venerdì 28 settembre 2018

Italia - Nuove maree, per cambiare tutto - App. a Bologna 6/7 ottobre

Le azioni e le manifestazioni di Ni una menos in Argentina e l’8 marzo globale sono la punta di un iceberg che non smette di crescere e muoversi. In questi tempi bui, il movimento internazionale delle donne sembra l’unico nel mondo in grado di non adeguarsi all’agenda della politica istituzionale, di reinventare pensiero e azioni di chi lotta nella vita di ogni giorno, di rifiutare il dominio della violenza. Un movimento grande e complesso che in tanti modi mette in discussione le forme consolidate e tradizionali dell’agire politico ma anche i nessi che legano precarizzazione del lavoro, razzismo e violenza. Gli spazi autogestiti dalle donne, in particolare, sono sempre di più linfa vitale per tutte le lotte sociali. Scrive Carla Maria Ruffini «Esperienze come quelle dei centri antiviolenza e degli spazi femministi autogestiti, delle battaglie per la riappropriazione democratica dei beni comuni e delle istituzioni del welfare, delle pratiche di mutualismo solidale, autorganizzazione e autogestione collettiva di forme e pratiche del “comune”, se messe in relazione tra loro attraverso connessioni virtuose e sistemiche, possono essere linfa vitale per processi di rottura dei dispositivi di “confinamento” e separazione che rendono i conflitti incapaci di incidere, e per la creazione di spazi di interconnessione con tutte le soggettività che il capitale tenta di segmentare e dividere. A partire dalle lotte delle donne…»
8 marzo 2018, Non una di meno Bologna. Foto di Michele Lapini (che ringraziamo)
di Carla Maria Ruffini*

Una nuova stagione di maree femministe. Per cambiare tutto

Il messaggio fondamentale gridato dalle donne argentine in Plaza de los Dos Congresos il 4 giugno – nel pieno della combattiva campagna per l’aborto libero, sicuro e gratuito – è che le donne non sono disposte ad accontentarsi di singoli provvedimenti, ma vogliono “cambiare tutto”. Nel documento, potente e “denso” di tutte le rivendicazioni di Ni Una Menos e dello spirito di lotta che anima l’attuale movimento femminista internazionale, si sostiene che è necessario affrontare a tutto campo gli innumerevoli e pervasivi dispositivi politici, economici, giuridici e sociali che, con ancor maggiore accanimento in questo momento storico, originano la violenza etero-patriarcale sulle donne sia nella dimensione pubblica che in quella privata, mettendoli in discussione in modo radicale e sistemico.
Se guardiamo al nostro vessato Paese, siamo sempre più consapevoli che, per andare in questa direzione, è fondamentale rivendicare la centralità e l’efficacia della lotta globale e intersezionale delle donne, sollecitando una riflessione e un’attivazione non più rinviabile dopo i recenti eventi e provvedimenti – annunciati o già presentati dal Governo – che hanno caratterizzato il debutto del nuovo esecutivo a forte connotazione patriarcale e razzista.

Lo sciopero globale delle donne, messo in scena nel contesto mondiale per il secondo anno consecutivo l’8 marzo 2017, merita un’attenzione particolare nelle analisi del panorama dei movimenti di lotta attuali, dopo esser stato ignorato dai media – come è accaduto in modo clamoroso in Italia – o tutt’al più trattato sommariamente e con sufficienza e subito archiviato quale episodio contingente e scarsamente influente e significativo.
Foto tratte dalla pag. fb di Ni una menos
Negli scenari svuotati di quel potenziale di lotta e di liberazione che aveva animato passate stagioni, lo sciopero globale femminista, lo sciopero sociale, e tutte quelle pratiche e forme di lotta che “tengono insieme” le due dimensioni della produzione e della riproduzione, si confermano come la via maestra per aggredire, da una parte, gli snodi cruciali in cui la violenza determinata dalla precarietà e dalla vulnerabilità socio-esistenziale si origina e per ricomporre, dall’altra, ciò che è stato diviso, frammentato dal lucido disegno dell’odierno capitalismo di frode, sanando la dicotomia tra produzione di valore e socialità, solidarismo, organizzazione di lotte.

