Mrs, che sfruttano l’immagine del passato e gli ottimi canali internazionali di cui godono.
Un esempio è l’ultimo ed inutile conflitto scoppiato con lo scrittore ed ex vicepresidente della Repubblica durante gli ani 80, Sergio Ramírez. Il veto posto dall’Instituto Nacional de Cultura a un prologo di Ramírez in un inserto del quotidiano spagnolo El País sull’opera poetica di Carlos Martínez Rivas, famoso poeta nicaraguense, non ha fatto altro che dare nuovo materiale all’opposizione nazionale per gridare allo scandalo e far sì che decine di scrittori, poeti ed intellettuali a livello mondiale, tra cui Gabriel García Márquez, insorgessero contro i presunti soprusi del governo Ortega, danneggiandone ulteriormente l’immagine a livello internazionale.
Due anni di governo
Il documento, che probabilmente passerà quasi inosservato a livello nazionale e che nessuno prenderà in considerazione a livello internazionale, analizza i vari programmi governativi, presentando i risultati di questi due anni e le previsioni per i prossimi tre (Documento completo in spagnolo)
PROGRAMMA AMOR
In poco più di due mesi questo programma ha seguito 1.550 bambini e bambine di strada con la partecipazione di 31 educatori. 110 bambini e bambine che si trovavano in istituto o case famiglia sono rientrati nelle famiglie d’origine e l’obiettivo finale è quello del reinserimento di 2.374. 370 bambini e bambine senza famiglia sono stati accolti in case famiglia e sono state organizzate e formate 350 famiglie disposte a svolgere questo lavoro di accoglienza. Per la fine dell’anno verranno inseriti altri 50 bambini e formate altre 30 famiglie.
Sono stati avviati 23 Centros de Desarrollo Infantil (CDI) e per il periodo 2009-2011 ne verranno costruiti altri 100,utilizzando parte del fondo di 20 milioni di dollari messi a disposizione dal BID.
Sono inoltre stati iscritti all’anagrafe 13.124 bambini e bambine (altri 3 mila durante il mese di dicembre) e l’obiettivo finale è l’iscrizione di 300 mila durante il periodo 2009-2011
Si sta lavorando nella creazione di una rete territoriale per individuare bambini, bambine ed adolescenti senza riferimenti affettivi adulti, in quanto i genitori sono emigrati all’estero. Con la partecipazione di 670 educatori sono stati identificati 3.550 bambini e bambine che lavorano e si cercheranno soluzioni con la famiglia per evitare che continuino a lavorare.
PROGRAMMA ALIMENTOS PARA EL PUEBLO
Sono stati aperti 2.605 punti di distribuzione di alimenti a prezzi calmierati in tutto il paese e sono state beneficiate più di 90 mila persone.
A Managua sono stati aperti 488 punti che hanno servito 56.265 persone
Il Programma Paquete de Alimentos para el Pueblo (PAPP) ha beneficiato lavoratori e lavoratrici dello Stato, iniziando con il personale del ministero degli Interni ed allargandosi a quello del settore sanitario ed istruzione. In totale si tratta di 10.258 persone.
PROGRAMMA BONO PRODUCTIVO ALIMENTARIO
Per beneficiare più famiglie, nel mesi di agosto il presidente Daniel Ortega ha approvato un aumento di 4.482 buoni produttivi, passando dai 15.227 previsti a 19.709.
Dall’inizio del programma in giugno del 2007 i buoni produttivi hanno beneficiato 32.709 famiglie per un totale di quasi 200 mila persone.
PROGRAMMA USURA CERO
