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sabato 11 settembre 2021

Messico-Europa - Dopo i 17 (La sezione Miliziana Ixchel-Ramona)

 


Dopo i 17

(La Sezione Miliziana Ixchel-Ramona)

Settembre 2021

Come parte della Extemporánea c’è una sezione di miliziane. Oltre a far parte dei gruppi “Escucha y Palabra”, si occuperanno della sicurezza della squadra aerotrasportata e dello svolgimento di una o più partite di calcio con squadre femminili di tutta Europa.

C’erano 196 miliziane iscritte per viaggiare. Circa 20 avevano meno di 18 anni, ma si preparavano per viaggi successivi e per i continenti Asia, Oceania, Africa e America, prevedendo che per allora sarebbero state maggiorenni per ottenere il passaporto.

Le difficoltà per avere i documenti (tutte sono estemporanee) e il continuo andirivieni dovuto alle pretese dei “funzionari”, le hanno costrette ad abbandonare il tentativo. Alcune sono madri single e devono lavorare per sostenere i loro piccoli. La maggior parte lavora a sostegno delle proprie madri e dei fratelli più piccoli. Anche la preparazione è stata un problema, perché non è stata una passeggiata, ma piuttosto è stato necessario prepararsi per fare il lavoro di “Ascolto e Parola”. Quello che è costato loro più lavoro è stato imparare ad ascoltare.

Ne sono rimaste 37. Si sono aggiunte due minorenni: Defensa (15 anni) ed Esperanza (12 anni). Quindi, in totale sono 39 miliziane. Da 3 mesi sono acquartierate nel Semillero, esercitandosi, imparando, provando e aspettando che si aprisse la possibilità di partire: un posto dove arrivare in Europa. Tutte hanno radici maya e parlano Tzeltal, Tzotzil, Cho’ol, Tojolabal e castigliano. Pochissime hanno più di 25 anni, la maggior parte ha tra i 18 e 21 anni. Le loro abilità calcistiche sono un segreto di Stato, ma la loro volontà di lottare è lampante.

Nessun maschio adulto senza permesso ha potuto entrare nel luogo in cui erano acquartierate. Nel caso dell’ingresso di un uomo, magari disorientato, questo veniva subito circondato da un gruppo di miliziane ed “esortato” ad andarsene immediatamente con la solida argomentazione dei bastoni e delle fionde.

Nella loro preparazione e adattamento, i primi giorni sono stati difficili. I successivi lo sono stati ancora di più. Lontane dalle loro famiglie, dagli amori e dal cibo dei loro villaggi, hanno sopportato l’incertezza, la fame, le malattie, i cambiamenti di clima, lo sconcerto di convivere con altre diverse, la sorpresa di apprendere cose nuove e lo stupore di rendersi conto di essere in grado di fare quello che non sapevano di poter fare. Ad esempio: ascoltare. E scusate se ancora una volta insisto sul fatto di ascoltare, ma guardo là fuori e sento tutti che vogliono parlare – anzi, urlare – e nessuno, o quasi, con la volontà di ascoltare.

Queste mie compagne combattenti, si sono lasciate alle spalle, vicino o lontano nel calendario, i 17 anni. La loro identità non è in dubbio: sono ZAPATISTE.

-*-

Invece no.

Una miliziana prende la parola nell'Assemblea Generale della Extemporánea, mentre si valuta ciò che è stato realizzato o meno nel corso di “Ascolto e Parola”:

“Non sapevo niente di quello che raccontate. Pensavo che fosse sempre stato così, che potevo andare a scuola, che potevo avere un ragazzo senza costringermi a sposarmi, che potevo sposarmi se volevo, o non sposarmi, che potevo vestirmi secondo i miei gusti, che potevo partecipare, che potevo imparare, che potevo insegnare. Pensavo che fosse sempre stato come adesso, che abbiamo diritti e non solo doveri. Ma ho ascoltato la compagna raccontare di come si viveva al tempo dei finqueros. Ho sentito quanto è costato prepararsi a combattere. Ho ascoltato quanto è costata la guerra. Ho ascoltato come è stata fatta l’autonomia. Quindi quello che penso è che devo prepararmi a difendere tutto questo. Per non tornare mai più a quel tempo passato. Pensavo che così si nascesse, con la libertà. E invece no, tutto questo dopo che si è dovuto combattere, e quindi dobbiamo continuare a lottare. Quindi non c’è riposo”.

-*-

A difesa dei 17 anni.

Non ne sono proprio sicuro, ma penso che fosse nel 2018.

