mercoledì 10 luglio 2013

Messico - Comunicato del CCRI-CG dell'EZLN e del Congreso Nacional Indigena




Al Popolo del Messico,

Alla Sexta nazionale e Internazionale,

Ai governi del Messico e del Mondo.

Come Popoli indigeni, Nazioni e Tribù che compongono il Congresso Nazionale Indigeno, inviamo il nostro messaggio dal territorio ribelle zapatista nelle montagne del sudest messicano. Con esso inviamo un fraterno saluto di forza e solidarietà ai membri della Tribù Yaqui e al loro Governo e alla Guardia Tradizionale, sperando che stiate tutti bene.

Salutiamo la capacità storica della Tribù Yaqui di difendere la propria esistenza e territorio, che negli ultimi 40 giorni si è manifestata con la creazione di un accampamento di resistenza sulla Strada Internazionale a Vicam, Sede Principale della Tribù Yaqui, contro il furto dell’acqua da parte del governo attraverso la realizzazione dell’Acquedotto Indipendenza, che non riguarda solo gli Yaqui ma l’intero sud di Sonora. Tutto questo nonostante la Tribù Yaqui abbia seguito e vinto tutti i percorsi legali necessari per fermare questo furto, ma che il governo non ha rispettato. La vostra lotta, compagni, è nostra. Noi, come voi, crediamo che la terra è nostra madre e che l’acqua che scorre nelle sue vene non è in vendita, perché da essa dipende la vita che è un diritto, non una cosa concessa dai malgoverni o dagli imprenditori.

Chiediamo l’immediata cancellazione dei mandati di arresto e delle false accuse contro i membri della Tribù Yaqui e condanniamo la criminalizzazione della loro lotta, e diciamo ai malgoverni emanati dai partiti politici, che il fiume Yaqui è storicamente portatore della continuità ancestrale della cultura e del territorio Yaqui, e a nome del Congresso Nazionale Indigeno ribadiamo che un attacco contro uno, è un attacco contro tutti, per cui risponderemo di conseguenza ad ogni tentativo di reprimere questa lotta e qualsiasi altra lotta.

Infine, rivolgiamo un appello alla comunità internazionale e ai nostri fratelli e sorelle della Sexta Internacional affinché vigilino sugli eventi in territorio Yaqui e di unirsi in solidarietà con la Tribù Yaqui e le sue istanze.

Distintamente
7 luglio 2013
Dal Caracol Zapatista numero 2 – Resistencia y Rebeldía por la Humanidad, di Oventic, Chiapas
Mai più un Messico senza di noi
Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia Generale dell’EZLN
Congresso Nazionale Indigeno



A la Tribu Yaqui,

Al Pueblo de México,

A la Sexta nacional e Internacional

A los gobiernos de México y del Mundo.  

Desde las montañas del sureste mexicano en territorio rebelde zapatista emitimos nuestra palabra conjunta como Pueblos, Naciones y Tribus Indígenas que conformamos el Congreso Nacional Indígena, a través de la cual enviamos un saludo fraterno de fuerza y solidaridad a los miembros de la Tribu Yaqui, a su Gobierno y Guardia Tradicional, esperando que se encuentren todos con bien.

Saludamos la movilización histórica de la Tribu Yaqui en la defensa de su existencia y de su territorio, misma que en los últimos 40 días se ha manifestado en el establecimiento de un campamento en resistencia en torno a la Carretera Internacional en Vicam, Primera Cabecera de la Tribu Yaqui, ante el robo del agua que el mal gobierno pretende concretar a través del Acueducto Independencia, mismo que afecta no solo al yaqui sino a todo el sur de Sonora; lo anterior a pesar de que la Tribu Yaqui ha recorrido los caminos legales necesarios, en los que ha obtenido triunfos que el propio gobierno no ha respetado. Su lucha, compañeros es nuestra también, pues, al igual que ustedes, mantenemos la certeza de que la tierra es nuestra madre y el agua que corre por sus venas no se vende, pues de ella depende la vida que es un derecho y que no nos ha sido dado por los malos gobierno ni por los empresarios.

Exigimos la cancelación inmediata de las órdenes de aprehensión y de la fabricación de delitos en contra de integrantes de la Tribu Yaqui y condenamos la criminalización de su lucha, diciendo a los malos gobiernos emanados de los partidos políticos que el río Yaqui ha sido históricamente el portador de la continuidad ancestral de la cultura y territorio de la Tribu Yaqui y los que conformamos el Congreso Nacional Indígena, reiteramos que si nos tocan a unos nos tocan a todos, por lo que responderemos en consecuencia ante cualquier intento de reprimir esta digna lucha o cualquier otra lucha.

Finalmente, hacemos un llamado a la comunidad internacional y a los hermanos y hermanas de la Sexta Internacional a permanecer  atentos a los acontecimientos que se presenten en lo futuro en el territorio de la tribu Yaqui, sumándose a la solidaridad con la Tribu y a sus exigencias.