Per il 2008 era stato previsto il credito per 6.072 socie, ma l’ampliamento disposto dal presidente Ortega ha permesso il coinvolgimento nel progetto di 63.853 donne. Tra il 2007 e il 2008 le beneficiate totali saranno 70.136, equivalente al 95,1 per cento dello stimato dal programma.
CALLES PARA EL PUEBLO
Per il 2008 era stata prevista la costruzione di mille strade in cento comuni, ma in agosto molti sindaci avevano chiesto di essere inclusi nel progetto, portando il totale a 1.187 con un investimento di 23,5 milioni di dollari. La previsione per il 2008 è di poter elevare il numero a 1.237.
ISTRUZIONE
Da gennaio a novembre 2008 sono state riparate, rimpiazzate o ampliate 548 aule e per la fine di dicembre si prevede elevare il numero a 726.
Sono stati consegnati 90.983 nuovi banchi scolastici, più di 127 milioni di razioni alimentari, 264 biblioteche e 924 pannelli solari per rafforzare l’alfabetizzazione nelle zone rurali che non hanno energia elettrica.
PROGRAMMA CASAS PARA EL PUEBLO
Sono state costruite 987 case e durante dicembre ne verranno consegnate altre 409. Sono inoltre state ristrutturate 100 case.
DIRITTO ALLA SALUTE
Durante tutto il 2008 è continuato il lavoro di rafforzamento della rete sanitaria in tutto il paese con la costruzione o ristrutturazione di ospedali, dispensari e centri specializzati (elenco completo ) Per trasformare il Sistema Sanitario e garantire il diritto alla salute alla popolazione, il personale sanitario ed il governo hanno definito cinque grandi obiettivi: per il 19 luglio 2009 verrà visitato il 100 per cento delle famiglie nicaraguensi, consolidando in questo modo il modello famigliare comunitario.
Si offrirà assistenza medica di qualità 24 ore al giorno nei Centros de Salud di tutti i capoluoghi di Dipartimento.
Fino a settembre 2008 sono state realizzate quasi 10 milioni di visite e per realizzare l’obiettivo previsto si prevede l’aumento dei centri di assistenza, del personale medico, dei materiali sanitari e delle medicine. Verrà inoltre ridotto del 50 per cento il tempo di attesa per le operazioni da effettuarsi negli ospedali
Durante il 2008 sono state programmate 54.251 chirurgie e fino a novembre ne erano state realizzate 45.770 (84,4 per cento della meta).
SICUREZZA GIURIDICA DELLA PROPRIETA’
Nel 2008, 20.800 famiglie hanno ricevuto titoli di proprietà
SUSSIDIO AI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICO
Da gennaio a novembre 2008 sono stati sussidiati 240,5 milioni di biglietti per le corse in autobus ed entro fine anno il numero si eleverà a 260 milioni.
Sempre nello stesso periodo sono stati consegnati 5,5 milioni di galloni (3,78 litri) di diesel a prezzo preferenziale e per la fine dell’anno il totale previsto è di quasi 6 milioni.
Alti sussidi anche per il settore taxi che ha permesso un aumento moderato delle corse.
PROGRAMMA CARRETERAS PARA EL PUEBLO
Al 30 ottobre la percentuale di compimento dei progetti relazionati alla riabilitazione e miglioramento di strade e strade rurali, costruzione di ponti ed altre opere relazionate è stata del 60 per cento.
Miglioramento di strade per 422 chilometri, miglioramento di strade rurali per 401 chilometri, ricostruzione di 125 metri di ponti e 2.159 metri di opere relazionate come drenaggio e segnaletica.


