sabato 18 febbraio 2012

Siria - Retata contro attivisti, arrestata ancora Razan Ghazzawi


La nota blogger siriana è al secondo arresto, dopo quello dello scorso dicembre. Presi anche il direttore del Centro siriano per i Media e per la Libertà d'espressione, Mazen Darwish, e altri dodici dissidenti politici.

di Giorgia Grifoni
Nuovo, duro colpo di Damasco alla libertà d’espressione in Siria. Ieri pomeriggio, a poche ore dal voto dell’ennesima risoluzione Onu di condanna al regime di Bashar al-Assad, le forze di intelligence siriane hanno fatto irruzione negli uffici del ‘Centro Siriano per i Media e per la Libertà d’espressione’ arrestando il suo direttore, l’attivista Mazen Darwish, assieme ad altri 13 dipendenti, tra cui la blogger Razan Ghazzawi.  L’attivista , con doppia nazionalità siriana e americana, era stata fermata circa due mesi fa al confine con la Giordania e incarcerata per due settimane.
Secondo i Comitati di coordinazione locale dell’opposizione, gli uomini dell’intelligence, coperti da forze armate operative, avrebbero assaltato gli uffici in abiti civili mentre l’esercito transennava l’area intorno all’edificio. Non ci sono ancora notizie sul luogo della loro detenzione, ma potrebbe trattarsi dei tristemente famosi centri dei servizi d’intelligence di Kafr Souseh o di Mezzeh, entrambi alla periferia di Damasco. Assieme a Darwish e alla Ghazzawi, sono stati arrestati anche i loro colleghi Rita Dayyoub, Hussein Ghazir, Hani Zeitani, Jwan Faraso, Mayana Khalil, Maha al-Sablati, Hanadi Zahlout, Sanaa Zeitani e Yara Badr, moglie di Darwish.
Razan, nota nella rete dei blogger mondiali per la sua militanza contro il regime siriano e a favore delle minoranze senza diritti del paese – siano esse curde, palestinesi o omosessuali – era stata una degli ultimi attivisti a essere presi di mira dal Governo. Nonostante fosse una delle poche a firmare i post con il suo vero nome, era stata arrestata solo lo scorso dicembre, mentre si stava recando a una conferenza sulla libertà d’espressione nel mondo arabo ad Amman. Rilasciata dopo 15 giorni, rischia dai tre ai quindici anni di carcere per aver “indebolito il sentimento nazionale”, “creato un’organizzazione che mira a cambiare lo stato sociale ed economico del Paese” e “ravvivato le dissensioni confessionali”. Prima di lei, decine di blogger erano stati arrestati dal regime: anche Darwish era stato incarcerato numerose volte, l’ultima delle quali nel marzo scorso per aver fatto un discorso pubblico contro la repressione di Assad nella città meridionale di Deraa.
Il Centro siriano per gli Studi legali, per voce di uno dei suoi avvocati Anwar Bunni, ha condannato la retata compiuta ieri nei confronti dei quattordici attivisti e ha chiesto alle autorità siriane il loro rilascio immediato. Secondo la Fondazione ‘Electronic Frontiers’, che promuove e difende la libertà di espressione sul web, gli arresti di ieri potrebbero essere  il segno dei rinnovati sforzi del governo siriano di schiacciare la dissidenza politica all’interno del Paese in un momento di forte pressione internazionale. Ma potrebbe anche trattarsi di un modo per entrare nel network degli attivisti siriani e scovarne altri, assieme al nuovo metodo di controllo degli sms tramite un software che filtra alcune parole-chiave dei dissidenti e ne blocca l’invio. In tempo di pace come in guerra, la censura siriana non dorme mai.

tratto da Nena News

Palestina - Marcia e scontri lungo il "muro" per anniversario lotta Bilin


Il 17 febbraio segna l'inizio delle proteste del villaggio palestinese contro la barriera israeliana. La ricorrenza dedicata a Khader Adnan in sciopero della fame in carcere. 

In occasione dell’anniversario della lotta popolare che questo villaggio, ormai noto internazionalmente, porta avanti da sette anni contro il “Muro” che Israele ha costruito all’interno della Cisgiordania. Centinaia di palestinesi, attivisti internazionali e pacifisti israeliani, hanno marciato insieme contro la barriera e nel nome di Khader Adnan, il prigioniero politico  che da due mesi attua uno sciopero della fame per protestare contro la detenzione “amministrativa” (senza processo) al quale lo ha condannato un procuratore militare israeliano.



tratto da Nena News

giovedì 16 febbraio 2012

Dove andranno gli Indignati e gli “Occupanti”?

di Leonardo Boff 
Teologo/Filosofo
(traduzione di Antonio Lupo)

