di Timoleón Jiménez, Comandante dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP In merito al processo di pace che ha luogo attualmente all’Avana si tesse ogni tipo di speculazioni. A partire dal Presidente Santos e dal suo leader al Tavolo dei dialoghi, Humberto de La Calle, le accuse contro le FARC sono lanciate e ripetute in modo irresponsabile e tendenzioso dagli svariati portavoce dell’establishment e dai cronisti ben remunerati dei grandi media. |
Il fatto che sia passato un anno senza che si sia giunti a nient’altro che a un accordo parziale sul primo punto dell’Agenda, e che si avvicini la scadenza entro cui il Presidente dovrà annunciare o meno la sua candidatura alla rielezione, diventa improvvisamente il principale argomento per dirigere le batterie di fuoco e infamia contro di noi.
Nessun analista pubblico o privato si riferisce in alcun modo alle chiare rivelazioni dei portavoce ufficiali, che rendono conto ripetutamente delle loro vere intenzioni nel dialogare con le FARC. Mille volte hanno detto che il tavolo non è l’ambito di discussione delle riforme istituzionali, e ancor meno di dibattito sul modello economico implementato nel paese.
E’ forse ancor di più hanno ripetuto lo slogan secondo il quale l’unico proposito del tavolo è che le FARC barattino le pallottole coi voti; vale a dire, che si tronchi la nostra lotta di mezzo secolo per diventare un partito politico che presenti le proprie liste alle elezioni, dando per scontato che il regime politico vigente riunisca i più ampi requisiti democratici.
Nessun analista pubblico o privato si riferisce in alcun modo alle chiare rivelazioni dei portavoce ufficiali, che rendono conto ripetutamente delle loro vere intenzioni nel dialogare con le FARC. Mille volte hanno detto che il tavolo non è l’ambito di discussione delle riforme istituzionali, e ancor meno di dibattito sul modello economico implementato nel paese.
E’ forse ancor di più hanno ripetuto lo slogan secondo il quale l’unico proposito del tavolo è che le FARC barattino le pallottole coi voti; vale a dire, che si tronchi la nostra lotta di mezzo secolo per diventare un partito politico che presenti le proprie liste alle elezioni, dando per scontato che il regime politico vigente riunisca i più ampi requisiti democratici.