Nicaragua: gli Stati Uniti con le "armi" in pugno



L’ambasciatore nordamericano prevede la sospensione totale degli aiuti e gli europei dicono "Obbedisco!"
Gli Stati Uniti con le "armi" in pugno. L’ambasciatore nordamericano prevede la sospensione totale degli aiuti e gli europei dicono "Obbedisco!"
L’ambasciatore degli Stati Uniti in Nicaragua, Robert Callahan, ha convocato i mezzi d’informazione nazionali ed internazionali per informare che il congelamento per 90 giorni dei fondi della Cuenta Reto del Millennio (Crm) potrebbe essere l’inizio di una vera e propria "crociata", che porterebbe alla sospensione totale ed indefinita di qualunque tipo di aiuto da parte di questo paese.
Questa decisione da parte del governo nordamericano uscente sembra godere dell’approvazione dell’Unione Europea e secondo la denuncia formulata del presidente Daniel Ortega durante il vertice dei Paese Latinoamericani e dei Caraibi in Brasile, i parlamentari europei starebbero preparando una risoluzione in cui chiedono addirittura la sospensione delle negoziazioni di un Accordo di Associazione, AdA, con la regione centroamericana, "se non si normalizza la situazione nicaraguense".
Il punto focale di questa nuova scalata del conflitto tra gli Stati Uniti, l’Unione Europea ed il Nicaragua ha a che vedere con i risultati elettorali dello scorso 9 novembre ed i supposti brogli ripetutamente denunciati dai partiti dell’opposizione, usciti pesantemente sconfitti. Secondo l’ambasciatore Callahan, sicuramente a suo agio nel rivivere una situazione molto simile a quella degli anni 80, quando faceva parte dell’entourage del tristemente famoso John Negroponte in Honduras, ci sono "criteri credibili circa i seri problemi avuti durante le recenti elezioni municipali in Nicaragua e profondi dubbi sulla trasparenza del conteggio dei voti. Questa non è solamente l’opinione della nostra ambasciata, ma anche quella di molti nicaraguensi, dei partiti politici dell’opposizione, della chiesa cattolica, dei mezzi di comunicazione sociale, dell’impresa privata, intellettuali, Ong, e di molti altri. A livello internazionale - ha continuato Callahan - esiste la stessa percezione nell’Unione Europea, tra i canadesi, i giornali, i centri di ricerca ed i congressisti del nostro paese".
L’ambasciatore statunitense ha anche raggiunto considerevoli livelli di cinismo quando ha detto che "benché il Nicaragua goda del totale diritto di svolgere le sue elezioni senza interferenze esterne, bisogna considerare che ha anche firmato la Carta Democratica Interamericana, la quale obbliga i paesi firmatari a svolgere elezioni libere, giuste e trasparenti", per poi presentare il conto al paese centroamericano, guardandosi bene dal riferirsi al debito di quasi 20 mila milioni di dollari che gli Stati Uniti hanno ancora con il Nicaragua, a causa della sentenza della Corte Internazionale della Aja, che li ha condannati per le atrocità commesse durante la guerra di aggressione negli anni 80. "Il mio paese ha dato molti aiuti al Nicaragua negli ultimi anni per sviluppare la sua economia e la democrazia. Dal 1990, la Usaid ha investito circa 1,4 mila milioni di dollari in vari programmi ed a questi dobbiamo sommare 500 milioni di condono del debito e 175 milioni dei programmi alimentari. Aggiungiamo anche i 175 milioni di dollari della Cuenta Reto del Millennio, Crm, ed altri milioni per i programmi delle nostre forze armate ed i benefici originati dal Cafta", ha aggiunto Callahan.
Rispetto alla Crm ed agli altri programmi, l’ambasciatore ha chiarito che gli Stati Uniti non possono continuare gli esborsi fino a che il problema delle elezioni non sia risolto. Questo vuol dire "che sono i nicaraguensi che devono trovare una soluzione a questo problema e che, una volta risolto, il congelamento dei fondi della Crm sparirà, così come i problemi con gli altri paesi cooperanti".
In un clima molto simile a quello degli anni 80, anni di aggressioni e blocco economico, Callahan ha avvisato in tono minaccioso il presidente Ortega che ha tre mesi di tempo per giungere ad un accordo soddisfacente con tutti i nicaraguensi, "altrimenti temo che la Cuenta Reto del Milenio venga cancellata e questo potrebbe portare a conseguenze molto serie per il Nicaragua e soprattutto per le persone più povere".
