mercoledì 20 aprile 2016

Brasile - Guardare il Brasile dell’impeachment contro la presidente Dilma Rousseff ...

.. per riflettere sul referendum sulle trivelle. Può servire?


C’era una volta la storia di un paese balzato ai primi posti delle classifiche internazionali per la crescita, la sua sigla era l’inizio di BRICS .. ovvero di nuove (India, Cina e Sudafrica) e vecchie (Russia) potenze che nella globalizzazione affermavano il proprio ruolo nel mercato mondiale, con PIL in crescita costante. Il paese è il Brasile.
Ma era un altro tempo, un’altra epoca. Ora le crescite vertiginose sono solo un ricordo. Mentre si conferma come il "mercato dei soldi" sovrasta enormemente le cosiddette "economie reali".
Un dato, illustrato in un articolo per Il Manifesto di Luigi Pandolfi, lo spiega chiaramente "nel 2014 il valore dell’economia finanziaria a livello mondiale ha toccato la cifra astronomica di circa un trilione di dollari (mille mila miliardi) contro un Pil globale (ricchezza materiale prodotta) di soli 78 bilioni (75 mila miliardi). Un rapporto di 13 a 1".
E’ questo tempo, quello del capitalismo finanziario del mercato unico globale, nel quale oggi il Brasile occupa la cronaca per l’apertura da parte della Camera dei deputati di un procedimento di impeachment nei confronti della presidente Dilma Rousseff, il cui mandato scade nel 2018. Adesso la parola passa al Senato.
Il paese è spaccato da un lato i sostenitori di Dilma e gli esponenti della maggioranza insieme a movimenti sociali importanti come i Sem Terra gridano al colpo di stato, dall'altro gli oppositori di ogni variante, sostenuti da poteri forti, che vedono l’occasione per dare il colpo finale alla storia partita con la presidenza di Lula.
E’ nei mutamenti globali, nell'assestarsi post crisi del capitalismo finanziario, che possiamo vedere le cause dei cambiamenti nel gigante brasiliano.
Le politiche di Lula prima, nella passata fase della globalizzazione dei mercati, e di Dilma poi, si basavano sulla possibilità di far marciare insieme una crescita basata su esportazioni di materie prime, come minerali ferrosi, agrobusiness spinto anche con l’uso di OGM, come il caso della soia, commercio con potenze come la Cina, con iniziative di redistribuzione sociale, puntando sulla crescita interna. Senza dimenticare il petrolio.

martedì 19 aprile 2016

Messico - Dichiarazione congiunta del CNI e dell’EZLN sul codardo tradimento nei confronti della comunità indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla

AI POPOLI DEL MONDO
AI MEZZI DI COMUNICAZIONE ALTERNATIVI


Di fronte al codardo tradimento verso la comunità indigena Ñatho di San Francisco Xochicuautla, municipio di Lerma nello Stato del Messico per imporre il progetto della strada Toluca Naucalpan  ed all'attentato subito dai poliziotti comunitari di Ostula, municipio di Aquila, Michoacán, come Congresso Nazionale Indigeno ci dichiariamo in massima allerta ed invitiamo i popoli, organizzazioni e persone solidali a vigilare ed accogliere l’appello della comunità di Xochicuautla.

Denunciamo che:


Lunedì 11 aprile intorno alle 9 della mattina, sono arrivati più di 1000 poliziotti statali della Commissione Statale di Sicurezza Cittadina (CES) e delle Forze di Azione e Reazione (FAR) attraverso i tre ingressi alla comunità, la colonia Buenavista, per la strada Cuauhtémoc, da località “Lampeni” e “Lapondishi” dove si trovava l’Accampamento della Pace e la Degna Resistenza e che è stato poi distrutto dai poliziotti.

A “Lampeni” il compagno Armando García Salazar, zio di David Ruíz García, delegato del Congresso Nazionale Indigeno e che ha partecipato alla condivisione tra il CNI e l’EZLN di agosto 2014 alla Realidad Zapatista, aveva la sua casa ed i beni dei suoi figli. Nella casa si sono radunate circa 25 persone per difendere la proprietà, in maggioranza donne, che con estrema violenza sono state sgomberate facendo cadere a spintoni la compagna Isabel Hernández di 64 anni che fa parte del Consiglio Supremo Indigeno e che in quel momento teneva in braccio una bambina.

Alcuni poliziotti hanno consegnato al compagno Armando una lettera in cui si informava che la sua casa era di proprietà federale e che la dovevano distruggere, mostrandogli anche il decreto di esproprio contro cui aveva presentato un esposto.

Senza ulteriori parole e a spintoni hanno cacciato dalla casa chi si trovava dentro, gettando in strada le cose che si trovavano al primo piano compresi documenti, abiti ed attrezzi da lavoro.


lunedì 4 aprile 2016

Mediterraneo - Tunisia o Italia: una fuoriuscita di petrolio ci riguarda tutti.