Atentamente

A 7 de julio de 2013

Desde el Caracol Zapatista número 2 – Resistencia y Rebeldía por la Humanidad, de Oventic, Chiapas

Nunca más un México sin nosotros

Comité Clandestino Revolucionario Indígena- Comandancia General del EZLN

Congreso Nacional Indígena


lunedì 8 luglio 2013

Brasile - 11 Luglio: riprendersi San Paulo

Giovedì 11 prossimo a San Paulo ci si aspetta non meno di trecentomila persona alla marcia organizzata da sindacati e movimenti.

di Ivan Grozny

Finita la Confederation Cup si sono momentaneamente spenti i riflettori sul Brasile. Non sarà un periodo lungo visto che dal 22 al 29 luglio 2013, a Rio de Janeiro si terrà la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. Con la presenza del primo Papa latinoamericano della storia. 
Un altro grande evento, insomma. 
Chi pensa che il movimento in Brasile stia attraversando una fase di stallo sbaglia di grosso. Anzi, sono previste nuove manifestazioni. Giovedì 11 prossimo a San Paulo ci si aspetta non meno di trecentomila persona alla marcia organizzata da sindacati e movimenti. 
Si fermano tra gli altri  lavoratori dei mezzi pubblici, quelli del settore edile e siderurgico. Tra le principali rivendicazioni la riduzione dell'orario di impiego settimanale, da portare a 40 ore, le condizioni da rendere più sicure e l'adeguamento delle pensioni. Questo per quanto riguarda le questioni strettamente legate al mondo del lavoro. E ricordiamo che aderiscono allo sciopero sia dipendenti pubblici che privati.
Ma sul tavolo non ci sono solo questo tipo di questioni. Chi scenderà in piazza coi lavoratori porterà in strada altri temi. E cercherà di farlo nel luogo simbolo: l'Avenida Paulista che è il cuore della città. Solo la violenza della polizia, il 13 giugno, ne fermo l'accesso al corteo. Qualche giorno dopo invece fu una vera e propria invasione. Di gente, di idee.
Si chiede ad esempio che venga fermata la svendita delle risorse del Paese a beneficio di multinazionali. L'America Latina e non solo è piena di storie di territori devastati dalla ferocia di chi di fronte al lauto guadagno non si fa alcuno scrupolo. Pensiamo a questo proposito cosa accade con il petrolio, di cui il Brasile è ricco. Per non parlare di quanto accade in Amazzonia. Interessante come la questione economica si intrecci con quelle ambientali, invece. Un aspetto da evidenziare visto che dimostra una certa maturità, non solo dei movimenti, riguardo temi a dire poco vitali.
Si chiede poi la riduzione del prezzo dei biglietti dei trasporti. Che sia urbano o extraurbano. I brasiliani usano moltissimo autobus e corriere, e i prezzi non sono così bassi come potremmo immaginare. Insieme alla richiesta di investire in salute ed istruzione è uno dei punti cardine delle lotte. C'è anche chi auspica più sicurezza ma allo stesso tempo c'è anche chi si augura invece che l'ordine pubblico non sia più gestito dalla polizia militare. La questione sicurezza in Brasile è un paradosso di cui abbiamo già parlato tempo fa, ma sarà interessante tornarci. Infine si chiede ancora, e questa sì che è una battaglia di lungo corso, la riforma agraria.
Insomma, la partita è appena cominciata, e non è la fine di un torneo che ne determina l'epilogo. 
Chiudiamo con un fatto accaduto a San Paulo, dove in una delle favela della città, Heliopolis, un incendio si è portato via una quarantina di abitazioni. Ci sono stati feriti da ustioni e soprattutto ora famiglie che già avevano difficoltà economiche enormi si trovano senza nulla. Questo accade a Sao Paulo, una delle città più ricche del Paese. Un episodio come questo ci da la cifra di quanto sia complicato raccontare una realtà così anche tragicamente difforme, dove la richiesta di diritti fa il paio con una esigenza vera di miglioramento della condizione di vita delle persone. 

giovedì 4 luglio 2013

Brasile - Intervista a Michael Hardt

“In Brasile chi protesta rifiuta la rappresentanza politica e sogna una democrazia reale"

Tratto da “Folha de Sao Paulo”


Spesso considerate dei punti di debolezza delle manifestazioni lanciate dal Movimento Passe Livre(MPL), delle rivendicazioni diffuse e l'assenza di un leader possono essere invece viste come punti di forza di queste proteste.
"Lo Stato non può quindi semplicemente arrestare i capi e facendo ciò distruggere il movimento. Né può cooptare i leader che andrebbero perciò a disciplinare le masse .”
La "moltitudine", in questo senso, non può essere contenuta."
L'affermazione è di Michael Hardt, professore alla Duke University (USA) e autore, con Antonio Negri, dei libri "Impero" (2000) e "Moltitudine" (2004).
Di ispirazione marxista, "Impero" è diventato rapidamente una sorta di Bibbia dei movimenti che cercano alternative alla globalizzazione. Considerato una delle produzioni accademiche più influenti e controverse degli ultimi dieci anni.

