di Serena Tarabini
Questa volta il focolaio parte da Ankara, dove da diverse settimane
gli studenti dell’Università Tecnica del medio Oriente (ODTU) protestano
per la costruzione di una nuova autostrada, un progetto fortemente
voluto dal Sindaco di Ankara, appartenente all’AKP, lo stesso Partito
di Erdogan, che comporterebbe la distruzione del grande bosco adiacente
il Campus; come per Gezi Park, la risposta del Governo è stata brutale:
il 7 settembre scorso gli studenti che presidiavano il bosco e che
hanno cercato di impedire pacificamente alle ruspe l’abbattimento dei
primi alberi, sono stati attaccati pesantemente con lacrimogeni e
idranti e arrestati. In seguito a questo episodio si sono susseguite
manifestazioni di solidarietà anche in altre città come la stessa
Istanbul; è in una di queste manifestazioni che un un altro ragazzo
giovanissimo ha perso la vita. Ahmet Atakan, di 22 anni, viene colpito
da un lacrimogeno alla testa e muore nelle prime ore del 10 settembre,
ad Antakya. E’ la sesta vittima da giugno della brutalità della Polizia,
la quale sostiene invece che il ragazzo sia morto in seguito a una
caduta, e non risparmia lacrimogeni e gas urticanti neanche di fronte
all’ospedale dove il ragazzo è stato trasportato.
E’ di nuovo uno shock per un paese che ha perso un altro figlio:
immediata è la convocazione di altre manifestazioni in diverse città.
mercoledì 11 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
Turchia - Ucciso un giovane manifestante durante le proteste ad Ankara
Nelle proteste in Turchia la notte scorsa è morto un ragazzo di 22 anni, Ahmet Atakan, ad Antiochia, nella parte meridionale del paese. Il giovane è morto dopo che era stato colpito alla testa da un lacrimogeno. La manifestazione a cui partecipava era per chiedere giustizia e un regolare processo per la vicenda del giovanissimo di 14 anni colpito anche lui da un lacrimogeno, durante le cariche contro i cortei del giugno scorso.
Nella notte scorsa erano in corso manifestazioni contro la violenza del governo in tutto il paese, anche ad Istanbul ancora una volta la polizia ha caricato con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
La manifestazione ad Antiochia, in cui è morto Ahmet aveva anche come scopo quello di protestare a sostegno delle mobilitazioni degli studenti dell'Università di Ankara contro la costruzione di una nuova autostrada nelle vicinanze del campus universitario. Anche nei giorni scorsi gli studenti che protestavano erano stati caricati brutalmente.
MANIFESTAZIONI IN 19 CITTA' - LA PRIMAVERA NON E' FINITA
Nonostante le temperature bollenti, il caldo e l' afa, la rabbia e la determinazione del popolo turco continuano ad invadere le strade della Turchia.
Se qualcuno pensava che il Ramadam determinasse una diminuzione delle proteste e l'estate il definitivo riflusso del movimento di protesta nato dallo scoppio della scintilla prodotto dal tentativo di radere al suolo Gezi Park, ha capito ben poco.
Le manifestazioni proseguono e in modo sempre più determinato.
lunedì 9 settembre 2013
Messico - Storia e motivi della rivolta dei maestri in lotta
La ribellione della CNTE, corrente dissidente del Sindacato Nazionale dei docenti
di Fabrizio Lorusso
Gli insegnanti delle scuole pubbliche occupano le piazze e le strade del Messico contro le “riforme strutturali” del presidente Peña Nieto e continuano a dar battaglia: è una resistenza epica che viene da lontano. Il conflitto degli insegnanti con il governo e i parlamentari federali per la riforma educativa dura da alcuni mesi, ma nelle ultime due settimane ha raggiunto l’apice. Un presidio di insegnanti nel centro della capitale era presente già dall’8 maggio, ma pochi se n’erano accorti. Invece da agosto la CNTE, Coordinamento (Coordinadora in spagnolo) Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione, è in sciopero indefinito e l’anno scolastico 2013-2014 non è ancora cominciato in migliaia di scuole. La combattiva Sección 22 di Oaxaca, forte di 74mila affiliati e già protagonista del conflitto del 2006, soffocato nel sangue dall’allora governatore dello stato di Oaxaca, Ulises Ruiz, rappresenta il gruppo più nutrito di professori in resistenza, ma i rinforzi questa volta sono arrivati da tutto il paese.
Il plantón
Dal 19 agosto il presidio dei maestri è diventato una tendopoli quindi l’attenzione mediatica s’è rivolta verso gli oltre 40mila occupanti, insegnanti di asili, scuole primarie e secondarie, che ormai vivono nella piazza principale del Messico. Ogni giorno realizzano atti di resistenza, bloccano le strade e l’aeroporto internazionale, chiudono le entrate dei palazzi del potere, fanno assemblee, sistemano le tende scardinate dai violenti acquazzoni di questa stagione piovosa e inclemente, e infine portano avanti le negoziazioni estenuanti con funzionari e parlamentari inviati dai partiti per fare melina. Le minacce avanzate da alcuni deputati della destra (PAN, Partido Accion nacional) di incarcerazione dei leader, che in realtà sono i “portavoce” del movimento, e di repressione violenta della protesta non hanno fatto desistere i docenti.
