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venerdì 15 giugno 2012

Messico - Italia - In ricordo di Matteo Dean


Camminante, Matteo (Poesia Italiano Spagnolo)

di Fabrizio Lorusso
Ho scritto queste parole, questa poesia, per ricordare un caro amico e, da lontano, salutarlo insieme ai suoi compagni da entrambi i lati del charco (la pozzanghera, cioè come in Messico spesso chiamiamo l’oceano). Matteo Dean era attivista, autonomo, professore, giornalista - collaboratore tra gli altri di La Jornada, Desinfórmemonos, GlobalProject, L’Espresso, il Manifesto, i sindacati CILAS in Messico – e migrante (ma nessuna definizione sarebbe adeguata in sé e chiedo scusa) ed è scomparso l’11 giugno 2011, un anno fa, in un assurdo incidente al casello autostradale Città del Messico-Toluca di cui si stanno ancora oggi chiarendo dinamiche e responsabilità. Veniva da Trieste, dall’Italia, da Città del Messico e dal Chiapas, per lo meno. Volevo anche parlare della nostra condizione di precari del mondo, migranti della vita e delle lotte quotidiane che sono parte di un desiderio più grande, incontenibile, di cambiamento e realizzazione, di correzione delle storture e di rifiuto dell’orrore, a partire dal microcosmo del quartiere, della casa, dei mille “posti di lavoro”, fino all’universo più ampio della società e della politica intesa come base, comunità, democrazia dal basso, costruita quotidianamente e nei fatti, autonomia e cultura diffusa. Il testo è bilingue, in italiano e in spagnolo, le due lingue e culture (anzi, lingueculture come concetto unitario, inscindibile, nonostante il correttore di word lo segni in rosso) che qui in Messico tutti noi espatriati viviamo, creiamo e assimiliamo costantamente, volenti o nolenti, con entusiasmo nelle difficoltà e nei sobbalzi estremi che l’America Latina da sempre riserva ai suoi camminanti. Un abrazo hermano, sempre in viaggio.
Camminante Matteo
È stato un altro anno di guerre, di quelle che odiavi
è stato un altro anno di lotte, di quelle che amavi
e nella quotidianità che è ricordarti, ti vediamo
affianco a tutti e a ciascuno, sorridendo sul serio,
ascoltando ascoltare e spingendo
spingendoci con lacrime e silenzi
con scintille del passato conservate per il domani.
Fratello, tutto cambiò, niente è cambiato
qui nei tuoi tanti mondi sconosciuti
in quello che hai condiviso
come in quello che hai lasciato al mistero
in quello che hai creato e calcato come nell’immaginario
sinceramente, manchi tu per slegare voci
per spazzar via tirannie, per lavorare la dignità
per piangere d’incertezza e leggerti di nuovo
per veder crescere la venatura del futuro buono
per infondere ribellione nei nostri,
per formare comunità e non patrie,
per discutere bene e a volte male
e bruciare le infami frontiere perché il mondo
solo uno dev’essere, ricordato e costruito con anelito
è linguacultura, è parola, strada, suono, portatori di pace.
Faremo scioperi però mai della memoria,
non smetteremo mai di migrare
non abdichiamo alla via del sogno
con te in marcia, nel dubbio, nell’amicizia.
Anche se ci incalzano, non smetteremo di pulsare
perché prima o poi dovrà cadere ogni caporale
se il suo comando è ridicolo come la parola caporale
disperato come la tristezza, a digiuno di semplicità,
se non sa cosa significa essere vivi pur senza respirare.
Dice don Mario Benedetti di “non salvarti” e ti ringrazio
perché abbiamo cercato di non salvarci mai
di sciogliere il cappio delle parole nella libertà dell’aria
di infiammare l’anima, motore che girando scandisce
il sole, il sudore, la fronte, il movimento, l’incidente.
Tenace resiste la pioggia, vola punge cade riposa
le piace tornare al monte, sfumare rivivendo in vapore.
Restiamo umani, fratello, siamo piogge di stagione
acque gelate, atterrite dalla Bora di Trieste
che non è un semplice vento, è un tornado di stupori
e credo ti piacesse perché a nessun altro piaceva.
Compagna, senti, non ci vogliono strade per camminare insieme
ci vuole il camminante, la camminante
compagno, senti, non è per il destino che uno muore
è per oblio e apatia, dimentichiamo l’apatia, cominciamo a camminare.

lunedì 16 aprile 2012

Italia - Iniziativa di lancio della campagna "pRIOrità futuro"



presenta:

scenaRIO futuro
INIZIATIVA DI LANCIO


della campagna

verso il vertice di Rio+20
i popoli per la giustizia ambientale e sociale

21 aprile 2012
h. 14 – 19
Teatro Valle Occupato
Via del Teatro Valle 23/A

Rigas, la Rete Italiana per la Giustizia Sociale ed Ambientale, lancia verso il Vertice di RIO +20 che si terrà in Brasile nel prossimo giugno, la campagna “pRIOrità Futuro – i Popoli per la giustizia ambientale e sociale”.

Dopo due decenni di fallimenti dal precedente Summit della Terra di RIO del 1992 e sotto la scure dell’attuale crisi che lungi dall’essere soltanto economica e finanziaria è soprattutto ecologica, le reti sociali si riuniranno ancora una volta parallelamente al vertice governativo per discutere e promuovere la propria alternativa al modello attuale. Un’alternativa costruita attorno alla giustizia ambientale e sociale, la democratizzazione dello sviluppo, la riconversione ecologica, che RIGAS porterà a Rio riaffermando che la priorità è appunto pensare al futuro. Promuovendo un percorso di informazione, discussione, mobilitazione e articolazione di proposte sui temi della giustizia ambientale e sociale e sulla necessità di operare una transizione verso un modello fondato sulla giustizia, Rigas si fa portatrice delle istanze di sindacati, comitati, centri di ricerca, organizzazioni sociali e ecologiste, università.

