lunedì 30 luglio 2012

Desinformémonos del lunedì


Reportajes
Entrevista de Adazahira Chávez

Arthur Lorot
Fotos: Encarni Pintado y Arthur Lorot

Jaime Quintana Guerrero

Adazahira Chávez

Arthur Lorot
Fotos: Clayton Conn

Santiago Navarro F. / Programa de las Américas
Fotos: Clayton Conn

Sofía Sánchez Morales

Los Nuestros
Entrevista de Cecilia Iglesias

Reportajes Internacionales
Jaime Quintana Guerrero

Traducción: Amaranta Cornejo Hernández y Sergio Adrián Castro Bibriesca

Frei Betto
Traducción: Waldo Lao

Desinformémonos

David Bacon
Traducción: Ricardo Montejano

Imagina en Resistencia
Geovanni Zamudio
Foto: Julio Blanco

Fotoreportaje
Fotos: Iván Castaneira
Texto: Desinformémonos
Música: “Virgen de la Candelaria” de Chuchumbé
Producción: Desinformémonos

Video
Realización: Lluis María Güell

Audio
Santiago Navarro F. y Clayton Conn

sabato 28 luglio 2012

India - Il rischio di una promessa tradita


di Giovanni Mafodda - Tratto da Limes
Il più recente colpo basso all’ottimismo di quanti ripongono nei Bric (Brasile, Russia, India e Cina) le speranze di una reale capacità di traino dell’economia mondiale fuori dalla perdurante “grande recessione” lo ha dato nei giorni scorsi l’aggiornamento trimestrale del Fondo Monetario Internazionale sull’economia globale e la stabilità finanziaria. L'Fmi ha corretto al ribasso le tutt’altro che rosee prospettive di crescita delineate con l’analisi precedente.
Il contagio che interessa le economie emergenti è amplificato da vulnerabilità peculiari ai rispettivi paesi, come nel caso già evidenziato del Brasile; vulnerabilità date per risolte, come per incanto, dalla performance drogata dall’eccesso di liquidità che ha caratterizzato la fase più recente del sistema economico internazionale.
 I numeri delle correzioni al ribasso dell'Fmi sono per l’India i più severi tra quelli relativi ai paesi emergenti. Le previsioni di crescita dell’economia del subcontinente evidenziano un ulteriore taglio dello 0,7%, al netto del quale il pil dovrebbe posizionarsi a livelli non superiori al 6,1 e 6,5% rispettivamente per l’anno in corso e per il prossimo. Un ritmo ritenuto dai commentatori e da molti esponenti politici indiani insufficiente a far procedere su un reale percorso di crescita diffusa un paese di 1,2 miliardi di abitanti.
 Nel 1991 la “rivoluzione economica” di Manmohan Singh, attuale primo ministro e da qualche settimana anche ministro delle Finanze, ha liberato l’India da molte delle pastoie del “license Raj”, un sistema improntato all’esempio dalle economie pianificate che sottoponeva, frustrandolo, ogni tentativo di esercizio imprenditoriale ad un complicatissimo ed imponente apparato di permessi, regole e licenze. La ricetta di Singh ha quadruplicato da allora la taglia dell’economia indiana, assicurando ritmi di crescita media annua superiori al 7%, con picchi del 9% nel biennio 2007/2009 e accumulando tra il 2007 ed il 2012 un incremento del 43% del pil secondo solo alla Cina (56%). Essa sembra però non bastare più ad assicurare ritmi di crescita sostenuti.

