Visualizzazione post con etichetta Asia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Asia. Mostra tutti i post

lunedì 8 novembre 2010

Corea - Iniziano le proteste contro il G20



In 40.000 hanno protestato a Seul contro il vertice del G20 che da giovedì si riunirà nella capitale coreana.
Le proteste riguardano i temi sociali ed ambientali. E' vastissima la coalizione che sta dando vita alla protesta.
"Basta con le speculazioni , vogliamo salario e reddito".
La polizia è intervenuta. Altre proteste sono attese nei prossimi giorni all'arrivo dei capi di stato.
Il G20 di Seul deve confermare quanto discusso nell'ultima riunione, quando si è allargato l'ingresso alla "stanza dei bottoni" del FMI a Cina, come terzo azionista dopo Usa e Giappone, scavalcando Germania, Francia e Gran Bretagna. Anche India, Brasile e Russia figurano nelle prime dieci.
Per cui un G20 che rispecchia la situazione globale ed il ruolo delle nuove forze economiche continentali.
Il cambiamento del FMI è uno dei punti in agenda insieme alle misure anticrisi, su cui si scontrano gli interessi dei vari attori globali.

venerdì 22 ottobre 2010

Corea - Appello alle mobilitazioni contro il Summit G20

APPELLO AI MOVIMENTI ED ALLE ORGANIZZAZIONI DI TUTTO IL MONDO PER LE MOBILITAZIONI CONTRO IL SUMMIT DEL G20 DI SEOUL
20 SINGOLE NAZIONI NON POSSONO DETERMINARE IL DESTINO DEL MONDO INTERO
PER IL CAMBIAMENTO DEL SISTEMA, COSTRUIAMO UN NUOVO MONDO!
NON CONTINUEREMO A PAGARE LA CRISI.

Unisciti alla Settimana di Azioni Collettive a Seoul, dal 6 al 12 Novembre 2010

Il terremoto finanziario iniziato alla fine del 2008 – la più recente espressione della grave crisi sistemica del modello capitalista neo-liberista (la quale si manifesta anche attraverso la crisi climatica, l'aumento dei prezzi del cibo e dell'energia, la crisi occupazionale e la crescente povertà) – continua a diffondersi a livello globale, mostrando il suo tragico volto alla popolazione mondiale, sia ai paesi più ricchi che ai paesi più poveri.

mercoledì 20 ottobre 2010

Mongolia - Gli ecoguerrieri dell'acqua

Escalation dei conflitti minerari, nel Paese in cui problemi ecologici e sociali non si possono scindere

di Gabriele Battaglia

Hanno sparato ai macchinari con un fucile da caccia, pur non sapendo nulla di luddismo o di ecoterrorismo alla Earth First.I responsabili della miniera non volevano andarsene e quello era l'unico modo per farli sloggiare.Erano in quattro, membri del United Movement of Mongolian Rivers and Lakes, un'organizzazione che federa sette gruppi ambientalisti mongoli.Chimgee Ganbold, la portavoce del movimento spiega: "Noi ci battiamo contro le miniere illegali. Vogliamo che il governo si interessi al problema, ma non lo fa. Vogliamo continuare a chiedere che lo faccia, esercitare pressioni"."La caratteristica di quel movimento è che non è composto da intellettuali di città, ma da gente del posto - spiega Boum-Yalagch Olzod, coordinatore della Mongolian Green Coalition (Nogoon Evsel) - nomadi fieri di esserlo e che protesteranno ancora così se il governo non si apre alla trasparenza e al rispetto dei diritti umani. Come potrebbero fare altrimenti?"L'"incidente degli spari", avvenuto a inizio settembre, si è chiuso con qualche ammaccatura ai cingoli di un bulldozer, un radiatore distrutto, una semplice schedatura e qualche rimbrotto da parte della polizia. Ma la storia non finisce qui.