La campagna verrà lanciata dall'evento “scenaRio futuro” che si terrà a Roma, al Teatro Valle Occupato sabato 21 aprile a partire dalle ore 14.00. L'iniziativa intervallerà interventi di rappresentanti delle organizzazioni sociali, del mondo della cultura, dell'informazione, dei sindacati e contributi artistici.

Tra gli interventi:

Mario Agostinelli/Energia Felice - Andrea Alzetta/Action - Raffaella Bolini/ Arci -  Paolo Cacciari/Rete@sinistra - Danilo Chirico/daSud - Angelo Consoli/Cetri - Giuseppe De Marzo/A Sud – Livio De Santoli/Citera – Federico Del Giudice/Rete della conoscenza - Marica Di Pierri/CDCA - Marco Gulisano/ Amig@s MST - Francesca Koch/Casa Internazionale delle Donne - Maurizio Landini/FIOM - Mattia Lolli/comitato 3e32 – Fulvio Molena/Valle Occupato - Emilio Molinari/Contratto Mondiale dell'Acqua – Roberto Natale/FNSI - Maria Pia Pizzolante/Tilt – Marco Revelli - Mimmo Rizzuti/SEM Sinistra Euro Mediterranea - Raffaele K.Salinari/Terres des Hommes - Carla Ravaioli - Patrizia Sentinelli /Altramente –
Luca Tornatore/Ya basta - Guido Viale - Alex Zanotelli

Contributi artistici di:
Ascanio Celestini
Ulderico Pesce
Tete de Bois
e in più.. incursioni artistiche del Teatro Valle Occupato

mercoledì 28 marzo 2012

Kurdistan - Curdi arrestati dalla procura di Venezia: anche l’Italia getta fango sul popolo curdo

Comunicato Stampa
E’ con preoccupazione e sconcerto che apprendiamo dell’operazione ordinata dalla procura di Venezia che ha portato a cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cittadini curdi di cittadinanza turca residenti in Italia con l’accusa di estorsione e di lesioni aggravate dalla finalità di terrorismo. Il comunicato, presente sul sito della Questura di Venezia, parla di un episodio di violenza contro un gestore di kebab, che si sarebbe rifiutato di pagare una “tassa rivoluzionaria” per finanziare la lotta curda in Turchia.

Di nuovo spuntano teoremi e accuse di terrorismo contro un popolo che deve fronteggiare quotidianamente la negazione dei propri diritti e la repressione di ogni espressione pacifica e politica volta alla ricerca di una soluzione negoziata della questione. Uomini e donne che scappano dalla propria terra, chiedono ed ottengono asilo politico in Italia e in Europa perché a rischio nel proprio paese, come abbiamo potuto osservare e testimoniare ancora una volta in occasione dell’ultimo Newroz (il capodanno curdo) la scorsa settimana, vietato dalle autorità turche e represso con violenza spropositata, che ha portato all’uccisione di un giovane politico del BDP a Istanbul, centinaia di feriti e circa 670 arresti.
Tutte le accuse si fonderebbero su intercettazioni telefoniche; il comunicato ufficiale non parla di rinvenimento di denaro né di armi, e lega l’operazione odierna a un’operazione effettuata nel 2010, quando sarebbe stata sgominata un’attività di “indottrinamento” di giovani destinati alla lotta armata, operazione che ha dato luogo finora – da quanto ci è dato sapere – al rinvenimento di libri, video e non certo di armi. Queste operazioni – pubblicizzate con enfasi dalle autorità e riportate in maniera acritica dai mezzi di comunicazione - sembrano campagne pubblicitarie per poter rinsaldare i legami economici fra Italia e Turchia.
Non accettiamo che a fare le spese di queste politiche siano i rifugiati politici curdi.
Ribadiamo la nostra solidarietà con il popolo curdo.

Rete italiana di solidarietà con il popolo curdo, Associazione Senzaconfine, Rete Antirazzista Catanese, Un Ponte per..., Comitato di Solidarietà con il popolo del Kurdistan - SARDEGNA, A.S.C.E. - Associazione Sarda Contro l'Emarginazione, Associazione Azad, Associazione Verso il Kurdistan - Alessandria
Info e contatti: 3498327322; ass.senzaconfine@gmail.com

giovedì 1 marzo 2012

Brasile - La sentenza Eternit e Rio + 20

Riodi Francesco Martone 
Per una strana coincidenza o ricorso storico, la sentenza storica contro i manager dell’Eternit si collega all’imminente vertice delle Nazioni Unite su Sviluppo Sostenibile che si terrà a Rio a metà giugno, la cosiddetta Rio+20. 
Venti anni fa, uno dei due manager condannati, Stephan Schmidtheiny fondò la lobby imprenditoriale del  Business Council on Sustainable Development , e la lanciò a Rio nel corso della Conferenza su  Sviluppo ed Ambiente assieme al suo libro "Changing Course" (mutando la rotta) per propugnare la causa delle imprese “verdi”, e del ruolo chiave del settore privato nelle politiche di sviluppo sostenibile. Eravamo all’indomani della fine della Guerra Fredda, che si era portata con sé l’illusione che la forza del mercato e del consumo di beni potessero assicurare il progresso ed il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità.