In occasione del Primo Incontro delle Donne che Lottano, fu deciso che le miliziane sarebbero state incaricate della sicurezza. Furono convocate per l’addestramento. Nelle marce non ne indovinavano una. Diversi come le lingue che danno loro origine e destinazione, i loro passi erano disordinati, scomposti. Per quanto si esercitassero, non c’erano miglioramenti. Disperato, decisi che forse con un po’ di ritmo musicale avrebbero potuto uniformare il passo. Las tercias stavano testando l’impianto audio. Chiesi loro se avessero portato della musica. “Solo cumbias e reguetón“, mi risposero. “Qualcos'altro?“, ho insistito. “Non c’è” hanno risposto ridendo. Chiesi allora alle miliziane se qualcuna di loro avesse, nei propri cellulari, una canzone che potessi usare. Sussurri e risate complici tra di loro. Dopo un po’ una ha detto “solo cumbias”. “Bene”, mi dissi rassegnato, “che cumbia avete? E non ditemi quella del Moño Colorado perché vi dico che morirete tutte miseramente“. Nuove risatine e bisbiglii in 4 diverse lingue maya. Dopo un po’: “solo una, quella dei 17 anni“. “Tutte avete una sola cumbia ed è la stessa?” “Sì, quella dei 17 anni.” “Vabbè, quella allora, passatela a Las Tercias e fatela mettere nell'altoparlante grande. E mettetevi in riga per provare di nuovo“.

Partono i primi accordi, alzano e incrociano i bastoni e, accidenti, iniziano a marciare uniformemente, senza perdere il passo. In seguito ho chiesto loro se era vero che avessero solo quella cumbia. ““, dissero, “quando avremo campo o arriveranno altre compagne, ne avremo di più, tipo Cómo te voy a olvidar“.

Chiesi l’elenco delle miliziane per caracol e per età, per raggrupparle per lingua ed età. La stragrande maggioranza aveva tra i 15 e i 17 anni.

Adesso hanno tra i 18 e i 21 anni, nessuno le ha obbligate a sposarsi, hanno un fidanzato o no – non se ne preoccupano – si innamorano e si disinnamorano, spezzano cuori e spezzano i loro. Sanno che nessuno può costringerle a fare qualcosa che non vogliono, e sanno difendersi. È stato insegnato loro qualcosa sui punti deboli dei maschi, nel caso debbano ricorrere alla difesa fisica. Anche quello che ai maschi fa male sentirsi dire, nel caso debbano ricorrere alla difesa psicologica. Non chiedetemi chi ha insegnato loro questi “segreti” maschili.

Alla domanda se hanno un fidanzato, la maggioranza ha risposto di sì. Una ha detto: “cheb” (“due” nella sua lingua). Quella accanto le ha detto qualcosa sotto voce, allora la compagna ha corretto: “Noocheb” (“tre”, nella sua lingua). Ancora un’altra: “bayal” (“molti”). Un’altra ci ha messo un po’ a rispondere perché, ha detto, aveva perso il conto. Le tre sono scoppiate a ridere.

In sintesi: avevano 17 anni e a quell'età, quella cumbia – credo “Los Ángeles Azules” – le ha accompagnate nell'amore e nel disamore. Chi critica quella cumbia o ne chiede la censura, forse ha dimenticato cosa vuol dire avere 17 anni. Forse ha dimenticato che sì, le relazioni possono essere quelle di un predatore che dissangua la sua preda – e a qualsiasi età. Ma possono anche essere inquietudine e libertà di amare e non amare. Scoprire così che al posto del cuore si può avere un fiore agrodolce e, allo stesso tempo, una ferita che non si chiude. Inoltre, ovviamente, poi dovrebbe anche chiedere di censurare Violeta Parra e la sua “Volver a los 17″.

Ora, dopo i 17, può darsi che le miliziane dedichino “Cómo te voy a olvidar” a quell'amore passato o presente.

-*-

Penelope Sovvertita.

Ho chiesto loro cosa avessero detto ai fidanzati. Così mi hanno risposto: “se mi ama davvero e non è una bugia, che mi aspetti, e se no, allora niente, ne troverò un altro“. In altre parole, nessuna tela della vana attesa da tessere e sbrogliare. Un altro esempio di “le anatre che sparano ai fucili”.

-*-

Il Consenso.

Alle compagne viene detto che nessuno può toccarle senza il loro esplicito consenso. Non prenderle per mano, né mettere la mano sulle spalle, o altro. Sono state istruite, ad esempio, su come togliersi di dosso una mano maschile, non importa se è un comandante o meno. Lo stesso vale per la loro immagine: nessuno può scattare foto o video senza il loro consenso. Tanto meno pubblicarle. È stato mostrato loro il video che appare alla fine di questo testo ed è stato chiesto se fosse pubblicabile o no. Si sono riunite per caracol e lingua. Hanno discusso e all'unanimità hanno deciso che si pubblicasse. Siete avvisat@.

-*-

Ognuno a modo suo.

Da parte mia, dal 2018 ho vissuto nell'inganno. Credevo che il ritornello della cumbia “17 anni” dicesse “quanto è triste l’amore, quanto è triste l’amore“. Le sergenti mi hanno cavato dall'errore: “Non è così Sup, dice che “se questo è l’amore “, cioè la ragazza non lo sa, sta appena imparando“, e ridono.