sabato 9 ottobre 2010

Afghanistan - Uccisi quattro militari italiani


Erano impegnati in una operazione nel distretto del Gulistan, nella provincia di Farah
L'attentato che ha causato la morte dei 4 militari italiani in Afghanistan si è verificato nel distretto del Gulistan, nell'area di competenza italiana del Prt (Provincial Reconstruction Team) di Herat. Un'area, quella del Gulistan che nel settembre del 2005 era stata conquistata dai combattenti talebani e successivamente riconquistata dall'esercito afgano.
Sarebbe stato uno 'Ied', un ordigno esplosivo improvvisato, a provocare la morte dei quattro militari italiani. L'ordigno, rudimentale ma potentissimo, avrebbe investito in pieno un blindato Lince che non ha retto all'urto. Il mezzo, sul quale sembra viaggiassero tutti e quattro i militari uccisi e il ferito, è andato distrutto. All'esplosione sarebbe seguita una imboscata compiuta dai combattenti talebani che secondo le prime ricostruzioni sarebbero stati respinti dagli altri militari della colonna coinvolta nello scontro a fuoco.
Sarebbero gravi le condizioni del quinto militare italiano ferito. Il militare avrebbe riportato numerosi traumi di vario genere.

venerdì 17 settembre 2010

Afghanistan - Un'altra commedia elettorale

Sabato va in scena in Afghanistan l'ennesima farsa elettorale. Cinque milioni di afgani sono chiamati alle urne per rinnovare la Camera bassa del parlamento, la Wolesi Jirga.
La regolarità del voto, questa volta, non è in discussione, nel senso che è già assodato che i brogli saranno massicci e sistematici.
La moda di quest'anno sono le tessere elettorali false stampate a Peshawar (nella foto) e acquistate da quasi tutti i candidati per consentire il voto multiplo ai loro sostenitori. Ne sono state vendute almeno un milione e mezzo, e sono di fattura così buona che difficilmente, nei seggi, verranno individuate come false.
Di fronte a questa preannunciata orgia elettorale, la comunità internazionale, invece di moltiplicare gli sforzi per garantire un livello minimo di decenza e credibilità, ha pensato bene di ridurre drasticamente, praticamente di azzerare, il numero di osservatori elettorali. La principale squadra di monitoraggio, quella dell'Unione europea, che alle elezioni presidenziali afgane dell'anno scorso era composta da 120 osservatori, schiera questa volta ben 7 persone.
Anche tutte le altre strutture straniere di monitoraggio hanno sostanzialmente abbandonato il campo, adducendo ragioni di sicurezza: l'International Republican Institute ha ridotto i suoi osservatori da 160 a 40; l'Asian Network for Free Elections, da 74 a 30, e così via.
Quindi, a vigilare sulla regolarità del voto nei quasi seimila seggi elettorali afgani, sabato rimarranno solo i volontari locali della Free and Fair Election Foundation Afghanistan (Fefa), che ha già fatto sapere che riuscirà a coprire al massimo due terzi dei seggi.
Brogli a parte, più che un voto per rinnovare i membri della Camera bassa, le elezioni di sabato la riconfermeranno. Il 90 per cento dei 249 deputati attuali si è infatti ricandidato e, ovviamente, sono loro ad avere la maggior probabilità di raccogliere voti.
Il nuovo parlamento sarà quindi quasi identico a quello eletto cinque anni fa, ovvero - salvo rare eccezioni - una congrega di criminali di guerra, mafiosi e narcotrafficanti.
Secondo un rapporto della Commissione afgana indipendente per i diritti umani, il 60 per cento degli attuali membri della Camera bassa è legata a gruppi armati, ovvero alle mai disarmate fazioni di mujaheddin dell'ex Alleanza del Nord, almeno 40 parlamentari sono tuttora 'commander' di tali milizie, 24 sono capi della criminalità organizzata, 17 sono noti trafficanti di droga e su 19 pendono accuse di gravi crimini di guerra e violazioni di diritti umani.