Spagna - Intervista a Pablo Elurdoy - Revista Diagonal


Puoi inquadrarci la situazione che sta attraversando la Spagna sia a livello di mobilitazioni, sia per quanto che sta facendo il Governo, sia per il tema dello "scontro" tra Governo centrale e autonomie locali?
Quello che sta succedendo in Spagna è che dopo la parentesi provocata dalle elezioni e lo sciopero generale convocato dai sindacati, in una forma tradizionale di protesta, gli ultimi attacchi dei "mercati", come vengono chiamati qui, degli investitori istituzionali, per usare la terminologia sulla credibilità del debito, hanno fatto sì che il Governo si trovi nella situazione in cui i tagli e i vari piani di austerità non sono serviti a calmare questi attacchi alla credibilità del debito.
L'ultima manovra di tagli fatta il 12 luglio, in cui è stato attaccato il settore che aveva sinora meglio sopportato la crisi, ovvero il pubblico impiego e il lavoro qualificato, ha portato ad una situazione in cui i lavoratori pubblici e della classe media hanno reagito quasi per la prima volta dall'inizio della crisi. Infatti, lo sciopero del 29 maggio non aveva coinvolto i lavoratori del pubblico impiego che non erano scesi in piazza, mentre questa volta sono stati loro stessi ad essere protagonisti delle mobilitazioni.
Questi lavoratori si sono organizzati per la prima volta in maniera non verticale, o comunque meno verticale che in altre occasioni.
Uno per uno, luogo di lavoro per luogo di lavoro, hanno iniziato a reclamare lo spazio di dibattito per contrapporsi ai tagli. Hanno iniziato a mobilitarsi in una forma diversa da quella tradizionale dei sindacati.
La manifestazione del  19 luglio é stata l'evidenza della nuova fase dello scontro. Ci sono stati blocchi stradali, cortei, manifestazioni dei distinti settori che si sono visti attaccati dalla riforma. Adesso bisogna vedere come proseguiranno questi avvenimenti visto il periodo dell'anno in cui ci troviamo, e cioè luglio e agosto che sono un periodo di relativa calma.
Per quanto riguarda le comunità autonome e la loro "ribellione", bisogna tener presente che una delle caratteristiche che questo modello ha assunto durante la transizione è stato arrivare a prevedere che le comunità autonome avessero più competenze.
Competenze soprattutto per quelle realtà che le hanno sempre storicamente rivendicate, per quelle che hanno  identità e peculiarità storiche particolarmente forti, come la Catalunya e i Paesi Baschi, anche se poi questo si è esteso a tutte le realtà dello stato spagnolo. L'ultimo taglio del 19 luglio non solo ha minato la capacità d'investimento e con questo anche la capacità di creazione di politiche pubbliche delle comunità, ma, oltre a minarla, ha anche ridato un ruolo alle "deputazioni", che sono delle figure pre-franchiste quasi centenarie che durante il franchismo acquisirono molta importanza proprio perchè il regime non voleva riconoscere alle comunità le proprie autonomie.
Quindi con la scusa dell'austerità e a causa della cattiva gestione delle comunità autonome, governate queste dal PP, è stata recuperata una figura identificata con il "centralismo", che come sapete in Spagna è un tema che suscita molte polemiche. Questo recupero delle deputazioni nasonde una ristrutturazione dello stato nel livello di trasferimento delle competenze.
E' paradossale: le comunità autonome che hanno maggiori debiti e sono in condizioni peggiori  sono proprio quelle governate dal PP, ovvero la Comunità Valenciana, simbolo della speculazione, quella di Murcia che agisce con lo stesso schema, la Castiglia e poi la Catalogna, che è un'eccezione perchè sta applicando i dettami neoliberali a tutta velocità, adrittura più velocemento dello stesso governo (per esempio i tagli dei lavoratori pubblici c'è stato prima in Catalogna che nel resto dello stato a tal punto che le misure del 12 luglio non vi sono state applicate perchè già in atto).
In questo quadro come è possibile costruire percorsi di alternativa?

Grecia - La Lampedusa d'Europa


Dove inizia l'Europa? In luoghi diversi: oltre il controllo documenti di uno scalo aereo, superate le recinzioni di un porto, dopo una frontiera terrestre con un paese dal passato sovietico. Cos'è l'Europa? Tante cose. Una meta per le vacanze, comodamente raggiungibile e relativamente tranquilla. Un luogo in cui investire, dove la proprietà è al sicuro e la concorrenza garantita. Per qualcuno è così.
Per altri, invece, “Europa” significa speranza di una vita migliore. Speranza di trovare un lavoro dignitoso, di poter godere di alcuni diritti, di non rischiare continuamente la pelle a causa di una guerra. Un sogno che spesso assomiglia a un'illusione e facilmente si trasforma in un incubo. Soprattutto per quei migranti che tentano di raggiungerla senza documenti. Sono solo una parte degli “irregolari” che vivono e lavorano nel vecchio continente: la clandestinità è una condizione prodotta soprattutto dalle frontiere di status, più che da quelle geografiche e politiche. È dimostrato statisticamente che la maggior parte dei clandestini diventano tali alla scadenza di un visto turistico, perdendo il lavoro, per un mancato rinnovo del permesso di soggiorno.
Chi non può acquistare un visto e un biglietto aereo, però, deve tentare la fortuna affrontando viaggi avventurosi, che per i moderni nomadi aeroportuali hanno un sapore d'altri tempi. Nessuna illusione romantica: in questi viaggi la gente muore, perde familiari e amici, subisce stupri, violenze, furti. Ma la speranza e la necessità sfidano i rischi, senza paracadute e senza assicurazione.
Fino a pochi anni fa, le rotte tracciate da questi migranti seguivano percorsi differenti. L'Europa aveva diverse porte d'ingresso, situate nei paesi della cintura mediterranea. Dal Marocco si poteva raggiungere la Spagna in patera; dalla Tunisia e dalla Libia ci si imbarcava per l'Italia, incrociando le dita e sperando nella clemenza del mare; dalla Turchia si raggiungevano le isole greche che ne lambiscono la costa o si attraversava il fiume che disegna il profilo orientale della penisola ellenica. Poi sono arrivate le navi militari di Frontex e gli accordi bilaterali con i dittatori del Nordafrica. Le navi hanno iniziato a respingere le imbarcazioni di fortuna dirette verso l'Andalusia, nel mediterraneo occidentale, e quelle che puntavano verso le isole greche, in quello orientale. Gli accordi hanno riempito di soldi le casse di Ben Alì e soprattutto di Gheddafi, delegando a chi non ha l'impiccio di dover rispettare i diritti fondamentali degli esseri umani la deterrenza dei flussi migratori. Oltre ai pattugliamenti congiunti delle coste, ai rimpatri, ai respingimenti collettivi (illegali nonostante questi accordi!), nella grande Jamahiriya sono spuntati i centri di detenzione per migranti: a Kufra, a Qatrun, a Ghat e in altre città libiche. Questi luoghi di morte e miseria, dove la vita umana non ha più alcun valore, hanno la targa italiana.

