giovedì 15 novembre 2018

Messico - Cinema in stile zapatista

Una maratona con ottanta film tra cortometraggi, lungometraggi, fiction, documentari, cinema sperimentale ma anche tante chiacchierate e una grande festa finale: quattromila tra donne, uomini e bambini hanno partecipato a modo loro per una settimana al primo festival promosso dalle comunità indigene zapatiste in Messico. La loro straordinaria lotta senza prendere il potere e la loro ostinata voglia di costruire ogni giorno un mondo che contenga tanti mondi hanno messo sottosopra l’idea tradizionale di cinema e quella di festival: l’arte, come dimostrano gli zapatisti, può essere un’alternativa al tempo di morte che viviamo, occasione per ripensare il mondo con uno sguardo e un pensiero critico, spazio per immaginare e creare altri mondi possibili. Cronaca di un festival necessario e impossibile


Sono passati più di trentacinque anni da quando, come si racconta, un gruppetto di sei persone fece un viaggio verso il sud est del Messico ed arrivò in Chiapas. Erano partiti con una idea, comune a tanti in quegli anni, di fare una rivoluzione. Avevano vicino ma non solo geograficamente, la Cuba di Fidel e il Nicaragua Sandinista, il Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Marti di El Salvador e la storica guerriglia guatemalteca, avevano la prospettiva immaginata dai cento fuochi di guerriglia, sparsi per l’America Latina, di Ernesto Che Guevara. Nella Selva Lacandona entrarono in contatto con le comunità indigene, con le loro pratiche e la loro cultura: gli ci vollero dieci anni per cambiare la loro idea di rivoluzione ed arrivare a lottare per non prendere il potere, pensare di costruire un mondo che contenga altri mondi, e adesso dopo quasi venticinque anni dal levantamiento del primo gennaio del 1994 per la prima volta nei Caracol è stato organizzato un festival del cinema; la cosa non era per niente scontata né tanto meno usuale e rimanda alla modernità di un pensiero che ha le sue radici profonde nell’incontro con gli indigeni di tantissimi anni fa:
“Abbiamo realmente subito un processo di rieducazione, o di rinnovamento. Come se ci avessero disarmato. Come se avessero smantellato tutto ciò di cui noi eravamo fatti – marxismo, leninismo, socialismo, cultura urbana, poesia, letteratura – tutto ciò che era parte di noi e cose che non sapevamo neppure di avere. Ci hanno disarmato e riarmato, ma in modo diverso”.

La cronaca di questi otto giorni ci racconta di un festival del cinema senza red carpet, né party esclusivi e “paparazzi” a caccia di star e divi; più che glamour ci sono state emozioni che si sono concentrate davanti agli schermi all’interno del grande auditorio con il tetto di lamiera, dedicato alla Comandanta Ramona, e costruito apposta per questo festival chiamato Puy Ta Cuxlejaltic (Caracol della nostra vita, tradotto dallo tzotzil).

Fin dal giorno dell’inaugurazione più che un festival questo evento culturale nel Caracol di Oventic – Zona Altos de Chiapas – è parso una maratona con i film e i documentari proposti senza soluzione di continuità, alternati a presentazioni, chiacchierate o ringraziamenti ai registi.

Il noto, anche qui in Italia, regista Alfonso Cuarón, fresco vincitore del Leone di Venezia con il film Roma e sicuro aspirante agli Oscar, insieme alla sua equipe ha messo a disposizione, per una prima assoluta nazionale (il film non è ancora nelle sale messicane) del suo lavoro, parte delle attrezzature super professionali necessarie alle proiezioni, mentre le “poltrone”, dove si sono accomodati in questi giorni oltre quattromila zapatisti di tutte le età, erano di duro legno – anche abbastanza scomode – ma che non hanno impedito momenti di commozione, di sonore risate davanti a qualche scena divertente e lacrime senza finzione durante i passaggi più tristi delle proiezioni, come successo per due ragazze prese da un pianto ininterrotto durante una scena di “Roma”.




Ma gli uomini, donne e bambini con passamontagna e paliacates rossi riempiono anche la Multisala Emiliano Zapata – pavimento di terra battuta, capace di accogliere altre due mila persone – e chiamato anche, solennemente, Cine 3D per il fatto che dentro ci sono tre schermi.