Nell'esercizio della marcia, con La Carencia de los Panteones, il Lago de los Cisnes e La Cumbia del Sapito, è stato dimostrato che la danza, come la vita, può attraversare i muri più inviolabili.

Non lo so, dico che le cumbias sono come le magliette delle divise da calcio. Con forbici, filo e ago si sistemano in modo che si adattino al tuo gusto: giusta o che vesta bene.

Conclusione: Ognuno a modo suo, ad ognuno la sua cumbia, ad ognuno il suo pas de chat (o de Chat-Chien)… e ognuno il suo ska. Saltare, raza!

In fede.

Il SupGaleano mentre si esercita al “Chúntaro Style”.
(Oh beh, ognuno pesta il pavimento come può).
Messico, Settembre dell’anno 501

 

Música: ALADEMOSKA – «Sembraremos Rebeldía» / Bersuit Vergarabat – «El Baile de la Gambeta»

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/09/08/despues-de-los-17-la-seccion-miliciana-ixchel-ramona/

lunedì 6 settembre 2021

Messico - Contro la xenofobia e il razzismo, la lotta per la vita.

                                             


                                                        COMMISSIONE SEXTA ZAPATISTA

Messico

4 settembre 2021

A chi di dovere:

In accordo con le Giunte di Buon Governo Zapatiste, il CCRI-CG dell’EZLN e le comunità indigene zapatiste, dichiariamo quanto segue:

Primo.- Nei giorni scorsi abbiamo assistito al trattamento disumano che lo Stato messicano riserva ai migranti che cercano di fuggire dalla trappola, muta e invisibile, in cui si trovano nella città di Tapachula, Chiapas, Messico.

Secondo.- Come nei governi precedenti a quello attuale, alle denunce e reclami dei cittadini per queste crudeltà il governo messicano promette sanzioni per gli “eccessi” commessi dagli agenti dell’Istituto Nazionale di Migrazione (INM). Questa promessa è solo un’altra bugia. Agli agenti viene detto che è questo che sarà detto pubblicamente per evitare la pressione della cosiddetta opinione pubblica, ma che devono continuare con i loro metodi di caccia all'uomo senza timore di conseguenze. Nessun migrante deve andare oltre il Chiapas.

Terzo.- Anche tra gli elementi della Guardia Nazionale c’è malcontento. Perché è stato detto loro che la loro missione sarebbe stata quella di combattere il crimine organizzato, e ora li usano come cani da caccia che inseguono persone dalla pelle scura. Perché questa è la consegna: dare la caccia a qualsiasi persona con la pelle scura: “Fermate qualsiasi fottuto negro che trovate”, è l’ordine. È piuttosto una dichiarazione di politica estera.

Quarto.- L’indottrinamento degli agenti dell’Istituto Nazionale di Migrazione rasenta il ridicolo. Dicono loro che stanno difendendo il Messico da un’invasione, come ha affermato con sicurezza un funzionario dell’INM. Non farebbe male all'Istituto Nazionale di Migrazione seguire alcune lezioni di storia di base – ora che c’è il ritorno a scuola – per capire che gli invasori sono del governo degli Stati Uniti che impone questa politica migratoria che contraddice l’intera storia della politica estera dello Stato Messicano.

Quinto.- Le manovre dell’INM per incapsulare le organizzazioni per i diritti umani e la stampa, in modo che non documentino le loro azioni, ci ricordano ciò che fece il governo di Salinas de Gortari nei primi giorni del 1994, quando chiuse l’accesso alla selva Lacandona per impedire che si sapesse quello che stava facendo. E la caccia all’uomo ai migranti ci ricorda il governo Zedillo che, nel 1995, ci fece inseguire dai cani.

Sesto.- È abbastanza vergognoso che un governo, che si dice progressista, si pieghi alla politica estera del governo nordamericano, a imitazione di ciò che facevano i finqueros del Chiapas, ancora pochi anni fa, per sottomettere i loro peones. I dettami religiosi, così cari là sopra, predicano: “che il tuo piede sinistro non sappia chi stai prendendo a calci con il piede destro”.

Settimo.- Invitiamo ogni persona onesta e sensibile a chiedere che questa situazione si fermi, ora. E che, nella misura delle possibilità di ognuno, si forniscano aiuti umanitari ai migranti.

Da parte nostra, le comunità indigene zapatiste, attraverso le loro 12 Giunte di Buon Governo e la Commissione Sexta Zapatista, hanno raccolto una modesta somma di denaro che sarà inviata ad alcuni centri di accoglienza o organizzazioni che svolgono attività umanitarie con i migranti in Chiapas.

Invitiamo la Sexta Nazionale, le Reti in Resistenza e Ribellione, il collettivo “Llegó la Hora de los Pueblos”, le Organizzazioni Non Governative e le persone di buona volontà in tutto il mondo, a fare ciò che nelle loro possibilità, in primo luogo, per fermare la caccia all'uomo condotta dall’INM con il sostegno della Guardia Nazionale e, in secondo luogo, per migliorare le condizioni di vita della popolazione migrante presente in questa geografia chiamata Messico.

