lunedì 27 gennaio 2014

Colombia - Comandante delle FARC Timoleón Jiménez: “La guerra non è come la dipingono”

Lo scorso 23 gennaio è stato diffuso un comunicato del Comandante dello Stato Maggiore Centrale delle FARC Timoleón Jiménez, relativo allo stato del conflitto reale ed alla sua rappresentazione mediatica.
In particolare, “Timochenko” denuncia “l'intenzione del governo di presentare all'opinione pubblica nazionale e mondiale una guerriglia assediata e distrutta”, con il duplice obiettivo “di tappare la bocca a Uribe ed al suo 
seguito, e di alleviare le preoccupazioni dei proprietari terrieri, industriali e finanzieri, così come delle multinazionali che investono nel paese, rispetto al processo dell'Avana”.
La propaganda di regime cade nelle più ridicole contraddizione quando contemporaneamente sbandiera “un numero sempre più ridotto di guerriglieri, totalmente demoralizzati sulle possibilità di vittoria”, mentre esponenti del regime “predicano e applicano l'incremento delle proprie truppe e di ogni ordine di risorsa per riuscire a conseguire questa riduzione”.
“Il ministero della Difesa - prosegue il comunicato - ha assunto la posizione di far tacere e di occultare i colpi assestati dall'insorgenza al suo apparato di morte e terrore. Gli elicotteri, ad esempio, cadono a causa di incidenti e casualità, quando non si può nascondere il fatto che siano caduti, o semplicemente non vengono mai raggiunti dal fuoco guerrigliero”.
E' noto che la guerra si combatte su diversi fronti, non solo su quello militare. Ma se da una parte l'immane opera di propaganda di regime, con tutto il suo apparato di media asserviti, non riesce ad occultare il reale andamento della guerra aperta, dall'altra, sul piano politico, la compagine governativa arranca di fronte alle iniziative politiche e diplomatica della delegazione di Pace delle FARC all’Avana.
“La violenza ufficiale”, conclude il Comandante fariano, “genererà sempre la lotta e dunque, per ottenere la pace, porvi fine è un requisito essenziale. Solo così si potrà conseguire la fine del conflitto”

venerdì 24 gennaio 2014

Asia - Paradisi cinesi

Le Isole Vergini sono un accogliente rifugio per i capitali più o meno leciti di 22 mila clienti residenti nella Repubblica popolare e a Hong Kong, e di 16mila taiwanesi

di Angela Pascucci

Non era certo un segreto che le Isole Vergini britanniche fossero una delle prime fonti di investimenti diretti in Cina e a Hong Kong e tra le prime destinazioni offshore dei flussi di valuta provenienti dai medesimi luoghi. Fino a pochi giorni fa ci si poteva, ingenuamente, chiedere come mai tanto traffico intorno alle paradisiache isolette. Un report dell’Icij, (International Consortium of Investigative Journalism) diffuso il 21 gennaio scorso ha risposto agli interrogativi: il territorio d’oltre mare britannico (che riceve il 40% del suo giro d’affari dall'area asiatica) è un accogliente rifugio per i capitali più o meno leciti di 22 mila clienti residenti nella Repubblica popolare e a Hong Kong, e di 16mila taiwanesi.


Il rapporto è il frutto di un’inchiesta durata mesi e condotta da una squadra di giornalisti internazionali, tra i quali anche reporter cinesi, alcuni dei quali sono stati costretti a lasciare il lavoro di indagine prima del tempo a causa delle pressioni ricevute dall'alto.

Le rivelazioni più clamorose del rapporto riguardano infatti i nomi di chi ha scelto di portare le proprie ricchezze fuori dalla Cina. Sono nomi eccellenti dell’aristocrazia rossa del Partito comunista che comprendono, fra gli altri, il cognato dell’attuale uomo forte della Cina, il presidente Xi Jinping, il figlio e il genero dell’ex premier Wen Jiabao ( nel 2012 già bersaglio di un’inchiesta condotta dal New York Times sugli ingenti e poco trasparenti affari di famiglia), il primo cugino dell’ex presidente Hu Jintao, la figlia dell’ex premier Li Peng (meglio noto come il “macellaio di Tiananmen” per il suo ruolo nel massacro del 4 giugno 1989), il genero di Deng Xiaoping, venerato architetto delle riforme cinesi, il nipote di uno dei fondatori della RPC, il nipote di un famoso generale dell’Esercito popolare di liberazione etc.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!