Gettando ancora più sale nella ferita, Callahan ha ricordato che la cancellazione della Crm, programma che paradossalmente ha deciso di escludere la Bolivia e dichiarare eleggibili la Colombia e l’Indonesia "per il loro impegno a favore della governabilità e della promozione della libertà economica e l’investimento, collocandoli in un gruppo di paesi che lavorano diligentemente per ridurre la povertà globale mediante soluzioni economiche sostenibili" (John Danilovich - direttore esecutivo della Crm), vuole dire "la sospensione di 175 milioni di dollari che avrebbero beneficiato circa 15 mila persone in vari settori, la riabilitazione di tre strade principali (un milione di persone beneficiate), un’altra strada che avrebbe beneficiato 500 mila persone per anno, titoli di proprietà a favore di 150 mila persone ed un fondo di contropartita del BCIE di 130 milioni di dollari".
Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, Callahan è poi caduto in evidenti contraddizioni quando ha detto che "noi non imponiamo, né suggeriamo una soluzione al Nicaragua, perché sappiamo che i nicaraguensi sono intelligenti e capaci di trovarla. Nonostante ciò - si è contraddetto l’ambasciatore - la direzione della Crm ha detto che sarebbe opportuno che il governo del Nicaragua adotti misure per assicurare di non ricadere negli stessi problemi durante le prossime elezioni, come ad esempio una riforma elettorale. Tuttavia ripeto, non esigiamo soluzioni specifiche. Dobbiamo però essere molto chiari - ha continuato. Come paese sovrano e come paese che è molto interessato allo sviluppo della democrazia nel mondo, gli Stati Uniti possono riconsiderare tutti i programmi che si stanno sviluppando attualmente col Nicaragua, con conseguenze molto serie per l’economia del paese. E la stessa cosa la potrebbero fare gli altri paesi donanti".
La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha chiesto all’ambasciatore perché quando gli Stati Uniti, in base a loro criteri, considerano che esistono problemi di governabilità in un paese, sono abituati a premere sui governi attraverso la sospensione di programmi che beneficiano la gente, invece di cercare altre misure che non siano lesive per i settori più poveri. La risposta, molto diplomatica, non ha soddisfatto i presenti, evidenziando l’ambiguità di queste misure repressive ed una chiara politica del "bastone e la carota". "È sempre una decisione molto difficile, ma anche la mancanza di democrazia colpisce il paese ed i poveri. La soluzione alla sospensione degli aiuti è nelle mani dei nicaraguensi, i quali devono raggiungere un accordo di nazione. Crediamo comunque che a lungo termine questa decisione farà bene alla popolazione più povera", ha concluso.
Le reazioni
La situazione di forte instabilità che vive il Nicaragua e le dichiarazioni dell’ambasciatore nordamericano hanno portato il presidente nicaraguense, Daniel Ortega, a lanciare un forte contrattacco durante il vertice dei Paesi Latinoamericani e dei Caraibi che si è svolto a Costa do Sauípe in Brasile. "Quello che sta succedendo in Nicaragua - ha detto il mandatario - è grave, perché è un’aggressione ad un paese latinoamericano e caraibico impoverito come Haiti, per il solo fatto di rifiutarsi di continuare le politiche neoliberiste che negli anni passati hanno impoverito il paese. Quando siamo arrivati al governo nel 2007, è iniziato lo scontro perché abbiamo messo in discussione i loro programmi, che servono solamente a promuovere opzioni politiche contrarie al modello alternativo di orientazione socialista, solidale, complementare che promuove il governo rivoluzionario nel nostro paese. Programmi - ha continuato Ortega - nei quali si assegna il 60-70 per cento delle risorse al pagamento della burocrazia e si lascia solo il 30 per cento ai settori popolari, che dovrebbero essere gli unici beneficiari di questi progetti che, in ogni caso, non vengono finanziati dai capitalisti nordamericani, né da quelli europei, ma dallo sfruttamento a cui sono sottoposte le popolazioni europee e nordamericane, quelle latinoamericane, africane e dei paesi in via di sviluppo. È lì che è iniziata la polemica e la fantasia che in Nicaragua esiste una dittatura", ha segnalato il presidente nicaraguense.