Messico - Alzati. A lottare, non a dormire!


Più di 10000 persone al presidio notturno di 24 ore per accerchiare la sede di Televisa.

Andrés Manuel López Obrador, dopo aver presentato ulteriori prove sul caso Monex (come ad esempio una lista di quasi 5000 persone che hanno dichiarato di aver ricevuto dal PRI una carta di credito Monex e intercettazioni telefoniche in cui si spiega come sostenitori del PRI abbiano ricevuto denaro prima delle elezioni), sostiene di avere argomenti sufficienti per decidere che le elezioni presidenziali non siano considerate valide e per prepararsi ad un presidente temporaneo che convochi delle nuove elezioni. “Se il processo elettorale non viene annullato, il Messico verrebbe governato da una banda di delinquenti, i più corrotti e terribili del paese”, ha dichiarato.
La battaglia di AMLO sembra aver fatto un passo avanti, dal momento che il Tribunale Elettorale del Potere Giuridico della Federazione ha richiesto all'IFE (l'istituto preposto al controllo elettorale) di fornire entro 48 ore la documentazione relativa alle  irregolarità registrate durante la campagna elettorale di Peña Nieto.
Intanto nella giornata di ieri è iniziata un’altra azione di protesta, decisa in assemblea dopo il corteo del 22 luglio, di occupazione della sede della catena televisiva Televisa, complice del malgoverno Priista: migliaia di persone, tra studenti di #YoSoy132, cittadini e membri del fronte Popolare in Difesa della Terra di Atenco hanno raggiunto le installazioni di Televisa e lì hanno lanciato un presidio per tutta la notte.
Poche ore fa durante il presidio è stato letto il documento sulla presa pacifica di Televisa, in cui, tra le altre dichiarazioni, si denuncia la muraglia della disinformazione, dove una minoranza controlla l’opinione pubblica e la verità è ridotta ad una società del consumo attenta solo a spot pubblicitari e personaggi vuoti di telenovelas.

martedì 24 luglio 2012

Messico - Vincere con l’inganno non è vincere


A Città del Messico più di 60.000 persone alla marcia contro l’imposizione del neopresidente, spari e arresti a Oaxaca.


Per la terza domenica consecutiva dopo la giornata elettorale, i cittadini della capitale hanno fatto loro le strade per manifestare contro l’imposizione del priista Enrique Peña Nieto come presidente della Repubblica e per chiedere che il Tribunale Elettorale del potere Giuridico della Federazione (TEPJF) renda nulle le elezioni del 1° luglio.
Dopo l’appello di diverse organizzazioni che la scorsa settimana avevano partecipato all’Incontro Nazionale a San Salvador Atenco, tra cui #YoSoy132, migliaia di persone hanno preso parte alla marcia denunciando le irregolarità nell’elezione del candidato del PRI e del suo partito, frodi che devono essere tenute in conto nel momento in cui si deve determinare la reale regolarità elettorale.
A mezzogiorno i manifestanti si sono ritrovati con striscioni e cartelli nelle vicinanze della residenza presidenziale di Los Pinos, attraversando poi la città fino ad arrivare allo Zocalo, la piazza principale, al grido di “Peña, entiende, el pueblo no te quiere” (Peña Nieto, lo capisci, il popolo non ti vuole), eAquí se ve, aquí se ve que Peña Nieto presidente no va a ser (Ecco qui si vede che Peña Nieto non diventerà presidente): ad ogni tappa il corteo contava sempre più persone, studenti, famiglie con bambini, anziani, pensionati, lavoratori licenziati: tutti con la convinzione che il 1° di luglio Peña Nieto abbia giocato sporco e la sua elezione sia una negazione della democrazia. Tra i manifestanti figuravano anche lo scrittore Paco Ignacio Taibo II, che, preso il microfono, ha invitato il movimento a resistere e a continuare le mobilitazioni, e il capitano dei vigili del fuoco José Porfirio Cortés, che dopo essere stato elogiato per il suo coraggio nel salvataggio di molte persone durante un grave incendio, è stato licenziato insieme ad altri 8 colleghi per aver chiesto un equipaggiamento più adeguato per il loro lavoro.