In “Moltitudine", gli autori hanno sviluppato il concetto di una forma di organizzazione politica plurale, democratica e orizzontale, non governata da leader o comitati centrali.
Inoltre, questa forma di organizzazione politica non cerca di rappresentarsi per forza come un gruppo unito e omogeneo, anche se non è vero che è del tutto spontanea o disorganizzata.
Inutile dire che il MPL e le manifestazioni scoppiate in tutto il Brasile nelle ultime settimane sembrano possedere queste caratteristiche.
Per questo motivo, Hardt afferma di seguire le proteste "con grande interesse ed entusiasmo."
Secondo lui, questo tipo di manifestazione - la moltitudine - rifiuta sempre, come fa il MPL, i canali politici tradizionali.
Entra in una piccola fetta di tempo e di spazio, per creare relazioni più democratiche. Tuttavia essa è stata finora in grado di apportare trasformazioni durature all'interno della società.
"Questa è la prossima sfida", dice Hardt.
Lei nota delle analogie tra le mobilitazioni in Brasile e quelle che si sono verificate di recente in altri Paesi?
Il legame più evidente è che le richieste provengano dalla città.
In molti casi ha preso la forma di rendere uno spazio pubblico comune, come una piazza o un parco, ma in Brasile, almeno in principio, la scintilla è stata determinata dall'aumento del costo dei trasporti.
Ma, dal mio punto di vista, il fattore più importante che collega queste esperienze è il rifiuto della rappresentanza politica e la domanda di "democrazia reale", come lo chiamavano gli Indignados in Spagna. Vale a dire, un piano di azione politica democratico più pieno e più partecipativo.
Vi è una differenza significativa, però. Mentre in altri paesi c'è stata una situazione di crisi economica, in Brasile (e forse Turchia), le proteste si sono verificate in un contesto di espansione economica.
L'idea di "folla" è stata delineata in "Impero" e sviluppata in "Moltitudine". Dopo di che ci sono state molte altre mobilitazioni. Hanno avuto un impatto sulla sua teoria?
Sì , Io e Toni Negri abbiamo seguito da vicino questi potenti movimenti sociali degli ultimi anni. E' notevole come il numero crescente di rivolte e proteste abbiano preso la forma di "moltitudine".
Siamo consapevoli, tuttavia, che questi movimenti sono di fronte a grandi sfide che li attendono.
Ancora più importante, per me, è la necessità per loro di creare forze politiche durevoli ed efficaci.
Questa moltitudine, in altre parole, è riuscita a creare belle relazioni democratiche all'interno dei confini di una piazza per un paio di mesi. Tuttavia, non sono ancora state in grado di espandersi nello spazio e nel tempo per trasformare la società in un modo duraturo.
La folla ha bisogno di migliorare la sua organizzazione. Questa è la prossima sfida.
Questi due libri sono stati scritti prima dell'era dei social media. Adesso è cambiato qualcosa?
I social media - Facebook, Twitter e altre piattaforme - sono state utilizzati in modo efficace dai movimenti negli ultimi anni perchè il decentramento di questi mezzi di comunicazione corrisponde all'agire di questi movimenti nella rete. Ma la tecnologia è solo uno strumento. Quello che rimane centrale è l'organizzazione sociale e politica.
Le proteste in Brasile non hanno leaders né dimostrano unitarietà. Come si possono interpretare istanze così diverse, a volte anche contraddittorie?
Pluralità e differenza sono le condizioni di base di qualsiasi processo democratico. La democrazia non esige che tutti siano d'accordo, o men che meno, seguano un leader. Piuttosto, la democrazia ci impone di creare relazioni orizzontali tra pari e una cooperazione anche e soprattutto nelle diversità.
Dovremmo tutti imparare dalle esperienze di questi movimenti, in termini di relazioni democratiche e di forme orizzontali di autogoverno.
In che termini questa moltitudine può rappresentare un agente politico?
Questi movimenti esercitano certamente un potere "destituente", vale a dire che hanno il potere di rovesciare i governi e indebolire le strutture tradizionali di governance, anche i governi di sinistra.
Ma hanno anche bisogno di sviluppare elementi costituenti capaci di generare nuove e durature forme di vita.
La scommessa o l'ipotesi che pone il concetto di moltitudine è che per agire politicamente non è necessario avere un'unità e un'organizzazione gerarchica.
