Centinaia di migliaia in piazza contro le centrali. Non succedeva dagli anni '70. E venerdì si replica: girotondo attorno al Parlamento.
Centomila? Duecentomila? Poco importa. Una cosa è certa. Erano tanti, tantissimi al Parco Yoyogi, lunedì scorso. Talmente tanti che i giovani, numerosissimi, sembravano un po' spaesati e forse intimoriti, mentre i "vecchietti", anch'essi numerosi, non hanno potuto evitare, non senza nostalgia e un po' d'orgoglio, di ricordare i loro "anni formidabili", quelli del "movimento" nipponico, protagonista di tante battaglie e di tante, tragiche sconfitte.
Talmente tanti che stavolta se n'è accorta anche la NHK, la radiotelevisione di stato che ha sin qui ignorato la protesta antinucleare e che da decenni, assieme agli altri grandi network commerciali, primo tra tutti il gruppo Yomiuri-NTV, ha appoggiato, diffuso e amplificato la "grande menzogna", come oramai molti giapponesi la chiamano, nucleare. Per carità, mica una diretta, come l'evento forse meritava e come ha invece meritevolmente assicurato (e anche questa è una novità assoluta) un consorzio di web-tv indipendenti (tre milioni di accessi, in tre ore di trasmissione).La Nhk - e immaginiamo dopo quante ore di riunioni e... interferenze - si è limitata a tre minuti nel Tg della sera, senza riprese dall'alto (nonostante il suo elicottero abbia continuato a volare a bassa quota, disturbando la manifestazione) e senza citare il nutrito, inedito parterre. Il Nobel Kenzaburo Oe, il musicista Ryuchi Sakamoto, il giornalista e scrittore Satoshi Kamata e tanti politici. Ma quest'ultimi non sul palco.
Il movimento, che così a fatica (e con tensioni interne tutt'ora molto forti) è riuscito a darsi una sorta di coordinamento nazionale, non vuole essere dirottato né strumentalizzato da vecchi e nuovi voltagabbana. Chi, tra i politici (soprattutto giovani e rigorosamente bipartisan) vuole partecipare è benvenuto. Ma niente pubblicità personale, sul palco non si sale.Sul palco, perfettamente a suo agio nonostante l'età e gli acciacchi, c'è Kenzaburo Oe, una delle "anomalie" del Giappone, vecchia spina nel fianco dell'establishment.
Da qualche mese è uscito dal pubblico letargo in cui si era rifugiato e, come dire, "ha preso la testa del corteo". «Il governo ha mentito e continua a mentirci - dice Oe dal palco - L'ha fatto da cinquant'anni, da quando gli Stati Uniti ci hanno costretto, regalandoci i loro avanzi, a sposare l'energia nucleare». «Io sono nato con la tragedia di Hiroshima e Nagasaki negli occhi, e ora mi ritrovo con quella, tutt'ora irrisolta, di Fukushima. Quando riusciremo a sbarazzarci per sempre dell'incubo nucleare?» Sarà retorica, ma funziona.
Nonostante il rumore assordante degli elicotteri (una decina, tra media, polizia e vigili del fuoco) e il caldo insopportabile (la manifestazione è in un parco, in un campo di calcio, il termometro segna 37 gradi) la folla - socialmente variopinta - applaude. Applaude anche quando Satoshi Kamata, da anni spietato smascheratore di paradisi percepiti, si indigna, diventando rosso dalla rabbia, contro il premier Noda. «Il giorno che gli abbiamo consegnato sette milioni e mezzo di firme ha avuto il coraggio di dare l'ok definitivo alla riattivazione di Oi. Proprio un bel modo di rispondere alla volontà del popolo sovrano!».Ma non ci sono solo i "soliti" discorsi, c'è anche aria di festa, spettacoli, concerti. Perfino la satira fa capolino. Con un gruppo di giovani mascherati da super eroi contemporanei: la Morte, l'Economia, i Media e la Tepco. I Media sono tutti convinti della pericolosità del nucleare, ma Tepco smazzetta tutti flirtando con Economia. Ma alla fine, vince la Morte.
In effetti, c'è poco da stare allegri. La situazione a Fukushima potrebbe precipitare in ogni momento, e non necessariamente per colpa di un altro forte terremoto (nel qual caso la catastrofe è assicurata): basta un nuovo cedimento strutturale, e la "piscina" con le barre di carburante del reattore quattro possono scatenare l'apocalisse. In qualsiasi momento: ed è questo l'incubo, l'insostenibile stress cui sono sottoposti milioni di giapponesi. E che per alcune categorie di persone (mamme, donne incinta) è molto vicino a una sorta di terrore quotidiano con il quale occorre (ma perché?) convivere. Per fortuna che ogni tanto arrivano buone notizie. Come quella che, in occasione della Giornata del Mare (che in Giappone è Festa Nazionale) la prefettura di Fukushima ha deciso di riaprire una spiaggia. Quella di Nakoso. Questa sì che è una notizia e infatti ci si fiondano sopra, dandogli risalto quasi come alla manifestazione, la maggior parte dei network commerciali. «L'acqua è ancora un po' freschina - annuncia un bagnino - ma siamo sicuri che sarà una bellissima stagione». Sembra incredibile, ma è così. La prefettura di Fukushima, che non ha ancora trovato una soluzione per migliaia di evacuati a cui è stato detto che possono tornare tranquillamente ad abitare nei pressi della centrale, ha trovato il tempo di analizzare tutte le sue numerose - e frequentate - spiagge.
L'unica che si è rivelata "accettabile" è quella di Nakoso, famosa per il torneo di beachvolley tra turisti. A Nakoso, dicono le stesse autorità che negavano i meltdown, si può fare il bagno. Ce ne sono anche altre, di buone notizie. Ma qui si tratta di voci. Voci in base alle quali l'uscita tutto sommato indolore (per ora) di Ichiro Ozawa dal partito democratico abbia rafforzato l'ex premier Naoto Kan e la sua influenza sull'attuale premier Noda, che tutto sommato deve a lui la sua nomina e buona parte della sua carriera politica. Voci che sostengono che la famosa "road map" per l'uscita dal nucleare che Kan aveva promesso è pronta e che potrebbe essere presto portata in Parlamento, che quest'anno non va in vacanza.
Nonostante le ultime dichiarazioni (e decisioni) il governo giapponese sarebbe dunque in procinto di prendere in seria considerazione l'uscita - sia pure progressiva - dal nucleare: il nulla osta alla riattivazione dei due reattori di Oi, sarebbe, in questo quadro, un semplice contentino per la lobby nucleare. Potrebbe essere una favola, ma ci piace crederci.(ha collaborato Michele Benanti).