lunedì 23 luglio 2012

Desinformémonos del lunedì


Especial: En el camino
Migrantes a la intemperie
Arthur Lorot
Fotos: Encarni Pintado
Fotoreportaje
Encarni Pintado

Video
Realización: Prometeo Lucero

Audio
Realización: Desinformémonos

Alejandro González Ledesma y Gloria Muñoz R.
Foto: Simona Granati

Arthur Lorot

Los Nuestros
Jaime Quintana Guerrero

Reportajes México
Sofía Sánchez Morales

Adazahira Chávez
Texto:Jaime Quintana Guerrero
Foto: Juan Carlos Flores

Ricardo Flores Magón

Reportajes Internacional
Héctor Henao Galeano y Desinformémonos

Secretariado Permanente del Comite Confederal de la Confederación General del Trabajo

Secretariado Permanente del Comite Confederal de la Confederación General del Trabajo

Desinformémonos, con información de la Confederación General del Trabajo (CGT)

Eva Fjellheim
Imagina en Resistencia
Eduardo Muriel/ Kaosenlared

domenica 22 luglio 2012

Spagna - I disoccupati scendono in piazza


Dopo i minatori e la marcia dei sindacati tocca ai disoccupati protestare contro la manovra economica del governo.
Arrivati da diverse città del paese, centinaia di disoccupati hanno raggiunto la capitale, dopo aver marciato per più di un mese.
In serata l'appuntamento per tutti è stato a Puerta del Sol, il chilometro zero della Spagna. Accolti dagli indignados e da chi si sta mobilitando contro le misure del governo, le delegazioni giunte a Madrid rappresentano il volto della Spagna "disoccupata". Un giovane su due è senza lavoro, i dati ufficiali parlano di 5 milioni di disoccupati.
Fin dalla mattinata le marce erano entrate da diversi punti in città, accolte dalle assemblee di quartiere della capitale e dai sindacati.
I marciatori hanno poi raggiunto il Paseo del Prado, passando davanti al Ministero del Lavoro, bloccando il traffico. Alle 3 del pomeriggio l'orchestra sinfonica del M15 ha dato il benvenuto ufficiale alle marce.
In serata il concentramento si è spostato a Puerta del Sol. "Dovevamo venire a Madrid per chiedere le dimissioni di Rajoy e per far vedere la nostra situazione a tutto il paese", dicono i manifestanti.
Cresce la protesta nella Spagna delle misure di austerità proposte dal governo all'indomani del via libera dell'eurogruppo ai 100 miliardi di aiuti alle banche di Madrid. Che la situazione del paese sia difficile lo confermano anche le dichiarazioni delle regioni autonome. Anche la Comunità Valenciana, insieme ad altre sei regioni sono sul punto di chiedere aiuto allo stato, tra queste anche la Catalogna. 

sabato 21 luglio 2012

Messico - Tra "lavado de dinero" e "Monexgate"


Mentre aumentano le prove di irregolarità elettorali, il movimento #YoSoy132 lancia una nuova megamarcia contro l'imposizione di Peña Nieto.