I movimenti devono dimostrare, in altre parole, che una soggettività politica variegata e democratica è in grado di trasformare radicalmente il processo politico e creare nuove relazioni sociali.
Come potrebbe succedere ciò?
In Brasile, la rivendicazione iniziale si è trasformata in qualcosa di completamente diverso, e queste richieste considerate facenti parte di agende politiche di sinistra sono state sostituite da altre considerate perlopiù di destra.
Il prezzo del trasporto pubblico è stato solo l'innesco per una più ampia serie di rivendicazioni che non sono solo economiche, ma anche politiche. Adesso i movimenti hanno bisogno di acquisire potere e la maturità di combattere le provocazioni e gli interventi della destra.
Ora, un outsider, come me, non può analizzare questo aspetto in maniera adeguata. È necessario essere all'interno del movimento per poterne parlare di più.
Come si può negoziare con un movimento senza leader e con rivendicazioni così ampie?
Il rapporto tra lo Stato e la moltitudine è asimmetrico. Lo Stato, ovviamente, è infinitamente più forte, anche se i due soggetti hanno diverse forme, essendo lo stato centralizzato, e la moltitudine, distribuita.
In un certo senso, questo può essere un vantaggio per la moltitudine.
Lo Stato non può quindi semplicemente arrestare i capi e facendo ciò distruggere il movimento. Né può cooptare i leader che andrebbero perciò a disciplinare le masse .
La moltitudine, in questo senso, non può essere contenuta.
Ma, come ho detto, per essere efficace ed avere effetti permanenti, la moltitudine ha bisogno di trovare il modo di organizzare le differenti parti che la compongono e creare nuove forme di cooperazione.
Le manifestazioni del Brasile si avvicinano di più all'idea di moltitudine rispetto ai movimenti su cui vi siete basati per sviluppare la vostra teoria?
Il concetto di 'moltitudine' è stato sviluppato negli ultimi dieci anni attraverso la pratica e la teoria dei movimenti. Dal movimento no global (come le proteste di Seattle negli Stati Uniti nel 1999) a Piazza Tahrir (Egitto), attraverso gli Indignados (Spagna ) e Occupy Wall Street (USA), hanno vissuto uno sforzo progressivo per formare strutture di autogoverno,come l'assemblea generale, che consentirebbe ad una folla molto più diversificata di prendere decisioni politiche.
Particolarmente interessante per me sono state le esperienze dei movimenti sociali indigeni in Bolivia nel 2000 e nel 2003 (le cosiddette guerre di acqua e gas), che sono state teorizzate da intellettuali boliviani, mentre la moltitudine ha lottato per trovare all'interno di una rete orizzontale che univano soggetti diversi, andando dai lavoratori alle questioni riguardanti le minoranze.
Le mobilitazioni in Brasile si pongono in linea con questa tradizione emergente, e che io spero si possa espandere ulteriormente.
In Brasile, si è registrato un record di depredazione e tentativi di invasione di edifici pubblici, come palazzi dei governi e delle assemblee legislative. Anche questo è un elemento ricorrente?
Molti dei movimenti più forti degli ultimi anni sono stati diretti contro la natura non democratica di tutto il sistema politico attuale, sostenendo che le loro affermazioni di rappresentanza sono false. Nelle piazze occupate a Madrid e Barcellona nel 2011, per esempio, hanno cantato "non ci rappresentano".
E 'abbastanza logico, quindi, che i movimenti in Brasile si concentrano sulle forme locali di governo pubblico. Essi esprimono una critica alla politica come esiste oggi e denunciano quanto essa li escluda. I movimenti cercano di concepire la politica futura, una politica più democratica.
Ci sono prove che questi movimenti non verranno catturati dalla politica tradizionale? Questo è successo più volte in passato.
Naturalmente non vi è alcuna garanzia che tali movimenti non saranno recuperati dalle forze politiche tradizionali. Gli occupanti sono stati spazzati via da piazza Tahrir, da Puerta del Sol (Madrid) da Zuccotti Park (New York), dal parco Gezi (Istanbul) - ma gli effetti delle loro proteste sono vivi e, come abbiamo visto, movimenti simili continuano a nascere.
Mi auguro che le recenti proteste possano servire per aprire nuove possibilità democratiche in Brasile. E ho la certezza che, anche se può sembrare che questi movimenti siano rifluiti e gli attivisti non siano più per le strade, ci riusciranno. 
Traduzione a cura di Anna Irma Battino e Teresa Gregorin

