venerdì 21 giugno 2013

Messico - SupComandante Marcos: Ai caduti nella lotta


I CONDISCEPOLI I.
Prima i primi:
LE/I DESAPARECID@S
Giugno 2013

A le/gli aderenti alla Sexta in Messico e nel Mondo:

A le/gli studenti della Escuelita Zapatista:

Compagnei, compagne, compagni:

Come certamente non sapete, la prima fase del primo corso “La Libertà Secondo Gli Zapatisti” si è conclusa.

I materiali di supporto ci sono; le maestre ed i maestri sono pronti; il numero degli iscritti è al completo; le famiglie indigene zapatiste che vi accoglieranno fanno il conto di quanti gliene toccheranno e preparano i locali, le stoviglie per il vitto, sistemano i posti dove dormirete; i choferólogos [da chofer=autista - n.d.t.], come li chiama il Sub Moisés, affinano i motori ed agghindano i veicoli per trasportare le/gli alunn@ nelle loro scuole; l@s insurgent@s fanno e disfano articoli artigianali; i suonatori preparano i loro pezzi migliori per allietare la festa dei 10 anni, quella di benvenuto degli studenti, quella di fine di corso; un salutare clima di isteria collettiva comincia a diffondersi tra chi aiuta con l’organizzazione; si controllano gli elenchi per vedere chi manca… o se c’è qualcuno di troppo; al CIDECI, sede della Unitierra a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, si avanza nei preparativi per la scuola e per la cattedra “Tata Juan Chávez Alonso”.

E, come c’era d’aspettarsi, i governi federale e statale riattivano i paramilitari, incoraggiano chi provoca scontri, e fanno di tutto per impedire che voi (ed altr@ attraverso di voi) constatiate il progresso nelle comunità zapatiste ed il marcato contrasto con le comunità e le organizzazioni che si riparano sotto il sottile velo dell’assistenzialismo del governo.

Tutto prevedibile. Tanto di manuale di contrainsurgencia, così inefficace, quanto inutile. La stessa cosa di 10, 20, 500 anni fa. PRI, PAN, PRD, PVEM, PT, tutti i partiti politici, con impercettibili variazioni nel discorso, che fanno la stessa cosa… e reiterano il loro fallimento.

Chi avrebbe detto che i governi di tutto lo spettro politico temessero tanto che il livello di vita degli indigeni migliorasse. Comprendiamo il loro nervosismo, il loro panico mal dissimulato, perché il messaggio che esce da questa parte è chiaro ed estremamente pericoloso nel suo doppio filo: non sono necessari… e danno fastidio.

Totale: molto movimento, dentro e fuori, da loro e da noi.

E tutto, visto dall’alto di questa ceiba, somiglia ad un ordinato disordine (stavo scrivendo “casino”, ma mi dicono che, quelli che generosamente ci aiutano nella traduzione in altre lingue, si lamentano dell’abbondanza di “localismi” impossibili da tradurre). E potrei aggiungere che tutto si muove “a caso”, soprattutto per quei ritmi di ballata-corrido-ranchera-cumbia dei suonatori, che sono la colonna sonora di tutto questo, e che hanno un suono, a dir poco, sconcertante.

Insomma, tutto gira.

Ora a me tocca parlarvi di chi saranno i vostri condiscepoli. Donne, uomini ed altr@ di tutte le età, di differenti angoli dei 5 continenti, di storie diverse.

Sono salito sulla ceiba non solo per la paura di essere aggredito da uno scarabeo impertinente, presunto cavaliere errante, o per i tristi racconti del gatto-cane… va bene, sì, anche per questo, ma soprattutto perché, per parlarvi de@ prim@ invitat@, è necessario guardarsi nel cuore, che è come noi zapatisti, zapatiste, diciamo ricordare, fare memoria.

Le prime ed i primi nella lista degli invitati erano, sono, saranno chi ci ha preceduto ed accompagnato in questo infinito cammino verso la libertà, le cadute ed i caduti e desaparecid@s nella lotta.

A tutte loro, a tutti loro, mandiamo una lettera-invito come quella che ora qui allego. 

Gliel’abbiamo inviata non da non molto: ieri, un mese fa, un anno fa, 10, 20, 500 anni fa.

Per comprendere la missiva non solo sarà necessario guardare ed ascoltare i video che l’accompagnano, è anche necessaria una certa dose di memoria… e di degna rabbia.

Dunque, procediamo:

 ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO

A tutt@ le/i cadut@ e desaparecid@s nella lotta per la libertà:

Compagna, compagno, compagnao:

Saluti da…
Mmm…

Sì, forse hai ragione. Forse qualcosa c’entrano le lettere di Gieco, Benedetti, Heredia, Viglietti, Galeano, la tenacia delle nonne e delle madri di Plaza de Mayo, il coraggio dignitoso senza prezzo delle signore di Sinaloa e Chihuahua, il dolore trasformato in ostinata ricerca dei familiari di migliaia di desaparecidos in lungo e in largo di questo continente. Infine, tutta questa gente così ostinata… ed ammirevole.