I dirigenti nazionali dei partiti di Acción Nacional (PAN), Gustavo Madero, e della Revolución Democrática (PRD), Jesús Zambrano, hanno unito le forze per cercare di chiarire e far sanzionare le pratiche illegali avvenute durante le elezioni presidenziali dello scorso primo luglio: per questo hanno annunciato che presenteranno una denuncia alla Procura Generale della Repubblica (PGR), in modo che si indaghi sul presunto “lavado de dinero” nella campagna elettorale di Enrique Peña Nieto, ovvero la pratica per cui il denaro ottenuto attraverso azioni illecite (come ad esempio il traffico di droga, ma non necessariamente proveniente dal crimine organizzato, bensì anche da furti o evasione fiscale) “si trasforma” in denaro legale ed investibile in pratiche lecite.
Bisogna chiarire da dove vengono le risorse investite”, “abbiamo presentato molte prove riguardo a finanziamenti illegali durante la campagna elettorale a favore di Peña Nieto”, hanno dichiarato i due dirigenti.
Anche il candidato del PRD Andrés Manuel López Obrador ha ripetuto la sua accusa contro Peña Nieto, che in campagna elettorale avrebbe tratto benefici da denaro di provenienza illecita: AMLO quindi continua a presentare un numero sempre maggiore di prove al Tribunale Elettorale del Potere Giuridico della Federazione (TEPJF) per sollecitare l’annullamento delle elezioni presidenziali.
Ho elementi per dire che nella campagna elettorale di Peña Nieto è stato utilizzato denaro di provenienza illecita. Sarebbe molto grave se non si prendessero provvedimenti. Noi continueremo a procedere per via legale, cioè useremo tutti i modi stabiliti dalla Costituzione e dalle leggi.  Se non verranno fatte delle indagini, se i fatti rimarranno impuniti, procederemo contro le autorità responsabili", ha spiegato AMLO, che continuerà con la raccolta di prove di irregolarità e che ha lanciato per il 29 luglio ben 142 assemblee informative in tutto il paese.
Oltre a questo ha raccontato di come durante un suo recente viaggio in Tabasco, molti dei suoi sostenitori gli abbiano consegnato decine di tessere usate dal PRI per comprare voti in campagna elettorale: si tratta di carte di credito della banca Monex dai nomi accattivanti come "Monex Lealtad" o "Monex Recompensa", elargite ai cittadini in cambio di voti e che saranno consegnate in Tribunale quali prove regine. Proprio per questo motivo negli ultimi giorni è stato coniato il neologismo "Monexgate", che indica lo scandalo delle carte di credito della Monex.

venerdì 20 luglio 2012

Spagna - Sulle mobilitazione di questi giorni

di Andres Merino
Le manifestazioni convocate ieri da un ampio numero di sindacati in tutto lo Stato spagnolo hanno fatto sentire in più di 80 città le proteste dei dipendenti pubblici contro i tagli subiti questa settimana. Ma a manifestare non c’erano soltanto i dipendenti pubblici e i suoi sindacati. L’eterogenea composizione delle mobilitazioni ha evidenziato ancora una volta le potenzialità dell’alleanza tra lavoratori, pensionati, cassintegrati, studenti, dissoccupati, precari. Tra movimenti sociali, comitati di quartiere, associazioni di diffesa dei servizi pubblici, partiti extraparlamentari. Dietro lo striscione di apertura del corteo, fra i cartelli degli indignados, le bandiere republicane e quelle dei sindacati, c’è quel soggetto diffuso che nei cori chiama sé stesso pueblo e che in questi giorni esprime una forza destituente inusuale.
800 mila in piazza secondo i sindacati, 40 mila secondo la Questura. Questa “guerra di numeri” –presente anche nella notizia del sabotaggio di furgoni di reparto celere ieri mattina: 97 secondo il Sindacato Unificato di Polizia, 30 secondo il Ministero– e la partecipazione di tanti poliziotti municipali nelle proteste del pueblo madrileño, sono le piccole fessure che provano che qualcosa si sta muovendo all’interno delle forze dell’ordine.
Allo stesso tempo, nell’incrocio delle (tante) contraddizioni che attraversano questo pueblo di Madrid si trova una prima linea di vigili del fuoco che ha retto agli spintoni della celere nelle proteste delle settimane scorse. Ieri, passata la mezzanotte, erano loro che cercavano di convincere gli altri dipendenti pubblici, quelli con casco e manganello, di non caricare la folla nei dintorni del Congreso de los Diputados.

giovedì 19 luglio 2012

Spagna - Unitá sindacale e sociale senza precendenti contro i tagli di Rajoy


Più di venti organizzazioni e gruppi che sostengono le manifestazioni di questo pomeriggio.L'indignazione contro le dure misure del governo per le strade di più di ottanta città in tutto il Paese.


Uno dei piú grandi tagli per il welfare-state é stato annunciato oggi dopo otto giorni di discussione dal Primo Ministro spagnolo.
Più di venti organizzazioni sociali e dei sindacati, tra cui il Movimento 15-M, hanno lanciato un invito a manifestare, nelle stesse ore in cui Mariano Rajoy presenterá al Congresso il nuovo pacchetto di tagli.
Le manifestazioni si svolgeranno in più di ottanta paesi e città in tutta  la Spagna. In un modo senza precedenti, dicono fonti sindacali, saranno presenti i loghi dei principali sindacati, con le organizzazioni di settore come il Sindacato unificato di polizia (SUP), l'Ufficio federale di polizia dell'Unione europea (PFU), l'Associazione Unified Guardia Civil (AUGC) Actors Union o anarco-sindacalista Confederazione Generale del Lavoro (CGT). Sará rappresentato anche l'European Trade Union Confederation (ETUC) e il CSI-F, un'organizzazione che ha alti livelli di adesione nel settore pubblico, uno dei gruppi più colpiti dalle misure del governo.
In testa al corteo ci sará anche la piattaforma sociale in difesa dello Stato sociale e servizio pubblico. Questo gruppo, che comprende oltre 55 sindacati e associazioni , sono spinti a manifestare in strada contro queste misure, poiché secondo i suoi membri, il governo ha preso degli impegni per il settore finanziario e commerciale che non sta rispettando. Le proteste continuano, cosí come continuano le pressioni contro i disoccupati, pensionati, i malati, i dipendenti pubblici e il settore pubblico in generale.

