giovedì 15 gennaio 2009

Gaza - Si intensificano i combattimenti

Intervista a Christian Elia, inviato in Cisgiordania per PeaceReporter

La nave del Free Gaza movement nella notte è stata costretta a fare ritorno a Cipro, sotto la minaccia di 4 unità della Marina israeliana.
Si è concentrata su Gaza city l’incursione di oggi, una vera e propria mattanza, quella che dalle prima ore della mattinata l’esercito israeliano ha messo in atto. L’avanzata, che non ha risparmiato niente e nessuno, è entrata dal sud della città e si è diretta con ferocia verso il centro. Donne, uomini, bambini, anziani, nelle strade cercano invano di scappare, ma a Gaza non c’è un posto dove trovare rifugio e l’esercito, ha sparato, anche contro chi inerme colto dalla paura tentava di scappare. Le immagini di un video Reuters mostrano le raffiche, durate ore, dell’artiglieria israeliana. L’Idf sta usando bombe al fosforo nel centro di Gaza. La denuncia dell’inviato della tv pan-araba Al-Jazeera, si associa alle dichiarazioni dell’Onu la cui sede è stata bombardata nella tarda mattinata. "Bisogna dire che fa molta notizia perchè è la sede dell’ONU, ma quello che è accaduto oggi sta accadendo da venti giorni", ci dice Christian Elia. Nell’escalation dell’attacco stamane è stato colpito anche un edifico di Gaza che ospita la stampa, compresa l’agenzia britannica Reuters. Due giornalisti della tv di Abu Dhabi sono rimasti feriti. Secondo quanto riferisce sempre Al Jazeera nei raid israeliani è stata colpita anche una sede della Croce Rossa. Poco dopo è stata colpita la sede della Mezzaluna Rossa, che si trova nella zona che ospita anche un piccolo ospedale. All’interno di questo ospedale erano presenti 500 persone tra operatori sanitari e feriti e i suoi locali sono andati in fiamme.
La cronaca di queste ultime ore nel collegamento telefonico con Christian Elia, inviato in Cisgiordania per PeaceReporter. [ audio ]

domenica 11 gennaio 2009

Mustafa Barghouti: “Care Hamas e Fatah è necessaria l’unità di tutti i palestinesi”