mercoledì 3 luglio 2013

Brasile - Stedile MST: significato e prospettive delle mobilitazioni

Alleghiamo di seguito una intervista con João Pedro Stedile del Movimento Sem Terra sul portato e le prospettive delle mobilitazioni sociali che stanno scuotendo il Brasile nelle ultime settimane.

1. Come analizza le manifestazioni che stanno scuotendo il Brasile nelle ultime settimane? Quali sono le ragioni economiche da cui nascono?

Ci sono molte valutazione a proposito del perchè stiano avvenendo queste manifestazioni. Mi associo all’analisi della professoressa Ermínia Maricato, che è la nostra maggior esperta sui temi urbani e ha lavorato in passato nel Ministero delle città durante la gestione di Olivio Dutra. Lei sostiene la tesi che c’è una crisi urbana presente nelle città brasiliane, provocata da questa tappa del capitalismo finanziario. C’è stata un’enorme speculazione immobiliare che ha fatto salire i prezzi degli affitti e dei terreni del 150% negli ultimi tre anni. Il capitale ha finanziato, senza nessun controllo da parte del governo, la vendita delle automobili per inviare denaro all’estero e ha trasformato il nostro traffico in un caos. E negli ultimi dieci anni non ci sono stati investimenti nel trasporto pubblico. Il programma per la casa “Casa mia, vita mia” ha spinto i poveri verso le periferie, senza infrastrutture. Tutto questo ha creato una crisi strutturale. Le persone stanno vivendo in un inferno, nelle grandi città, perdendo tre o quattro ore giorno nel traffico, quando potrebbero invece stare con la famiglia, studiare o svolgere attività culturali. Oltre a questo, c’è la pessima qualità dei servizi pubblici, in particolare nel settore sanitario e anche in quello educativo, dalla scuola di base, alle scuole di livello medio dalle quali gli studenti escono senza saper scrivere un testo. L’insegnamento superiore si è trasformato in un mercato per la vendita di diplomi a rate, per il 70% degli studenti universitari.

2. E dal punto di vista politico, cosa è successo?

I 15 anni del neoliberismo, e in particolare gli ultimi dieci anni di un governo di composizione di classi, hanno trasformato il modo di fare politica, rendendola ostaggio degli interessi del capitale. I partiti sono diventati vecchi nei loro comportamenti e si sono trasformati in mere sigle che raccolgono, in gran parte, degli opportunisti desiderosi di ottenere cariche pubbliche o accaparrarsi risorse pubbliche per i propri interessi. Tutti i giovani nati dopo l’epoca delle “diretas já” non hanno avuto l’opportunità di partecipare alla politica. Oggi, per concorrere a qualsiasi carica, per esempio, di consigliere, la persona interessata deve avere più di un milione di reais; diventare deputato costa circa 10 milioni. I capitalisti pagano e poi i politici obbediscono. La gioventù è stufa di questa forma di fare politica borghese, mercificata.
Ma la cosa più grave è stata che i partiti della sinistra istituzionale, tutti, si sono adeguati a questi metodi. E questo ha creato nella gioventù una profonda ostilità nei confronti del modo di comportarsi dei partiti. La gioventù non è apolitica, al contrario, tanto è vero che ha portato la politica per le strade, anche senza avere coscienza del suo significato. Ma sta dicendo che non sopporta più di vedere in televisione queste pratiche politiche che hanno sequestrato il voto delle persone e sono basate sulla menzogna e la manipolazione.

3. E perchè le manifestazioni sono esplose solo ora?

Probabilmente per la somma di diversi fattori legati più al carattere della psicologia delle masse che ad una decisione politica pianificata. Si sono sommati il clima complessivo di cui ho già parlato, più le denunce di sovra fatturazione delle opere degli stadi, che costituisce una provocazione per il popolo. Esaminiamo alcuni episodi. La Rete Globo ha ricevuto, dal governo dello Stato di Rio e dalla prefettura, 20 milioni di reais di soldi pubblici per organizzare lo spettacolino di sole due ore, del sorteggio dei giochi della Coppa delle confederazioni. Lo stadio di Brasilia è costato 1,4 miliardi e non ci sono autobus in città! La dittatura esplicita che la FIFA ha imposto e a cui tutti i governi si sono sottomessi. La reinaugurazione del Maracanã è stato uno schiaffo al popolo brasiliano. Le foto erano chiare, nel maggior tempio del calcio mondiale non c’erano nè un nero nè un meticcio! E poi con l’aumento delle tariffe degli autobus, è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ stata solo la scintilla che ha fatto scoppiare il sentimento diffuso di rivolta, di indignazione. Per fortuna che la gioventù si è svegliata.

4. Perchè la classe lavoratrice non è ancora scesa in strada?

E’ vero, la classe lavoratrice ancora non è scesa in strada. In strada ci sono i figli della classe media, della classe medio bassa, e anche alcuni giovani che Andre Singer definirebbe del sottoproletariato, che studiano e lavorano nel settore dei servizi, Che hanno migliorato le condizioni di consumo, ma vogliono essere ascoltati.
La riduzione della tariffa interessava molto a tutto il popolo e questo è stato l’elemento vincente del Movimento biglietto gratuito, che ha saputo convocare mobilitazioni in nome degli interessi del popolo. E il popolo ha appoggiato le manifestazioni e questo si vede dagli indici di popolarità dei giovani, soprattutto quando sono stati repressi.
La classe lavoratrice tarda a muoversi, ma, quando si muove, colpisce direttamente il capitale, cosa che non è ancora cominciata a succedere. Penso che le organizzazioni che fanno la mediazione con la classe lavoratrice non hanno ancora capito il momento e sono un po’ timide.
Ma la classe, come classe, penso che sia disposta a lottare anch’essa. Si può rilevare che il numero di scioperi per aumenti salariali ha già recuperato i livelli degli anni 80. Penso che sia solo una questione di tempo e legata al fatto che le mediazioni riescano a cogliere obiettivi che possano motivare la classe a muoversi. Negli ultimi giorni, già si vede che in alcune città minori e nelle periferie delle grandi città hanno cominciato a essere organizzate manifestazioni con obiettivi di rivendicazione molto localizzati. E questo è molto importante.