Può essere. Il fatto è che pensando a chi poteva essere interessato a guardarci ed ascoltarci in questo mostrarci che chiamiamo “la scuola zapatista”, i primi a venirci in mente siete stati voi. Tutte, tutti. Perché, malgrado non conosciamo molti nomi, sapere di te, di lei, di lui, è sapere di tutti, di tutte.

Quindi, se bisogna cercare un responsabile di queste righe, questo è la memoria, quella continua e tenace impertinente che non ci lascia in pace, sempre a dar battaglia, sempre a dar fastidio.

Che bello, diciamo noi, indigeni, maya, zapatisti. Che bello che questa guerra contro l’oblio non cessi, che prosegua, che cresca, che diventi mondiale.

Sì, può essere anche perché qui tutt@ siamo un po’, o molto, come mort@, come desaparecid@s, a bussare ancora una volta alla porta della storia, a reclamare un posto, uno piccolo, come siamo noi. Chiedendo la memoria.

Ma ci sembra, dopo aver pensato e ripensato sull’argomento, che la colpevole è la memoria.
Eh?
Certo, anche l’oblio.
Perché è l’oblio che minaccia, attacca, conquista. Ed è la memoria che vigila, che difende, che resiste.

Per questo motivo, questa lettera-invito.

Dove la mandiamo? Sì, era un problema. Ci abbiamo pensato molto, non crediate.

Sì, forse per questo pensi che qualcosa c’entri León Gieco e la sua canzone “Nel paese della libertà”.

Per questo, cioè, per te, per voi, abbiamo chiamato il corso “La Libertà Secondo Gli Zapatisti”? Per avere un indirizzo al quale mandare l’invito? Beh, non ce n’eravamo accorti, ma ora che lo dici… sì, può essere. Ci eviteremmo così tutto il trambusto di cercare indirizzi, uffici postali, indirizzi di posta elettronica, blog, pagine web, nicknames, reti sociali, e tutto quello di cui la nostra ignoranza è enciclopedica.

Sai? Qui ci sono stati, e ci sono, non pochi momenti difficili. Momenti in cui tutto e tutti sembrano mettersi contro. Momenti in cui migliaia di ragioni, a volte con la mortale veste del piombo e del fuoco, e a volte vestite gentilmente dei comodi argomenti del conformismo, ci hanno attaccati su tutti i fronti per convincerci della bontà di tentennare, di venderci, di arrenderci.

E se siamo riusciti a non soccombere, non è perché fossimo potenti ed avessimo un grande arsenale (di armi e di dogmi, a seconda del caso).

È stato perché siamo abitati da voi, dalla vostra memoria.

Già sai della nostra ossessione per i calendari e le geografie, quel nostro modo tanto molto altro di capirci e capire il mondo.

Perché qui la memoria non è questione di effemeridi di un giorno che servono solo da alibi per l’oblio durante il resto dall’anno. Non è cosa di statue, monumenti, musei. È, come dirti?… qualcosa di meno chiassoso, senza pompa e circostanza. Qualcosa di più silenzioso, appena come un sussurro… ma costante, tenace, collettivo.

Perché qui, un altro modo di dire che non perdoniamo né dimentichiamo è non tentennare, non vendersi, non arrendersi. È resistere.

Sì, diciamolo che è “poco ortodosso”, ma che farci. Fa parte dei nostri modi… o “ni modos“, a seconda.

Bene, ti aspettiamo qua, vi aspettiamo.

Rimettiamo la presente al “paese della libertà”, l’unica nazione senza frontiere ma con tutte le bandiere… o nessuna (che non è la stessa cosa ma è uguale), ed alla quale è più difficile arrivare… forse perché l’unica strada per arrivarci è la memoria.

Sappiamo dell’impossibilità attuale di venire nelle nostre comunità, e che mandarti i materiali è problematico. Ma sia come sia, ora, come ieri e come domani, da noi hai un posto speciale.

Sì, forse ci incontreremo prima senza volerlo… o volendo… bussando a qualche porta o affacciandoci ad una finestra, ma sempre aprendo un cuore.

Nel frattempo, neanche tu dimentica che, quando le zapatiste e gli zapatisti dicono “siamo qui”, includiamo anche voi.

Bene. Salve e che la memoria resista, ovvero, che viva.  Perché vivi vi hanno presi e vivi vi vogliamo.

A nome di tutt@ le/gli zapatisti dell’EZLN.

Subcomandante Insurgente Moisés                         Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, maggio 2013

(Fine della lettera-invito per le/i caduti e desaparecid@s nella lotta per la libertà).
(…)

Dunque sai chi ci sarà tra i tuoi condiscepoli.
Saranno qui. No, non spaventeranno nessuno. Beh, a meno che qualcuno tema la memoria e venga a cercare l’oblio. Ma come credo non sia il tuo caso, o cosa, a seconda, non hai di che preoccuparti.

Forse, senza volerlo, ti imbatterai nella grande ceiba madre, l’albero che sostiene il mondo. 

Se hai la pazienza e l’immaginazione necessarie, guarda il suo tronco e fai una domanda. 
Forse la ceiba madre, con quest@ condiscepol@ tanto altr@ come compagnia, ti risponderà dalle aride rugosità del suo tronco. Domanda quello che vuoi, ma soprattutto, chiedi la cosa più importante:

Chiedi: Con chi tutto questo?  E ti risponderanno: Con te.