-*-

Proprio come questi fratelli migranti e noi estemporanei, un giorno saremo tutt@ migranti ed estemporanei su questo pianeta. E tutti coloro che non avranno il colore del denaro, saranno perseguitati, braccati, confinati, desaparecidos, eliminati.

Quindi, contro la xenofobia e il razzismo, la lotta per la vita.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés                 Subcomandante Insurgente Galeano.
Messico, 4 settembre 2021


traduzione Comitato Maribel - Bergamo

martedì 31 agosto 2021

Messico - Europa - Per la vita: Partenza della Extemporánea per l’Europa

 


Per la vita: Partenza della Extemporánea per l’Europa

Commissione Sexta Zapatista

Messico

30 agosto 2021

All’Europa in basso e a sinistra:

Alla Sexta Nazionale e Internazionale:

Alle organizzazioni, gruppi e collettivi che cercano verità e giustizia per gli assenti:

Sorelle, fratelli, hermanoas:

Compañeroas, compagne, compagni:

Vogliamo iniziare salutando la lotta e l’impegno di tutte quelle persone che cercano i propri assenti, Le/gli desaparecid@s. La loro lotta è anche, e soprattutto, una lotta per la vita. Non è un caso che sia in questo giorno che vi annunciamo quanto segue:

Primo. – Dopo innumerevoli procedure, ostacoli e problemi, annunciamo che la compagnia aerotrasportata zapatista, che abbiamo chiamato “La Extemporánea”, partirà da Città del Messico per l’Europa il 13 settembre 2021.

Secondo. – La destinazione è la città di Vienna, nella geografia che chiamano Austria, e viaggeremo in due gruppi.

Terzo. – Il primo gruppo lascerà l’aeroporto di Città del Messico il 13 settembre 2021 alle 12:10 circa. Arriverà a Madrid, nella geografia chiamata Spagna, alle 06:00 del 14 settembre. Dopo una sosta di 2 ore e un trasferimento, il volo riprenderà alle 08:20 per atterrare nella città di Vienna, in Austria, alle 11:05 del 14 settembre. Il secondo gruppo partirà lo stesso giorno, 13 settembre, alle 20:45 con scalo sempre a Madrid alle 14:35 del 14, riprendendo il volo alle 16:00 e atterrando a Vienna alle ore 19:00 dello stesso giorno 14 settembre.

Quarto. – “La Extemporánea” è organizzata in 28 squadre di Escucha y Palabra (composte da 4-5 compas ciascuna), 1 di Gioco e Marachella, e una di Coordinamento. “La Extemporánea” può così coprire contemporaneamente 28 angoli della geografia europea.

Qualche giorno dopo, si unirà la delegazione del Congresso Nazionale Indigeno-Consiglio Indigeno di Governo e del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dell’Acqua.

Insieme a questa delegazione di organizzazioni sorelle, continueremo il lavoro iniziato dallo Squadrone 421, che attualmente sta coprendo la geografia che chiamano Svizzera.

Quinto. – Tra qualche giorno comunicheremo la data in cui lasceremo il Semillero “Comandanta Ramona” per concentrarci nel caracol Jacinto Canek, a San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Da lì andremo via terra, con una carovana di veicoli, a Città del Messico dove alloggeremo nel locale di Carmona y Valle fino al giorno e all’ora della partenza. Nel caso qualcuno volesse accompagnare la partenza e il viaggio da San Cristóbal a Città del Messico.

Sesto. – Dedichiamo questo sforzo (che ha coinvolto molte persone non zapatiste e alcune anche antizapatiste) a tutte le desaparecidas, alle famiglie che soffrono la loro assenza e, soprattutto, alle donne e agli uomini che lottano per ritrovarle e ottenere la verità e la giustizia di cui tutte necessitiamo e meritiamo. Sappiate che il vostro esempio, il vostro instancabile lavoro e il vostro non arrendervi, non svendervi e non tentennare, sono per noi popoli zapatisti una lezione di dignità umana e un autentico impegno nella lotta per la vita.

Nei giorni in cui saremo a Città del Messico consegneremo i verbali delle assemblee delle comunità zapatiste, non zapatiste e antizapatiste, con i loro accordi sul sostegno alla lotta per la verità e la giustizia per le vittime della violenza, secondo la consultazione effettuata il primo di agosto di quest’anno 2021.

È tutto.

Dalle montagne del Sud-est Messicano.

Subcomandante Insurgente Moisés

Coordinatore Generale del Viaggio per la Vita – Capitolo Europa.

Ancora Messico. Anno 501.

Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/08/30/por-la-vida-salida-de-la-extemporanea-a-europa/

martedì 17 agosto 2021

Messico-Europa - Appena 500 anni dopo

                                                   


 Parole dei popoli zapatisti

13 agosto 2021.

Sorelle, fratelli, fratelloa

Compagni, compagne, compagnoa:

Attraverso le nostre voci parlano le comunità zapatiste.