Tratto da: Peace reporter

martedì 31 agosto 2010

Pakistan - Tra i voli dei droni e gli attacchi talebani, in migliaia cercano di sfuggire ai danni delle inondazioni

Pakistan - Alluvionati

La cronaca del Pakistan continua mischia notizie diverse l'una dall'altra racchiuse nel grande affresco della più grande catastrofe umanitaria nella storia del Paese.
Mentre il numero degli sfollati  supera ormai gli otto milioni, le agenzie di stampa confermano che aerei-droni Usa hanno attaccato nel nord-ovest del paese, al confine con l'Afghanistan uccidendo, pare 5 persone, ovviamente non si sa se "insorti" o civili. Mentre la tecnologia militare continua la sua guerra fatta di aerei senza pilota le inondazioni continuano ad avanzare. E' stata evacuata anche Sujawal, minacciata dalle acque del fiume. La scorsa notte le acque hanno cominciato a invadere la città e quasi tutti i 120 mila abitanti si sono dati alla fuga. Thatta, il capoluogo del distretto, è stata abbandonata dai suoi 300.000 abitanti.L'esodo continua, anche se la quali totalità della gente è scappata dalle zone minacciate, come ha spiegato un alto responsabile del distretto di Thatta, il più colpito. Questa resta la zona ancora più a rischio mentre a nord intorno a Hyderabad - la sesta città della nazione con due milioni e mezzo di abitanti - le inondazioni hanno pian piano iniziato a ridursi.
A più di 30 giorni dall'inondazione i dati confermano che sono 17 milioni i pachistani coinvolti nella tragedia, di cui 5 milioni senza una casa.
E mentre i droni volano nel cielo pachistano, viene data la conferma della notizia giunta circa due giorni fa dell'uccisione di tre volontari stranieri di ONG uccisi nella Valle dello Swat dai talebani che continuano i loro attacchi nei confronti di ogni occidentale.

giovedì 17 giugno 2010

Kirghizistan, il conflitto degenera in crisi umanitaria: 191 morti, 200mila sfollati e 75mila esuli

Le Nazioni Unite hanno inviato tende, medicinali e generi alimentari, ma continua l'ondata di violenza nei quartieri di Osh

La Croce rossa ha annunciato che il conflitto inter-etnico kirghiso è degenerato in una crisi umanitaria. Severine Chappaz, vice presidente dell'organizzazione, ha spiegato che la situazione è drammatica. I morti sono già 191, ma le statistiche ufficiali non tengono conto di tutte le persone che le famiglie decidono di seppellire senza avvisare le autorità e dei dispersi. Le vittime potrebbero essere centinaia. Secondo alcune stime, i rifugiati interni sono 200mila, mentre 75mila persone sono fuggite in Uzbekistan. Anna Neistat, portavoce di Human Rights Watch, ha riferito che nei quartieri di Osh la tensione tra i kirghisi e i cittadini d'origine uzbeka (il 14 per cento della popolazione) è ancora molto alta.

lunedì 7 giugno 2010

India: Agricoltori contro sciacalli

Bangalore, proteste degli agricoltori contro l’ “Incontro Globale degli Sciacalli” – 250 arresti preventivi ed irruzione alla sede del convegno.

In questi giorni il governo del Karnataka ha organizzato un “Incontro Globale degli Investitori” (Global Investors Meet), una chiamata a raccolta di potenziali investitori, indiani e stranieri, interessati ad accaparrarsi una fetta della torta di risorse naturali ed umane ancora disponibili nello stato dell’India meridionale.
Il movimento degli agricoltori, in rete con altre organizzazioni, ha organizzato una protesta contro il convegno definito “Incontro Globale degli Sciacalli”, contro quella che e’ stata denunciata come la “svendita del paese”, e contro la politica di acquisizione forzata delle terre degli agricoltori: infatti in questi anni sono migliaia gli ettari requisiti e passati al settore industriale.

mercoledì 19 maggio 2010

Thailandia - Nell'assalto ai ribelli muore un giornalista italiano

La resa delle camice rosse, mentre la città Bangkok è sotto coprifuoco

La guerra di strada è finita. Ma solo formalmente. La resa dei Rossi lascia uno strascico di violenze nella capitale e altri cinque morti, fra cui c'è un cittadino italiano. Si chiamava Fabio Polenghi, ucciso da colpi che sono arrivati all'addome e secondo altre fonti anche al cuore. Aveva 45 anni, milanese, da tre mesi era arrivato a Bangkok dove lavorava per conto di una rivista europea.
La morte di Polenghi è avvenuta poco tempo prima che i leader delle Camicie rosse si arrendessero consegnandosi nelle mani della polizia.
Da Bangkok in diretta per PeaceReporter Alessandro Ursic
Vai all'articolo

