domenica 25 maggio 2014

Messico - Il SCI Marcos annuncia la sua scomparsa

Il Subcomandante Marcos annuncia la sua scomparsa
Alle 2:08 dell’alba di oggi, il Subcomandante Marcos ha annunciato che a partire da quel momento smetterà di esistere. In una conferenza stampa con i media liberi che partecipavano all'omaggio a Galeano, lo zapatista assassinato nella comunità zapatista di La Realidad, il capo militare dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), ha detto: “se posso definire Marcos, il personaggio, vi direi senza alcun dubbio che è stata una pagliacciata”.

Messico - Tra luce e ombra. Le ultime parole del Subcomandante Marcos prima di smettere di esistere

La Realidad, Chiapas, 25 de mayo 2014.-

Por medios libres, alternativos, autónomos o como se digan.

Esta madrugada, como cierre del homenaje al compañero Galeano, más de tres mil bases de apoyo, milicianos e insurgentes zapatistas y alrededor de mil adherentes a La Sexta, escuchamos las “últimas palabras públicas” del Subcomandante Insurgente Marcos del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. En el templete estaban presentes 6 comandantes y comandantas del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, el Subcomandante Insurgente Moisés y el propio Subcomandante Marcos. 

 Exponemos algunos fragmentos de las cinco partes de la carta.


1. Una Decisión Difícil
“Era y es la nuestra como la de muchas y muchos de abajo una guerra por la humanidad y contra el neoliberalismo. Contra la muerte nosotros demandamos la vida, contra el silencio exigimos la palabra y el respeto, contra el olvido la memoria, contra la humillación y el desprecio la dignidad, contra la opresión la rebeldía, contra la esclavitud la libertad, contra la imposición la democracia, contra el crimen la justicia.”
“La guerra que levantamos nos dio el privilegio de llegar a oídos y corazones atentos y generosos y a geografías cercanas y alejadas, faltaba lo que faltaba y falta lo que falta pero conseguimos entonces la mirada del otro, de la otra, su oído y su corazón. Entonces nos vimos en la necesidad de responder una pregunta decisiva: ¿qué sigue?”
“Matar o morir, como único destino.”
“Debíamos reconstruir el camino de la vida que es el que habían roto y siguen rompiendo desde arriba. El camino no sólo de los pueblos originarios también de trabajadores, estudiantes, maestros, jóvenes, campesinos. Además de todas las diferencias que se celebran arriba y abajo se persiguen y se castigan. Debíamos inscribir nuestra sangre en el camino que otros dirigen hacia el poder o debíamos voltear el corazón y la mirada a los que somos y a los que son los que somos, es decir, los pueblos originarios guardianes de la tierra y la memoria.”
“Nuestro dilema no estaba entre negociar y combatir sino entre morir o vivir.”
“Elegimos construir la vida , esto, en medio de una guerra. Una guerra que no por sorda era menos letal.”
“Aquí estamos los muertos de siempre pero ahora para vivir.”
“Tal vez más de alguno piense que nos equivocamos al elegir, que un ejercito no puede ni debe empeñarse en la paz. Por muchas razones cierto, pero la principal era y es por que de esa forma terminaríamos por desaparecer. Tal vez es cierto, tal vez nos equivocamos al cultivar la vida en vez de elogiar a la muerte.”
“Elegimos mirándonos y escuchándonos, siendo el total colectivo que somos. Elegimos la rebeldía, es decir, la vida.”
“Supimos y sabemos que habrá muerte para que haya vida. Supimos y sabemos que para vivir morimos.”

Messico - “Per impegnarci di più. Visita alla tomba del compañero Galeano”

24 maggio 2014, Caracol de La Realidad, Chiapas. 

 Dopo il tramonto, il subcomandante Moisés ha annunciato la possibilità di visitare la tomba di Galeano, per dimostrare solidarietà alla sua famiglia, alla sua compagna e alle basi d’appoggio zapatiste.
Migliaia di zapatisti e zapatiste, insieme agli aderenti alla Sexta, si sono messi in fila per passare, uno per uno, di fronte alla tomba. Una zapatista coordinava la visita:
-      È qui la tomba di Galeano?
-      Sì, rispose. Per impegnarci di più.