di Francesca Marretta - Liberazione
Anche ieri è sceso in piazza a manifestare per la fine della guerra a Gaza Mustafa Barghouti, medico e segretario del movimento progressista Al-Mubadara. Nel giorno in cui scade il mandato del Presidente Abbas, Barghouti, denuncia i «crimini» commessi a Gaza, ma anche le azioni «vergognose» commesse in West Bank dalle forze di sicurezza dell’Anp.
«A Gaza sono commessi crimini di guerra e contro l’umanità. Vengono uccisi soprattutto civili. Israele non potrebbe farlo senza la complicitá della comunitá internazionale. Questo deve finire, come deve finire questa guerra. La risuluzione votata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Gaza, potrá non essere la migliore in cui si potesse sperare, ma va implementata immediatamente. E gli Israeliani si rifiutano d’implementarla. Servono sanzioni contro Israele. L’Unione Europea deve dire a Israele che se non si attiene alla risoluzione saranno sospese le trattative per il razzorzamento delle relazioni bilaterali».
Anche Hamas rifiuta di implementare la risoluzione Onu.«L’hanno rifiutata? Stamattina (ieri, ndr.) io ho sentito una dichiarazione del Jihad Islami su un accordo con Hamas per accettarla. Hanno detto che non fanno particolare affidamento sulla risoluzione, ma non mi risulta che non la acettino.
Chi incolpa per la situzione a Gaza?Israele e gli Stati Uniti in primis. E il silenzio e la compilcitá della comunitá internazionale che permette a Israele di fare quello che fa.
Hamas e l’Anp non hanno responsabilità?La situazione che si è creata tra Hamas e Fatah ha certamente contribuito a creare un grande problema. Ora scoprono che si sono fatti la guerra per la conquista di un Autorità che non esiste. Un’autorità che esiste solo nelle loro teste. Di fatto noi siamo tutti sotto occupazione. Ma la situazione nella West Bank è grave. Oggi le forze di sicurezza dell’Anp hanno compiuto azioni vergognose a Ramallah. Hanno attaccato una manifestazione civile, hanno picchiato, hanno usato gas lacrimogeni. E’ una vergogna che la sicurezza dell’Anp attacchi palestinesi che manifestano in solidarietá con Gaza.
Perchè vi hanno attaccato?Non lo so. So solo che sbagliano. Credo che l’Anp subisca pressioni da parte di diversi paesi terzi che cercano di mettere l’Anp contro la propria gente. Questo fa comodo a Israele. Gli isrealiani vogliono l’indebolimento del fronte palestinese. Non vogliono che i palestinesi abbiano una leadership forte. Ma noi palestinesi dobbiamo essere uniti. La sinistra palestinese sta lavorando alla riunificazione.
Crede ancora possibile la ricucitura tra Hamas e Fatah?Quello che sta accadendo a Gaza ci fa sentire sotto la stessa aggressione. Esiste una spinte pubblica all’unità. E noi vogliamo che questa pressione, questo sentire, si trasformi in azione. Vogliamo fermare cose orribili come queste viste in piazza a Ramallah (cariche della polizia sui manifestanti, ndr.) per tornare uniti il prima possibile.
Che impegno mostra in questo senso l’Anp? Io so che sono tanti in Fatah a voler tornare all’unità. E’ vero anche che c’è una parte che rema contro. La questione è ora capire chi prevarrà. Io spero prevalga un fronte patriottico.
Il mandato del Presidente Abbas è finito. Che succede da oggi?Succede che resta in carica almeno un altro anno, ma che è molto più debole. Questo è un altro segnale che indica quanto sia difficile per i palestinesi avere un’autoritá forte. Non abbiamo bisogno di gente che ci governi mentre siamo sotto occupazione, ma di una leadership palestinese forte. Una leadership unitaria. E’ informato dell’atteggiamento che intende assumere Hamas rispetto alla permanenza di Abbas in carica?Hamas ha detto che questo non è il momento di discutere della questione della Presidenza. E secondo me è una posizione ragionevole. Poi dovranno esserci elezioni, ma potranno svogersi solo quando ci sará un accordo e ci sará consensus.
Rispetto al ritorno all’unità, cosa dice della notizia che in questi giorni, a Gaza vi sarebbero state esecuzioni da parte di Hamas, di esponenti di Fatah considerati collaborazionisti?A Gaza sono tutti uniti contro gli Israeliani. Se si riferisce all’articolo di Amira Hass su Ha’aretz, posso dire che me lo ha inviato, che tali voci sono infondate e che il suo giornale ha sbagliato il titolo. Lei ha scritto che sono stati uccisi collaborazionisti, non gente di Fatah.
Che ruolo sta svolgendo la sinistra palestinese nella mediazione Hamas Fatah per il ritorno all’unità nazionale?La sinistra, come ha fatto in passato intende svolgere un ruolo catalizzatore per l’unitá per esporre i crimini che si stanno compiendo a Gaza. Lo facciamo a livello diplomatico e mediatico. I palestinesi non sono solo Hamas e Fatah, ecco perchè possiamo avere un ruolo importante.
Ci avete provato in passato senza successo, perchè dovreste riuscirci adesso?Non è vero siamo riusciti ad arrivare al governo di unità nazionale, ma nè gli Stati Uniti, nè l’Europa lo hanno appoggiato. Se quel governo avesse funzionato non credo avremmo assistito alle cose terribili venute dopo e a quelle che vediamo adesso. Quindi il nostro scopo era stato raggiuto. Sono state le influenze e le posizioni esterne che hanno portato al disastro. Ora ci riproviamo.
Che interesse ha Hamas a entrare in un governo che nessuno riconoscerebbe proprio per la presenza del movimento islamico?Questo è il punto. Dobbiamo trovare la condizione per lavorare tutti insieme. Se diciamo a Israele nessuno di noi vi parlerá a meno che non accettiate di parlare con noi tutti in uno stesso governo, sono sicuro che riusciremo a rompere l’isolamento. Ora tutta la comunitá internazionale ha capito che non è possibile battere Hamas sul piano militare. Quindi bisogna parlarci.
L’amministrazione Obama secondo lei in questo senso fará differenza?Spero di sì. Da quello che dice pare diverso rispetto alle precedenti amministrazioni. A questo proposito io credo che questo attacco a Gaza sia legato alla fine del mandato Bush per scardinare sul terreno la possibilitá che Obama faccia quello che avrebbe intenzione di fare. Che non va bene per Israele. Questa guerra a Gaza non impatta solo sui palestinesi, ma sull’intero Medio Oriente. Crea tesioni con Siria e Iran. E Obama ha annunciato di ritiro dall’Iraq.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!