lunedì 17 maggio 2010

Thailandia, stretta finale

Alle 10 è scaduto l'ultimatum dell'esercito. Ora a combattere contro le camice rosse il governo ha inviato i carrarmati
Alle 10 di oggi, ora italiana, è scaduto l'ultimatum dell'esercito thailandese alle camice rosse. Ora inizia lo sgombro forzato dei cinquemila manifestanti riuniti intorno al quartiere finanziario della capitale Bangkok. Fino a mezzogiorno e mezza non si sono registrate vittime in quella che ha tutta l'aria di essere l'ultimo atto di resistenza del popolo che ora vuole le trattative. Ma il premier Abhisit Vejjajiva questa volta non ha accettato il dialogo e ha ordinato l'invio dei carriarmati per disperdere l'ultimo manipolo di protestanti.
Dal centro degli scontri Alessandro Ursic di PeaceReporter racconta quello che sta accadendo.


sabato 8 maggio 2010

Thailandia, orgoglio plebeo

di Alessandro Ursic

Le camicie rosse rivendicano le loro origini rurali, sovvertendo le tradizionali dinamiche politiche in un Paese dominato da Bangkok
La parola è sempre quella, ma è l'uso che è cambiato. Prima, in Thailandia, dire "prai" a qualcuno era una specie di tabù: e come poteva essere altrimenti, dato che significa "plebeo". Nelle loro manifestazioni ancora in corso a Bangkok, le "camicie rosse" rivendicano invece con fierezza le loro origini rurali, popolari, lontane dall'elite della capitale. E si danno del "prai" da soli, come elemento fondante del loro movimento. Che a prescindere da come si risolverà la crisi in corso, ha cambiato le dinamiche politiche del Paese per sempre.

mercoledì 14 aprile 2010

Afghanistan - Emergency costretta a lasciare l'ospedale Lashkar Gah

Le firme sull'appello ANCH'IO STO CON EMERGENCY hanno superato le 220.000.
Per Sabato è convocata a Roma con appuntamento in Piazza Navona alle 14.30.
"Se volevano non farci più operare a Lashkar Gah, l'obiettivo è stato raggiunto. Non abbiamo più notizie dell'ospedale. Siamo fermi alla presa in possesso delle autorità afgane di sabato scorso" ha dichiarato Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency.

lunedì 12 aprile 2010

Io sto con Emergency!

Si è svolta domenica mattina nella sede di Emergency a Milano una Conferenza stampa per ribadire la provocatorietà dell'arresto degli operatori in Afghanistan.
Nel sito di Emergency è possibile firmare un appello a sostegno dell'organizzazione.

Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale. Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani.
Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso.
IO STO CON EMERGENCY
Per firmare entra nel sito EMERGENCY.

sabato 10 aprile 2010

Afghanistan - Il comunicato di Emergency

Milano, 10 aprile.
Oggi pomeriggio uomini della polizia e dei servizi segreti afgani hanno fatto irruzione nel Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah, nella provincia meridionale di Helmand. Tre dei nostri operatori, cittadini italiani, sono stati prelevati attorno alle 16.30, ora afgana. Non siamo finora riusciti ad avere un contatto telefonico con loro.

L'arresto dei tre operatori di Emergency in Afghanistan

Sono accusati di coinvolgimento in un complotto per uccidere il governatore dell'Helmand. Emergency: " Accusa ridicola"

Tre operatori italiani dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sono stati fermati dalle forze di sicurezza afgane e dalle truppe britanniche Isaf (entrate armate nell'ospedale: VIDEO) con l'accusa di coinvolgimento in un complotto per organizzare attentati suicidi e per assassinare il governatore locale, Gulab Mangal.

venerdì 9 aprile 2010

Tessile senza catene

COOPERATIVE DI ARGENTINA E THAILANDIA LANCIANO UNA MARCA DI VESTITI CONTRO IL LAVORO SCHIAVO

La marca no-chains sarà inaugurata il 4 giugno, in simultanea, a Buenos Aires e Bangkok. Gli indumenti, prodotti dalle cooperative La Alameda e Dignity Returns, saranno venduti in tutto il mondo, per promuovere il lavoro in condizioni dignitose.