Ma non solo sale al chiuso, nel Caracol di Oventic dove le giornate di sole cocente si alternano a giorni di fitta nebbia, non poteva mancare un cinema all’aperto, un drive-in senza auto, il Pie-Cinema Maya, accanto al campo di basket.

venerdì 9 novembre 2018

Messico - Mare Advertencia Lirika, zapoteca, femminista, sovversiva e rapper


Non commettere errori, non sono un caso isolato,
non è un'esagerazione, non è una bugia quello che ti dico.
Ti dico solo le verità scomode,
di una società, che con noi, è ipocrita.


La rapper femminista Mare Advertencia Lirika  di origine zapoteca, nata a Oaxaca, in Messico, è nota per essere stata una pioniera nel suo genere in Messico per aver scritto canzoni con testi sovversivi sulla disuguaglianza sociale e la violenza contro le donne.



Il suo primo approccio al rap fu attraverso la poesia, che era uno strumento di protesta usato dal movimento degli insegnanti di Oaxaca. Nel 2003, a dispetto del contesto culturale della sua città natale, decise di registrare il suo primo album hip hop. "Vengo da un luogo in cui la musica, o la tradizione, è elitaria perché solo alcune icone folcloristiche si consolidano", dice Mare.

Quando parliamo di hip hop parliamo di un'intera cultura, che riguarda non solo la musica, ma anche la conoscenza della nostra storia. L'industria musicale ha tolto alla cultura hip pop la parte politica, dove fin dall’inizio c'erano le donne, dove c'erano storie di resistenza fin dall'inizio, dove c'erano cose dissenzienti che venivano ascoltate ma l'industria ha preso il sopravvento ed ha convertito tutto in prodotti.

Mare è conosciuta a livello internazionale per i suoi testi sovversivi e l’impegno femminista. "Impegnarti nell'arte, impegnarti con una posizione politica facendo arte, diventa anche scomodo", afferma Mare.

“Vengo da un contesto in cui il movimento sociale ha una storia intera in cui si riconosce la resistenza dei popoli e il recupero dell'identità e tutto quello che si sta facendo contro le transnazionali, però questi temi non vengono trattati”.

Nel 2014 Mare si dichiarò femminista, ammette che non è stato un processo facile, però di fronte ai casi di femminicidio, sequestro di persona, stupro, le leggi contro l'aborto e gli altri fatti di violenza verso le donne, ha cominciato a domandarsi su cosa stava accadendo nell'ambito personale, trovando una relazione diretta con il sociale, decise allora di usare la parola come strumento per denunciare tutti questi fatti. Racconta che attraverso la musica ha potuto decostruirsi come persona, recuperare la parola e, quindi, scrivere la storia da un'altra prospettiva.


Afferma che il femminismo è un privilegio per alcune donne, tuttavia, per altre è diventato una necessità, quindi, "lo chiediamo come un diritto". Una domanda che viene posta costantemente a Mare è: perché il rap?  Se è una scena misogina che parla e perpetua comportamenti machisti? A cui Mare risponde: "Mi piace sempre mettere in discussione, e quale parte della cultura non lo è?"

Mare Advertencia Lirika fa parte della rete di donne che, attraverso le loro pratiche culturali, denunciano vari problemi sociali, politici e culturali. Ha collaborato con Krudas Cubensi, Alika, Cihuatl Ce, Guerrilla Queens, La Torita, Lucia Vargas, Karen Pastrana, Mujeres del Viento Florido, Hechi MC, Dynamite, tra gli altri.

“Non stiamo inventando qualcosa di nuovo, ma stiamo solo reinventando e costruendo ciò che già esisteva, ma stiamo anche cercando la maniera per appropriarsi, ricostruire e trovare nuovi spazi, a partire da quelli che già esistono, per la nostra stessa esistenza. Quindi penso che questo sia il punto in cui si combina, o tiene significato, dichiararsi femminista e fare rap”.

di: Karen Navarrete - tratto da Somoselmedio 
Traduzione Cooperazione Rebelde Napoli
originale https://www.somoselmedio.com/2018/11/06/mare-advertencia-lirika-mujer-zapoteca-feminista-subversiva-y-rapera/

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!