Ortega ha inoltre letto un documento che si starebbe approvando nei prossimi giorni nel Parlamento Europeo. Secondo il testo, l’UE starebbe chiedendo al governo del Nicaragua ed alle sue autorità la sospensione immediata della violenza e l’adozione di misure urgenti per ritrovare la pace, basandosi sui principi dei diritti umani che vincolano il Nicaragua; chiedere al governo del Nicaragua il riconoscimento pubblico delle organizzazioni di difesa dei diritti umani e dei loro membri; chiedere alle autorità del Nicaragua di agire affinché cessino immediatamente gli attacchi contro i membri e le organizzazioni di difesa dei diritti umani e che i responsabili siano giudicati e sanzionati da un tribunale in modo imparziale ed indipendente; sollecitare al governo nicaraguense e le varie istanze dello Stato di vegliare affinché siano garantite la libertà di espressione e l’indipendenza della giustizia, garantendo così la preservazione dei fondamenti democratici del paese e che il Nicaragua ratifichi lo Statuto di Roma che crea la Corte Penale Internazionale. Infine si chiede che le negoziazioni di un Accordo di Associazione tra l’Unione Europea ed i paesi dell’America Centrale vengano sospese fino a che in Nicaragua si rispetti nuovamente lo Stato di Diritto, la democrazia ed i diritti umani, difesi e promossi dall’Unione Europea.
Le oscure manovre internazionali sono state analizzate anche da William Grigsby, direttore di Radio La Primerísima di Managua. (Ascolta in http://www.radiolaprimerisima.com/noticias/general/43719 ). Secondo il giornalista, "tra i nicaraguensi non esiste una chiara percezione del problema che stiamo affrontando. Qui non si tratta di chi ha vinto o perso le elezioni. Non è vero e non è questo il problema di fondo. Non lo è mai stato! Né agli Stati Uniti, né ad alcune delle potenze europee interessa chi ha vinto le elezioni municipali in Nicaragua. Ciò che veramente gli importa è il controllo egemonico sul Nicaragua e sul Centroamerica. È questo il tema centrale e non possiamo non prenderlo in considerazione".
Per Grigsby esistono prove sufficienti per dimostrare questa tesi, come ad esempio i brogli elettorali avvenuti in Messico nel 2006, negli Stati Uniti nel 2000 ed in Salvador nel 2004. "Perché non c’è stata una sola dichiarazione di condanna contro questi brogli?" - si è domandato il giornalista. "Perché si trattava degli Stati Uniti, «problemi interni degli Stati Uniti», dicevano. Dicevano anche che «l’autorità elettorale l’ha dichiarato vincitore». In Messico è stato lo stesso: «l’autorità elettorale ha dichiarato vincitore Felipe Calderón e bisogna accettare la sentenza dell’arbitro». Questo è quello che dicevano gli europei ed i nordamericani. E perché? Perché chi ha perso è stata la sinistra e chi ha vinto è stata la destra. O meglio, chi ha rubato le elezioni è stata la destra ed a chi sono state rubate è stata la sinistra. Stiamo parlando del Messico solo due anni fa. E chi è stato il primo a congratularsi con il vincitore? José Luis Rodríguez Zapatero. Non c’erano ancora i risultati definitivi delle elezioni messicane e già si stava congratulando perché Calderón si era impegnato a difendere gli interessi delle multinazionali spagnole nello Stato messicano".
"Allora - ha concluso Grigsby - qui non si tratta di vedere se hanno vinto o no i sandinisti. Non è questo il problema. Agli yankee ed agli europei non sono mai interessate le elezioni municipali. MAI. Questa è la scusa per cercare di asfissiare un progetto di chiaro taglio popolare. Non inganniamoci, non c’è in gioco la democrazia come vogliono farci credere, ma gli interessi economici nordamericani ed europei e gli interessi militari degli Stati Uniti. Questo è quello che c’è in gioco".
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )

martedì 23 dicembre 2008

Acteal la strage non si può dimenticare

Il tempo non nasconde le responsabilità
Il 22 dicembre si sono compiuti 11 anni dal crimine contro l’umanità commesso a Acteal da parte del Governo Messicano con l’allora Presidente Ernesto Zedillo. Un impunità generalizzata ha coperto in questi anni i responsabili materiali e morali.

L’attuale governatore del Chiapas Juan Sabines Guerrero ha tentato di approfittare di questo anniversario per presentare un immagine pulita del potere messicano. L’Organizzazione de Las Abejas criticano l’opportunismo cinico del Governatore e affermano "il governatore vuole andare a Acteal, secondo lui a lasciare dei fiori mentre va a inaugurare la nuova strada da Chenalo a Acteal. Vogliamo dire chiramente: questo Governo di Sabines non ha fatto altro che cercare di dividere le organizzazioni sociali, comprando i dirigenti e le coscienze con posti pubblici e programmi assistenzialisti. Ma con noi non si gioca. La giustizia e la dignità non si vendono e non si cambiano con un osso". L’organizzazione che continua chiedendo giustizia e castigo per i veri autori intellettuali del massacro del 22 dicembre del 1997 contesta al Governatore che: " Questo non è una concidenza? Oppure è per confondere l’opinione pubblica che il Governo fa questa visita? Un’altra azione come quando arrestò il paramilitare Antonio Sántiz López e tentò di farlo passare come autore intellettuale del massacro e poi lo lasciò libero?" Las Abejas invitano perciò alla commemorazione di Acteal "tutte le persone in buonafede e che sono impegnate nella ricerca vera della giustizia e della pace".







sabato 20 dicembre 2008

Quinto viaggio della Dignity "We are going to Gaza"


A bordo attivisti israeliani e internazionali e aiuti sanitari
La Dignity è entrata nel Porto di Gaza alle otto di sera dopo che la Marina Israeliana aveva minacciato di fermarli e di prelevare i due israeliani a bordo. "Sappiamo che avete israeliani a bordo, per cui o tornate indietro o vi abbordiamo e li prendiamo" ha detto la voce nella radio. "Noi stiamo andando a Gaza" ha replicato Huwaida Arraf, la portavoce della delegazione. Neta Golan, una degli isrealiani a bordo e co-fondatrice dell’Internacional Solidarity Movement ha dichiarato " Paesi che commettono crimini contro l’umanità affermano di farlo per il loro popolo. Israele fa proprio questo e non vuole che nessuno sia testimone di quello che fa nel loro nome". La Dignity portava a bordo anche due inviati della Eid Charity del Qatar che sono andati a Gaza per aiutare. La loro intenzione è tornare indietro con delle proposte su come poter alleviare la punizione collettiva di un milione e mezzo di palestinesi. "E’ solo l’inizio. Vogliamo vedere come possiamo essere utili per cambiare la situazione" ha affermato Alaze Al-Qahtani.
Questo è il quinto viaggio del Free Gaza Movement per rompere l’assedio a Gaza.
Vedi il video dell’arrivo della Dignity con le interviste agli attivisti israeliani e internazionali.

