lunedì 24 novembre 2014

Messico - Liberateli. Subito.


di Gloria Muñoz Ramírez


Il 20 novembre sarà ricordato come un giorno storico, quando si sono svolte più di 500 mobilitazioni in Messico e nel mondo per chiedere di riavere in vita i 43 studenti di Ayotzinapa, Guerrero, dopo più di 50 giorni in cui sono stati vittime di sparizione forzata e tre dei loro compagni assassinati. La richiesta, anch’essa centrale, delle dimissioni del presidente Enrique Peña Nieto è risuonata contemporaneamente in Corea del Sud, Nuova Zelanda, India ed in centinaia di città di Stati Uniti ed Europa. Ed ovviamente, in tutto il territorio messicano. Il grido di “Andatevene tutti!” è stato certamente sentito dalla classe politica messicana di tutti i colori, i cui membri non osano nemmeno più frasi vedere in queste manifestazioni. Non si salva nessuno.

Questa storica giornata non si è conclusa con atti vandalici, come hanno riferito le grandi catene televisive, e l’irruzione della Polizia Federale e dei granatieri del DF. La carica di un gruppo di agenti in uno Zócalo semivuoto, quando il corteo ancora stava arrivando per avenida Madero, è stata la conclusione di una mobilitazione stracolma di simboli contro il potere.

Dalla notte di giovedì all'alba di venerdì erano iniziate a circolare le immagini che hanno smontato le versioni ufficiali secondo le quali gruppi di attivisti avrebbero attaccato i manifestanti. Una dopo l’latra le testimonianza compongono la realtà di tre ore di cariche e botte della polizia e detenzioni arbitrarie.

Julián Rodrigo Simón accusa: “Erano le 9:15 circa quando abbiamo sentito uno di loro dire agli altri: ‘chínguenselos‘. E subito ci sono stati addosso. Ci hanno preso a calci, a me e le mie due sorelle”.

Le immagini dei video mostrano una donna nella stazione Pino Suárez della Metro, seduta in terra con la figlia tra le braccia, in segno di pace di fronte a centinaia di stivali di poliziotti intorno a lei. Un uomo si siede accanto a lei, e poi un altro, ed un altro ed un altro ancora. 

Così a formare un cordone di persone sedute in resistenza pacifica che sconcerta gli agenti.

Uno dei video è stato girato dall’hotel Majestic, su di una piazza semivuota che in pochi minuti viene sgomberata. Dalla terrazza si fissano i colpi contro i manifestanti. Gli ospiti, molti turisti stranieri, si affollano alla ringhiera e, mentre uno filma, il resto grida disperatamente: 

Figli di puttana! Li state massacrando!


Gli arrestati nella mobilitazione devono essere liberati. Subito.

venerdì 21 novembre 2014

Kurdistan - Appello dal fronte: Tornate a Kobanê

Appello dal fronte: Tornate a Kobanê
I e le combattenti delle YPG/YPJ sul fronte sudovest continuano a resistere agli attacchi di ISIS. La combattente delle YPJ Viyan Avareş, che sta combattendo insieme a 2 sorelle a Kobanê, ha detto: “Resisteremo fino alla fine per Kobanê e la vittoria sarà nostra.” Il combattente delle YPG Zinar Kobanê ha chiesto di tornare a Kobanê e di unirsi alla lotta.

Mentre gli attacchi di ISIS contro Kobanê continuano per il 66simo giorno, i e le combattenti delle YPG e YPJ stanno resistendo su 3 fronti – i fronti est, sud e ovest – e continuando a respingere le bande. Sul fronte sudovest ci sono violenti scontri nella notte mentre c’è costante fuoco di cecchini durante il giorno.

‘Non sono stati in grado di ottenere nulla’
La combattente delle YPJ Viyan Avareş è sul fronte sudovest con due delle sue sorelle, mentre suo padre lavora nella logistica dietro le linee. Viyan Avareş, ha detto: “Anche se le bande hanno provato molto a spezzare la nostra resistenza non ci sono riuscite. Stiamo combattendo con il morale alto e nonostante le bande volessero prendere take Kobanê non sono riuscite a ottenere nulla.”

Viyan Avareş ha aggiunto che stanno combattendo dal 2011, dicendo: “Eravamo vicino Tel Abyad. Ci hanno attaccati con carri armati. Abbiamo risposto con i nostri AK47. Non abbandoneremo Kobanê. Combatteremo fino all’ultima casa e la vittoria sarà nostra.”

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!