Siria - Ucciso il Ministro della difesa in un attentato


In un attentato kamikaze contro il palazzo di sicurezza è stato ucciso, ieri mattina, il Ministro siriano della Difesa, Dawoud Rajiha. La notizia è stata data dalla tv di stato siriana, che ha affermato che "Una bomba messa dai terroristi è esplosa all'interno di un edificio di sicurezza a Damasco dov'era in corso una riunione tra alcuni ministri e responsabili della sicurezza, uccidendo il ministro della Difesa e ferendo diverse persone, alcune delle quali sono in condizioni critiche".
Intanto continuano per il quarto giorno consecutivo i combattimenti nel cuore della capitale siriana, all'interno della guerra civile nel paese.
Le agenzie riportano le dichiarazioni dei membri della missione Onu a Damasco: "da ieri udiamo esplosioni, continue sparatorie, anche se non si tratta di una vera e propria battaglia", precisano le fonti. Gli osservatori dell'Onu dicono anche "di non essere stati finora coinvolti anche se a Damasco tutti sono in pericolo, è ovvio".
Sono diventati intanto 20 gli ufficiali che hanno abbandonato l'esercito ufficiale siriano, secondo quanto dichiarato da un funzionario del ministero degli esteri della Turchia, dove i militari si sono rifugiati insieme ad altri siriani in fuga.
Proprio oggi il premier turco Erdogan arriverà a Mosca per incontrare  Putin, mentre si attende il dibattito sulla risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Spagna - Continua la protesta dei lavoratori televisivi


proteste spagna
Il Consiglio di Amministrazione di Radio Televisión Valenciana (RTVV) ha approvato ieri, mercoledì,  con sette voti a favore e cinque contrari, la proposta di regolamento sull'occupazione (ERE), che andrebbe a licenziare 1295 lavoratori, riducendo l'azienda a 400 dipendenti.
Circa 300 persone si sono concentrate presso la sede del Consiglio di Radio Television Valenciana (RTVV), mentre a partire da 17,30 ERE discuteva la proposta del Consiglio di Amministrazione.
I manifestanti, portando un grande striscione che diceva "Els treballadors no som els culpables" (I lavoratori non sono i colpevoli), hanno improvvisato un corteo nelle vie piú centrali della cittá sempre in presenza della polizia. I partecipanti alla protesta hanno fischiato e lanciato slogan, tra i piú gettonati "Lladres" (ladri).  All'atto di protesta si sono uniti i rappresentanti dell'opposizione politica di Valencia e i sindacati.
Prima della manifestazione nata spontaneamente ieri alle  16.00 circa, due rappresentanti del comitato dei lavoratori , Vincent Mifsud, presidente dell'organo di rappresentanza dei lavoratori, e Jaime Muñoz si sono  incontrati con i membri del Consiglio di amministrazione per  discutere le ragioni per il modello contro i licenziamenti previsti."É impossibile che in due giorni siano stati in grado di studiare tutta la documentazione," si lamenta Vincent Mifsud, al termine della riunione con il Consiglio, "abbiamo chiesto loro di riflettere." Muñoz ha detto che il presidente di tale organo, Miguel Dominguez, non ha prestato attenzione e ha trascorso il tempo di "giocare con il telefono." E ha anche riferito che il CEO di RTVV, Jose Lopez Jaraba, non ha partecipato alla riunione: "Si era nascosto nel suo ufficio come un topo", ha gridato attraverso il megafono.
"I lavoratori stanno dimostrando una dignità che nessun manager di RTVV  possiede", dice  il portavoce, che ha sottolineato che continueranno la lotta "in difesa della radiodiffusione pubblica e per tutti". In questa linea, ha chiesto che la società " non aggravi i lavoratori di un peso che è solo una conseguenza della cattiva gestione dei dirigenti che ci sono stati negli ultimi anni." Il personale, ha aggiunto, "vuole solo far funzionare la trasmissione necessaria per Valencia e questo può essere fatto bene e con poca spesa."