Per prima cosa vogliamo ringraziare.

Ringraziare per averci invitato.

Ringraziare per averci accolto.

Ringraziare per averci ospitato.

Ringraziare per averci alimentato.

Ringraziare di esservi presi cura di noi.

Ma soprattutto ringraziarvi del fatto che, nonostante le vostre differenze e contrarietà, vi siate messi d’accordo per ciò che oggi stiamo facendo. Cosa che talvolta vi sembrerà da poco, ma che per noi popoli zapatisti è qualcosa molto grande.

-*-

Siamo zapatisti di origine maya.

Veniamo da una geografia chiamata Messico e abbiamo attraversato l’oceano per rivolgervi queste parole, per stare con voi, per ascoltarvi, per imparare da voi.

Veniamo dal Messico e in voi e con voi troviamo affetto, cura, rispetto.

Lo Stato Messicano e i suoi governi non ci riconoscono come connazionali di questa geografia. Siamo strani, stranieri, indesiderabili, inopportuni sulle stesse terre che coltivarono nostri antenati.

Per lo Stato Messicano siamo “estemporanei”. Questo dice il certificato di nascita che, a seguito di molte spese e viaggi dai nostri villaggi verso le officine del malgoverno, siamo riusciti ad ottenere. E lo abbiamo fatto per poter arrivare fino a voi.

Però non siamo arrivati fino a qua per lamentarci. E neanche per denunciare il mal governo che subiamo.

Vi diciamo solamente questo, perché è questo mal governo che ha richiesto allo Stato Spagnolo di chiedere perdono per quanto accaduto 500 anni fa.

Dovete comprendere che, oltre ad essere uno svergognato, il mal governo Messicano è anche ignorante della storia. E la distorce e aggiusta a suo comodo.

Così che lasciamo da parte i malgoverni che ognuno di noi subisce nelle proprie geografie.

Loro sono solamente caposquadra, impiegati obbedienti di un criminale più grande.

-*-

Noi che formiamo lo Squadrone Marittimo Zapatista, e che siamo conosciuti come Squadrone 421, oggi siamo di fronte a voi, ma siamo solamente l’antecedente di un gruppo più grande. Fino a 501 delegati. E siamo 501 solamente per dimostrare ai cattivi governi che li abbiamo superati. Mentre loro simulano un festeggiamento falso di 500 anni, noialtri, noialtre e noialtrei, andiamo diretti a ciò che segue: la vita.

Nell'anno 501 ricorreremo gli angoli di questa terra indomita.

Ma non vi preoccupate. I 501 delegati non arriveranno tutti d’un tratto. Ma arriveranno per parti.

In questo momento, nelle montagne del Sudest Messicano, si sta preparando una compagnia zapatista aerotrasportata che chiamiamo “L’Estemporanea” che è composta da donne, uomini, bambini e bambine zapatiste.

Insieme a questa compagnia aerotrasportata viaggerà anche una delegazione del Congresso Nazionale Indigeno Consiglio di Governo e del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dell’Acqua.

Tutte, tuttie, tutti hanno faticato per conseguire documenti e vaccini. Si sono ammalati e sono guariti. Hanno avuto fame e sono stati lontano delle loro famiglie, dalle loro comunità, dalla loro terra, dalla loro lingua, dalla loro cultura.

Ma tutti, tutte e tuttie sono animati ed entusiasti di venire a incontrarvi. Non in grandi eventi, ma nei luoghi dove resistete, vi ribellate e lottate.

Forse qualcuno penserà che ci interessino i grandi eventi e l’impatto mediatico, perché così valutano gli esiti o i fracassi.

Ma noi abbiamo imparato che i semi si scambiano, si seminano e crescono nella quotidianità, nei propri terreni, con i saperi di ciascuno.

La gestazione del domani non si fa alla luce [del sole, n.d.t.]. Si coltiva, si cura e si fa nascere nelle ombre inosservate dell’alba, appena quando la notte inizia a cedere terreno.

I terremoti che scuotono la storia dell’umanità iniziano con un “ya basta” isolato, quasi impercettibile. Una nota a metà tra il dissonanza e il rumore. Una crepa nel muro.

-*-

È per questo che non veniamo a portarvi ricette, a imporre visioni e strategie, a promettere futuri luminosi e istantanei, piazze piene, soluzioni immediate. Neanche veniamo per invitarvi a unioni meravigliose.

Veniamo ad ascoltarvi.

Non sarà facile, certamente.

Siamo tanto differenti, tanto distinti, tanto lontani, tanto contrari e, soprattutto, tanto contraddittori.

Ci separano molte cose.

Magari, al parlare, volendo o no, non solo raccontiamo la nostra storia, ma in verità dimostriamo anche la convinzione che ciò che è nostro è ciò che conta.

Ogni sguardo verso il passato ci divide. E questa differenza non è per niente. In ogni sguardo esistono rabbia e dolore che si affacciano al precedente.