domenica 12 giugno 2011


Matteo DeanE' mancato stanotte Matteo Dean

E' mancato questa notte a Toluca in Messico in un incidente stradale con la sua moto, Matteo Dean.
Matteo per tutt@ noi era un riferimento umano e politico in quel grande e lontano/vicino paese che è il Messico.
Matteo ci aspettava quando arrivavamo all'aereoporto per accoglierci e accompagnarci, per darci la possibilità di entrare realmente in quel grande paese che lui amava e dove aveva scelto di vivere.
Matteo con le interviste, i suoi articoli ci raccontava in una maniera che nessuno potrà sostituire la realtà sociale, politica dell'altra lato dell'oceano.
Matteo era soprattutto uno di noi. Lo era fino in fondo in un legame fortissimo che la distanza non aveva mai spezzato.
Con lui abbiamo viaggiato in Messico e in tutta l'America Latina, in Europa, con lui abbiamo partecipato alle mobilitazioni internazionali, perchè Matteo era uno spirito libero sempre alla ricerca delle strade e dei cammini per cambiare l'ordine di cose esistenti.
Siamo vicini ai suoi affetti, ai suoi cari, ai suoi amici in Messico, che sono anche i nostri, ed in Italia.
Matteo ci mancherai.

mercoledì 1 giugno 2011

Referendum, censurata arroganza del governo. Ora tutti al voto!


“Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l’arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro”. Il Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’, oltre 80 associazioni a favore del referendum contro il ritorno all’atomo, plaude alla decisione della Corte, che “ha arginato i trucchi e gli ipocriti ‘arrivederci’ al nucleare e ha ricondotto la questione nell’alveo delle regole istituzionali, contro l’inaccettabile tentato scippo di democrazia”.
Secondo le associazioni “oggi ha vinto lo spirito democratico e referendario, hanno vinto gli italiani, che potranno esprimersi e cacciare definitivamente lo spettro del nucleare dall’Italia. 
Il 12 e 13 giugno tutti al voto contro il nucleare e per l'acqua pubblica.

Per informazioni sui referendum:

mercoledì 25 maggio 2011

Referendum: la posta in gioco

di Beppe Caccia

Se per qualcuno sussisteva ancora qualche residuo dubbio sull'incombere di un'enorme "questione democratica" sulla sfera pubblica del nostro Paese, le manovre delle ultime ore intorno al referendum sul nucleare dovrebbero averlo definitivamente risolto.
L'imposizione del voto di fiducia, il cui primo effetto e' stato l'azzeramento del dibattito parlamentare, ad una Camera dei deputati che opportunismo e trasformismo, fino all'aperta pratica della corruzione, rendono la meno legittimata dell'intera storia repubblicana, e' solo il penultimo atto di quello che e' andato configurandosi come un incruento "golpe istituzionale".
Nei prossimi giorni la Suprema Corte di Cassazione e' infatti chiamata a pronunciarsi, decidendo se le norme contenute nel Decreto Omnibus, convertito in legge a Montecitorio, rappresentino effettivamente un superamento degli obiettivi posti dal quesito referendario, che chiede l'abrogazione delle più importanti misure legislative sulla reintroduzione delle fonti e delle tecnologie nucleari nella produzione energetica in Italia. Per chiunque leggesse con sguardo obiettivo l'articolato del Decreto legge, il no della Cassazione al Governo, e quindi la conferma della scadenza del referendum, dovrebbero essere scontati.
Cio' anche se facessimo finta di non aver tutti sentito le strabilianti dichiarazioni di Berlusconi, pronunciate proprio nel giorno del venticinquesimo anniversario del disastro di Chernobyl, in cui il presidente del Consiglio ammetteva candidamente il carattere truffaldino del decreto, il cui unico fine era ed e' evitare la consultazione referendaria antinucleare, che il Governo sarebbe sicuro di perdere. Infatti, il dispositivo normativo non prevede la definitiva cancellazione dei meccanismi destinati a garantire il ritorno all'atomo in Italia, ma semplicemente lo slittamento della loro attuazione al momento in cui siano "acquisite nuove evidenze scientifiche a livello internazionale ed europeo" sulla sicurezza nucleare, ovvero, più prosaicamente, ad una situazione in cui, archiviato se mai sara' possibile il disastro di Fukushima, si sia creato nell'opinione pubblica un clima più favorevole all'opzione atomica. Cosi' dovrebbe andare se gli interessi in ballo non fossero enormi, se "checks and balances", ovvero i meccanismi di controllo ed equilibrio che dovrebbero regolare la dialettica dei rapporti tra poteri dello Stato, non fossero da tempo saltati, se i principi e le regole della Costituzione formale (pensiamo alla inequivoca sentenza della Corte costituzionale pronunciata nel 1978 di fronte ad un caso analogo) non fossero permanentemente messi in discussione da un quotidiano "stato d'eccezione".
Percio', se in queste prossime ore e' necessario mettere in campo ogni possibile sollecitazione nei confronti del giudizio della Cassazione, possiamo al contempo aspettarci di tutto e dobbiamo essere altrettanto in grado di rispondere, con atteggiamento univoco, ad un possibile "scippo" della consultazione antinucleare.
Cio' significa discutere da subito, con lo stesso spirito di condivisione unitaria che ha alimentato in questi mesi i movimenti referendari su acqua e nucleare, quali iniziative forti saremo capaci di assumere di fronte all'eventuale cancellazione di questo quesito e per assicurare l'indispensabile "traino" ai referendum sull'acqua che sarebbero, a quel punto, oggetto di una micidiale campagna mediatica di svuotamento di senso e di pratico sabotaggio del raggiungimento del quorum. In questo caso non potremmo permetterci di balbettare, ne' di scatenare una babele di commenti, che resterebbero "rumore di fondo" incomprensibile ed impercettibile per quella moltitudine di cittadini che la campagna referendaria deve raggiungere.
Inoltre, se abbiamo compreso quale sia la posta in gioco, queste considerazioni valgono per tutti: non sono cioe' problemi settoriali che riguardano gli "specialisti dei referendum" e devono pienamente assumere una valenza politica di carattere generale.
Un passo in più: il tentativo di "scippo" del quesito antinucleare, l'azzardo governativo del "golpe istituzionale" di queste ore, non tocca solo le pur decisive questioni di merito - energia, salute, acqua come beni comuni - che sono in ballo coi referendum.
Ci parla, anche e soprattutto, della progressiva divaricazione, fino alla tendenziale incompatibilita', tra organizzazione capitalistica del lavoro e della riproduzione umana (e del loro sfruttamento), modello di produzione e di consumo, e - dall'altra parte - pretesa democratica, istanze diffuse di partecipazione attiva alla decisione politica e di autogoverno delle proprie condizioni di vita. In queste ore, alla Fincantieri nel rifiuto operaio dell'asimmetrica gestione della crisi e dei suoi effetti, cosi' come in Val di Susa nella resistenza di fronte alle trivelle. Nelle contraddizioni aperte nel territorio, cosi' come di fronte a scelte "di sviluppo" più generali nel vivo di una crisi che prospettive di sviluppo non sta offrendo.
E spiega come di questa sostanziale divaricazione, che segna irreversibilmente il nostro tempo, le regole della "forma democratica" siano le prime vittime.
Ecco perche', se abbiamo davvero compreso quale sia la posta in gioco, intorno alla battaglia dei referendum su acqua e nucleare, in queste ultime decisive settimane, puo' e deve organizzarsi anche attraverso modalita' innovative la comune decisione per la democrazia.
E nessuno puo' chiamarsi fuori da questa sfida.

