mercoledì 30 maggio 2012

Messico - La Primavera Messicana, #YoSoy132


Alcuni parlano di primavera messicana per stabilire un paragone con le cosiddette “primavere arabe” che poi non sempre primavere furono o che comunque avevano molte differenze tra di loro. Ad ogni modo nelle ultime 3 settimane c’è stato un grande risveglio dei giovani e degli universitari messicani – che provo a descrivere in poche righe – di fronte a un regime autoritario che è duro a morire, a un regime mediatico di duopolio che crea candidati e presidenti a suo piacimento, a un paese ancora poco avvezzo alla democrazia, al pluralismo e alla trasparenza, a un’informazione e a dei mass media deprecabili. Il tutto avviene quando manca poco più di un mese alle elezioni presidenziali per eleggere il capo di stato e di governo dal 2012 al 2018 e il vecchio dinosauro, il Partito Rivoluzionario istituzionale (PRI) in testa nei sondaggi. Molti ragazzi, circa il 25% del corpo elettorale, voteranno per la prima volta. L’età media dei messicani è intorno ai 26 anni, in Italia siamo oltre i 42, per farci un’idea. I giovani minori di 35 anni rappresentano oltre il 50% dei votanti e quelli sotto i 25 anni sono il 35%. Anche se sono partiti dei tentativi “soft” di cooptare o includere questo movimento spontaneo nelle piattoforme elettorali dei principali partiti, per ora il movimento #YoSoy132, Io Sono 132, rivendica la sua autonomia e propone nuove iniziative praticamente ogni giorno. Per esempio per il 26 e 27 maggio, sciopero delle TV, spegnere tutto. Per il 28, era prevista un’occupazione e una marcia per esigere la trasmissione del prossimo dibattito presidenziale a reti unificate. Oppure fino al 31 maggio ci si organizza per fare gli osservatori elettorali, figura che molti giovani fino a poco tempo fa nemmeno conoscevano. Dopo il Movimento per la Pace di Javier Sicilia, nato nell’aprile 2011, ora assistiamo a una nuova reazione antiautoritaria della società civile, non più da parte delle vittime dello stato e della narcoguerra ma dei giovani. Vediamo la sua breve e già densa storia. Tutte le foto sono dell’amica Parika Benítez. Questo articolo è apparso timidamente sul quotidiano italiano L’Unità del 28 maggio 2012. Poi meno timidamente su Carmilla. Fabrizio Lorusso.
C’è chi la chiama “Primavera Messicana” o chi, come la scrittrice Elena Poniatowska, già intravede un nuovo ’68 in Messico.

Messico - Il movimento #YoSoy132 nel tempo delle elezioni


Il 1 luglio si terranno le elezioni presidenziali in Messico. Tre i candidati: in testa ai sondaggi il candidato del PRI e Partito verde, Enrique Peña Neto, poi la  candidata del PAN, Josefina Vazquez Mota, e  Andrés Manuel Lopez Obrador, del PRD. Nelle ultime settimane sono cresciute le proteste contro la possibilità che al governo torni il PRI ( il partito che ha governato il Messico per settant'anni fino al 2000) e contro una campagna elettorale maneggiata con una disinformazione costante da parte del sistema televisivo. In questo quadro si inserisce un nuovo protagonismo inatteso dei giovani, mentre nel paese continuano le violenze dei Narcos e della "guerra al narcotraffico".
Tutti già lo chiamano movimento e il riferimento è l'hastag #YoSoy132 .
Tutto inizia ai primi di maggio quando studenti della Università Iberica, (università privata e con un'accesso non certo popolare),  protestano contro la presenza del candidato alle presidenziali Pena Nieto del Pri nella loro università. Una protesta molto vivace in cui gli studenti con slogans e cartelli contestano al candidato presidenziale in particolare la pesante repressione operata ad Atenco quando era governatore dello Stato del Messico.  Ad Atenco dal 2002  proprio Pena Nieto permise una repressione brutale contro il movimento che si opponeva alla costruzione del nuovo aereoporto.
Di fronte alla protesta dei giovani, inusuale in una università privata, i dirigenti dei partiti Pri e Pvem affermano con grande spazio nei mezzi televisivi che la protesta non è opera degli studenti ma di provocatori.
In risposta 131 alunni della Ibero registrano e diffondono un video mostrando le proprie credenziali universitarie e dicendo "Io c'ero. E sono studente dell'Ibero". Il video supera ben presto il milione di visite.