Giappone - Non si crede alla grande menzogna


nonuke
Centinaia di migliaia in piazza contro le centrali. Non succedeva dagli anni '70. E venerdì si replica: girotondo attorno al Parlamento.
Centomila? Duecentomila? Poco importa. Una cosa è certa. Erano tanti, tantissimi al Parco Yoyogi, lunedì scorso. Talmente tanti che i giovani, numerosissimi, sembravano un po' spaesati e forse intimoriti, mentre i "vecchietti", anch'essi numerosi, non hanno potuto evitare, non senza nostalgia e un po' d'orgoglio, di ricordare i loro "anni formidabili", quelli del "movimento" nipponico, protagonista di tante battaglie e di tante, tragiche sconfitte.
Talmente tanti che stavolta se n'è accorta anche la NHK, la radiotelevisione di stato che ha sin qui ignorato la protesta antinucleare e che da decenni, assieme agli altri grandi network commerciali, primo tra tutti il gruppo Yomiuri-NTV, ha appoggiato, diffuso e amplificato la "grande menzogna", come oramai molti giapponesi la chiamano, nucleare. Per carità, mica una diretta, come l'evento forse meritava e come ha invece meritevolmente assicurato (e anche questa è una novità assoluta) un consorzio di web-tv indipendenti (tre milioni di accessi, in tre ore di trasmissione).La Nhk - e immaginiamo dopo quante ore di riunioni e... interferenze - si è limitata a tre minuti nel Tg della sera, senza riprese dall'alto (nonostante il suo elicottero abbia continuato a volare a bassa quota, disturbando la manifestazione) e senza citare il nutrito, inedito parterre. Il Nobel Kenzaburo Oe, il musicista Ryuchi Sakamoto, il giornalista e scrittore Satoshi Kamata e tanti politici. Ma quest'ultimi non sul palco.
Il movimento, che così a fatica (e con tensioni interne tutt'ora molto forti) è riuscito a darsi una sorta di coordinamento nazionale, non vuole essere dirottato né strumentalizzato da vecchi e nuovi voltagabbana. Chi, tra i politici (soprattutto giovani e rigorosamente bipartisan) vuole partecipare è benvenuto. Ma niente pubblicità personale, sul palco non si sale.Sul palco, perfettamente a suo agio nonostante l'età e gli acciacchi, c'è Kenzaburo Oe, una delle "anomalie" del Giappone, vecchia spina nel fianco dell'establishment.

mercoledì 18 luglio 2012

Siria - La battaglia di Damasco


Continuano gli scontri nella capitale siriana.
Da più di tre giorni i portavoce dell'Esercito libero siriano (Esl) hanno dichiarato di aver iniziato "la battaglia per la liberazione" di Damasco. In particolare  Kassem Saadeddine, come esponente del Esl, ha dichiarato: "andremo avanti fino alla vittoria. Gli scontri a Damasco riguardano diverse zone e i carramati si muovono nelle vie del centro.
Fonti giornalistiche riportano la morte del vice capo della polizia di Damasco durante gli scontri della giornata di ieri e la notizia data dall?Esl dell'abbattimento di un elicottero dell'esercito di Assad.le dichirazioni volte a mettere in guardia il presidente siriano dall'utilizzare armi chimiche. Mentre ancora non ci sono dichiarazioni ufficiali sull'incontro avvenuto tra Kofi Annan e Vladimir Putin a Mosca. L'inviato dell'Onu e della Lega araba Kofi Annan ha solo laconicamente dichiarato che la situazione è a un bivio. Si aspetta mercoledì la riunione del  Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che dovrà discutere e votare la risoluzione sulla Siria.

Spagna - Quinto giorno di proteste


Quinta giornata di mobilitazione dei lavoratori pubblici in Spagna contro le misure di austerity del governo. A scendere in piazza con blocchi stradali e sit-in sono stati i lavoratori del pubblico impiego che protestano contro i tagli delle tredicesime, dei permessi sindacali e dei giorni di ferie.
Nelle manifestazioni di protesta molti slogans sono contro l’innalzamento della percentuale dell’Iva (dal 18% al 21%) e a favore della reintroduzione dei sussidi tolti a sostegno dei disoccupati.
Non sono servite a placare le proteste le dichiarazioni del governo sul fatto che chi ha uno stipendio minore di 962 euro avrà ancora la tredicesima.
Uno dei blocchi stradali più partecipato nella giornata di ieri è stato in serata davanti al Ministero delle Finanze. " Mani in alto questa è una rapina" uno degli slogans più gridati dalle centinaia di "funcionarios" che per più di un'ora hanno bloccato l'intera strada davanti al Ministero.
Molto seguita dagli organi di stampa anche la manifestazione fatta da alcuni membri dei sindacati di polizia, che si sono dati appuntamento davanti alla porta del complesso di polizia di Carillas in cui si celebrava l'atto di presentazione dei nuovi agenti. L'avanzata dei poliziotti che protestavano è stata fermata da altri agenti in servizio della polizia e del municipi. Il che non ha impedito che al soppargiungere delle autorità siano iniziati gli slogans di protesta.
In mattinata un'altra manifestazione aveva bloccato Paseo de la Castellana. I lavoratori di vari Ministeri, durante la pausa sono scesi in strada con cartelli che attaccavano il governo che "difende le banche ed attacca i diritti".

