Più di 10000 persone al presidio notturno di 24 ore per accerchiare la sede di Televisa.
Andrés Manuel López Obrador, dopo aver presentato ulteriori prove sul caso Monex (come ad esempio una lista di quasi 5000 persone che hanno dichiarato di aver ricevuto dal PRI una carta di credito Monex e intercettazioni telefoniche in cui si spiega come sostenitori del PRI abbiano ricevuto denaro prima delle elezioni), sostiene di avere argomenti sufficienti per decidere che le elezioni presidenziali non siano considerate valide e per prepararsi ad un presidente temporaneo che convochi delle nuove elezioni. “Se il processo elettorale non viene annullato, il Messico verrebbe governato da una banda di delinquenti, i più corrotti e terribili del paese”, ha dichiarato.
La battaglia di AMLO sembra aver fatto un passo avanti, dal momento che il Tribunale Elettorale del Potere Giuridico della Federazione ha richiesto all'IFE (l'istituto preposto al controllo elettorale) di fornire entro 48 ore la documentazione relativa alle irregolarità registrate durante la campagna elettorale di Peña Nieto.
Intanto nella giornata di ieri è iniziata un’altra azione di protesta, decisa in assemblea dopo il corteo del 22 luglio, di occupazione della sede della catena televisiva Televisa, complice del malgoverno Priista: migliaia di persone, tra studenti di #YoSoy132, cittadini e membri del fronte Popolare in Difesa della Terra di Atenco hanno raggiunto le installazioni di Televisa e lì hanno lanciato un presidio per tutta la notte.
Poche ore fa durante il presidio è stato letto il documento sulla presa pacifica di Televisa, in cui, tra le altre dichiarazioni, si denuncia la muraglia della disinformazione, dove una minoranza controlla l’opinione pubblica e la verità è ridotta ad una società del consumo attenta solo a spot pubblicitari e personaggi vuoti di telenovelas.
Nel documento si spiega che il movimento esige la democratizzazione dei mezzi di comunicazione, unico modo per garantire il diritto all'informazione e la libertà di espressione.
Il connubio tra Televisa e il partito di Peña Nieto, il PRI, è iniziato 60 anni fa e nel 2005 la rete televisiva ha iniziato a costruire a tavolino l'immagine scintillante del candidato in vista delle elezioni presidenziali di quest'anno.
La manipolazione mediatica più grave e palese è avvenuta nel 1968, quando il movimento studentesco è stato attaccato, censurato e ridotto ai minimi termini da un monopolio televisivo senza vergogna: il 2 ottobre, giorno del terribile massacro di studenti di Tlatelolco, il giornalista Zabludowski aveva avuto il coraggio di dare come prima notizia il fatto che fosse una giornata soleggiata. Né un cambio nelle programmazioni di tv e radio, né un annuncio, né un minuto di silenzio.
Per non parlare delle violenze e assassinii orchestrati e perpetrati dal governo federale durante le più recenti giornate di Atenco nel 2006, tenute nascoste dalla maggior parte dei mezzi di comunicazione.
Peraltro, si continua nel documento, nel 2006 era stata approvata dall'allora presidente Vicente Fox la cosiddetta "Ley Televisa", una legge chiaramente anticostituzionale che regolamenta le concessioni radiotelevisive, regalando scandalosamente tutto l'etere alle 3 principali aziende di TV e telecomunicazioni, Televisa, Telmex e TvAzteca, concedendo loro un monopolio senza regole.
Tutto questo fino ad arrivare al 1° luglio, con la costrizione e l'acquisto di voti, la manipolazione mediatica e l'imposizione di Peña Nieto.