Chiedi: Per chi questo lavoro?  E ti diranno: Per te.

Chiedi: Chi l’ha reso possibile?  E, forse con un leggero tremore, sentirai: Tu.

Chiedi: Perché questo cammino?

Ed allora la ceiba madre, la terra, il vento, la pioggia, il cielo che sparge luce, tutt@ i nostri caduti, i nostri desaparecid@s, ti risponderanno:

  Libertà… Libertà!… LIBERTÀ!

Ora lo sai: se, quando sarai in queste montagne del sudest messicano pioverà, soffierà vento, il cielo coprirà o scoprirà la sua luce, e la terra si inumidirà, sarà perché ai piedi della ceiba madre, la sostenitrice del mondo, qualcuno sta facendo delle domande… e, soprattutto, sta ricevendo risposte.

Cosa viene dopo?  Beh, mi sembra che questa storia dovrete raccontarla voi.

Bene. Salve e che la memoria, né cada né scompaia.

(Continua…)

Da un angolo della memoria.
SupMarcos

Messico, Giugno 2013
:::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo.
Mario Benedetti, sempre il benvenuto, insieme a Daniel Viglietti, cantano, o meglio, gridano de@ desaparecid@s, sui desaparecid@s, con i desaparecid@s. Dedicato alle madri e nonne che non tentennano, non si arrendono, non si vendono: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=dO_JZxRRbc4

Di nuovo Mario Benedetti che sottolinea con la sua voce, l’impossibilità dell’oblio. Dedicato a chi non dimentica: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=tHEVtFim6Ws

León Gieco canta, di sua composizione, “La Memoria”, l’ostinata, implacabile, feroce memoria di chi non c’è, ma non se n’è andato, né se ne andrà… finché ci sarà qualcuno che non dimentica: http://www.youtube.com/watch?v=_bC9mqsGeJQ&feature=player_embedded

León Gieco con la sua canzone “El País de la Libertad”, indirizzo al quale si rivolge la memoria: http://www.youtube.com/watch?v=uB_b_kfnc3M&feature=player_embedded

Víctor Heredia spiega perché “Ancora cantiamo”, ovvero, perché non dimentichiamo: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=mCp47R83Lqs

Link al comunicato originale


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

sabato 15 giugno 2013

Messico - Comunicato EZLN con l'aggiornamento sulle prossime scuole zapatiste

EJÉRCITO ZAPATISTA DE LIBERACIÓN NACIONAL
MÉXICO.

Giugno 2013 

A le/gli aderenti alla Sexta in Messico e nel Mondo:

A le/gli invitat@ alla scuola zapatista:

Da: Subcomandante Insurgente Moisés.

Compagne e compagni della Sexta ed alunn@ della scuola:

Un saluto a tutti e tutte dalle zapatiste e dagli zapatisti. Vogliamo informarvi su come sta andando la preparazione della nostra scuola.
Bene, ci sono cattive notizie e buone notizie: 

Prima le cattive notizie:

Non ci sono più posti disponibili per i corsi nelle comunità nelle date dal 12 al 16 agosto 2013. E stanno anche per esaurirsi i posti per il corso presso il CIDECI, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas.

Sono molti i compagni e le compagne che vogliono frequentare i corsi nelle nostre comunità zapatiste. Molti più di quanti ci aspettavamo. Ed ancora di più di quello che credevano le persone che dicono che gli zapatisti non sono più di moda, che le loro iniziative ormai non tirano più, e tutte quelle sciocchezze che dicono quelli che non hanno niente da fare.

Dunque, vi informiamo che è stato raggiunto il numero massimo di coloro che frequenteranno i corsi nelle comunità in agosto, tutte le aule sono piene, non ci sta più nessuno, non c’è più posto per altri alunni. Perché non si tratta solo di ricevervi, dobbiamo anche provvedere a che siate ben alloggiati e nutriti, chiaramente secondo le nostre umili possibilità.

Eravamo preparati a ricevere nelle comunità zapatiste 500 studenti. Ma si è subito raggiunto il numero. Quindi abbiamo allargato a 1000 studenti, ma non è bastato. Ora abbiamo fatto spazio per 1500 studenti e si è già riempito. E per questo turno di corsi non possiamo fare altro perché vogliamo assistervi adeguatamente e che siate contenti.

Ma non siate tristi, né scoraggiati, al contrario, perché stiamo valutando altre date, in un altro mese, per quelli che non potranno frequentare la scuola in comunità questa volta. Vi faremo sapere le nuove date. La cosa quasi certa è che potrebbe essere per dicembre-gennaio prossimi.

Ed ora le buone notizie:

Le nostre compagne zapatiste e compagni zapatisti, che saranno le maestre e i maestri, stanno finendo la loro preparazione.

Sì, stanno finendo la loro preparazione, perché tutte le comunità zapatiste parteciperanno a questa scuola. Voi avrete 3 squadre di maestre e maestri: le compagne ed i compagni delle comunità che vi accoglieranno, ospiteranno e nutriranno; le compagne ed i compagni che vi accompagneranno in ogni momento e si prenderanno cura di voi, cioè le guardiane ed i guardiani, il vostro VOTAN; e poi le vostre maestre e maestri a scuola. 