5. E voi del MST e i contadini, non vi siete ancora mossi….
E’ vero. Nelle capitali vicino alle quali ci sono nostri insediamenti e piccoli agricoltori stiamo già partecipando. E sono anche testimone del fatto che siamo stati accolti molto bene, con la nostra bandiera rossa e la nostra rivendicazione della Riforma agraria e di alimenti sani e a buon mercato per tutto il popolo. Penso che nelle prossime settimane ci potrà essere un’adesione maggiore, anche con la realizzazione di manifestazioni di contadini nelle strade e nei comuni dell’interno. I nostri militanti muoiono dalla voglia di entrare nella lotta e mobilitarsi. Spero che si muovano al più presto.

6. Che cosa pensa delle violenze che sono successe all’interno di alcune manifestazioni?

Prima di tutto bisogna relativizzare. La borghesia, attraverso le sue televisioni, ha usato la tattica di spaventare il popolo mostrando solo gente che provoca disordini e rompe tutto. Si tratta di gruppi minoritari e insignificanti di fronte alle migliaia di persone che si sono mobilitate. Alla destra interessa far passare nell’immaginario della popolazione che si tratta solo di disordine e, alla fine, se ci sarà caos, dare la colpa al governo e esigere la presenza delle forze armate. Spero che il governo non commetta questa bestialità di chiamare la guardia nazionale e le forze armate per reprimere le manifestazioni. E’ quel che sogna la destra! Ciò che stà provocando scene di violenza è il modo di intervenire della Polizia Militare. Ci sono gruppi di destra organizzati con il preciso obiettivo di fare provocazioni e saccheggi. A São Paulo hanno agito gruppi fascisti. A Rio de Janeiro sono intervenute milizie organizzate che proteggono i politici conservatori. E’ chiaro, c’è anche un substrato di proletariato che compare in qualsiasi mobilitazione popolare, negli stadi, a carnevale, perfino nelle feste religiose, tentando di trarne qualche profitto.

7. Quindi c’è una lotta di classe nelle strade o si tratta solo di giovani che manifestano la loro indignazione?

E’ chiaro che c’è una lotta di classe nelle strade. Anche se ancora concentrata su uno scontro ideologico. E la cosa più grave è che la stessa gioventù mobilitata, per la sua origine di classe, non ha coscienza del fatto che sta partecipando ad una lotta ideologica. Vedete, loro stanno facendo politica nella miglior forma possibile, nelle strade. E poi scrivono negli striscioni: siamo contro i partiti e la politica? E per questo sono stati tanto diffusi i messaggi degli striscioni. Sta succedendo in ogni città, in ogni manifestazione, uno scontro ideologico permanente tra gli interessi delle classi. I giovani vengono contesi dalle idee della destra e della sinistra, dai capitalisti e dalla classe lavoratrice.

8. Quali sono gli obiettivi e le proposte della destra?

La classe dominante, i capitalisti e i loro portavoce ideologici che compaiono tutti i giorni in tv hanno un grande obiettivo: logorare il più possibile il governo di Dilma, indebolire le forme organizzative della classe lavoratrice, indebolire le proposte di cambiamenti strutturali nella società brasiliana e vincere le elezioni del 2014, per ricomporre un’egemonia totale nella direzione dello stato brasiliano che ora è oggetto di contesa.
Per raggiungere questi obiettivi stanno ancora procedendo a tentoni, alternando le loro tattiche. A volte provocano la violenza per oscurare gli obiettivi dei giovani. A volte inseriscono negli striscioni dei giovani i loro messaggi. Per esempio, la manifestazione di sabato, piuttosto piccola, a São Paulo, è stata totalmente manipolata da settori di destra che hanno puntato solo sulla lotta contro la PEC 37, con striscioni tutti uguali… parole d’ordine uguali. Certamente la maggioranza dei giovani non sa nemmeno di che si tratta. Ed è un tema secondario per la classe lavoratrice, ma la destra sta tentando di sventolare le bandiere della moralità, come fece con la UDN in tempi passati.
Ho visto nelle reti sociali controllate dalla destra, che le loro bandiere, oltre alla PEC 37, sono: l’uscita di Renan, una CPI sulla trasparenza delle spese della Coppa; dichiarare la corruzione crimine odioso e porre fine al tribunale speciale per i politici. Già i gruppi più fascisti tentano FUORI DILMA e raccolte di firme per l’ impeachment. Per fortuna queste bandiere non hanno niente a che vedere con le condizioni di vita delle masse, anche se possono essere manipolate dai media. E oggettivamente si danno la zappa sui piedi. Alla fine è la borghesia brasiliana, i suoi imprenditori e i politici che sono i maggiori corrotti e corruttori. Chi si è appropriato delle spese esagerate della Coppa? La rete Globo e gli appaltatori