lunedì 2 maggio 2011

Italia - 6 maggio - Il nostro sciopero generale

Lo sciopero generale contro la Confindustria e il governo del prossimo 6 maggio ha bisogno di una spinta sociale straordinaria. Troppi fattori gli giocano contro, facendo precipitare il nostro paese in quella «terra di nessuno» caratterizzata dalla crisi senza conflitto per il cambiamento. La politica dei partiti di «opposizione» è tornata ad essere riversa nei suoi giochi, troppo appassionata al futuro degli eletti piuttosto che a quello degli elettori. Il governo d'altro canto, sempre più espressione di autoritarismo e arroganza, può vivere in relativa tranquillità grazie al fatto che la partita, il campo di gioco, la durata del match sono saldamente nelle sue mani, al riparo da quell'idea di alternativa all'esistente che dovrebbe dare sostanza, concretezza, alla lotta per la democrazia contro le oligarchie che detengono il potere.
Lo sciopero dunque, per aumentare la sua efficacia dev'essere capace di rompere questo schema. Noi crediamo che solo il suo divenire sociale, cioè un fatto di grande partecipazione popolare, di grande intensità e forza, un evento concreto che segni un ulteriore tappa nel protagonismo di lavoratori e lavoratrici, di studenti e ricercatori, di chi non ha lavoro e reddito, possa rimettere al centro del dibattito pubblico i nodi su cui è necessario battersi e vincere, per poter parlare di cambiamento. Il caso Fiat sta riesplodendo, e con esso il solito ricatto del metodo Marchionne - lavoro in cambio di diritti e democrazia - ed esso ci mostra ancora una volta come il terreno del lavoro, qualsiasi esso sia, oggi coincide con quello della precarietà, che non è «affare dei giovani». Il famigerato «collegato lavoro», che proprio dalle scorribande di Marchionne prende ispirazione, si sta applicando sistematicamente, come nuovo strumento di ridefinizione delle relazioni industriali piramidali, e la volontà dell'impresa non è minimamente negoziabile.

giovedì 28 aprile 2011

Contro i bombardamenti in Libia

Bombardamenti in Libia COMUNICATO UNITARIO DEL “COORDINAMENTO2APRILE” CONTRO I BOMBARDAMENTI IN LIBIA
e prime adesioni a questo appello con l’invito a far circolare nei propri indirizzari e nelle proprie reti

COORDINAMENTO 2 APRILE
Le persone, le organizzazioni e le associazioni che in questo periodo hanno sentito la necessità,
attraverso appelli, prese di posizioni e promozione di iniziative, di levare la propria voce
·         CONTRO LA GUERRA E LA CULTURA DELLA GUERRA
·         PER FERMARE I MASSACRI, I BOMBARDAMENTI E PER IL CESSATE IL FUOCO    IN LIBIA
·         PER SOSTENERE LE RIVOLUZIONI E LE LOTTE PER LA LIBERTÀ E LA DEMOCRAZIA
DEI POPOLI MEDITERRANEI E DEI PAESI ARABI
·         PER L'ACCOGLIENZA E LA PROTEZIONE DEI PROFUGHI E DEI MIGRANTI
·         CONTRO LE DITTATURE, I REGIMI, LE OCCUPAZIONI MILITARI,
LE REPRESSIONI IN CORSO
·         PER IL DISARMO, UN'ECONOMIA ED UNA SOCIETÀ GIUSTA E SOSTENIBILE
ESPRIMONO

mercoledì 20 aprile 2011

Le promesse spese ed il matrimonio nucleare che non s'ha da fare

Una grande vittoria sul nucleare, ma anche un possibile cavallo di Troia: timeo Danaos atque dona ferentes

di Luca Tornatore

Viene al ricordo quella scena d'apertura de Le promesse spese, dove un Governo Abbondio incrocia sulla strada dei referendum i bravi di Don Rodrigo Nucleare e dell'Innominata compagnia delle acque.
Cosa comanda? – chiede il governo, alzando gli occhi dai sondaggi – Lei ha intenzione – proseguono i bravi – di maritar a Giugno il referendum dell'acqua con quello del nucleare!
Cioè – risponde Don Abbondio – lor signori sono uomini di mondo, sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c'entra: voi fate i pasticciacci vostri, e poi.. poi venite da noi come si andrebbe da un banco a riscuotere.. noi, noi siamo i servitori. Si degnino di mettersi ne' i miei panni.. se la cosa dipendesse da me..
Or bene – gli disse il bravo, all'orecchio, ma in tono solenne di comando – questo matrimonio non s'ha da fare, né a Giugno, né mai.