Ho provato a descrivere con una galleria fotografica (link qui), non solo con le parole, l’enorme tendopoli allestita dalla CNTE nella piazza centrale (lo zocalo) di Città del Messico. Nel plantón, il presidio-tendopoli, ore e ore di pioggia non spazzano via la speranza, anche se funzionano per scacciare i curiosi, i venditori ambulanti, in maggior parte commercianti della capitale, e le cattive notizie che arrivano dal Palazzo: nella notte dell’1S (primo settembre), con una sortita dei legislatori, è stata approvata dalla Camera dei deputati la Legge del Servizio Professionale Docente, oggetto delle negoziazioni tra i rappresentanti della CNTE, il governo e alcuni parlamentari. Uno sberleffo in piena regola.
domenica 8 settembre 2013
Messico - “L’esperienza zapatista è una crepa nel territorio messicano”
di Alfonso
Medrano, dal Cile
Un
Votán non è solo un guardiano, è una guida, un maestro consapevole che impara
da te come tu da lui, è un tutor, ma soprattutto, un compagno, qualcuno che ha
abbracciato i sentieri della lotta e che ti accoglie con umiltà e rispetto, che
ti ospita a casa sua per mostrarti come si è sviluppato il lavoro indigeno
tinto di zapatismo nello stato di Chiapas.
Personalmente
ho avuto la fortuna di avere un Votán che parlasse un castigliano quasi
perfetto, in parte perché era promotore di educazione e in parte perché la sua
curiosità personale e l’intuizione intellettuale erano molto sviluppate come
pure la sua sensibilità, per cui non ci siamo trovati contro barriere
linguistiche e abbiamo potuto avvicinarci ulteriormente. Ascoltare il suo
racconto di vita è stato un insegnamento totale su ciò che significa assumere i
costi di una vita ribelle, che molte volte porta isolamento, fame e dolore. Una
delle sue frasi che più mi ha colpito è stata: “in guerra non vince nessuno, ma
avevamo bisogno di farla”. M’è sembrata una riflessione molto lucida di come la
violenza sia una necessità politica dei popoli, l’autodifesa come voce di un
diritto reclamato, ma consapevole dei costi e dei traumi che comporta e anche
delle sue piccole e non tanto piccole vittorie.
In
30 anni di organizzazione, resistenza e lotta al malgoverno, il popolo
zapatista ha eretto i propri organi di governo, ha trasformato il concetto di
democrazia in politica inclusiva dove si è aperto uno spazio per il ritorno del
dialogo così da decidere collettivamente come camminare insieme, ha capito che
i cambiamenti radicali NON si possono sviluppare sotto il cappello della
politica istituzionale e che è necessaria l’autonomia per poter avanzare con
più domande che certezze, un percorso che ha contraddizioni ma che non si
arresta grazie all’impegno e alla responsabilizzazione di tutti e tutte i comp@
delle comunità di queste terre.
L’esperienza
zapatista è una crepa nel territorio messicano, un punto di fuga, una rottura
profonda con questo modello di vita, convivenza e produzione. Quello che accade
sulle sue terre liberate è per me davvero ammirabile, un impegno preso con la
storia, di passare da semplici spettatori ad attori e costruttori del proprio
futuro.
venerdì 6 settembre 2013
Messico - Manifestazioni di massa
Il 4 settembre (4S) dalle 10 del mattino oltre 30.000 insegnanti hanno manifestato a Oaxaca e 40.000 in Chiapas mentre in 20.000 hanno camminato per 8 ore nelle strade della capitale messicana, dall'Auditorio Nacional al palazzo del Senato. Proprio questa camera ieri ha approvato la Riforma Educativa (riforma costituzionale approvata 7 mesi fa e leggi secondarie approvate in agosto e settembre malgrado le proteste) presentata dal presidente Peña Nieto e già passata alla Camera dei deputati.
La cosiddetta riforma educativa è in realtà una riforma del lavoro dei docenti e dell'amministrazione di tipo neoliberista ed è parte del piano di riforme strutturali (lavoro, fisco, energia, educazione, politica) che il governo di Peña intende portare a termine entro i prossimi 4 mesi.
Il primo grande scoglio sono queste proteste dei "maestri dissidenti", gli unici per ora che abbiano saputo articolare un'opposizione degna di questo nome. Infatti, i tre principali partiti (PRI, PAN, PRD) stanno approvando riforme legislative e costituzionali in fretta e furia, blindati dalle larghe intese alla messicana, cioè dall'accordo di governo chiamato "Patto per il Messico" e sottoscritto dai loro leader.
La CNTE ha dato la cifra di 200.000 insegnanti mobilitati per questa giornata di protesta a livello nazionale. Dal 19 agosto gli insegnanti occupano la piazza centrale della capitale e realizzano manifestazioni e attività di resistenza pacifica in 22 stati della repubblica messicana contro la riforma che definiscono "amministrativa e del lavoro" e non "educativa".
Sabato 7 ci sarà il primo incontro nazionale degli insegnanti a Mexico City convocato dalla CNTE e il giorno seguente la Coordinadora parteciperà alla giornata di assemblea contro la riforma energetica e alla manifestazione convocata dall'ex candidato presidenziale delle sinistre Andrées Manuel López Obrador e il suo movimento MoReNa.
A seguire un video sulla manifestazione del 1 settembre a Città del Messico
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!