sabato 13 dicembre 2008

236 collettivi si sono iscritti al Primo Festival della Rabbia Degna

Articolo di Hermann Bellinghausen da La Jornada
L’agenda culturale prevede la partecipazione di 54 gruppi musicali
Il gruppo di appoggio alla Commissione Sesta ed Intergalattica dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) per organizzare il Festival della Degna Rabbia, che si svolgerà l’ultima settimana di dicembre ed i primi giorni di gennaio prossimo, ha informato che si sono registrati 154 collettivi ed organizzazioni del Messico e 82 del resto del mondo.
Questi "vengono a raccontarci e condividere come lottano e si organizzano dalla degna rabbia, in basso e a sinistra", dichiarano gli organizzatori del festival, convocato dall’EZLN nel 15° anniversario dell’insurrezione zapatista, a Città di Messico e San Cristóbal de las Casas, Chiapas.
Dal Messico hanno confermato la loro presenza gruppi di Aguascalientes, Baja California, Bassa California Sur, Campeche, Chiapas, Coahuila, Chihuahua, Colima, Distrito Federal, estado de México, Guanajuato, Jalisco, Michoacán, Morelos, Nuevo León, Puebla, Oaxaca, Querétaro, Quintana Roo, San Luis Potosí, Tabasco, Tamaulipas, Tlaxcala, Veracruz, Yucatán e Zacatecas.
Sono attesi inoltre gruppi da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Costa Rica, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Guatemala, Panama, Venezuela, Germania, Belgio, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Norvegia, Olanda, Paesi Baschi, Regno Unito, Svezia, Svizzera, Nuova Zelanda e Iran.
Parteciperanno come espositori o in attività culturali sotto il teatro Tenda di Iztapalapa, a Città del Messico. L’ingresso a tutte le attività del festival "è libero ed aperto".
Nell’agenda culturale ci sono 54 gruppi musicali di diversi generi (hip hop, jazz, reggae, ska, rock, afrocaraibica, classica, popolare, rockabilly, infantile, blues, punk) sette compagnie teatrali e due gruppi di danza.
Altre attività si svolgeranno in "una piccola sala di esposizioni para video", e ci saranno spazi per laboratori e mostre. Ci saranno diverse mostre fotografiche: Momentos. La otra campaña (sul viaggio dell’EZLN nei diversi stati della Repubblica), di Sandra Gayou; Otra mirada (sullo stesso argomento, del collettivo La otra mirada; Tierna furia (immagini dell’insurrezione zapatista), di Yuriria Pantoja, e la mostra collettiva 69 miradas sobre Polifemo (137 fotografie dall’insurrezione ribelle al 2004).
Il pittore Homero Santamaría esporrà Tejiendo caminos. Di grafica: Ekos para lxs otrxs (mostra collettiva di e disegni, volantini e poster) e lo spazio per graffiti Pinta tu rabia.
Intanto, il secondo Incontro Europeo di Solidarietà in Difesa della Lotta dei Popoli Zapatisti e dell’Altra Campagna in Messico, svolto a Barcellona, questa settimana ha inviato un saluto al Festival della Degna Rabbia "che speriamo serva per stringere i nostri legami".
I gruppi che hanno partecipato all’incontro dichiarano che lottano "in basso e a sinistra per una Europa realmente autonoma; cioè, giusta, libera, democratica ed anticapitalista". Hanno espresso la loro solidarietà col popolo della Grecia, esempio della resistenza civile contro la "criminalizzazione progressiva" della protesta sociale in diversi stati.
L’incontro ha inoltre sottoscritto le lotte universitarie "contro la mercificazione e l’elitarismo dell’insegnamento in tutta l’Europa", così come la resistenza degli immigranti "che incontrano sempre più barriere, frontiere ed ostacoli legali nello sviluppo della loro vita come persone e lavoratori", tutto questo dovuto al modello di "Europa fortezza" imposto dalla cosiddetta "Direttiva della Vergogna" ed altre leggi contro lo straniero dell’Unione Europea.
Si auspica che il festival convocato dall’EZLN sia l’incrociarsi di strade delle resistenze e della "rabbia creativa" nel mondo.
(Traduzione "Maribel" – Bergamo)

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!