martedì 17 luglio 2012

Palestina - L'apartheid dell'acqua


di Gideon Levy (*)

Avi fa il coordinatore delle ispezioni per conto dell'amministrazione civile, cioè - parlando senza eufemismi -dell'organizzazione che gestisce l'occupazione israeliana dei Territori palestinesi. Presumibilmente ama il suo lavoro. Forse ne va perfino fiero. Non si disturba a precisare il suo cognome sul modulo che firma. E perché mai dovrebbe? La sua firma - "Avi", con uno svolazzo - è sufficiente a rendere operativi i suoi ordini. E quelli di Avi sono tra i più brutali e disumani mai imposti da queste parti. Avi confisca i serbatoi d'acqua che servono a centinaia di famiglie palestinesi e beduine che abitano nella valle del Giordano.
Per queste persone, i serbatoi sono l'unica fonte d'acqua. Nelle ultime settimane Avi ne ha confiscati una quindicina, lasciando decine di famiglie con bambini soffrire la sete nella calura spaventosa della valle del Giordano. I moduli che si preoccupa tanto di compilare in stile fiorito dicono: "Vi è motivo di sospettare che costoro si siano serviti degli articoli citati per commettere un reato". A quanto sostengono i capi di Avi, il "reato" è il furto d'acqua da una conduttura. Ecco perché i serbatoi vengono confiscati: senza indagini, senza processo. Benvenuti nel paese dell'illegalità e della malvagità. Benvenuti nel paese dell'apartheid. Israele non permette a migliaia di sventurati di allacciarsi alle condutture idriche. Quest'acqua è solo per gli ebrei. Neanche i più abili propagandisti israeliani potrebbero negare la separazione nazionalista e diabolica che viene realizzata qui.
L'asse del male si trova a circa un'ora di auto dalla casa di molti israeliani, ma essendo emotivamente distante e lontano dal cuore, non suscita nessuna "protesta sociale". Ed è quanto di peggio vi sia sulla scala della malvagità israeliana. Puntellato da formulari e burocrazia, applicato da ispettori apparentemente non violenti, non comporta una goccia di sangue, ma non lascia neanche una goccia d'acqua.

Spagna - Cresce la protesta contro le misure del governo


L'annuncio dellle nuove misure di austerity, come l'aumento dell'Iva e il  piano di tagli proposto per il pubblico impiego, fatte dal governo spagnolo ha suscitato una ondata di proteste. Blocchi stradali, presidi, iniziative sotto il Parlamento e sotto le sedi dei partiti hanno caraterizzato il fine settimana, anche con scontri con gli agenti antisommossa. Protagonisti della protesta, che segue l'ampio appoggio dato alla Marcia Negra dei minatori, sono i lavoratori pubblici. Impiegati nei servizi, nelle amministrazioni, negli ospedali a cui si sono aggiunti pompieri ed anche poliziotti. Anche le associazioni di categoria di militari hanno emesso una nota  in cui denunciano "lo smantellamento dei diritti che non avremmo mai dovuto perdere". I tagli agli stipendi dei lavoratori pubblici, che colpiscono tutti gli statali con l'eliminazione della tredicesima e la riduzione delle ferie colpiscono infatti anche loro. La nota continua criticando il governo e sottolineando come "la nostra capacità di sopportazione ha un limite"
Nella giornata di ieri numerose sono state le proteste.
I lavoratori del comune di Madrid si sono dati appuntamento a Piazza Nettuno e hanno dato vita ad una "marcia funebre" bloccando le vie del centro.Il corteo era aperto da un bara con la scritta "RIP derechos laborales y RIP servicios públicos".La manifestazione degli impiegati pubblici del Comune, che ha visto anche la partecipazione dei pompieri, fa parte della cosidetta "marea negra municipal  " che si oppone da un mese e mezzo ai tagli previsti dall'Amministrazione Comunale.Ogni venerdì infatti i lavoratori comunali vanno sul posto di lavoro vestiti di nero per protestare contro gli inutili tagli e in difesa dei servizi pubblici".Il piano di tagli è stato confermato due giorni fa dall'attuale sindaco di Madrid  Botella a cui sono dedicati non pochi slogan come "Tapa la BotellaTapa los recortes y el despilfarro".

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!