A Bangkok e Buenos Aires ci sono due storie parallele.
Nella capitale thailandese, lavoratori di una impresa tessile si sono organizzati per recuperare l’impresa in cui lavoravano, dopo la chiusura, e si sono costituiti in cooperativa di confezione abbigliamento. Qui, immigrati che venivano sfruttati nei laboratori di sartoria clandestini si sono associati e hanno creato articoli propri. Le due attività –a differenza di altre linee che procedono nella stessa direzione- si sono incrociate per elaborare una proposta comune: la creazione di una marca globale di vestiti che simbolizza la lotta contro il lavoro schiavo, tanto nel sudest asiatico come in Sudamerica. La marca si chiama no-chain –in inglese, senza catene- e verrà messa sul mercato lo stesso giorno, il prossimo 4 giugno.

giovedì 8 aprile 2010

Kirghizistan, ri-rivoluzione colorata

Le opposizioni prendono il potere instaurando un governo provvisorio guidato da Roza Otunbayeva, molto vicina agli Usa, che infatti sono stati subito rassicurati sulla permanenza della loro grande base militare nel paese
Chi di rivoluzione colorata ferisce, di rivoluzione colorata perisce.
Cinque anni dopo essere salito al potere con la 'rivoluzione dei tulipani', il presidente kirghiso Kurman Bakyiev è stato rovesciato nello stesso modo e dalle stesse forze che lo avevano portato in carica: quelle sostenute dagli Stati Uniti, delusi dai risultati del cambio di regime del 2005.

martedì 30 marzo 2010

India, la resistenza degli ultimi

La famosa scrittrice indiana Arundathy Roy racconta a Democracy Now la guerriglia maoista degli indigeni che vivono nelle foreste dell'India centrale


ANJALI KAMAT: Trascorriamo il resto dell'ora con la famosa scrittrice indiana e attivista, Arundathy Roy, parlando della parte oscura e più vulnerabile dell'India. Un paese fiero che si vanta della sua fama di democrazia più grande del mondo. Nella lista dei miliardari pubblicata quest'anno da Forbes, la stampa indiana sottolineava con un certo orgoglio che due compatrioti sono entrati nella lista dei dieci uomini più ricchi del mondo.
Nel frattempo, migliaia di truppe paramilitari e agenti di polizia indiani stanno combattendo una guerra contro i più poveri abitanti del loro paese, quelli che vivono nella cosiddetta Cintura Tribale.

giovedì 25 marzo 2010

Afghanistan, narcotrafficanti sotto contratto Nato?

 Impresa privata tedesco-albanese che da anni fornisce servizi logistici alle basi Isaf in Afghanistan sospettata di traffico internazionale di eroina
 
In Germania è scoppiato uno scandalo - subito silenziato - che rafforza i sempre più diffusi sospetti sul coinvolgimento delle forze d'occupazione occidentali in Afghanistan nel traffico internazionale di eroina - di cui questo paese è diventato, dopo l'invasione del 2001, il principale produttore globale.

Ecolog, servizi alle basi Nato e traffico di eroina. Un servizio mandato in onda a fine febbraio dalla radio-televisione pubblica tedesca Norddeutsche Rundfunk (Ndr) ha rivelato che la Nato e il ministero della Difesa di Berlino stanno investigando sulle presunte attività illecite della Ecolog: multinazionale tedesca di proprietà di una potente famiglia albanese macedone - i Destani, di Tetovo - che dal 2003 opera in Afghanistan sotto contratto Nato, fornendo servizi logistici alle basi militari Isaf dei diversi contingenti nazionali (compreso quello italiano) e all'aeroporto militare di Kabul. E che, secondo recenti informative segrete e rapporti confidenziali ricevuti dalla stessa Nato, sarebbe coinvolta nel contrabbando internazionale di eroina dall'Afghanistan.

venerdì 12 marzo 2010

Assembla l’ultima Prius, poi si suicida

Non farà numero, è uno dei 35 mila giapponesi che ogni anno si tolgono la vita: uno ogni 15 minuti circa.  Ma il suicidio di K.T. (per ora si conoscono solo le inziali: scriviamo in base ad informazioni provenienti dalla fabbrica, la notizia non è ancora stata battuta dalle agenzie)  è particolarmente drammatico e inquetante.
K.T era un lavoratore precario. Al suo ultimo contratto.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!