Nucleare - Attenti alla trappola

di Ugo Mattei


L'annunciata sospensione dei programmi nucleari in Italia, in modo tale da «tener conto» di quanto emergerà a livello europeo nei prossimi mesi, è una brillante mossa populista del governo. Che il clima intorno alla politica nucleare dopo l'incidente giapponese fosse drammaticamente mutato nel nostro paese (e anche a livello internazionale) non era un mistero. È sufficiente considerare i recenti rumorosi successi elettorali dei Verdi tedeschi per averne sentore. Berlusconi, in crisi, deve presentarsi con qualcosa alle ormai imminenti elezioni. Mostrare un volto responsabile sulla politica energetica può in parte compensare le intemperanze sulla magistratura e sulla scuola pubblica.
Ma gli effetti della mossa rischiano di non fermarsi qui. Già la moratoria di un anno aveva cercato di sdrammatizzare la questione nucleare nel tentativo di mandare gli elettori al mare nei giorni del referendum, il 12 e 13 giugno. Oggi il rinvio a tempo indeterminato della ripresa del programma nucleare italiano prosegue in quella direzione, e c'è chi dichiara che questa mossa rende inutile il referendum, che quindi non potrebbe più essere celebrato insieme a quelli sull'acqua e sul legittimo impedimento.

giovedì 7 aprile 2011

La Carovana nel deserto

Sidi Bou ZidProfughi: dalle Marche al confine libico

Dire, gridare, manifestare contro i bombardamenti in Libia e schierarsi idealmente con i rivoltosi in Maghreb e Mashreq è importante, cosi come difendere i diritti dei migranti. Ma non è sufficiente: bisogna costruire relazioni tra persone, movimenti e associazioni in tutta l'area mediterranea per sostenere concretamente le spinte democratiche che hanno mosso i paesi della sponda sud del mare nostrum. È quel che pensano i promotori della Carovana internazionale che partirà venerdì da Tunisi diretta al campo profughi di Ras Jadir al confine con la Libia, per portare aiuti, medicinali, latte per i bambini. L'iniziativa è nata nell'ambito di “uniti contro la crisi” su spinta di un gruppo di compagni marchigiani che da tempo hanno stretto legami e costruito iniziative con un gruppo di giovani tunisini presenti nel territorio. Rete dei centri sociali autogestiti, Ya Basta! e Ambasciata dei diritti in testa, a cui si sono aggiunte molte realtà, dal Nordest ai romani di Action capitanati dal consigliere Andrea Alzetta, agli studenti e alle esperienze legate a “uniti contro la crisi” (come Esc,UniCommons) che per l'occasione prende il nome di “uniti per la libertà”.

