Quel che i governanti cinesi hanno cercato fino all'ultimo di evitare è infine accaduto: il Nobel per la pace 2010 è stato assegnato a Liu Xiaobo, il dissidente condannato a 11 anni per «incitamento alla sovversione dei poteri dello stato». Sua massima colpa, oltre a una vita da spina nel fianco del regime, l'aver partecipato all'estensione di Charta 08, un lungo documento stilato nel dicembre del 2008 in occasione del 60esimo anniversario delle Dichiarazione dei diritti dell'uomo, considerato ormai il manifesto ufficiale del riformismo liberale cinese. A nulla sono valsi gli argomenti di Pechino che definisce la decisione di Oslo «un'oscenità» e sostiene che premiarlo è contrario ai principi del fondatore del Nobel, essendo Liu un criminale che non coltiva la pace, l'amicizia fra i popoli e il disarmo.
Dopo che la settimana scorsa una parte dei Prigionieri Politici Mapuche avevano terminato lo sciopero della fame a fronte degli accordi con il governo, ancora ne permanevano in mobilitazione 14 non soddisfatti delle garanzie date date dal governo per il rispetto dell’accordo. A seguito di intense riunioni tra i prigionieri, i loro portavoce ed il ministro Larroulet, tanto nell’Ospedale di Victoria come nella prigione di Angol sono arrivati ad un punto di accordo per deporre la misura, benché i negoziati dovranno continuare in quanto le istanze non sono state ancora adeguatamente affrontate dal governo cileno. Le considerazioni di carattere umanitario e qualche passo in avanti del governo (come la liberazione di alcuni comuneros) rispetto a quanto proposto in un primo momento , hanno prevalso sull’irremovibilità dei 14 prigionieri ancora in sciopero della fame, ormai allo stremo delle forze dopo quasi novanta giorni. Tre in gravi condizioni al carcere di Angol, sette all’ospedale di Victoria, un minore al carcere di Chochol e tre nel carcere di Temuco.