Lo spazio “largo” ma oppressivo e ingabbiante rappresentato dall’inestricabile intreccio di lavoro produttivo e riproduttivo, “res extensa” del processo di valorizzazione che mette al lavoro l’intera società ed erode progressivamente fette fondamentali di welfare, diviene luogo d’elezione per nuovi sfruttamenti e rinnovate servitù. Le servitù che il patriarcato – quello mai domato e quello di ritorno – riserva alle donne, nell’alleanza di ferro stretta con il neoliberismo, sono come sempre le più aggressive e violente; e già si colgono in modo evidente, nelle sconsiderate azioni e dichiarazioni che hanno contraddistinto la prima fase dell’attuale governo, segnali inquietanti di recrudescenza di un patriarcato disposto a “uscire allo scoperto” per annullare le conquiste fondamentali di libertà volute dalle donne e creare condizioni favorevoli per il consolidarsi delle nuove strategie di sfruttamento e violenza scientemente progettate.

La pedagogia della crudeltà

venerdì 21 settembre 2018

Messico - La democrazia delle illusioni

È assai probabile che il nuovo governo di Andrés Manuel López Obrador decida di sottoporre la prosecuzione dei lavori di costruzione del mega-aeroporto di Città del Messico, che avrebbe un impatto devastante sul suolo, l’acqua e l’aria della capitale, a una consultazione nazionale vincolante. Siamo talmente abituati all’arbitrio assoluto di poteri politici ed economici dispotici che la prima reazione di chi legge una notizia del genere non può che essere positiva. Gustavo Esteva ci spiega invece, in modo oltremodo convincente, perché non è così. La democrazia plebiscitaria può provocare disastri se tutti non hanno accesso alle informazioni indispensabili. Si crea l’illusione che la gente prenda nelle proprie mani importanti decisioni di governo, mentre non fa altro che ballare al ritmo di una musica suonata da altri. Avrebbe senso che tutte e tutti i messicani partecipassero a questa consultazione se il quesito venisse posto in termini corrispondenti ai loro interessi e all'informazione di cui dispongono. Si dovrebbe decidere, per esempio, se dedicare considerevoli risorse pubbliche all'aeroporto più fantasioso, più grande e capriccioso del mondo, oppure alle molte altre opere necessarie, come scuole e ospedali
Il faranoico progetto del nuovo aeroporto della capitale messicana. Immagine tratta da https://www.reportelobby.com

di Gustavo Esteva

La settimana comincia male se al lunedì ti impiccano. Oppure ti danno la possibilità di scegliere se essere impiccato lunedì o venerdì.

La consultazione vincolante relativa alla costruzione del Nuovo Aeroporto di Città del Messico potrebbe essere la prima delle grandi decisioni del nuovo governo, che ha cominciato a governare il primo di luglio, con l’intensificarsi dell’abbandono delle funzioni di governo dell’attuale amministrazione, iniziato molto prima. Ma questa sarebbe una delle sue prime decisioni importanti. Così come è impostata, è un pessimo modo per iniziare la gestione.

Raúl Zibechi ha inquadrato correttamente consultazioni e plebisciti (“Plebiscitos y movimientos antisistémicos”, La Jornada, 31/8/18). Sono diventati di moda e possono essere utili strumenti di lotta, nel contesto molto limitato della democrazia rappresentativa, ma sono anche molto rischiosi. Creano l’illusione che la gente prenda nelle proprie mani importanti decisioni di governo, mentre non fa altro che ballare al ritmo di una musica suonata da altri. Tutto dipende da ciò che è sottoposto a consultazione e dal modo in cui la consultazione viene fatta, il che dipende dal governo.