È vero che nel guardare la storia passata cerchiamo di trovare ciò che vogliamo. Siano rabbie, rancori, condanne e assoluzioni. Anche se esistono studi seri e profondi, possiamo cercare quello che ci conviene, ciò che ci dà ragione. Ciò che ci giustifica. E lo rendiamo “verità”.

Così possiamo giudicare e condannare. Ma la giustizia rimane dimenticata.

E così possiamo trovare molte cose che ci dividono e ci mettono contro.

Abbiamo problemi nelle nostre famiglie, nel nostro gruppo, collettivo, organizzazione. Nel nostro quartiere. Nella nostra regione. Nella nostra geografia.

Chiunque ha un dolore che lo segna. Una rabbia che lo muove.

E questi dolori e queste rabbie, che non sono poche, stanno lì.

E noi popoli zapatisti diciamo che solamente una minaccia più grande, un dolore più terrificante, una rabbia più grande, sono ciò che ci possono mettere d’accordo per rivolgere questa rabbia e questo dolore più in alto.

Ma non è che queste differenze che abbiano scompaiano, come nelle false chiamate alla "unità” che loro che stanno sopra sono soliti fare quando chi sta in basso chiede il conto.

No, quello di cui parliamo noi comunità zapatiste è una causa, un motivo, una meta: la vita.

Non si tratta di abbandonare convinzioni e lotte. Al contrario. Pensiamo che le lotte delle donne, delle altrei, dei lavoratori, dei popoli originari, non solo non si devono fermare, ma che dovrebbero essere più profonde e radicali. Ognuno affronta una o varie teste dell’Idra.

Perché tutte queste lotte, quelle vostre e quelle di noi popoli zapatisti, sono per la vita.

Ma finché non distruggeremo il mostro dritto al cuore, queste teste continueranno a spuntare e cambiare di forma con sempre maggiore crudeltà.

-*-

Adesso, in questi tempi, vediamo e soffriamo una distruzione gigantesca; quella della natura, umanità compresa.

Perché sotto le macerie, la cenere, il fango, le acque sporche, le pandemie, lo sfruttamento, il disprezzo, il saccheggio, il crimine, il razzismo, l’intolleranza, ci sono esseri umani senza vita. E ogni vita è una storia che si trasforma in un numero, in una statistica, in oblio.

Il futuro, la storia a venire, è, come il presente, un incubo vero. E, quando pensiamo che non possa essere peggiore, arriva la realtà a colpirci in volto.

E quindi ognuno guarda a sé stesso e, nel migliore dei casi, alle persone vicine: la sua famiglia, le sue amicizie, le persone che conosce.

Però, così come in ogni angolo del pianeta, in ogni cuore che batte, esiste una disgrazia presente e una a venire, c’è anche una resistenza, una ribellione, una lotta per la vita.

Perché vivere non è solamente non morire, non è sopravvivere. Vivere come esseri umani è vivere in libertà. Vivere è arte, è scienza, è allegria, è ballo, è lotta.

È chiaro, vivere è anche essere in disaccordo con una cosa o un’altra, discutere, dibattere, confrontarsi.

Quindi esiste qualcuno o qualcosa che ci impedisce di vivere, che ci sottrae la libertà, che ci inganna, che ci truffa, che ci pugnala, che ci sta sottraendo il mondo a tutti con morsi, con tagli, con ferite.

Così possiamo individuare un responsabile. Cercare un colpevole. Affrontarlo e fare giustizia. Qualcuno o qualcosa che paghi, che risponda per questo dolore che ci lascia soli, sole, solei. Che ci mette all'angolo su di un’isola sempre più piccola, così piccola che rimane solo l’io di ognuno.

E anche lì, sulla piccola isola, lontana da tutto e tutti, ci obbligano a essere altro, a non essere ciò che siamo. La nostra storia individuale che fa parte della storia collettiva: una camera, una casa, un quartiere, una comunità, una geografia, una causa che deve essere cambiata e tradita per essere parte di altro.

Una donna che piaccia all'uomo. Unoa altroa che sia accettata da un etero. Una gioventù soddisfacente per i più maturi. Una vecchiaia tollerata dalla gioventù. Un’infanzia in disputa con giovani, adulti, anziani. Una forza di lavoro efficiente e docile per il caposquadra. Un caposquadra su misura del Padrone.

E questa pressione per trasformarci in quello che non siamo ha la forma della violenza.

Ed è strutturale. L’intero sistema è costruito per imporre lo stampo della normalità.

Se siamo donne, dobbiamo esserlo secondo il modello degli uomini.

Se siamo altrei, dobbiamo esserlo secondo il modello dell’eterosessuale.

Per esempio, potete notare che esistono già delle cliniche per “correggere” la differenza sessuale.

Bene, quindi il sistema è una gigantesca e brutale clinica che “cura” l’“anormalità”. Una macchina che attacca, isola e liquida l’altro, il differente.

Insomma è così che ci trattano, giorno e notte, volendoci domare, cercando di addomesticarci.

