domenica 6 settembre 2009

Corazón del tiempo, ritratto della vita quotidiana degli zapatisti

E' una pellicola strana, in cui gli indigeni si rappresentano da soli: dice il regista Alberto Cortés


Da La Jornada: Il Film ha avuto tre programmazioni al Festival Internacional de Cine a Guadalajara
di Jorge Caballero

Dopo aver sorpreso come a San Sebastián, al Sundance e Viva Fest, il lungometraggio Corazón del tiempo, diretto da Alberto Cortés, fa il suo debutto al 24 Festival Internacional de Cine a Guadalajara, in cui verrà proiettato tre volte, la prima oggi.
Intervistato il regista messicano – autore della sceneggiatura insieme a Hermann Bellinghausen– afferma: “Il film tocca molti temi, come la situazione delle donne, come una ragazza indigena affronta la decisione di recedere dalla decisione di sposarsi con un ragazzo, come era stato concordato dalla famiglia. Attraverso questo conflitto possiamo scoprire e relazioni che si vivono nelle comunità, la relazione che ha la gente con l'EZLN e quali sono le relazioni di autorità dentro una comunità.
Bisogna ricordare che sono passati 15 anni dall'insurrezione e 25 dalla creazione dell'EZLN: ci sono giovani che sono nati ed hanno vissuto nello zapatismo, gli attori principali del film sono giovani che appartengono alla generazione educata nello zapatismo, questa è la gente con cui abbiamo lavorato in questa pellicola.
Cortés aggiunge: “Corazón del tiempo è il culmine di un lavoro che è durato molti anni, che è iniziato con una visita a la Realidad che mi colpì moltissimo, vedere come lo zapatismo si stava sviluppando nelle comunità.
In quel momento ho avuto l'idea di fare un film, ma girarlo lì non era facile, non solo c'è il problema di arrivare e filmare, ma abbiamo dovuto ripensare molte cose, iniziando dalla maniera di farlo; è stato un lavoro lungo: abbiamo iniziato con il proiettare cinema nelle comunità contadine, indigene e basi d'appoggio, che in molti casi non avevano avuto dimistichezza con il cinema o la televisione, incluse anche comunità isolate e senza luce.
Dopo questo lavoro, iniziò la scrittura della sceneggiatura con Hermann Bellinghausen, con il quale abbiamo lavorato, trasformando il testo man mano che lo facevamo quanto più ci addentravamo, sempre di più, nelle comunità.
“L'importanza della pellicola è che ritrae la vita quotidiana nelle comunità zapatiste, come si vive in resistenza, come si costruisce l'autonomia .. tutte cose che abbiamo conosciuto dello zapatismo, in altra forma, con le notizie o i comunicati di Marcos o gli innumerevoli documentari che sono stati fatti, ma questa è la prima volta che tutto questo viene narrato in forma di fiction, interpretata da loro stessi; cosa questa che è stato uno degli accordi e cioè non che avrebbero finto di esssere zapatisti ma che invece l'avrebbero fatto in forma collettiva. Tutti gli zapatisti sono coproduttori insieme alla Giunta di Buongoverno Hacia la Esperanza. E' una pellicola in cui abbiamo inventato una forma di produzione”.
Non è un docudrama
Secondo Cortés, Corazón del tiempo “è una pellicola strana, perchè finora non si era mai fatto un film con indigeni che rappresentano sé stessi, con piena coscienza.
Non è un docudrama in cui abbiamo preso una famiglia che rappresenta la sua vita e più o meno reciti, no, qui è una fiction normale, in cui gli attori hanno dovuto imparare i dialoghi.
Il dirigere con questi attori è stato molto divertente, la forma nella quale scoprivano tutto e il come lo facevano in maniera fresca, si nota nella pellicola.
Tutti gli attori capivano bene la responsabilità del ruolo che stavano svolgendo, siamo tornati all'origine della recitazione nella quale gli attori non pensavano alla fama e al denaro ma alla responsabilità di rappresentare un personaggio della loro società.
E' stato molto importante per tutto lo svolgimento, non c'è stato niente di artificiale.
Pensavamo che Corazón del tiempo doveva essere un film che potesse stare nelle sale commerciali e nei cineclubes, questo era uno dei nostri obiettivi, raggiungere lo schermo, cosa che non è per niente facile per la situazione del cinema messicano, ma siamo abituati alla lotta”.

Riferendosi ai passaggi internazionali Cortés dice: “La pellicola è stata proiettata a San Sebastián, nei Paesi Baschi; poi è andato al Sundance, negli Stati Uniti; la settimana scorsa siamo stati a Viva Fest, nel Regno Unito, che è un tour in diverse città, e il prossimo lunedì e martedì sarà esibito al Festival di Toulouse; in tutti questi festival ci è andata bene, perchè fuori dal Messico il film sorprende molto. In tutto il mondo proprio ora è importante che si abbia una idea diversa del nostro paese, mentre si parla tanto della guerra contro la droga è importante che invece si veda all'improvviso un film che parla della vita in campagna e degli indigeni in maniera piena di speranza. Ti rendi conto che la cosa migliore che c'è in Messico è quello che sta succedendo con gli zapatisti, che sono molto lontani dalla violenza che vive il resto del paese”.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!