Ma di tutto questo, delle 3 squadre di maestri e maestre, e della scuola, vi spiegherà più in dettaglio il SupMarcos in altri comunicati dopo questo. Lui dice che il suo computer è quasi pronto.

Ci saranno maestre e maestri in videoconferenza, e stanno ormai finendo la registrazione della lezione su DVD.

I libri di testo sono pronti e manca solo di metterli col DVD dove si potrà vedere quello che i nostri stessi compagni e compagne dei media zapatisti hanno filmato di quello che abbiamo fatto qui in tutti gli angoli zapatisti del Chiapas. 

Ricordo che ci saranno videoconferenze o che si possono richiedere i materiali.

Stiamo anche pensando di mandare, poi, una squadra di maestri e maestre in altre parti dove ci sia gente che voglia conoscere la nostra lotta per la libertà. Chiaro, solo se sono invitat@.

In un altro scritto, il SupMarcos fornirà alcuni dati che riguardano le/gli studenti. Vi anticipo solo che in maggioranza sono giovani.

Ne approfitto per dirvi dell’invito generale a chiunque voglia venire alla festa dei 10 anni delle Giunte di Buon Governo.

Inoltre vi ricordo La Cattedra Tata Juan Chávez Alonso, che è aperta a chiunque voglia assistere, che si celebrerà nel CIDECI di San Cristobal de Las Casas, Chiapas, iniziando il giorno 17 agosto, che è quando usciranno anche tutt@ le/gli studenti dalle comunità, cosicché anche quelli che sono in comunità potranno assistere ed ascoltare la parola di altri popoli originari del Messico che lottano per i diritti e la cultura indigeni. Precisamente nel mese di luglio, ci sarà una riunione della Commissione Organizzatrice, cioè dei convocanti all’omaggio per il nostro caro compagno Don Juan Chávez Alonso. 

Per ora è tutto. Vi aspettiamo.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, Giugno 2013
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Link Comunicato Originale


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:
Canzone “El anarquista”, dei Paradoxus Luporum.  Dedicata ai compagni anarchici, il nuovo grande nemico della “sinistra” istituzionale


:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Mario Benedetti, recita “Cosa resta da fare ai giovani?”, per i giovani


:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Per impratichirsi con i balli per la festa dei 10 anni dei Caracoles e delle JBG

lunedì 3 giugno 2013

Messico - Organizaciones Indígenas y el EZLN crean la cátedra “Tata Juan Chávez Alonso” en el primer aniversario de su ausencia

Ascolta e guarda anche i video che accompagnano questo testo direttamente su Enlace Zapatista

CATTEDRA ITINERANTE “TATA JUAN CHÁVEZ ALONSO”
Giugno 2013
“Siamo indios, siamo popoli, siamo indios. Vogliamo
continuare ad essere indios; vogliamo continuare ad
essere popoli; vogliamo continuare a parlare la nostra lingua;
vogliamo continuare a pensare come pensiamo;
vogliamo continuare a sognare i nostri sogni; vogliamo continuare
ad amare i nostri amori; vogliamo essere quello che siamo;
vogliamo il nostro posto; vogliamo la nostra storia, vogliamo
la verità
”.  Juan Chávez Alonso. Discorso al Congresso dell’Unione,
Marzo 2001. Messico.
Fratelli e sorelle:

Compagne e compagni:

Questa è la parola di un gruppo di organizzazioni indigene, popoli originari e dell’EZLN. Con essa vogliamo portare al nostro fianco la memoria di un compagno.

Ad un anno dalla sua assenza, in compagnia del suo ricordo, facciamo un altro passo nella lunga lotta per il nostro posto nel mondo.
Juan Chávez Alonso è il suo nome.
Del suo passo siamo stati e siamo il cammino.

Con esso, il purépecha si fece viandante dei popoli che diedero origine e sostengono queste terre.
Tata fu, ed è, uno dei ponti che con altri abbiamo lanciato per guardarci e riconoscerci per quello che siamo e dove siamo.

Il suo cuore fu ed è l’alto scranno da dove i popoli originari del Messico guardiamo anche se non siamo guardati, parliamo anche se non siamo ascoltati, e resistiamo, che è il modo in cui noi percorriamo la vita.

Il suo passo e la sua parola hanno sempre cercato di farsi eco e voce dei dolori e degli oltraggi del Messico del basso.

Il Congresso Nazionale Indigeno è una delle grandi case che le sue mani hanno aiutato a costruire.

La lotta per il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni ha in lui, nella sua memoria, ragione e motore per perseverare.

Lungi dal cordoglio passeggero e dal veloce oblio di fronte alla sua assenza, un gruppo di organizzazioni e popoli originari hanno cercato il modo di allungare il suo passo con noi, di levare la sua voce con la nostra, di ingrandire il cuore che siamo con lui.