E noi, ben resistendo. La vita intera e generazioni intere resistendo, ribellandosi. Dicendo “no” all'imposizione. Gridando “si” alla vita.

Non è una novità, è certo. Potremmo ritornare indietro di 5 secoli e sarebbe la stessa storia.

E il ridicolo di tutto questo è che, chi ci opprime adesso, pretende di giocare il ruolo di nostro “liberatore”.

-*-

Senza dubbio, qualcosa è differente. E allora anche il dolore della terra, della natura, si è unito al nostro.

E su questo possiamo essere d’accordo o no. Possiamo dire che non è vero, che le pandemie termineranno, che le catastrofi cesseranno, che il mondo, che la nostra vita al mondo, tornerà a essere come prima. Anche se questo “prima” era ed è fatto di dolore, distruzione e ingiustizia.

Noi, i popoli zapatisti, crediamo che non sia così. Che non solo non sarà mai come prima. Che andrà sempre peggio.

Noi le comunità zapatiste nominiamo il responsabile di questi male e lo chiamiamo “capitalismo”.

E diciamo anche che solamente con la distruzione totale di questo sistema sarà possibile che ognuno, con i suoi modi, secondo il suo calendario e la sua geografia, dovrà mettere su qualcos’altro.

Non perfetto, ma comunque migliore.

E a ciò che si costruirà, a queste nuove relazioni tra esseri umani e tra gli esseri umani e la natura, si darà il nome che ognuno vorrà.

E sappiamo che non sarà facile. Già non lo è adesso.

E sappiamo bene che da soli non potremo, ognuno combattendo nel proprio pezzetto di terra contro la testa dell’idra subisce, mentre il cuore del mostro si rigenera e cresce sempre di più.

E soprattutto sappiamo che non dovremo guardare a quel domani dove, alla fine, la bestia arda e si consumi fino a che di questa non rimanga che un cattivo ricordo.

Ma sappiamo anche che faremo la nostra parte, anche se piccola, anche se le generazioni future la dimenticheranno.

-*-

Come comunità zapatiste che siamo, vediamo dei segnali.

Però magari ci sbagliamo come popoli che siamo.

Già potete vedere che dicono che siamo ignoranti, arretrati, conservatori, nemici del progresso, pre moderni, barbari, incivili, inopportuni e sconvenienti.

Forse è così.

Forse siamo arretrati perché come donne che siamo o come altrei, possiamo uscire a passeggiare senza il timore che ci attacchino, che ci violino, che ci facciano a pezzi, che ci facciano scomparire.

Forse siamo contro il progresso perché ci opponiamo ai mega progetti che distruggono la natura e ci distruggono come popoli, e che ereditano morte per le generazioni a venire.

Forse siamo contro la modernità perché ci opponiamo a un treno, a un’autostrada, a una diga, a una centrale termoelettrica, a un centro commerciale, a un aeroporto, a una miniera, a un deposito di materiale tossico, alla distruzione di un bosco, all'inquinamento di fiumi e lagune, e al culto dei combustibili fossili.

Forse siamo arretrati perché onoriamo la terra anziché il denaro.

Forse siamo barbari perché coltiviamo i nostri alimenti. Perché lavoriamo per vivere e non per guadagnare una paga.

Forse siamo inopportuni e sconvenienti perché ci governiamo da noi, come popoli che siamo. Perché consideriamo il lavoro del governo come un lavoro in più tra i lavori comunitari che dobbiamo portare a termine.

Forse siamo ribelli perché non ci vendiamo, perché non ci arrendiamo, perché non tentenniamo.

Forse siamo tutto ciò che dicono di noi.

-*-

Ma qualcosa lo vediamo, qualcosa lo sentiamo, qualcosa sappiamo che sta succedendo e che succederà.

E per questo abbiamo intrapreso questo viaggio. Perché pensiamo e sappiamo che non siamo gli unici che lottano, che non siamo gli unici che vediamo ciò che sta succedendo e ciò che succederà.

Il nostro angolo del mondo è una piccola geografia in lotta per la vita.

Stiamo cercando altri angoli, e vogliamo imparare da loro.

Per questo siamo arrivati fin qua, non per porgervi rimproveri, reclami, pagamenti per debiti insoluti.

Anche se questo fosse di moda e anche se qualcuno dicesse di sì, che abbiamo ragione con queste richieste o che, in realtà, noi non sappiamo ciò che dobbiamo fare e loro, i mal governi, lo faranno per noi.

E va di moda che questi mal governi si nascondano dietro nazionalismi di cartone.

E che, sotto la bandiera del nazionalismo, ci copriamo noi e si copre anche chi ci opprime, chi ci perseguita, chi ci assassina, chi ci divide e ci affronta.

No. Non veniamo per questo.