Siria - Al collasso: condanna Onu, Annan a Damasco


Nuove violenze in Siria dopo la dura condanna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime di Bashar al-Assad, ritenuto colpevole della strage di Houla di venerdì notte dove hanno perso la vita oltre 100 persone. Kofi Annan, inviato speciale di ONU e Lega Araba, è in viaggio verso Damasco, dove è atteso per oggi.
Attacco delle forze governative nella città di Hama
Sarebbero almeno trenta le vittime dell’attacco di ieri alla città di Hama in Siria: secondo fonti dell’opposizione siriana i tank dell’esercito governativo avrebbero attaccato alcuni quartieri residenziali considerati base dei ribelli. In mattinata è partito il lancio di missili, dopo una serie di attacchi contro l’esercito da parte di gruppi armati di opposizione al regime di Bashar.
Scontri che seguono alla dura dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui intervento è considerato dai ribelli ancora troppo blando. Alle opposizioni, in particolare, non piace la missione di osservatori di ONU e Lega Araba, “fallimentare perché incapace di prevenire le violenze”. “La delegazione di osservatori è inutile e non ha preso alcuna iniziativa, tranne quella di contare le vittime il giorno dopo un massacro, esattamente come accadeva a Sarajevo e Srebrenica in Bosnia”, si legge in una dichiarazione del Consiglio Rivoluzionario.
Il Consiglio di Sicurezza ONU contro i massacri in Siria. La risposta di Damasco
Ieri il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha duramente condannato l’utilizzo da parte del governo siriano di artiglieria pesante contro la popolazione della città di Houla: venerdì notte l’attacco ha provocato la morte di almeno 108 persone (tra cui 49 minori) e il ferimento di altre 300.
Nella dichiarazione, sottoscritta anche dalla Russia, la più fedele alleata di Bashar, l’ONU dichiara che le morti sono il risultato di “attacchi che hanno coinvolto l’artiglieria governativa in quartieri residenziali” e chiede al presidente Assad di abbandonare l’utilizzo di armi pesanti in aree popolate – secondo quanto previsto dal piano in sei punti che Kofi Annan aveva fatto firmare a Damasco a marzo.

La posta in gioco a Rio +20


Per l'unità e la mobilitazione dei popoli in difesa della vita e dei beni comuni, la giustizia sociale e ambientale contro la mercificazione della natura e l'economia verde
A un mese dalla Conferenza ONU di Rio +20, i popoli del mondo non vedono risultati positivi del processo di negoziazione che si sta facendo nella conferenza ufficiale.
Non si sta discutendo un bilancio degli accordi presi a Rio 92 nè come cambiare le cause della crisi. Il focus delle discussioni è un insieme di proposte chiamate ingannosamente economia verde e come instaurare un nuovo sistema di governance ambientale internazionale per facilitarla.
La vera causa delle molteplici crisi strutturali è il capitalismo, con le sue forme classiche e rinnovate di dominazione, che concentra la ricchezza e produce disuguaglianze sociali, disoccupazione, violenza contro i popoli, criminalizzazione di coloro che lo denunciano.
L'attuale Sistema di produzione e consumo, rappresentato dalle grandi corporazioni, i mercati finanziari e i governi che lo garantiscono, produce e aggrava il riscaldamento globale e la crisi climatica, la fame e la denutrizione, la perdita delle foreste e della diversità biologica e socio-culturale, la contaminazione chimica , la scarsità di acqua potabile, l'aumento della desertificazione dei suoli, l'acidificazione dei mari, il land grabbing e la mercantilizzazione di tutti gli aspetti della vita, in città e la campagna.
L'economia verde, contrariamente a quanto il suo nome suggerisce, è un'altra fase di accumulazione capitalistica. Nulla nell'economia verde mette in discussione o sostituisce l'economia basata sull'estrattivismo e sui carburanti fossili, né sui loro modelli di consumo e di produzione industriale, ma si estende l'economia sfruttatrice delle persone e l'ambiente a nuovi ambiti, alimentando il mito che sia possibile la crescita economica infinita.

lunedì 28 maggio 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes

ARTHUR LOROT Y MARCELA SALAS
FOTO: GABRIELA OLIVEROS
ADAZAHIRA CHÁVEZ Y GLORIA MUÑOZ
FOTOS: MOISÉS QUINTANA
TEXTO: BEATRIZ ZALCE
FOTOGRAFÍA: HERIBERTO RODRÍGUEZ
ENTREVISTA DE ADAZAHIRA CHÁVEZ
ADAZAHIRA CHÁVEZ
MARCELA SALAS CASSANI
TRABA
Reportajes Internacionales
ALEXANDRE BEAUDOIN DUQUETTE
RAIMUNDO VIEJO VIÑAS
TEXTO Y FOTOGRAFÍAS: DAVID BACON
Imagina en Resistencia
TESTIMONIO RECOGIDO POR MARISA ALCALÁ Y SOFÍA GONZÁLEZ EN LA CIUDAD DE MÉXICO
 Fotoreportaje
FOTOGRAFÍA: CLAYTON CONN
TEXTO: CLAYTON CONN, AURA BOGADO, DESINFORMÉMONOS
MÚSICA: TRAYVON, DE JASIRI X
PRODUSCCIÓN: DESINFORMÉMONOS
 Video
ENTREVISTAS: MOISÉS QUINTANA Y JAIME QUINTANA
FOTOS: HERIBERTO RODRÍGUEZ
REALIZACIÓN: SERGIO ADRIÁN CASTRO BIBRIESCA
Audio
REALIZACIÓN: ARTHUR LOROT
ENTREVISTAS: MARCELA SALAS CASSANI Y ARTHUR LOROT

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!