Noi, il collettivo colore della terra che siamo, abbiamo concordato nel nostro cuore e pensiero, di costruire, insieme al nome ed alla storia di questo fratello e compagno, uno spazio nel quale sia ascoltata, senza intermediari, la parola dei popoli originari del Messico e del Continente che chiamano “americano”.

Ed abbiamo pensato di battezzare questo spazio “Cattedra Tata Juan Chávez Alonso”, per sottolineare quanto hanno da insegnare i nostri popoli originari nei calendari di dolore che scuotono tutte le geografie del mondo. Qui potremo ascoltare le lezioni di dignità e resistenza dei popoli originari d’America.

Pensata come la continuazione del Primo Incontro dei Popoli Indigeni d’America, celebrato nel mese di Ottobre del 2007 a Vicam, Sonora, nel territorio della Tribù Yaqui, la cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” svolgerà le sue sessioni in diversi punti dell’America originaria in tutto il continente, secondo la geografia e il calendario che decideranno i suoi organizzatori e chi vi aderirà in sua occasione.

Il suo obiettivo non è altro che erigere una tribuna dalla quale i popoli originari del continente siano ascoltati da coloro che abbiano un ascolto attento e rispettoso della loro parola, la loro storia e la loro lotta di resistenza.

Organizzazioni indigene, rappresentanti e delegati di popoli, comunità e borghi originari, saranno coloro i quali prenderanno la parola.

Ad inaugurazione di questa tribuna, si realizzerà la

PRIMA SESSIONE

DELLA CATTEDRA ITINERANTE “TATA JUAN CHÁVEZ ALONSO”

Nella quale diverse organizzazioni, comunità e popoli originari parleranno con voce propria delle loro storie, sofferenze, speranze e soprattutto della loro lotta di resistenza.

Sulle basi seguenti:
1.- La prima sessione della Cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” si svolgerà a partire da sabato 17 e domenica 18 agosto 2013, nelle installazioni del CIDECI a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico.

2.- Le organizzazioni convocanti si costituiscono fin da ora nella Commissione Organizzatrice per invitare a partecipare altri popoli originari e per concordare tutto quanto riguarda questa prima sessione.

3.- La Commissione Organizzatrice inviterà in particolare organizzazioni, gruppi e persone che hanno accompagnato in maniera costante la lotta dei popoli originari.

4.- In questa prima sessione parteciperanno con la loro parola i convocanti e le organizzazioni e popoli originari del Messico e del continente americano invitati dalla Commissione Organizzatrice.

5.- Le sessioni sono aperte al pubblico.

6.- Ulteriori informazioni sul calendario e orari di partecipazione saranno opportunamente fornite dalla Commissione Organizzatrice.

Nella stessa cornice della Cattedra “Tata Juan Chávez Alonso” e col suo sguardo come orizzonte, le organizzazioni indigene e popoli originari partecipanti si riuniranno a parte per proporre, con una convocazione ancora più ampia, il rilancio del Congresso Nazionale Indigeno in Messico, e rivolgere un appello congiunto ai popoli originari del Continente per riannodare i nostri incontri.

Per il riconoscimento ed il rispetto dei diritti e della cultura indigeni.

CONVOCANO:
Nación Kumiai.
Autoridades Tradicionales de la Tribu Yaqui.
Tribu Mayo de Huirachaca, Sonora.
Consejo Regional Wixárika en Defensa de Wirikuta.
Comunidad Coca de Mezcala.
Radio Ñomndaa de Xochistlahuaca, (Pueblo Amuzgo), Guerrero.
Comunidad Zoque en Jalisco.
Organización de Comunidades Indígenas y Campesinas de Tuxpan (Pueblo Nahua), Jalisco.
Comunidad Nahua en Resistencia de La Yerbabuena, en Colima.
Colectivo Jornalero de Tikul (Pueblo Maya Peninsular), Yucatán
Comunidades Purépechas de Nurío, Arantepacua, Comachuén, Urapicho, Paracho, Uruapan, Caltzontzin, Ocumicho.
Comuneros Nahuas de Ostula.
Comunidad Nahua Indígena de Chimalaco, en San Luis Potosí.
La Otra indígena Xilitla (pueblo Nahua).
Comunidad Mazahua de San Antonio Pueblo Nuevo, Edomex.
Comunidad Ñahñu de San Pedro Atlapulco, Edomex.
Centro de Producción Radiofónica y Documentación Comunal de San Pedro Atlapulco (Pueblo Ñahñu), Edomex.
Comunidad Nahua de San Nicolás Coatepec, Edomex.
Ejido Nahua de San Nicolás Totolapan, DF.
Comuneros Nahuas de San Pedro Atocpan, DF.
Mujeres y Niños Nahuas de Santa Cruz Acalpixca, DF.
Mazahuas en el DF.
Centro de Derechos Humanos Rafael Ayala y Ayala (Pueblos Nahua y Popoluca), de Tehuacán, Puebla.
Asamblea Popular Juchiteca (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Fuerza Indígena Chinanteca “KiaNan”.
Consejo Indígena Popular de Oaxaca-Ricardo Flores Magón, (Pueblos Zapoteco, Nahua, Mixteco, Cuicateco), Oaxaca.
Comité de Bienes Comunales de Unión Hidalgo, (Pueblo Zapoteco) Oaxaca.
Unión Campesina Indígena Autónoma de Río Grande (Pueblo Chatino y Afromestizo), Oaxaca.
La Voz de los Zapotecos Xichés en Prisión, Oaxaca.
Temazcal Tlacuache Tortuga de la comunidad de Zaachilá, (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Colonia Ecológica la Minzita, (Pueblo Purépecha), Morelia, Michoacán.
Colectivo Cortamortaja de Jalapa del Marqués (Pueblo Zapoteco), Oaxaca.
Radio Comunitaria Totopo de Juchitán (Pueblo Zapoteco), Oaxaca
CIDECI-UNITIERRA, Chiapas.
CCRI-CG del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (Pueblos Tzeltal, Tzotzil, Chol, Tojolabal, Zoque, Mame y Mestizo), Chiapas.
Messico, 2 giugno 2013
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda i video che accompagnano questo testo:

In memoria di Don Juan Chávez Alonso. Realizzato dalla Cooperativa de Condimentos para la Acción Cinematográfica. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1MTFfyJ0D24

Il Comandante Guillermo, presenta Don Juan Chávez Alonso al Festival della Digna Rabia, presso il CIDECI, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=96zTk3ng5rM

Ballo tradizionale “Los Viejitos”, interpretato dagli allievi della Casa dello Studente Lenin, di Michoacán, Messico. http://www.youtube.com/watch?v=t–pTZj8FPY&feature=player_embedded
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/06/02/organizaciones-indigenas-y-el-ezln-crean-la-catedra-tata-juan-chavez-alonso-en-el-primer-aniversario-de-su-ausencia/


(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

Turchia - Lettera da Istanbul: dalla Turchia al mondo


Si protesta per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere in democrazia. La città si stringe solidale contro il governo.

di Sumandef Hakkinda*

Ai miei amici che vivono fuori dalla Turchia: scrivo per farvi sapere cosa sta succedendo a Istanbul da cinque giorni. Personalmente sento di dover scrivere perché la maggior parte della stampa è stata messa sotto silenzio dal governo e il passaparola e internet sono i soli mezzi che ci restano per raccontare e chiedere sostegno. Quattro giorni fa un gruppo di persone non appartenenti a nessuna specifica organizzazione o ideologia si sono ritrovate nel parco Gezi di Istanbul. Tra loro c'erano molti miei amici e miei studenti. Il loro obiettivo era semplice: evitare la demolizione del parco per la costruzione di un altro centro commerciale nel centro della città. Ci sono tantissimi centri commerciali a Istanbul, almeno uno in ogni quartiere. Il taglio degli alberi sarebbe dovuto cominciare giovedì mattina. La gente è andata al parco con le coperte, i libri e i bambini. Hanno messo su delle tende e passato la notte sotto gli alberi. La mattina presto quando i bulldozer hanno iniziato a radere al suolo alberi secolari, la gente si e' messa di mezzo per fermare l'operazione.

Non hanno fatto altro che restare in piedi di fronte alle macchine.Nessun giornale né emittente televisiva era lì per raccontare la protesta. Un blackout informativo totale. Ma la polizia è attivata con i cannoni d'acqua e lo spray al peperoncino. Hanno spinto la folla fuori dal parco.

Nel pomeriggio il numero di manifestanti si è moltiplicato. Così anche il numero di poliziotti, mentre il governo locale di Istanbul chiudeva tutte le vie d'accesso a piazza Taksim, dove si trova il parco Gezi. La metro è stata chiusa, i treni cancellati, le strade bloccate. Ma sempre più gente ha raggiunto a piedi il centro della città. Sono arrivati da tutta Istanbul. Sono giunti da diversi background, da diverse ideologie, da diverse religioni. Si sono ritrovati per fermare la demolizione di qualcosa di più grande di un parco: il diritto a vivere dignitosamente come cittadini di questo Paese.

Hanno marciato. La polizia li ha respinti con spray al peperoncino e gas lacrimogeni e ha guidato i tank contro la folla che offriva ai poliziotti cibo. Due giovani sono stati colpiti dai tank e sono stati uccisi. Un'altra giovane donna, una mia amica, è stata colpita alla testa da uno dei candelotti lacrimogeni. La polizia li lanciava in mezzo alla folla. Dopo tre ore di operazione chirurgica, è ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Mentre scrivo, non so ancora se ce la farà. Questo post è per lei.

Nessun agenda nascosta
Queste persone sono miei amici. Sono i miei studenti, i miei familiari.Non hanno "un'agenda nascosta", come dice lo Stato. La loro agenda è là fuori, è chiara. L'intero Paese viene venduto alle corporazioni dal governo, per la costruzione di centri commerciali, condominii di lusso, autostrade, dighe e impianti nucleari. Il governo cerca (e quando è necessario, crea) ogni scusa per attaccare la Siria contro la volontà del suo popolo.

E, ancora più importante, il controllo del governo sulle vite personali della sua gente è diventato insopportabile. Lo Stato, dietro la sua agenda conservatrice, ha approvato molte leggi e regolamenti sull'aborto, il parto cesareo, la vendita e l'utilizzo di alcol e anche il colore del rossetto delle hostess delle compagnie aeree.