9. Quali sono le sfide che hanno di fronte la classe lavoratrice, le organizzazioni popolari e i partiti di sinistra?

Le sfide sono molte. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza della natura di queste manifestazioni e andare tutti per le strade, contendere cuori e menti dei giovani alla destra, per politicizzare questa gioventù che non ha esperienza di lotta di classe. Poi, la classe lavoratrice deve muoversi, andare in strada, manifestare nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, come direbbe Geraldo Vandré. Far sentire le sue richieste per risolvere i problemi concreti della classe, dal punto di vista economico e politico.
Dobbiamo prendere l’iniziativa di mettere all’ordine del giorno il dibattito nella società e esigere l’approvazione del progetto della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore; esigere che le priorità, negli investimenti pubblici, siano la salute, l’educazione, la riforma agraria. Ma per questo il governo deve tagliare gli interessi e spostare risorse dal superavit primario; quei 200 miliardi che ogni anno finiscono nelle mani di soli 20.000 ricchi, che vivono di rendita, creditori di un debito interno che non abbiamo mai contratto; bisogna spostare questi soldi verso investimenti produttivi e sociali.
Approvare in regime di urgenza, in modo che vada in vigore dalle prossime elezioni, una riforma politica di grande respiro, che come minimo istituisca il finanziamento pubblico della stessa campagna, il diritto alla revoca dei mandati e plebisciti popolari auto-convocati.
Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che che torni a riscuotere l’ICMS   sulle esportazioni primarie, penalizzi la ricchezza dei ricchi e alleggerisca le imposte dei poveri, che sono quelli che pagano di più.
Abbiamo bisogno che il governo sospenda le aste pubbliche del petrolio e tutte le concessioni di privatizzazione delle miniere e di altre aree pubbliche. Non serve molto applicare tutte le royalties del petrolio in educazione, se le royalties rappresenteranno solo l’8% della rendita del petrolio e il 92% andrà alle imprese transnazionali che otterranno il petrolio nelle aste!
Una riforma urbana strutturale, che torni a mettere al primo posto il trasporto pubblico, di qualità e a tariffa zero. E’ già stato dimostrato che non è troppo caro nè difficile istituire il trasporto gratuito per le masse delle capitali. E controllare la speculazione immobiliare.
E infine, dobbiamo utilizzare e approvare il lavoro della Conferenza nazionale della comunicazione, ampiamente rappresentativa, il progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Per farla finita con il monopolio della Globo e perchè il popolo e le sue organizzazioni popolari abbiano un ampio accesso alla comunicazione, possano creare i propri mezzi di comunicazione, con risorse pubbliche. Ho sentito da diversi movimenti della gioventù che stanno organizzando le manifestazioni, che forse questa è l’unica bandiera che unifica tutti: Abbasso il monopolio della Globo!
Ma queste parole d’ordine avranno risonanza nella società e eserciteranno pressione su governo e politici soltanto se si muoverà la classe operaia.

10. Voi dei movimenti sociali avete presentato un documento chiedendo di incontrare la presidente Dilma e lei ha accettato rispondendo per televisione. Che cosa le direte?

Spero che questa udienza ci sia presto! E in quella occasione, certamente, l’insieme dei movimenti sociali manderà i propri rappresentanti più giovani che sono stati nelle strade e porteranno a Dilma la piattaforma che ho descritto. Spero che abbia la sensibilità di ascoltare i giovani.

11. Cosa dovrebbe fare il governo ora?

Spero che il governo abbia la sensibilità e l’intelligenza di approfittare di questo appoggio, questo clamore che viene dalle strade, che è solo una sintesi di una coscienza diffusa nella società, che è il momento di cambiare. E cambiare a favore del popolo. E per questo il governo deve affrontare la classe dominante sotto tutti gli aspetti. Affrontare la borghesia che vive di rendita, spostando i pagamenti degli interessi verso gli investimenti in aree che risolvano i problemi del popolo. Promuovere subito le riforme politica, tributaria. Avviare l’approvazione del progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Creare meccanismi per investimenti significativi nel trasporto pubblico, che vadano nella direzione della tariffa zero. Accelerare la riforma agraria e un piano di produzione di alimenti sani per il mercato interno.
Garantire subito l’applicazione del 10% del PIB in risorse pubbliche per l’educazione a tutti i livelli, dagli asili infantili nelle grandi città alla scuola di base di qualità fino all’universalizzazione dell’accesso dei giovani all’università pubblica.
Senza questo ci sarà profonda disillusione e il governo lascerà nelle mani della destra l’iniziativa di proporre parole d’ordine, che porteranno a nuove manifestazioni con l’obiettivo di logorare il governo in vista delle elezioni del 2014. É ora che il governo si allei con il popolo o pagherà il conto nel prossimo futuro.