sabato 2 aprile 2011

Uniti per lo Sciopero

Uniti per lo sciopero, contro la crisi, contro ogni guerra, contro chi ci ruba il futuro. Uniti perché in un mondo che ci vuole sempre più frammentati e deboli unirsi è una necessità. Uniti non sulla base di schemi vecchi e politicisti, non mediante ricomposizioni artificiose, ma con percorsi veri, che vivano nei piccoli centri e nelle grandi metropoli.
L'occasione è lo sciopero generale chiamato dalla CGIL per il 6 maggio, uno sciopero che per le modalità e le tempistiche di convocazione rischia di essere insufficiente rispetto alle grandi lotte che si sono espresse in questi anni e in questi mesi. Ma su questo occorre ricordare un elemento non marginale: la convocazione di uno sciopero generale contro questo Governo è stata una rivendicazione che le lotte degli studenti, dei metalmeccanici, dei precari e di molte categorie di lavoratori hanno posto in modo fortissimo nelle battaglie di questo autunno. Sarebbe quindi errato affrontare questa giornata con spirito critico e distaccato: è necessario rapportarsi con lo sciopero generale come un occasione non da misurare, ma con cui misurarsi. I limiti di questo sciopero ci consegnano il compito di radicare davvero lo sciopero nei territori, generalizzandolo e generalizzandone la composizione.
Estendere lo sciopero è l'obiettivo, facendo sì che studenti, precari e movimenti sociali distanti dai percorsi sindacali, lotte territoriali, comitati referendari dell'acqua e contro il nucleare, realtà pacifiste e tutti coloro che subiscono ed hanno subito le politiche di governi di destra e di sinistra negli ultimi vent'anni possano per una volta unirsi nella costruzione di una giornata di blocco vero della produzione e della circolazione per fermare concretamente il paese.
I metalmeccanici hanno saputo porre una lotta propria come lotta di tutti e tutte, ribadendo che l'attacco non è solo rivolto ai diritti di chi lavora alla fiat, ma ai diritti di tutti i soggetti della produzione. Con questo spirito dovremo costruire relazioni forti con tutte le lavoratrici e i lavoratori che scenderanno in piazza il 6 maggio.
Gli studenti e le studentesse hanno saputo riaprire spazi di legittimità del conflitto e con una mobilitazione costante ed efficace hanno bloccato piccole città e grandi metropoli, praticando così nuove forme di sciopero. Con quello stesso spirito dovremo affrontare quella giornata, agendo comunemente e valorizzando tutte le specificità. Uniti per lo sciopero significa mettere a valore e connettere tra loro i percorsi con cui studenti, lavoratori e realtà in mobilitazione parteciperanno, ognuno con le proprie modalità, allo sciopero generale del 6 maggio.
Il percorso che ci conduce verso lo sciopero deve essere anche per noi l'occasione di estendere l'insieme delle rivendicazioni sociali e politiche, anche oltre quelle poste dalla convocazione ufficiale: democrazia, precarietà e welfare, ma anche la campagna per l'acqua bene comune e contro il nucleare. Su beni comuni, già domani sabato 26 marzo costruiremo una tappa decisiva che ci porterà alla mobilitazione a favore dei referendum.
Il desiderio per una primavera di mobilitazione e conflitto non può prescindere dalla valorizzazione dei percorsi che hanno attraversato il 13 febbraio e l'8 marzo in cui tantissime studentesse, precarie, lavoratrici, donne migranti hanno messo in questione il rapporto tra sessualità e potere, ben oltre gli scandali sessuali del premier, rivendicando diritti, welfare, salute e parità reale in tutti i luoghi di partecipazione politica e sociale.
Siamo in un quadro politico in cui si è definitivamente affermata la rottura del nesso tra istanze sociali e capacità e volontà della rappresentanza politica di accoglierle: crediamo che sia questo snodo decisivo a essere messo ogni volta in questione nelle lotte in Europa e nel Mediterraneo. La pratica democratica che passa dentro i tumulti che si sono prodotti ci dice che la questione sociale e la crisi democratica restano e devono restare indissolubilmente legate.
Da tempo un'intera generazione rivendica il proprio futuro, qui ed ora. La precarizzazione del lavoro e della vita è quindi al centro del nostro discorso politico. La precarietà, infatti, da questione prettamente generazionale si sta estendendo all'intero mercato del lavoro fino ad abbattere la distanza tra garantiti e non garantiti, colpendo però in particolar modo giovani e donne. È quindi al centro del nostro percorso di generalizzazione dello sciopero l'obiettivo di liberare le nostre vite da questo ricatto. Per questo guardiamo con interesse al 9 Aprile, come giornata utile a riaffermare il protagonismo dei precari nel percorso verso lo sciopero. Ma non solo: metteremo in campo verso lo sciopero una campagna sul welfare universale e in particolare per il reddito garantito, consapevoli che tale rivendicazione non può più essere portata avanti senza rimettere, da subito, radicalmente in discussione la spesa pubblica e l'attuale redistribuzione della ricchezza, a partire dal taglio alle spese militari, dell'opposizione al finanziamento alle scuole private e da una tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie.
Come per tutte le forme di protesta anche per lo sciopero si pone il tema dell'efficacia: sarà importante aprire un dibattito pubblico anche sulle modalità con cui generalizzarlo. Se, infatti, la segreteria CGIL si è limitata ad indire uno sciopero di 4 ore, e con una scelta positiva che sosteniamo molte categorie hanno esteso tale indizione ad 8 ore, nostro compito sarà coinvolgere studenti, e tutte e tutti coloro che, essendo precari, hanno tempi di vita e tempi di lavoro coincidenti: per questo lo sciopero dovrà durare 24 ore.
Il mese e mezzo che ci separa da quella data dovrà essere un mese denso, di azione e discussione pubblica. Per questo fin da subito sarà necessario avviare in tutto il paese assemblee regionali, metropolitane e territoriali, capaci, sulla base degli spunti condivisi, di programmare il percorso, organizzare la partecipazione, coinvolgere il territorio, rendere possibile la generalizzazione dello sciopero generale.
Ancora una volta, la guerra è piombata nelle nostre vite, e ancor più in quelle delle popolazioni che con determinazione e coraggio stanno provando a rovesciare il tiranno e contro le quali la guerra stessa tenta di imporre un processo di normalizzazione. Si tratta dell'ennesima guerra finalizzata a spartire la torta degli interessi economici, l'ennesima guerra per il petrolio che usa strumentalmente motivazioni umanitarie per mascherare il bieco interesse che le muove.
Crediamo che il tema della guerra non sia oggi scindibile dal dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo e che non possiamo respingere o rinchiudere in lager chiamati CIE, e che sia intimamente connesso al tema, riattualizzato dal dramma nucleare giapponese e dall'impegno referendario, del modello di produzione, delle risorse energetiche e della sostenibilità ambientale.
Per questo è necessario mettere in campo fin da subito una campagna che, partendo da Lampedusa, ponga il tema della libertà di movimento in Europa e per l'accoglienza dei migranti.
Abbiamo fin da subito guardato con entusiasmo alle rivolte nel Maghreb e del Mashrek, perché hanno espresso la stessa determinazione e la stessa ansia di futuro che abbiamo visto nelle piazze italiane. Ma non vogliamo limitarci alla semplice evocazione di quel fenomeno straordinario, ma esprimere concreta vicinanza con una carovana che travalichi i confini della Tunisia.
Chi prima dell'insorgenza ribelle libica stringeva solidi accordi col Colonnello si trova oggi costretto, per difendere i sui interessi, a bombardare il suo alleato, così facendo svela tutta la debolezza e doppiezza dei governi occidentali. Per questo, senza ambiguità alcuna ci mobiliteremo contro la guerra, raccogliendo l'appello a scendere in piazza il 2 Aprile in tutto il paese.
Il 6 maggio dovremo generalizzare lo sciopero, proseguire la mobilitazione, perché la primavera è già iniziata.
UNITI PER LO SCIOPERO
Assemblea nazionale – Facoltà di Lettere – Università La Sapienza – Roma
venerdì 25 marzo 2011

venerdì 1 aprile 2011

Uniti Per La Libertà! Carovana dalla Tunisia alla Libia

Libya RevoltDall' 8 all' 11 aprile 2011

Unis pour la libertè! United for freedom! Uniti per la libertà!