Zapatisti e zapatiste coperte dai passamontagna sfilavano davanti alla tomba, abbracciandola. Con il pugno sinistro alzato e facendo il saluto militare, ognuno passava di fronte alla tomba e depositava una pietra. La tomba di pietra bianca era circondata da fiori, ghirlande e candele.

-      Perché la pietra, compa?
-      Ogni persona che si impegna a lottare lascia una pietra perché, come Galeano, è un simbolo di resistenza fino alla morte.

Forse, l’atto di lasciare una pietra significa anche che il cuore ha bisogno di forza perché la morte, che arriva senza avvisare, non faccia troppo male; allo stesso tempo, i compagni e le compagne della Sexta ripetevano l’atto per dare continuità alla costruzione di “Altri mondi”.

Abbiamo lasciato il dolore e continuato ad avanzare con la speranza di continuare a costruire una società anticapitalista, autonoma, senza chiedere nulla al governo, con libertà, democrazia e giustizia, uno degli esempi che ci danno ogni giorno i popoli zapatisti. Nell’ultimo atto dell’omaggio a Galeano, che inizierà in serata, i subcomandanti Marcos e Moisés daranno la loro parola per concludere l’evento che ci ha convocati nella Realidad.

Messico - Report da La Realidad

24 de mayo 2014 Caracol I de La Realidad, Chiapas .- 
Una fila di miliziani insurgentes vestiti di verde, con un paliacate rosso al collo e coperti da passamontagna si sono disposti in fila circondando le 2200 basi d'appoggio zapatista (BAZ) che sono arrivate dai cinque caracoles per rendere omaggio al compagno Galeano, brutalmente assassinato lo scorso 2 maggio nello stesso caracol, prima capitale dello zapatismo civile e pacifico.
Tutti in silenzio assoluto di fronte a più di mille persone, aderenti alla Sesta, alunni dell'Escuelita de la Libertad, società civile nazionale e internazionale e media liberi che sono arrivati in carovana giungendo da varie parti del paese.
Da un palco situato a lato del campo da basket del caracol vengono letti sei striscioni con slogan chiedendo giustizia per il compagno assassinato. Tra loro un frammento del comunicato “El dolor y la rabia” nel quale il Subcomandante Insurgente Marcos insiste che sono precisamente il dolore e la rabbia “quello che ora ci fanno calzare di nuovo gli stivali, metterci l'uniforme, infilare la pistola e coprirsi il volto”.

sabato 24 maggio 2014

Turchia - Violenza quotidiana

Due morti in due giorni: con questa assurda impennata, si allunga la lista delle vittime dell’utilizzo spropositato della forza da parte della Polizia in Turchia.
di Serena Tarabini

Pestaggi, blindati lanciati a tutta velocità in mezzo alla folla, lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, pallottole di gomma, pallottole vere, sono ordinaria amministrazione. Quando ci scappa il morto o il ferito grave, i responsabili il più delle volte non vengono individuati e peggio, arriva puntuale il primo ministro ad ammazzare le persone la seconda volta difendendo incondizionatamente in ogni occasione l’operato della polizia. In Turchia è sempre esistito un problema di modalità gestione dell’ordine pubblico, un problema grave, che da Gezi Park in poi si è reso semplicemente più visibile, perché si sono intensificate le occasioni di protesta e perché lo sguardo del mondo è arrivato finalmente a posarsi anche sulla Turchia.
Per esempio, se una maggiore comprensione ed apertura da parte dei cittadini turchi verso la questione kurda è stato uno dei frutti delle rivolte del giugno scorso, è perché in tanti e diversi hanno assaporato il trattamento militare che da sempre è stato riservato alla minoranze in questo paese. Come gli Aleviti. Gli Aleviti turchi praticano la religione islamica con modalità più aperte ed eterodosse: non hanno moschee, le donne assistono alle cerimonie religiose assieme agli uomini, i fedeli non seguono l’obbligo delle 5 preghiere; potrebbero essere considerati rappresentati di un Islam “ progressista” e di ispirazione socialista; ovviamente non sono visti di buon occhio, o quantomeno con diffidenza, dalle correnti più conservatrici.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!