12. E queste mobilitazioni, dove porteranno il paese nei prossimi mesi?
E’ ancora tutta una incognita. Perchè i giovani e le masse sono oggetto di contesa. Per questo le forze popolari e i partiti di sinistra devono impegnare tutte le loro energie per andare in strada. Manifestare, inserire le bandiere di lotta delle riforme che interessano al popolo. Perchè la destra farà la stessa cosa e cercherà di imporre le sue parole d’ordine conservatrici, arretrate, di criminalizzazione e stigmatizzazione delle idee del cambiamento sociale. Siamo in piena battaglia ideologica e nessuno sa al momento quale sarà il risultato. In ogni città, in ogni manifestazione, dobbiamo contendere alla destra menti e cuori. E chi resterà fuori, sarà fuori dalla storia

Traduzione di Serena Romagnoli

sabato 29 giugno 2013

Messico - SupComandante Marcos: le/gli student@

I CONDISCEPOLI V.
LE/GLI STUDENT@.
Giugno 2013 
A le/gli aderenti alla Sexta in Messico e nel Mondo:
A le/gli studenti della Escuelita Zapatista: 
Compagni, compagne e compagnei: 
Vi mando qui qualche dato per darvi un’idea del tipo di plebe… err, di persone che saranno i vostri condiscepoli, o compagn@ di studio, nella Escuelita Zapatista. Ecco:
- Inviti spediti: circa 3 mila.
- Hanno accettato l’invito: circa 2500.
- Non hanno ancora risposto: circa 500.
- Hanno respinto l’invito: 1.
- Di coloro che hanno compilato il modulo di iscrizione, poco più della metà sono maschi, poco meno della metà sono femmine (cioè, gli uomini vincono – nota del Supmarcos che, come si dice, fornisce una “prospettiva di genere”-), oltre ad un numero imprecisato di altr@ che si rivendicano tali.
- Gli alunn@ che frequenteranno la scuola in comunità nelle date di agosto 2013, sono 1.500. Più della metà sono maschi (ehm, ehm), meno della metà sono femmine e 9 si rivendicano altr@.
Di quest@ 1.500 studenti, più di 60 sono bambini e bambini minori di 12 anni. Di questi oltre 60 bambini, 19 hanno meno di 4 anni. Attenzione al seguente dato: Per ogni bambina, ci sono 2 bambini: Ovvero, anche tra i minorenni vinciamo noi – nuovo commento di “prospettiva di genere” del Supmarcos -.
Degli oltre 1.400 adulti che verranno in comunità, più di 200 hanno più di 50 anni.
- Circa 200 persone, nel mese di agosto 2013, frequenteranno il corso presso il CIDECI, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas.
- Più di 200 persone parteciperanno al corso in videoconferenza.
- Più di 130 persone hanno chiesto i materiali perché non possono frequentarlo in comunità.
- Circa 500 persone hanno chiesto l’iscrizione al corso per dicembre-gennaio prossimi. Attenzione: se non vi è arrivato l’invito, è a causa dell’esaurimento dei posti, ma ve lo manderemo. Potete mandare una email alla pagina web affinché siate registrati, se ci è sfuggito, nella lista per il corso successivo.
- Ci saranno studenti dei 5 continenti. Questi, alcuni dei paesi di origine degli studenti al corso La Libertad según l@s Zapatistas: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Stati Uniti, Honduras, Nicaragua, Panama, Perù, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Uruguay, Venezuela, Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Slovenia, Spagna, Francia, Grecia, Olanda, Italia, Paesi Baschi, Regno Unito, Svezia, Svizzera, Corea del Sud, India, Iran, Sri Lanka, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Canarie.
Il luogo d’origine più lontano degli studenti è lo Sri Lanka, ad oltre 17 mila chilometri dal territorio zapatista. Seguono: India (più di 15 mila chilometri); Australia (più di 13 mila chilometri) e Nuova Zelanda (più di 11 mila chilometri).
- Gli studenti più grandi hanno più di 90 anni.
- Gli studenti più piccoli compiranno 11 mesi ad agosto 2013. E sono, of course, 2 maschi. I loro nomi: Brian e Eduardo.
- Tra coloro che parteciperanno come studenti, almeno 34 hanno una laurea in diversi campi: filosofia, sociologia, storia, antropologia, letteratura, scienze politiche, fisica, matematica, psicologia, economia, urbanistica, e teologia.
- Più di 50 studenti sono professori-ricercatori universitari.
- Divers@ studenti hanno vinto tornei di Mortal Kombat alle macchinette. Non diciamo i nomi né “nicknames” per proteggere gli innocenti (cioè i maschi, ed anche qui siamo in maggioranza. Amen).
- Alcune delle istituzioni di Scuola Superiore dove alcuni dei compas, adesso studenti della escuelita zapatista, studiano, hanno studiato, lavorano o sono stati professori-ricercatori:

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!