Nel sud est della Tunisia, al confine con la Libia, migliaia di persone vivono nel campo profughi di Ras Jadire. La situazione è drammatica: migliaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla Libia, ma anche dalla Somalia e dall'Eritrea, sono ammassate nel campo. Si pensa che nei prossimi giorni la situazione peggiorerà ulteriormente per l'intensificarsi del numero delle persone con ferite da arma da fuoco.
Le organizzazioni di soccorso hanno allestito tende, sotto le quali medici e volontari stanno cercando di affrontare le emergenze più gravi. La Mezzaluna Rossa distribuisce i pasti, ma mancano medicinali, strumentazioni mediche e chirurgiche, latte per bambini.
Trovarsi in un campo profughi ai margini della Libia non è una sfortunata casualità: è un pezzo della guerra che consuma vite e speranze. Così come un pezzo della guerra è Lampedusa, trasformata in un carcere a cielo aperto. Una guerra dai confini labili, già cominciata all'ombra degli accordi di “amicizia” italo-libici con l'imprigionamento, l'uccisione e la deportazione di migliaia di migranti. Le stesse ragioni umanitarie che sponsorizzano le bombe parlano il linguaggio della guerra contro i profughi ed i barconi che attraversano il Mediterraneo.

Venti di guerra - La Libia nel nostro Mediterraneo

Aggiornamento continuo di articoli, comunicati e contributi

Egitto - Divieto di sciopero e rabbia


"Nella tradizione, quando qualcuno della famiglia viene ucciso, non ci si può radere per i successivi 40 giorni e finché non viene fatta giustizia. E' dal 25 gennaio che non mi rado e sto ancora aspettando". Con queste parole Ahmad, istruttore di immersioni nel Mar Rosso,........................
 

Foto Benghazi

One two tre merci Sarkozé

di Gabriele Del Grande
Viaggio a Benghazi, 21 marzo 2011
“No all'ingresso degli stranieri”. È scritto di rosso su uno sfondo bianco con su disegnata una montagna di teschi neri sorvolata da un elicottero da guerra. È il manifesto più grande sotto il tribunale di Benghazi.

Gino Strada: “Bisognava pensarci prima. La guerra? Non si deve fare mai”

21 / 3 / 2011
L'opinione pubblica tace e le coscienze dormono, ma secondo il leader di Emergency, nonostante sia stato preso alla sprovvista, "il ..

Emergency condanna la guerra in Libia

21 / 3 / 2011
Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Oggi la guerra è "contro Gheddafi": ci viene presentata, ancora una volta, come ...

Libia - Dall’alba della Pace alla notte della Guerra. In Italia migranti nei campi di confinamento

di Fulvio Vassallo Paleologo
21 / 3 / 2011
Gli attacchi delle forze della coalizione internazionale che stanno martellando tutta la Libia rischiano di produrre effetti diversi da ...

Odissey Dawn

di Augusto Illuminati
21 / 3 / 2011
Il piccolo Satana Gheddafi, falliti incoraggiamenti e aiuti a Ben Ali e alla sua sciampista, si è dedicato con zelo feroce a soffocare la ...

  

Libia, il gran ballo degli alleati

di Christian Elia

Lega Araba, Turchia, Cina e Russia si dicono scettiche sui bombardamenti che continuano
21 / 3 / 2011
Il secondo giorno delle operazioni militari sui cieli della Libia (dibattito aperto sul nome: Odissea all'alba o Alba dell'odissea?) passa ...

Comunicato dall'isola - Lampedusani e immigrati ridotti all’esasperazione dal governo italiano

Dall’Associazione culturale ASKAVUSA di Lampedusa
21 / 3 / 2011
In questi giorni a Lampedusa stiamo assistendo al più completo fallimento politico in materia di....

Tragica ipocrisia

di Alessandra Mecozzi

Ancora una volta, con tragica ipocrisia, la retorica umanitaria viene usata per coprire una nuova guerra imposta dall’occidente contro ...

Libia - L 'angoscia di Bengasi

Le esplosioni cominciano alle prime luci dell'alba. Botti in lontananza, dalla parte ovest della città. Continui, martellanti. Fumo nero ..

 

Libia - La battaglia di Benghazi

di Gabriele Del Grande
Il prossimo da portare via è Mohamed Said Mahdi. L'hanno appena lavato. Il corpo è avvolto in un lenzuolo bianco dalla vita in giù.

Con le lotte per la democrazia, con i diritti dei migranti contro l’intervento militare

Cosa c’entrano gli attacchi aerei su mezzi terrestri con una no-fly zone? Neppure è cominciata, la no-fly zone, ed è subito attacco ...

Libia No fly no party

di Gabriele Del Grande
Ballano, corrono, cantano e sparano in aria. Sono i ragazzi della rivoluzione di Benghazi. Che questa volta festeggiano davvero. È da ..

Crisi libica - Italia a rischio? Dopo tante menzogne i fatti si impongono

19 / 3 / 2011
Dal trattato di amicizia al silenzio sulle violazioni dei diritti umani, dall’emergenza sbarchi allo stravolgimento del sistema di ..