E’ di un paio di settimane fa la notizia di una fuoriuscita di petrolio che ha raggiunto le piccolissime e bellissime isole del arcipelago di Kerkennah in Tunisia.
La preoccupazione si era spostata anche in Italia per la salute delle coste e delle spiagge delle Pelagie, provocando lo stato di allerta e l’immediato intervento dell’Area Marina Protetta, per verificare le dinamiche oceanografiche e la possibilità di spostamento del greggio verso l’arcipelago italiano. Alla fine le correnti hanno fatto sì che il danno colpisse solo le spiagge tunisine. 
Correnti nel MediterraneoDunque l’abbiamo scampata, ma veramente?
Oppure in un mare chiuso come il Mediterraneo parlare di un danno solo locale non ha senso?
A rispondere per noi è la combattiva sindaca di Lampedusa.
"L’incidente della Tunisia dimostra tuttavia quanto sia insicura e pericolosa l’attività estrattiva nel Mediterraneo e quanto sia importante salvaguardare l’integrità ambientale e la bellezza del mare delle Pelagie e di tutte le piccole isole del Mediterraneo, dato che appartengono al patrimonio ambientale del Paese e che i loro abitanti traggono sostentamento esclusivamente dalla pesca e dal turismo".
Queste riflessioni sono un motivo in più a pochi giorni dal referendum non solo per andare a votare, ma per convincere tanti altri a farlo. 
Dal 17 aprile può emergere una chiara volontà: smettere di considerare l’estrattivismo una possibilità ed imboccare senza tentennamenti la strada di alternative reali per la produzione di energia.
Paesaggio KerkennahTorniamo in Tunisia.
Planiamo sull’arcipelago delle isole Kerkenna al largo di Sfax, sulla costa orientale della Tunisia, nel Golfo di Gabès.
180 km2, 110 kms di coste, due isole principali, 12 isolotti e 14 000 abitanti, un mare calmo come l’olio dove vogano da secoli le famiglie di pescatori.
Non sfruttate dall’industria del turismo internazionale, complessivamente per altro in profonda crisi per gli attacchi dei gruppi integralisti, le isole sono visitate da turismo locale e gli abitanti vivono in gran parte, faticosamente di pesca.

martedì 29 marzo 2016

Ecuador - Migliaia in piazza contro flessibilità e riforma del lavoro

Un successo la mobilitazione della sinistra contro la riforma del lavoro approvata dal governo. Migliaia in piazza contro flessibilità e riduzione dei salari, mentre la Revoluciòn Ciudadana è in crisi di consenso. A meno di un anno dalle elezioni.
di Luca Cafagna

In migliaia venerdì scorso hanno manifestato nel centro di Quito contro il governo di Rafael Correa. Almeno cinquantamila secondo gli organizzatori, mentre le forze dell’ordine non si sbilanciano. Un dato è certo: il consenso nei confronti di Alianza Paìs, partito da nove anni al governo dell’Ecuador, è ai minimi storici. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la riforma del lavoro approvata il 17 marzo. Parole d’ordine: flessibilizzazione e riduzione della giornata lavorativa. Che in un paese piegato dalla crisi petrolifera, si traducono in precarietà e riduzione dei salari. A questo si aggiunge l’eliminazione del salario minimo per i tirocinanti tra i 18 e i 25 anni e l’introduzione di un controverso permesso di maternità/paternità fino a 9 mesi senza copertura salariale. Mentre l’opposizione neo liberale attacca dicendo che quest’ultimo provvedimento “serve solo a truccare le statistiche sull'occupazione”, la sinistra ecuadoriana è scesa in piazza in molte città per contestare il governo della Revolución Ciudadana.

venerdì 25 marzo 2016

Spunti di riflessione sul rapporto tra religioni, islam e donne

La foto ritrae una donna scappata dai territori controllati dall’Isis
Per comprendere quel che sta succedendo nel nostro caotico presente bisogna dotarsi di bussole e quadranti che ci permettano di approfondire la realtà, fuori da schematismi e luoghi comuni.
Per questo vogliamo provare ad offrire degli spunti, a partire da una prima bibliografia da arricchire, contenuti nelle riflessioni di molti donne e uomini che si interrogano sull'Islam e sulle religioni in assoluto. Lo fanno a partire da un’incessante ricerca al fine di rafforzare la tesi che è importante considerare la fede religiosa come qualcosa di privato e non la base su cui strutturare una società.
Nei nostri articoli di cronaca abbiamo più volte raccontato vicende emblematiche dal mondo musulmano di chi prova ad aprire un cammino verso la libertà, oltre gli autoritarismi e gli integralismi, a volte coppie gemelle.
Sono queste pensatrici e pensatori, queste attiviste ed attivisti che combattono, a proprio modo. una battaglia che va sostenuta, senza paura che il pensiero critico possa essere scambiato e attaccato come islamofobico e razzista. Sono queste le persone alle quali ci piace dare voce e lo facciamo avendo ben presente la storia di lotta ed emancipazione che le donne, e non solo, hanno combattuto e combattono anche a casa nostra, in nome della libertà e del laicismo, contro la religione "nostrana". Lo facciamo perché come diceva un classico pensatore se "la religione è l’oppio dei popoli", in questo momento storico in parte l’Islam ne è la cocaina.
Nota a margine: i testi che proponiamo, le autrici e gli autori che segnaliamo sicuramente possono essere criticati, a volte sono controversi ma, se non si assumono in forma di stimolo e ricerca gli spunti che ci offrono e si resta in attesa di trovare un testo, un autore, capaci di incastrare tutti i pezzi in maniera perfetta nel caotico puzzle della contemporaneità, si resta incapaci di comprendere e dunque di agire.
Costruire un pensiero all'altezza del presente significa indagare nuovi campi, senza paura dell’eresia.
Per prima cosa vi proponiamo un libro di Martine Gozland intitolato "I ribelli di Allah".

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!