venerdì 17 settembre 2010

Afghanistan - Un'altra commedia elettorale

Sabato va in scena in Afghanistan l'ennesima farsa elettorale. Cinque milioni di afgani sono chiamati alle urne per rinnovare la Camera bassa del parlamento, la Wolesi Jirga.
La regolarità del voto, questa volta, non è in discussione, nel senso che è già assodato che i brogli saranno massicci e sistematici.
La moda di quest'anno sono le tessere elettorali false stampate a Peshawar (nella foto) e acquistate da quasi tutti i candidati per consentire il voto multiplo ai loro sostenitori. Ne sono state vendute almeno un milione e mezzo, e sono di fattura così buona che difficilmente, nei seggi, verranno individuate come false.
Di fronte a questa preannunciata orgia elettorale, la comunità internazionale, invece di moltiplicare gli sforzi per garantire un livello minimo di decenza e credibilità, ha pensato bene di ridurre drasticamente, praticamente di azzerare, il numero di osservatori elettorali. La principale squadra di monitoraggio, quella dell'Unione europea, che alle elezioni presidenziali afgane dell'anno scorso era composta da 120 osservatori, schiera questa volta ben 7 persone.
Anche tutte le altre strutture straniere di monitoraggio hanno sostanzialmente abbandonato il campo, adducendo ragioni di sicurezza: l'International Republican Institute ha ridotto i suoi osservatori da 160 a 40; l'Asian Network for Free Elections, da 74 a 30, e così via.
Quindi, a vigilare sulla regolarità del voto nei quasi seimila seggi elettorali afgani, sabato rimarranno solo i volontari locali della Free and Fair Election Foundation Afghanistan (Fefa), che ha già fatto sapere che riuscirà a coprire al massimo due terzi dei seggi.
Brogli a parte, più che un voto per rinnovare i membri della Camera bassa, le elezioni di sabato la riconfermeranno. Il 90 per cento dei 249 deputati attuali si è infatti ricandidato e, ovviamente, sono loro ad avere la maggior probabilità di raccogliere voti.
Il nuovo parlamento sarà quindi quasi identico a quello eletto cinque anni fa, ovvero - salvo rare eccezioni - una congrega di criminali di guerra, mafiosi e narcotrafficanti.
Secondo un rapporto della Commissione afgana indipendente per i diritti umani, il 60 per cento degli attuali membri della Camera bassa è legata a gruppi armati, ovvero alle mai disarmate fazioni di mujaheddin dell'ex Alleanza del Nord, almeno 40 parlamentari sono tuttora 'commander' di tali milizie, 24 sono capi della criminalità organizzata, 17 sono noti trafficanti di droga e su 19 pendono accuse di gravi crimini di guerra e violazioni di diritti umani.

Tratto da: Peace reporter

Palestina - Al-Barghouthi: "I negoziatori palestinesi sono sempre più remissivi"

Mustafa al-Barghouthi, leader dell’Iniziativa Palestinese, afferma che "non vi sono novità nei negoziati israelo-palestinesi, se non il chiaro indietreggiamento delle posizioni della parte palestinese, mentre quelle degli israeliani sono sempre più rigide, specialmente sulle colonie e l’assenza di regole chiare per i negoziati".
"Le dichiarazioni israeliane su uno ’stop parziale degli insediamenti’ indicano che Israele utilizza questi negoziati come copertura per espandere i suoi insediamenti ed imporre unilateralmente il ’fatto compiuto’. Tutto quel che accade ci fa rendere conto bene che i risultati di questi negoziati non saranno nell’interesse del popolo palestinese".
Al-Barghouthi ha poi detto che "Israele non ha interrotto le attività coloniali, anche durante il ’congelamento parziale degli insediamenti’, perciò si tratta solo di vuote e stupide parole, perché anche durante il ’congelamento’, in vaste aree della Cisgiordania e di Gerusalemme, sono andati avanti lavori che non sono stati minimamente toccati dalla decisione relativa al ’congelamento’".
l deputato del Consiglio legislativo palestinese critica inoltre la posizione dei negoziatori palestinesi, che "si sono prestati a tenere i colloqui a Gerusalemme: ciò sancirà la separazione della città dalla Cisgiordania, che è esattamente quanto vuole Israele, il quale approfitterà di questo grave precedente per procedere a tale separazione".

giovedì 16 settembre 2010

Chiapas - Proteste contro i paramilitari



A Miztiton in Chiapas si è svolta nelle ultime settimane la proteste delle comunità della Zona aderenti all'Otra Campana, contro la presenza dei paramilitari.
Azioni analoghe si sono svolte nella zona Costa e a  Bachajón, per esigere il respetto della libera determinazione dei popoli in resistenza in Chiapas.