La gente che sta marciando verso il centro di Istanbul chiede il diritto a vivere liberamente e a ottenere giustizia, protezione e rispetto dallo Stato. Chiede di essere coinvolta nel processo decisionale della città in cui vive. Quello che invece ha ricevuto è violenza e un enorme numero di gas lacrimogeni lanciati dritti in faccia. Tre persone hanno perso la vista.

Eppure continuano a marciare. Centinaia di migliaia si stanno unendo. Duemila persone sono passate sul ponte del Bosforo a piedi per sostenere la gente di Taksim. Nessun giornale né tv era lì a raccontare cosa accadeva. Erano occupati con le notizie su Miss Turchia e "il gatto più strano del mondo". La polizia ha continuato con la repressione, spruzzando spray al peperoncino tanto da uccidere cani e gatti randagi.

Scuole, ospedali e anche hotel a cinque stelle intorno a piazza Taksim hanno aperto le porte ai feriti. I dottori hanno riempito le classi e le camere di albergo per dare primo soccorso. Alcuni poliziotti si sono rifiutati di spruzzare lo spray e lanciare lacrimogeni contro persone innocenti e hanno smesso di lavorare. Intorno alla piazza hanno posto dei disturbatori per impedire la connessione internet e i network 3G sono stati bloccati. I residenti e i negozi della zona hanno dato alla gente in strada accesso alle loro reti wireless, i ristoranti hanno offerto cibo e bevande gratis.

La gente di Ankara e Izmir si è ritrovata nelle strade per sostenere la resistenza di Istanbul. I media mainstream continuano a raccontare di Miss Turchia e del "gatto più strano del mondo".

*** 

Scrivo questa lettera così che possiate sapere cosa succede a Istanbul. I mass media non ve lo diranno. Almeno non nel mio Paese. Per favore postate più articoli possibile su internet e fatelo sapere al mondo.

Mentre pubblicavo articoli che spiegavano quanto sta avvenendo ad Istanbul sulla mia pagina Facebook la scorsa notte, qualcuno mi ha chiesto: "Cosa speri di ottenere lamentandoti del tuo Paese con gli stranieri?". Questa lettera è la mia risposta.

Con il cosiddetto "lamentarmi" del mio Paese, io spero di ottenere:

Libertà di parola e espressione,

Rispetto per i diritti umani,

Controllo sulle decisione che riguardano il mio corpo,

Diritto a radunarsi legalmente in qualsiasi parte della città senza essere considerato un terrorista.

Ma soprattutto dicendolo al mondo, ai miei amici che vivono nel resto del globo, spero di aprire i loro occhi, di aver sostegno e aiuto. 

*Originariamente pubblicato sul blog defnesumanblogs.com 

sabato 1 giugno 2013

Turchia - Istanbul: continua la protesta in piazza Taksim

NEWS_139419.jpgContinuano per il secondo giorno le proteste nel cuore di Istanbul  contro la distruzione del parco Gezi, in piazza Taksim.
Di nuovo la polizia ha lanciato gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere i numerosi manifestanti. La richiesta della piazza è che il premier Recep Tayyip Erdogan fermi la costruzione di un centro commerciale e di una nuova moschea.
Molte persone sono rimaste ferite negli  scontri e secondo l'agenzia Dogan 81 ci sono stati circa 80 fermati. Amnesty international ha denunciato le violenze fatte dalla polizia.
Di fronte alla protesta il premier turco, Recep Tayyip Erdogan ha affermato che ''la polizia è già intervenuta e continuerà a intervenire perché piazza Taksim non può essere un'area in cui gli estremisti fanno come gli pare''.
In piazza giovani, intellettuali, esponenti politici dell'opposizione. La protesta infatti racchiude molti dei motivi di critica sociale alle politiche del  governo islamico: dalle scelte economiche neoliberiste alle privatizzazioni, dai tentativi di chiudere spazi alle proposte contro le libertà personali.

Di seguito l'articolo apparso oggi in Nena News.

Turchia, a migliaia in strada contro la distruzione del parco Taksim

di Sara Datturi
Diecimila persone si sono ritrovate nel parco di Taksim che il governo vuole distruggere, per gridare "Yeterli", basta, al liberismo sfrenato e a una idea distorta di progresso

Indignazione: forte, contratta.. infinita. Di quelle che ti fanno stringere lo stomaco, serrare I denti e trattenere il fiato. Istanbul, una megacity che continua il suo slancio economico verso un profitto fittizio, offuscato, malato. Le conseguenze di questo neo liberalismo sfrenato si riversano su tutta la cittadinanza: orari di lavoro interminabili, spazi verdi riconvertiti in super centri commerciali, urban gentrification, ineguaglianza.

Lo slogan principale è arricchirsi, lavorare per comprare una nuova casa, nuovi vestiti, una macchina.. ma a quale prezzo?

Cultura, identità, storia, religione.. intrecciate e ritrasformate. Un parco, quello di Taksim, diventa il simbolo di un malcontento che da troppo tempo pizzica silenzioso ma presente i cuori accoglienti di queste donne e uomini Turchi. Un parco che un governo che si definisce democratico, aperto al progresso e "attento ai problemi sociali" vuole distruggere, ritrasformare, vendere.

