martedì 3 settembre 2013

Messico - Gli zapatisti, l’arte di costruire un mondo nuovo

di Raúl Zibechi

Dai suoi sei anni di altezza, Carlos Manuel abbraccia la vita di suo padre come se non dovesse mai staccarsene. Guarda il tetto e sorride. Julián, suo padre, cerca di liberarsi. Il bambino cede ma rimane vicino al padre. Irma, sua sorella di circa otto anni, osserva da un angolo della cucina dove sua madre, Esther, lavora al fuoco girando le tortillas di mais che continuano ad essere l’alimento base della famiglie contadine.

Gli altri tre figli, compreso il più grande, Francisco, di 16 anni, osservano la scena che si ripete durante i pasti, come se fosse un rituale. La cucina è il luogo delle conversazioni che si spargono lente come il fumo che ascende sui tetti di zinco. Le parole sono frugali e saporite quanto il cibo: fagioli, mais, caffè, banane e qualche verdura. Tutto seminato senza sostanze chimiche, raccolto ed elaborato a mano. Allevato in aperta campagna il pollo ha un sapore diverso, come tutto il cibo in questa comunità tojolabal.

Finito il pasto ognuno lava i propri piatti e le posate, compreso il padre che a tratti collabora nella preparazione del cibo. Chiedo se è normale in queste terre. Rispondono che è un’abitudine nelle terre zapatiste, non è così in quelle del “mal governo”, a cui si rivolgono, senza sarcasmo, chiamandoli “fratelli priisti”. Queste comunità, vicine a quelle che impugnano la stella rossa su sfondo nero, ricevono buoni e alimenti dal governo, che costruisce loro case di mattoni e pavimento di cemento.
In tutta la settimana non c’è stato il più piccolo gesto di aggressività tra padre, madre e figli. 

Neppure un segno di malcontento o rimprovero. Parrebbe che la proibizione del consumo di alcol ammorbidisca le relazioni umane. Le donne sono quelle che traggono maggiore beneficio dai cambiamenti. “Riconosco gli zapatisti dal modo in cui si alzano in piedi, soprattutto le donne”, commenta il navigato giornalista Hermann Bellinghausen.

Il giorno della fine del mondo
La nuova fase intrapresa dagli zapatisti è cominciata il 21 dicembre 2012, giorno etichettato dai media come la fine del mondo che per i maya è l’inizio di una nuova era. Decine di migliaia di basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) si concentrarono nei cinque capoluoghi municipali del Chiapas, gli stessi che occuparono il 1 gennaio 1994.

lunedì 2 settembre 2013

Messico - La Escuelita zapatista

La Escuelita zapatista  

di  Miguel Concha

La Escuelita zapatista è stata colma di esperienze, saperi e speranze confermate. Sono stati momenti per generare nuovi stimoli in un’epoca che sembra perdere riferimenti di lotta e trasformazione. La vita in comunità ed il lavoro collettivo hanno permesso a 1.700 persone, venute da diverse parti della Repubblica e del mondo, di riconoscersi nel forte desiderio di collaborare nella costruzione di un mondo dove stiano tutti i mondi.

L’invito fatto al Centro dei Diritti Umani Fray Francisco de Vitoria OP AC, ed il vissuto di due giovani compagni di questa organizzazione, esortano a diffondere alcune riflessioni al riguardo. Innanzitutto si ringraziano gli zapatisti per l’invito a un così importante esercizio di riflessione e formativo. E si ringraziano le migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto gli allievi. Si riconosce inoltre che questa convocazione è arrivata in un momento in cui i movimenti, collettivi ed organizzazioni sociali hanno bisogno di intessere le rispettive conoscenze con quelle dei popoli che resistono di fronte ad un sistema di morte che sfrutta ed esclude. Lo zapatismo è la dimostrazione che un altro mondo è possibile e, contrariamente a quello che il malgoverno dice, è un riferimento che ispira a continuare nelle lotte per un mondo più degno e giusto. Da quando i popoli zapatisti sono riapparsi il 21 dicembre scorso, si era percepito che c’era un messaggio profondo per il paese e per il mondo. Nei primi mesi dell’anno hanno poi invitato ad incontrarli. E così si è potuto condividere quello che hanno costruito in questi quasi 20 anni, e come lo hanno fatto. Una settimana di incontri è servita affinché i partecipanti si rendessero conto che la lotta zapatista non è mai stata endogamica, ma è partecipata con tutti i popoli del mondo, perché come ben dicono, per tutti tutto, per noi niente.

La pedagogia impiegata è stata quella dell’accompagnamento, dell’attenzione e dell’umiltà. 

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!