Le manifestazioni convocate ieri da un ampio numero di sindacati in tutto lo Stato spagnolo hanno fatto sentire in più di 80 città le proteste dei dipendenti pubblici contro i tagli subiti questa settimana. Ma a manifestare non c’erano soltanto i dipendenti pubblici e i suoi sindacati. L’eterogenea composizione delle mobilitazioni ha evidenziato ancora una volta le potenzialità dell’alleanza tra lavoratori, pensionati, cassintegrati, studenti, dissoccupati, precari. Tra movimenti sociali, comitati di quartiere, associazioni di diffesa dei servizi pubblici, partiti extraparlamentari. Dietro lo striscione di apertura del corteo, fra i cartelli degli indignados, le bandiere republicane e quelle dei sindacati, c’è quel soggetto diffuso che nei cori chiama sé stesso pueblo e che in questi giorni esprime una forza destituente inusuale.
800 mila in piazza secondo i sindacati, 40 mila secondo la Questura. Questa “guerra di numeri” –presente anche nella notizia del sabotaggio di furgoni di reparto celere ieri mattina: 97 secondo il Sindacato Unificato di Polizia, 30 secondo il Ministero– e la partecipazione di tanti poliziotti municipali nelle proteste del pueblo madrileño, sono le piccole fessure che provano che qualcosa si sta muovendo all’interno delle forze dell’ordine.
Allo stesso tempo, nell’incrocio delle (tante) contraddizioni che attraversano questo pueblo di Madrid si trova una prima linea di vigili del fuoco che ha retto agli spintoni della celere nelle proteste delle settimane scorse. Ieri, passata la mezzanotte, erano loro che cercavano di convincere gli altri dipendenti pubblici, quelli con casco e manganello, di non caricare la folla nei dintorni del Congreso de los Diputados.
Perché in questo ultimo mese la città di Madrid ha visto come la tensione si sia innalzata parecchio. I tagli annunciati quasi ogni giorno venivano accompagnati da proteste sociale più o meno gestibili dalle forze dell’ordine, ma dopo la Marcha Negra dei minatori asturiani si sono sviluppate nuove dinamiche di contestazione (i cori della “non violenza” non si sentono più, e lo scontro con la polizia ha cambiato leggermente la sua forma), le macchine fermate dai blocchi stradali suonano in segnale di supporto e la gente applaude per strada al paso delle manifestazioni. Dopo la mezzanotte di giovedì cominciano ad arrivare notizie di cassonetti in fiamme, arresti (6) e feriti (26) nel centro della città. La polizia spara pallottole di gomma nei dintorni del Congreso de los Diputados, e quasi fino alle 3 del mattino si registrano cariche nel quartiere di Lavapiés.
Ormai il rifiuto alle politiche del governo è un consenso ampiamente esteso nella società. I sindacati cercheranno di tenere accesa la fiamma delle proteste con un’altra giornata di mobilitazioni ad agosto, per provare a costruire un “autunno caldo” in cui lo sciopero generale (non è stato convocato, ma sembra probabile che sarà la dimostrazione di forza definitiva dei sindacati dopo l’estate) serva a legittimare Comisiones Obreras e Union General de Trabajadores come una parte decisiva delle mobilitazioni contro il governo di Rajoy.