sabato 24 maggio 2014

Turchia - Violenza quotidiana

Due morti in due giorni: con questa assurda impennata, si allunga la lista delle vittime dell’utilizzo spropositato della forza da parte della Polizia in Turchia.
di Serena Tarabini

Pestaggi, blindati lanciati a tutta velocità in mezzo alla folla, lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, pallottole di gomma, pallottole vere, sono ordinaria amministrazione. Quando ci scappa il morto o il ferito grave, i responsabili il più delle volte non vengono individuati e peggio, arriva puntuale il primo ministro ad ammazzare le persone la seconda volta difendendo incondizionatamente in ogni occasione l’operato della polizia. In Turchia è sempre esistito un problema di modalità gestione dell’ordine pubblico, un problema grave, che da Gezi Park in poi si è reso semplicemente più visibile, perché si sono intensificate le occasioni di protesta e perché lo sguardo del mondo è arrivato finalmente a posarsi anche sulla Turchia.
Per esempio, se una maggiore comprensione ed apertura da parte dei cittadini turchi verso la questione kurda è stato uno dei frutti delle rivolte del giugno scorso, è perché in tanti e diversi hanno assaporato il trattamento militare che da sempre è stato riservato alla minoranze in questo paese. Come gli Aleviti. Gli Aleviti turchi praticano la religione islamica con modalità più aperte ed eterodosse: non hanno moschee, le donne assistono alle cerimonie religiose assieme agli uomini, i fedeli non seguono l’obbligo delle 5 preghiere; potrebbero essere considerati rappresentati di un Islam “ progressista” e di ispirazione socialista; ovviamente non sono visti di buon occhio, o quantomeno con diffidenza, dalle correnti più conservatrici.

mercoledì 21 maggio 2014

Colombia - FARC ed ELN annunciano un cessate il fuoco unilaterale

In un comunicato congiunto, pubblicato lo scorso 16 maggio, le FARC e l'ELN hanno dato ordine a tutte le loro unità “di interrompere qualunque azione militare offensiva contro le forze dello Stato o l'infrastruttura economica” tra il 20 ed il 28 maggio prossimi.

La decisione intende essere una risposta alle “molte voci che si levano, con diversi argomenti”, sollecitando l'insorgenza ad una nuova dichiarazione di cessate il fuoco, in occasione delle elezioni presidenziali.

La guerriglia delle FARC aveva già preso unilateralmente due provvedimenti analoghi, durante le festività natalizie, e proponendo un cessate il fuoco generalizzato e bilaterale per tutta la durata delle Conversazioni dell'Avana, per creare un clima favorevole alla costruzione della Pace.

“La risposta”, denunciano le FARC e l'ELN, “è stata il rifiuto frontale del regime, con la motivazione che solo l'offensiva permanente contro l'insorgenza può garantire la pace nel paese”.

Pur consapevoli del fatto che “la corruzione, il clientelismo, la frode, le manovre sporche di ogni tipo conducono all'illegittimità dei suoi risultati”, le due organizzazioni guerrigliere hanno deciso “che un clamore nazionale tanto forte vada ascoltato”. La vocazione guerrafondaia dell’oligarchia colombiana si manifesta in ogni occasione, e impedisce il realizzarsi di conversazioni senza l'assordante frastuono dei combattimenti, che si svolgono sempre più cruenti in ogni parte della Colombia.

In un comunicato congiunto, pubblicato lo scorso 16 maggio, le FARC e l'ELN hanno dato ordine a tutte le loro unità “di interrompere qualunque azione militare offensiva contro le forze dello Stato o l'infrastruttura economica” tra il 20 ed il 28 maggio prossimi.

La decisione intende essere una risposta alle “molte voci che si levano, con diversi argomenti”, sollecitando l'insorgenza ad una nuova dichiarazione di cessate il fuoco, in occasione delle elezioni presidenziali.


La vocazione guerrafondaia dell’oligarchia colombiana si manifesta in ogni occasione, e impedisce il realizzarsi di conversazioni senza l'assordante frastuono dei combattimenti, che si svolgono sempre più cruenti in ogni parte della Colombia.

domenica 18 maggio 2014

Messico - Dolore e rabbia in Chiapas

di Cristina Mastrandrea
«Furono il dolore e la rabbia che ci spinsero a sfidare tutto e tutti 20 anni fa. E sono il dolore e la rabbia che ora ci fanno indossare di nuovo gli stivali, mettere l’uniforme, infilare la pistola e colprirci il volto. E rimettermi il vecchio e logoro berretto con le 3 stelle rosse a cinque punte».