La situazione di costante provocazione è denunciata anche dalle Giunte di Buongoverno Zapatiste.
In particolare l'ultima denuncia arriva da Oventic. Si tratta dell'allontanamento forzatod di ben 170 famiglie da San Marcos Avilés municipio oficial de Chilon, Chiapas. Questo sgombero è stato effettuato da rappresentanti del PRI, PRD e Partito Verde come attacco alla presenza in questa comunità di una scuola autonoma. L'educazione autonoma è uno dei caposaldi dell'esperienza di autogoverno zapatist e dunque la provocazione attuata in questa zona è molto pesante.
Per capire di più basta leggere la denuncia della Giunta di Buongoverno di Oventic.

mercoledì 15 settembre 2010

Messico - Un Bicentenario carico di tensioni


Stanno iniziando in Messico i festeggiamenti intorno al Bicentenario e alla data del 15 ottobre anniversario dell'indipendenza. Il governo messicano sta facendo di tutto per utilizzare i festeggiamenti nel ricercare una legittimità che ora non possiede.

di Vilma Mazza Associazione Ya Basta Italia 


Mexico querido
Per comprendere la realtà messicana bisogna guardala con gli occhi della complessità di questa nostra epoca, nella determinazione della ricerca di forme di “governabilità”.
Il dato più evidente è che il Messico è oggi attraversato pesantemente dalla dimensione di quella che in molti definiscono una sorte di “guerra civile di tutti contro tutti” all'interno della questione del narcotraffico.
Una affermazione che parte dal pesante condizionamento che la vicenda del narcotraffico impone alla vita di milioni di messicani nelle città e anche negli angoli più remoti di questo immenso paese.
A partire dal 2006 con la dichiarazione di “guerra al narcos” fatta dall’attuale presidente Filipe Calderon la vita civile e politica ha subito le conseguenze di una costante militarizzazione e paramilitarizzazione. E' uno scontro violento e trasversale che dà anche la misura di quanto la natura del potere in Messico, come dappertutto, diventi sempre più selvaggia nell'incapacità di dare una risposta reale di uscita dalla crisi.
Il narcos muove fondi economici fondamentali nell'economia messicana, intrecciandosi con una corruzione da cui nessun apparato è escluso (partiti, istituzioni, corpi dell'ordine pubblico, militari, chiesa). 

Messico - Un bicentenario dove in molti non hanno niente da festeggiare

2010 in Messico: due anniversari che si incrociano.
 200 anni dall'indipendenza, 100 anni dalla rivoluzione messicana.

Una occasione che il Presidente Calderon ha preso direttamente nelle sue mani, diventando il referente dei "festeggiamenti". Dal settembre scorso un orologio digitale scandisce il tempo nello Zocalo della capitale. Il 16 ottobre le celebrazioni raggiungeranno il clou, proprio nel giorno in cui Miguel Hidalgo con il "grito" fece appello ai messicani per ribellarsi alla dominazione spagnola, per arrivare al 20 novembre data d'inizio della ribellione contro il dittatore Porfirio Diaz.
Il Presidente Calderon ha iniziato le celebrazioni dicendo che tutti i messicani hanno l’obbligo di lavorare intensamente per continuare a scrivere la storia del Messico, perchè la storia ha potuto cambiare e trasformare il paese.
"La fiamma del Bicentenario deve infondere in tutti noi il desiderio di lavorare insieme, che quel fuoco ci illumini e ci inorgoglisca ", ha sottolineato.
Se per il Governo il Bicentenario rappresenta una occasione per cercare di legittimarsi, sono in molti ad affermare che non c'è niente da festeggiare in un paese immiserito dalla crisi, militarizzato dalla "guerra ai narcos", devastato dallo sfruttamento ambientale.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!