Deportazioni dai C.A.R.A. verso Mineo - Lo stravolgimento del diritto d’asilo

Mentre Benghazi è sotto le bombe di Gheddafi, l’Italia inizia le deportazioni da Bari alla Sicilia: dirtto d’asilo negato
Benghazi è sotto un attacco del Governo libico senza precedenti ed in queste ore seguiamo con attenzione le notizie che ci vengono da ...

venerdì 18 marzo 2011

Italia - No al Nucleare - Conferenza stampa nazionale del Comitato Vota Sì per fermare il nucleare


No nucleare Questa mattina si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione della campagna del "Comitato Vota SI per fermare il nucleare", formato da oltre 60 associazioni

Ascolta il resoconto di Luca Tornatore, astrofisico - Associazione Ya Basta Italia 


E' stata una conferenza stampa molto lunga perchè è evidente che la cronaca impone di problematizzare ulteriormente la questione del nucleare. Tragicamente abbiamo la possibilità, anche mediatica, di essere umani.
Quello che i nuclearisti in questi giorni stanno facendo è dire: "Non bisogna essere emotivi".
Noi rispondiamo "Ma come? Le emozioni sono ciò che distinguono gli esseri umani dai vampiri! Come fai a dire che non devi essere emotivo di fronte a migliaia e migliaia di persone che rischiano la vita, che devono essere evacuate, di fronte ad un rischio la cui entità non è ancora stata stabilita, che sta crescendo e che rischia di essere una catastrofe nucleare?"
L'emozione è esattamente quello che permette di fare delle scelte umane.
Nel confronto puramente tecnico - seppur importantissimo perchè il nucleare rimane tecnicamente insensato e dannoso - c'è sempre il tranello che la scelta sembra sostanzialmente neutra rispetto alla realtà in cui poi va ad inserirsi, in cui va ad agire.
Questo è proprio il caso in cui non è così.

Italia - Acqua o nucleare, la logica è la stessa

di Ugo Mattei
dal manifesto del 18 marzo 2011
Sovente ripetiamo che per poter essere difesi i beni comuni devono essere riconosciuti come tali e che per riconoscerli occorre praticare il pensiero critico. Per esempio, tutti diamo per scontato che la terra sia ferma perché è proprio la terraferma ad averci garantito la possibilità di sviluppare il nostro modello di vita stanziale. La sismicità è rimossa dalla collettività, ma chi ha responsabilità di governo del bene comune «territorio» deve necessariamente tenerne conto. Male gestisce i beni comuni chi miri al profitto o alla concentrazione del potere, ed è per questo che essi devono essere governati in modo partecipato e diffuso da quanti ne assorbono i benefici e ne subiscono i costi. In questo modo, i beni comuni non rispondono alla logica della produzione ma, guardando alla sostenibilità di lungo periodo (ossia anche all' interesse delle generazioni future) devono rispondere alla logica della riproduzione: la logica eco-logica che è qualitativa e non quantitativa.
Chi mira al profitto e alla concentrazione del potere investe in modo sostanziale nell'occultamento dei beni comuni, proprio perché profitto privato e potere politico si soddisfano entrambi nel loro saccheggio. È interesse convergente tanto del potere economico quanto di quello politico, che ne è sempre più servo, indebolirne le difese democratiche (come per esempio il referendum). I beni comuni divengono molto più facilmente riconoscibili quando posti a rischio letale e la loro emersione pubblica ne facilita enormemente la difesa. In questi momenti , il potere mette in campo, disordinatamente, ogni possibile tattica per occultare la verità.

lunedì 14 marzo 2011

Italia - ACQUA, FUOCO, ARIA E TERRA: UNITI PER DIFENDERE I BENI COMUNI

Il prossimo sabato 26 marzo si svolgerà a Roma la manifestazione “Vota sì ai referendum per l’acqua bene comune - Sì per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia.”, lanciata dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ad un anno di distanza dal corteo che, con oltre duecentomila partecipanti, rivelò nei fatti l’esistenza nel nostro Paese di una diffusa sensibilità e disponibilità a mobilitarsi su questi temi.
Da allora oltre un milione e quattrocentomila cittadine e cittadini hanno sottoscritto i quesiti referendari per sottrarre alla privatizzazione la gestione del servizio idrico ed eliminare da essa la logica del profitto. Nonostante i tentativi del Governo Berlusconi di limitare la partecipazione popolare, entro il prossimo 15 giugno i referendum saranno sottoposti al voto e la vittoria dei SI’ rappresenterebbe una straordinaria occasione per segnare una vera e propria inversione di tendenza rispetto a tre decenni di politiche neoliberiste che, su scala globale e nazionale, sono le principali reponsabili dell’attuale crisi ambientale, economica e sociale.
Invitiamo a partecipare in tante e tanti a questa manifestazione.
Lo facciamo, pronunciando chiara e forte la parola ACQUA, perché proprio la battaglia affinché l’acqua sia considerata e riconosciuta come bene comune, diritto universale della persona umana e quindi gestita in forma pubblica e partecipata dalle comunità locali, ha aperto la strada in questi ultimi anni ad una rinnovata centralità dell’idea di beni comuni, siano essi disponibili in natura o prodotti della cooperazione umana, esauribili o rinnovabili, della loro difesa e della loro condivisione, come terreno cruciale di conflitto nella ricerca di alternative sociali e politiche alla crisi attuale e alla sua gestione di parte capitalistica.
Lo facciamo, pronunciando chiara e forte la parola FUOCO,

venerdì 4 marzo 2011

Messico - A dieci anni dalla Marcia del colore della Terra

L’immagine delle migliaia di basi d’appoggio lungo la strada di San Cristóbal de Las Casas nella nebbia dell’alba che salutano la corriera con i comandanti in partenza per la capitale insieme a tutti noi “internazionali”, penso sia qualcosa che non dimenticherò facilmente. Un saluto dietro cui c’era una scommessa collettiva: il mettersi in gioco per parlare a molti, per partire dalle proprie comunità, dal proprio vissuto per affrontare altri mondi ed altre realtà. Per mettere a disposizione la propria resistenza perché intorno ed oltre ad essa si possa costruire qualcosa di più grande, qualcosa comune.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!