La California e la Svizzera sono i paesi che più utilizzano la procedura. L’esperienza è ambigua. Sembra utile la consultazione che ha permesso agli svizzeri di limitare i salari dei dirigenti delle grandi imprese, ma ormai solo il 40% della popolazione risponde alla chiamata. Anche i votanti della California sono stufi. Nel mese di novembre del 2016 hanno dovuto rispondere a più di 30 domande su questioni locali, regionali e statali. Quelli che l’hanno fatto in maniera responsabile da casa loro, votando per posta, hanno dovuto dedicarvi diverse ore. In molti casi non sapevano che cosa pensare; dovevano decidere su cose che non conoscevano, e quindi reagivano emotivamente, non sulla base di argomentazioni ben fondate. Hanno ormai la sensazione che le consultazioni chiedano loro di assumersi i compiti tecnici per i quali hanno eletto un funzionario.

Dobbiamo discutere seriamente sul valore della consultazione vincolante. I popoli originari devono essere consultati in tutto ciò che li riguarda, specialmente quando sono in gioco i loro territori. In questo caso è importante prestare attenzione alle condizioni in cui si compie la consultazione. Anche in altri casi la consultazione può essere utile. Ma lo strumento deve essere utilizzato con cura. Può essere non solo inutile, ma anche controproducente.

Non è sensato sottoporre a una consultazione nazionale la decisione sull’ubicazione dell’aeroporto; sarebbe impossibile che tutta la gente possa avere accesso alle informazioni che permetterebbero di mettere a confronto in maniera adeguata il progetto in corso con l’ubicazione a Santa Lucía (ndt – Base militare a ovest di Città del Messico). Avrebbe senso che tutte e tutti i messicani partecipassero a questa consultazione se il quesito venisse posto in termini corrispondenti ai loro interessi e all’informazione di cui dispongono, come quelli recentemente proposti dal nuovo titolare del Ministero delle Comunicazioni e dei Trasporti. Si dovrebbe decidere se dedicare considerevoli risorse pubbliche all’aeroporto più fantasioso, più grande e più capriccioso del mondo, oppure ad opere necessarie, come scuole e ospedali (La Jornada, 7/9/18).

Perché la gente si pronunci in base a un’informazione adeguata, dovrebbe risultare chiaramente dal quesito che il nuovo aeroporto avrebbe un impatto devastante sul suolo, l’acqua e l’aria di Città del Messico, sia per la costruzione stessa che per il continuo aumento del traffico aereo, altamente inquinante. Dovrebbe inoltre essere chiaro che si danneggerebbero gravemente i territori e le condizioni di vita di molte comunità della zona. Che ci sarebbe un impatto negativo sulla vita di tutti gli abitanti dell’area metropolitana. Per tutti questi motivi, la consultazione deve offrire la possibilità di dire di no.

La cosa più importante sarebbe presentare con chiarezza le opzioni. Tutti possono capire che invece di continuare a concentrare il traffico aereo in Città del Messico bisogna allontanarlo da lì. È possibile fornire informazioni su come sarebbe facile e a buon mercato far questo, se gli interessi della gente contassero più di quelli delle grandi imprese. Non ha senso che quelli che volano da una città all’altra del paese debbano passare per la capitale, ad esempio che debbano passare di qui quelli che vanno da Oaxaca a Tuxtla. È irrazionale che si mantenga sottoutilizzato il sistema aeroportuale metropolitano, che collega gli aeroporti di Cuernavaca, Puebla, Querétaro e Toluca con la capitale, il cui utilizzo potrebbe ridurre almeno di un quinto i voli attuali per Città del Messico. Per decidere, la gente dovrebbe sapere che a fronte degli ingegneri e delle grandi imprese che si pronunciano a favore del progetto in corso, molti altri esperti lo criticano per fondati motivi. Dovrebbe anche sapere che meno del 2 per cento degli abitanti di Città del Messico usa il trasporto aereo.

Il nuovo governo deve ripensare la sua proposta. Partire con un esercizio ingannevole e ciecamente autoritario è un pessimo modo di iniziare un’avventura che vuole essere democratica. Se ha già deciso di sottoporre la decisione a una consultazione, deve ripensare la sua formulazione.

gustavoesteva@gmail.com

fonte La jornada. Traduzione a cura di Camminar domandando
Titolo originale ¿Democracia?

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!