mercoledì 17 giugno 2009

In Iran si muore per la democrazia. Fermiamo la repressione, pretendiamo la libertà


Occupazione del Padiglione Iraniano alla Biennale di Venezia
Irruzione di un gruppo di attivisti all'interno del padiglione iraniano alla Biennale di Venezia. Appeso uno striscione con la scritta "hope for the future? Freedom for Iran now!".


“FREEDOM FOR IRAN NOW”. È questa la nuova insegna del padiglione iraniano alla 53^ Biennale d'arte di Venezia dopo che questa mattina un gruppo di attivisti dei centri sociali lo hanno occupato per protestare contro la terribile violenza dispiegata dal “regime” Ahmadinejad nel reprimere le proteste di questi giorni. Verso le undici di questa mattina una ventina di attivisti del S.a.L.E. hanno fatto irruzione nel palazzetto veneziano in campo San Samuele, si sono arrampicati sui balconi, ed hanno sostituito il banner d'ingresso.
“Sette manifestanti morti, decine di arresti, centinaia di feriti, irruzioni nelle università e negli ospedali non possono lasciarci indifferenti”, hanno gridato i ragazzi mentre volantinavano ai passanti ed ai visitatori. “Ciò che accade in Iran ci segnala un'urgenza di libertà e di giustizia (a partire dai diritti civili, politici e sociali fino alla distribuzione della ricchezza ricavata dal petrolio) da parte di quei soggetti più colpiti dalle politiche autoritarie: studenti e donne in primis. L'Iran che chiede una rivoluzione è quello che ha saputo sopperire all'oscuramento della stampa ufficiale attraverso l'uso di internet, dei telefoni cellulari e di tutte quelle tecnologie che ci stanno restituendo un punto di vista partecipe di questi momenti importanti e drammatici”.
“Noi siamo, oggi, a fianco delle donne iraniane, degli studenti, dei bloggers e di tutti coloro che, proprio ora, stanno rischiando la vita, non in nome di una bandiera o di una religione, ma perché pensano che ne valga la pena se la posta in gioco è la liberazione dei propri desideri, dei propri corpi e dei propri pensieri” si legge nel loro volantino.

Comunicato dell'iniziativa dell'occupazione del Padiglione Iraniano

Le notizie parlano, finora, di sette manifestanti uccisi dalla polizia di Ahmadinejad, di centinaia di feriti, di arresti e di raid all'interno di ospedali e università. Ciò che accade in Iran non può lasciarci indifferenti.La contestata rielezione del presidente in carica sta dando vita ad un livello di repressione che smaschera il carattere autoritario di un regime conservatore e teocratico. Dall'altra parte, la popolazione iraniana sta dimostrando, con coraggio e determinazione, la propria fame di libertà.I milioni di cittadini e cittadine, “l'onda verde” che si riversa nelle strade di Teheran, ci parla non soltanto della necessità di un cambio al vertice della politica iraniana, ma, soprattutto, ci segnala un'urgenza di libertà e di giustizia (a partire dai diritti civili, fino alla distribuzione delle ricchezze petrolifere) da parte di quei soggetti più colpiti dalle politiche autoritarie: studenti e donne in primis. L'Iran che chiede una rivoluzione è quello che ha saputo sopperire all'oscuramento della stampa ufficiale attraverso l'uso di internet, dei telefoni cellulari e di tutte quelle tecnologie che ci stanno restituendo un punto di vista partecipe di questi momenti importanti e drammatici. Noi siamo, oggi, a fianco delle donne iraniane, degli studenti, dei bloggers e di tutti coloro che, proprio ora, stanno rischiando la vita, non in nome di una bandiera o di una religione, ma perché pensano che ne valga la pena se la posta in gioco è la liberazione dei propri desideri, dei propri corpi e dei propri pensieri.

Congresso della società democratica - Kurdi, Yezidi e Aleviti uniti nella richiesta di una Costituzione Civile


Al terzo Congresso della Società Democratica tenutosi a Diyarbakir, i delegati hanno chiesto Pace e cambiamenti alla Costituzione.
Il Congresso della Società Democratica, tenutosi per due giorni a Diyarbakir, la maggiore città kurda del sud-est della Turchia, si è concluso con una dichiarazione finale.
Era il terzo congresso di questo genere che ha visto la partecipazione di 600 delegati, molti dei quali appartenenti ai partiti politici kurdi.

Appello a porre fine alle operazioni
Hatip Dicle, l’ex segretario del Partito Democratico (DEP) e deputato eletto a Diyarbakir per il partito filo-kurdo DTP (Partito della società democratica) ha detto tramite una dichiarazione letta a Kosuvolu Park che il cessate il fuoco unilaterale dichiarato dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) è un’opportunità importantissima. E ha chiamato lo Stato e il Governo a porre immediatamente fine alle operazioni militari.
Almeno 10mila persone hanno preso parte alla Marcia della Pace che si è tenuta prima della dichiarazione, gridando slogan di sostegno a favore di Abdullah Ocalan e ballando le danze popolari. Dicle ha detto che il congresso è stato l’occasione per elaborare una “dettagliata mappa” per un processo di pace.
I delegati del Congresso hanno fatto appello affinché venga stilata una Costituzione civile che elimini ogni discriminazione di lingua, cultura e identità nei confronti dei kurdi e delle altre popolazioni, così come la fine di ogni forma di ostruzionismo alla politica democratica.
Al Congresso ha preso parte Ahmet Turk presidente del DTP, i deputati del partito e i 98 sindaci, il rappresentante siriano Yakup Gabriel, l’ex Ministro Adnan Erkmen, Ahmet Guvener rappresentante della Chiesa protestante di Diyarbakir, Feyzullah Deniz della famiglia dello Shaikh Said, leader dell’importante rivolta kurda del 1925, Kemal Bulbul dell’Unione delle Federazioni Alevite, Ibrahim Biro rappresentante degli yezidi, il fratello di Abdullah Ocalan, il sig. Mehmet Ocalan, ex deputati, accademici, artisti e scrittori.
Non hanno invece partecipato i membri del Partito dei diritti e delle libertà (HAK-PAR) e del Partito della Democrazia Partecipata (KADEP) che erano stati invitati.

Serve più coraggio
Parlando all’apertura del Congresso, Ahmet Turk ha detto “Non sono i kurdi ad avere in mano la chiave che risolve il problema” e ha criticato il Governo per la mancanza di “approcci coraggiosi”.
Sottolineando che i kurdi stanno insistendo per una soluzione pacifica della Questione kurda, egli ha anche affermato che i kurdi sono stati trattati come terroristi dall’opinione pubblica nazionale ed internazionale.
Un resoconto con i suggerimenti per una soluzione della questione kurda sarà consegnato al Presidente Abdullah Gül, ai partiti politici e alle NGOs. (EZÖ/EK/AG)

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!