Tre giorni fa quando le ruspe hanno cercato di distruggere i primi alberi ecco che i primi attivisti, donne, bambini, anziani sono accorsi per dire NO, per gridare BASTA a questo tipo di politiche orientate al profitto di pochi. Troppo silenzio e accettazione passiva.. ora YETERLI! (basta).

Troppi distretti di Istanbul sono e stanno cambiando, sono assediati dai nuovi progetti di trasformazione urbana promossi dal governo, che li ha giustificati utilizzando discorsi quali il rischio di terremoti, la riduzione del crimine e della sporcizia, in nome di un nuovo benessere. Alcuni distretti come quello di Tarbalasi (zone appena vicino il centro di Taksim), un quartiere Greco, armeno e ordotosso dove negli anni 70 ed 80 si sono traferiti Turchi provenienti dal Sud-est, e negli ultimi anni migranti africani sta vivendo questo dramma.

Quest'area è stata soggetta a scontri periodici da parte degli abitanti perché definita e scelta come area da rinnovare, ritrasformare, distruggere. Distruzione non solo degli edifici, ma allontanamento forzato di una comunità con una cultura e tradizioni forti, vive, colorate.. piene di vita e di memoria storica che si intrecciano e coesistono con i valori di un progresso finto in cui tanti di loro non si riconoscono.

Come Tarbalasi , esistono tante altre aree che stanno aspettando di essere cambiare, rinnovate, annullate in nome di grandi spazi residenziali con piscine e palazzoni da 12 piani. Uno spazio urbano che cambia, una società che chiede di partecipare, di essere interpellata in questo processo. Niente di tutto questo, questo governo così bravo nelle public relations da attirare investitori locali e stranieri non accetta deroghe, cambiamenti, comunicazione con i suoi abitanti. Il padre della patria ha deciso, e non si torna più indietro.

Punto e a capo. L'altro ieri questo ingranaggio distorto e malato si è inceppato, tanti granellini di sabbia l'hanno inceppato, hanno detto NO. Tanta gente di tutte le età si è ritrovata in questo parco con i sui pioppi settantenni per gridare, ballare, riprendersi lo spazio pubblico di una città che nel giro di dieci anni è diventata la vetrina di troppe multinazionali. Sogni, progetti, vita.. musica, striscioni, slogan.. occhi di giovani e di anziani che si legano indissolubilmente alla storia di una Turchia così complessa, nostalgica e forte.

La cultura del relax in questi giorni si è trasformata in resistenza. Una guerriglia urbana è in corso nella zona del parco di Taksim, nella piazza centrale e nella strada principale Istiklal. La polizia ha avuto ordini di reprimere, sopprimere, impastare e distruggere questo granello di sabbia. La reazione della polizia è folle, criminale, completamente disumana. Stanno utilizzando gas lacrimogeni come caramelle, getti di acqua grigia e manganelli per disperdere ed impaurire la gente, per violentare ogni germe di ribellione. Colpiscono tutti: anziani, turisti, attivisti, bambini.. ogni elemento che si trovano di fronte. Sono il frutto di un lavaggio del cervello sottile e strategico. Li guardo: hanno visi giovani, occhi spenti ma convinti... mi chiedo quale siano le loro storie, quali decisioni ed esperienze li abbiamo portati a combattere per distruggere, colpire al cuore la forza della "loro "gente. Forse non hanno avuto scelta. Un lavoro prima di tutto e poi il resto non conta. Ma è davvero così? Tante domande scorrono nella mia testa.. memorie di lotte passate in Italia, Europa e Palestina. Tanti granelli.. tanti castelli di sabbia che sono nati e lottano instancabili contro le onde di questo sistema contradditorio e luccicante, che promette di "avere" e dimentica la dimensione innata umana dell' "essere".

Il 30 maggio 2013, 10,000 persone si sono ritrovate nel parco di Taskim per gridare NO. La pentola a pressione è scoppiata. La repressione violenta della polizia di queste notti nei confronti degli attivisti rimasti nel parco ha riportato e riattivato la popolazione. Il risultato è stato la guerriglia urbana di oggi, diventata tale, dopo che la polizia ha attaccato con centinaia di gas lacrimogeni, manganelli e gettate di acqua grigia ogni abitante arrivato in piazza per dimostrare indignazione, il diritto a riprendersi la città, a chiedere in modo legittimo di ripensare e cambiare questo spazio urbano sociale.

Gli scontri sono ancora in atto al momento... ieri sera era prevista un'altra manifestazione alle 7. Il sistema si è inceppato, tanta gente che era rimasta nel dormiveglia, intrappolata in questo castello di vetro del progresso sta germogliando e ascoltando il suo lato umano.. l'individualismo è stato rinchiuso in nome di una solidarietà pronta a combattere, resistere per decidere come vuole e se vuole essere cambiata. Il granello è nato, è stato lanciato... Ancora una volta questa giungla umana sta riscrivendo la sua storia. E io ho deciso di esserne parte.


Tratto da: Nena News

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!