giovedì 13 gennaio 2011

USA - Violenti per tradizione


Armi Usa 2

Quel 20% del paese pronto a far politica con una pistola

di Marco D'eramo

Fa sempre impressione quando sparano a una persona che hai visto pochi mesi fa. Quando in ottobre sono stato per qualche giorno a Tucson (si pronuncia Tussòn, con l'accento sulla o), Gabrielle Giffords stava conducendo una campagna senza quartiere contro il suo avversario Jesse Kelly, sostenuto dal Tea Party, un 29-enne drop out dal liceo, per quattro anni marine in Iraq e figlio di un impresario che vive di commesse pubbliche, mentre faceva campagna per tagliare drasticamente le spese statali (eccetto quelle destinate a papà, si suppone).

Visto il clima politico in Arizona, e vista la pioggia di denaro con cui i miliardari di destra stavano annaffiando Kelly, sembrava quasi scontato che Giffords perdesse. Fortunatamente per lei, Kelly è un reazionario di destra così estremo (al confronto Sarah Palin è una moderata) e così rozzo che qualche buon abitante di Pima County ha avuto dei ripensamenti: ma per giorni, dopo il voto del 2 novembre, l'esito è stato in bilico e la vittoria di Giffords è stata resa ufficiale solo dopo una settimana (con 4.000 voti in più del suo avversario, cioè il 48,76% contro il 47,30%).

Giffords è la tipica democratica dell'Arizona, cioè di destra (è iscritta al gruppo dei Blue Dogs che raccoglie i democratici moderati), liberal su aborto e ambiente ma filopadronale in economia, e naturalmente assai tosta contro l'immigrazione illegale (anche se contraria alla controversa legge firmata in aprile dalla governatrice repubblicana dell'Arizona). Alla luce dei fatti c'è dell'ironia in alcune sue posizioni: Giffords ha sempre difeso la libertà più totale di comprare armi ed è stata colpita proprio perché uno squilibrato ha comprato legalmente in un negozio sportivo un'arma a ripetizione che spara più di 30 colpi a caricatore. Comunque, quando l'ho ascoltata parlare a Tucson, al confronto con la grezza retorica del Tea Party, il suo buonsensismo che altrove mi avrebbe stomacato, lì era una boccata d'aria fresca.D'altronde, per essere convinti che il presidente Usa Barack Obama sia un socialista ce ne vuole, eppure è quel che un 20% degli americani crede (la stessa percentuale pensa che lui sia uno straniero che si finge nato in America o che sia un musulmano che finge di essere cristiano ma in realtà da bambino ha studiato nelle madrasse indonesiane).

Oggi ci dicono che l'America è scioccata, però questo paese ha una lunga tradizione di violenza politica: ben 4 presidenti (su 44) sono stati uccisi (Abraham Lincoln, James Garfield, William McKinley, John Kennedy), ma la lista dei tentativi di omicidio è molto più lunga: colpi di pistola o di fucile sono stati sparati contro Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, Ronald Reagan, Bill Clinton. Si possono ricordare anche le razzie del KuKluxKlan e gli omicidi dei medici abortisti, per non parlare di Martin Luther King.
O il governatore di destra dell'Alabama, John Wallace, ridotto in carrozzina. E poi vi sono le milizie libertarie del Montana.Comunque negli Stati uniti c'è sempre stata una minoranza sul 10-20 %di volta in volta razzista, bigotta, antistastalista, dalla John Birch Society alla Moral Majority del televangelista Jerry Falwell, ai Christian Conservatives al Tea Party. E da quando i repubblicani hanno cominciato a flirtare con l'estrema destra, a cavalcarla, cioè da Ronald Reagan a Newt Gingrich fino a Karl Rove e Dick Cheney e ora Sarah Palin e il Tea Party, ogni volta che i democratici conquistano la Casa bianca il livello di violenza aumenta. Come se i repubblicani considerassero che un democratico alla Casa bianca è un insulto alla costituzione americana. Ricordiamo che il primo mandato di Bill Clinton fu scandito dalla tragedia di Waco in Texas e dal mega attentato di Oklahoma City. Per anni a soffiare sul fuoco sono stati i radio e telepredicatori.

Nelle radio locali gli incitamenti alla violenza e all'eliminazione fisica degli avversari sono tali da lasciare esterrefatti. La metafora bellica e di sangue viene usata sempre più spesso. La deputata Michell Bachmann che incita i suoi a essere «armati e pericolosi» o Sarah Palin che sul suo sito elenca i politici democratici che sono «un bersaglio» (Gabrielle Giffords era la terza della lista), non sono un'eccezione: parlano solo il linguaggio più diffuso nel loro ambiente.Un elemento di novità c'è, ed è costituito dal canale Fox News.

La violenza dei suoi commentatori è inaudita. La concezione dell'umorismo di Bill O'Reilly è chiedere: «Ci permette la sharia di decapitare una giornalista del Washington Post?» Glenn Beck diffonde le voci sul presunto islamismo di Obama, sulla riforma sanitaria come un piano per attuare l'eutanasia di massa su milioni di anziani americani. E se non sono i commentatori di Fox News, sono i suoi ospiti più frequenti, come Rush Limbaugh. Il sentimento su cui queste voci fanno più leva è l'odio. E si sa, chi semina vento raccoglie tempestaInfatti tra le vittime della mattanza di sabato a Tucson c'è il giudice federale John McCharty Roll, un giudice che era stato nominato da George Bush padre, quindi un repubblicano, che però aveva commesso il crimine di autorizzare un gruppo di immigrati messicani a citare per danni un ranchero dell'Arizona che li aveva minacciati, tenuti sotto tiro e angariati mentre passavano sul suo terreno.

Da allora era stato minacciato infinite volte: in un solo pomeriggio aveva ricevuto più di 300 telefonate minatorie. Sabato ha incontrato il suo destino fuori da un supermercato Safeway.

Tratto da: Il Manifesto

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!