Dalle montagne del Sudest del Messico parla il subcomandante insurgente Marcos, pochi giorni dopo l’aggressione armata dei paramilitari allo storico Caracol zapatista de la Realidad da parte del Cioac-H (Central independiente de obreros agrícolas y campesinos independiente histórica), un gruppo paramilitare della zona della Selva Lacandona. Lo scorso marzo i paramilitari avevano sequestrato un camion della Giunta del Buon Governo a la Realidad. La sera del 2 maggio, mentre si svolgeva una riunione alla quale era presente anche il Centro per Diritti Umani Fray Bartolomè de las Casas per risolvere pacificamente il problema della camionetta, un centinaio di componenti del Cioac-H hanno attaccato il Caracol la Realidad. Un attacco con pietre, armi da fuoco e machete alla clinica pubblica e alla scuola, più il sabotaggio della rete idrica. «Si è trattato di un’aggressione premeditata, organizzata militarmente — dice il subcomandante Marcos nel suo comunicato – sono implicati anche il Partito verde ecologista (nome in pratica con il quale il Pri governa in Chiapas), il Partito di azione nazionale e il Partito rivoluzionario istituzionale, ma anche il governo dello Stato del Chiapas e in una qualche maniera anche quello federale». 

giovedì 15 maggio 2014

Messico - Frammenti de la Realidad I°

Scritto del Subcomandante Marcos da La Realidad

Fragmentos de la realidad I°

FRAMMENTI DELLA REALIDAD I.

Maggio 2014
È l’alba… Saranno le 2 o le 3, vallo a sapere. Il silenzio risuona qui nella realidad. Ho detto “il silenzio risuona”? Sì, perché qua il silenzio ha un proprio suono, come il frinire di grilli, e poi altri, più forti e opposti, altri sempre costanti, in basso. Non c’è luce. Ed ora è la pioggia ad aggiungere il proprio silenzio. Qua è già tempo di pioggia, ma ancora non riesce a ferire la terra. La graffia appena, colpendola sommessamente. Un graffio qui, qualche pozzanghera là. Come per avvisare. Ma il sole, la calura, rapidamente asciugano la terra. Non è tempo di fango. Non ancora. È tempo di ombra. Beh, è sempre tempo di ombra. Dovunque si vada, a qualsiasi ora. Fino a quando splende fiero il sole, lì c’è l’ombra, appiccicata alle pareti, agli alberi, alle pietre, alla gente. Come se la luce le desse più forza. Ah, ma di notte… all’alba, questo è il vero momento dell’ombra. Così come di giorno ti dà sollievo, all’alba ti sveglia come per dirti “e tu dove, tu cosa”. E balbettando le rispondi nel dormiveglia. Fino a che ormai sveglio riesci a rispondere, a risponderti: “nella realidad”.
-*-
(…)
- Non saprei dirti. Penso che in città abbiano l’abitudine, la loro maniera, che quando in una famiglia c’è un defunto, i parenti e gli amici vadano a farle visita per farle sapere che le sono vicini nel loro dolore. Si dice “porgere le condoglianze”, credo. Sì, un modo per dirgli che non sono soli.
(…)

domenica 11 maggio 2014

Messico - Paramilitari in Chiapas contro gli zapatisti: fatti e contesto

di Francesco Lorusso
Un morto, José Luis Solís López, e quindici feriti tra gli zapatisti nel caracol numero Uno, La Realidad, nel territorio del Municipio de Las Margaritas: questo il saldo dell’attacco di natura paramilitare del 2 maggio scorso ai danni delle BAEZLN (Basi d’Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) in Chiapas. S’è trattato di un’imboscata, non di uno “scontro tra fazioni armate”, come inizialmente avevano riportato i media nazionali e stranieri basandosi su informazioni ufficiali e tendenziose. Secondo il comunicato degli zapatisti del 5 maggio e il bollettino del centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) il 2 maggio, alle 18:30, 68 aderenti alle basi zapatiste, disarmati, sono stati attaccati da circa 140 persone armate, militanti della CIOAC-H (Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos-Histórica), del PAN (Partido Acción Nacional) e del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM). Tanto il governo statale del Chiapas, presieduto da Manuel Velasco, come quello municipale di Las Margaritas sono attualmente in mano a quest’ultimo partito che a livello nazionale è alleato del PRI (Partido Revolucionario Institucional), tornato al potere, dopo 12 anni di governi del PAN, col presidente Enrique Peña Nieto nel dicembre 2012 (nella foto: Velasco e Peña).

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!