In uno dei dibattiti importanti, a cui ho partecipato  nel Forum Social Tematico di Porto Alegre, ho ascoltato dal vivo le testimonianze degli Indignati di Spagna, di Londra, Egitto e USA.
Sono rimasto molto impressionato dalla serietà dei loro discorsi, lontana dallo stile anarchico anni  60 del secolo passato, con le sue molte “parole”. Il  tema centrale era “democrazia ora”.
Veniva rivendicata un'altra democrazia, ben differente da quella a cui siamo abituati, che è più una farsa della realtà.
Vogliono una democrazia che si costruisca partendo dalle strade e dalle piazze, il luogo del potere originario.
Una democrazia dal basso, articolata  organicamente con il popolo , trasparente nei suoi procedimenti e non più corrotta.
Questa dmocrazia, in sintesi, si caratterizza per il suo collegare la giustizia sociale con la giustizia ecologica.
Curiosamente, gli Indignati, gli “Occupanti , quelli della Primavera Araba non si riferiscono ai classici discorsi di sinistra, nemmeno ai sogni delle varie edizioni del Forum Sociale Mondiale.
Siamo in un altro tempo ed è nata una nuova sensibilità.
Si postula un altro modo di essere cittadini, comprendendo con forza  le donne finora realtà invisibili, cittadini con diritti, con partecipazione, con relazioni orizzontali e trasversali facilitate dalle reti sociali, dal cellulare, da twitter e facebook. Abbiamo a che fare con una vera rivoluzione.
Prima le relazioni si organizzavano in forma verticale, dall'alto in basso. Ora é in forma orizzontale, dai lati, nella immediatezza della comunicazione alla velocità della luce.

mercoledì 15 febbraio 2012

L’embargo petrolifero contro l’Iran visto dall’Asia

Iran

di Paola Di Fraia

Visto dall’Asia l’embargo petrolifero nei confronti dell’Iran comporta delle scelte politiche e delle fonti alternative di approvvigionamento che passano sia dalla Russia sia dal Medi Oriente. Ma potrebbe anche essere ignorato, evitando così di entrare apertamente in conflitto con il regime sciita. Potrebbero essere l’Europa e il Giappone a soffrire di più della strategia americana nei confronti di Teheran, con il possibile aumento del prezzo del greggio - eventualità che non lascia immune gli stessi Stati Uniti.
Fare a meno del petrolio iraniano, comunque, non è cosa da poco. Non è chiaro infatti se sia lecito aggirare il blocco degli scambi commerciali usando l’oro come moneta di scambio presso la Banca centrale iraniana, mandando così in pensione i petrodollari. Indiscrezioni di stampa suggeriscono che sia questo l’orientamento di Cina e India. La maggior parte delle esportazioni iraniane di petrolio (ma anche di altre merci) va in Asia; la Cina è il primo partner commerciale del paese.
Pechino apre la lista assorbendo il 22% delle esportazioni di greggio di Teheran, acquistando 550 mila barili al giorno, il 6% del proprio consumo totale. Tokyo, che per la prima volta in 30 anni ha un deficit commerciale che si aggira sui 24 miliardi, acquista 327 mila barili al giorno, che rappresentano il 7% della sua domanda interna e il 15% delle esportazioni iraniane. Il 12% va all’India che acquista 310 mila barili al giorno, coprendo il 9% del suo fabbisogno. Seguono la Corea del Sud con 228 mila barili e la Turchia, con 196 mila barili, che però rappresentano il 30% del suo consumo.
Solo il 20% arriva in Europa, ma è assorbito dalle economie della zona euro maggiormente in difficoltà come Italia, Grecia e Spagna. Per questo Teheran ha recentemente minacciato di bloccare le esportazioni verso l’Europa prima che il blocco entri in vigore il prossimo 21 luglio. Una dilazione che era stata decisa proprio per far i conti con la difficile situazione economica del Vecchio Continente.
Il punto di vista dell’Asia
La questione della “sicurezza” dipende da chi parla.

domenica 12 febbraio 2012

Grecia - Atene: Cresce l'attesa per la mobilitazione di domenica in occasione della votazione delle nuove misure economiche

Sabato 11 febbraio 2012
Seconda giornata di sciopero generale con manifestazione davanti al Parlamento.
Tra i dimostranti c'è attesa per la mobilitazione che è stata lanciata per domani in occasione dell'approvazione del nuovo pacchetto di misure in Parlamento. L'appello a scendere in piazza è stato rilanciato anche da personaggi come il cantautore Mikis Theodorakis con un testo che denuncia l'insostenibilità per il paese delle nuove misure proposte.
Tra i manifestanti molti raccontano situazioni ormai insostenibili, basta pensare che i senza tetto ad Atene sono circa 30.000, altri appuntano l'attenzione sulla mancanza di democrazia rappresentata da un governo di tecnocrati che nessuno ha eletto.
Il presidio dura un paio d'ore e poi si scioglie dandosi appuntamento per domani.


11.2.12 Atene - Corteo
11.2.12 Atene in Piazza Sintagma
11.2.12 Atene Intervista a professoressa
11.2.12 Atene presidio in piazza Sintagma
11.2.12 Atene - Il debito e la mancanza di sovranità
11.2.12 Atene - Conclusione presidio in piazza Sintagma

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!