Dietro i nazionalismi si nascondono non solo le differenze, ma anche e soprattutto i crimini. Sotto lo stesso nazionalismo si proteggono il maschio violento e la donna aggredita, l’intolleranza eterosessuale e l’alterità perseguitata, la civilizzazione depredatrice e il popolo originario annichilito, il capitale sfruttatore ed i lavoratori soggiogati, i ricchi e i poveri.

Le bandiere nazionali nascondono più di ciò che mostrano, molto di più.

Poiché la pensiamo così, il nostro impegno per la vita è mondiale. Non riconosce frontiere, lingue, colori, razze, ideologie, religioni, sessi, età, dimensioni, bandiere.

Per questo la nostra è una Traversata per la Vita

-*-

Questa è una delle poche volte che faremo uso della parola in un evento dove pochi parlano e molti ascoltano.

E ne approfittiamo per farvi una richiesta rispettosa.

Raccontateci la vostra storia. Non importa se sia grande o piccola.

Raccontateci la vostra storia di resistenza, di ribellione. I vostri dolori, le vostre rabbie, i vostri “no” e i vostri “si”.

Perché noi comunità zapatiste veniamo ad ascoltare e imparare la storia che esiste in ogni stanza, in ogni casa, in ogni quartiere, in ogni comunità, in ogni lingua, in ogni modo e in ogni nessun modo.

Perché, dopo tanti anni, abbiamo imparato che in ogni dissidenza, in ogni ribellione, in ogni resistenza, esiste un grido per la vita.

E, secondo noi popoli zapatisti, tutto consiste in questo: nella vita.

E, quando un giorno qualsiasi, qualcuno vi domandi “Perché sono venuti gli zapatisti?”, insieme potremo rispondere, senza pena per voi e senza vergogna per noi, “sono venuti ad imparare”.

500 anni dopo, le comunità zapatiste sono venute ad ascoltarci.

 

Da Madrid, dalla geografia chiamata Spagna,
su questa terra e sotto questo cielo rinominati come
SLUMIL K’AJXEMK’OP, o “Terra Indomita”.

A nome delle comunità zapatiste.

Lo Squadrone Marittimo Zapatista, chiamato “Squadrone 421”.
Pianeta Terra. 13 di agosto, giusto 500 anni dopo.


sabato 17 luglio 2021

Messico - Europa - La Estemporanea e una Iniziativa Nazionale

 

La Estemporanea e una Iniziativa Nazionale

COMMISSIONE SEXTA ZAPATISTA

Messico.

Luglio 2021

A le/gli aderenti alla Dichiarazione per la Vita:

All'Europa in basso e a sinistra:

Alla Sexta Nazionale e Internazionale:
Al Congresso Nazionale Indigeno-Consiglio Indigeno di Governo:
Alle Reti in Resistenza e Ribellione:
Al Collettivo "Llegó la Hora de los Pueblos":

Da: Subcomandante Insurgente Moisés.

Compagne, compañeroas, compagni:

Sorelle, hermanoas, e fratelli:

Vi saluto a nome dei bambini, delle donne, otroas, anziani e uomini delle comunità zapatiste, e vi comunico quanto segue:

Primo.- Abbiamo pronta una compagnia aerea zapatista forte di 177 zapatisti. È composta interamente da originari di radice maya di lingua cho'ol, tzotzil, tzeltal, tojolabal e castigliano. Siamo nati nella geografia che chiamano Messico. I nostri antenati sono nati e sono morti in queste terre. Poiché lo Stato Messicano non riconosce la nostra identità e origine, e ci dice che siamo “estemporanei” (come dice il Ministero degli Affari Esteri, che siamo messicani “estemporanei”), abbiamo deciso di battezzare questa unità di Escucha y Palabra come “La Extemporanea”.

Come abbiamo visto nei dizionari, "estemporaneo" significa "che è inopportuno, sconveniente", oppure "che è inappropriato per il tempo in cui accade". Quindi siamo inopportuni, sconvenienti e inappropriati.

Mai prima d'ora siamo stati così adeguatamente definiti. Siamo lieti che lo Stato Messicano riconosca finalmente che è così che considera i popoli originari di questa geografia chiamata Messico. Penso che sia così che si rammarica di non averci annientati... non ancora; e che la nostra esistenza contraddica il discorso ufficiale sulla "conquista". Ora si capisce che la richiesta del governo del Messico a quello della Spagna, di chiedere perdono, è per non averci sterminati.

De@ 177 delegat@, 62 di noi non hanno ancora il passaporto. Il Ministero degli Esteri è pressato dalla "sconvenienza" che rappresentiamo. Nonostante abbiamo dimostrato identità e origine, continua a richiedere sempre più documenti. Manca solo che chieda ai governi dell'America Centrale di dire che non siamo cittadini di quei paesi.

2.- La compagnia aerea "La Extemporánea", con me al timone, si sta preparando da ottobre 2020 e siamo in quarantena da quasi un mese. È composta da:

.- Diversi gruppi di "Escucha y Palabra". Zapatisti indigeni la cui esistenza e memoria copre la storia della nostra lotta dagli anni prima della sollevazione fino all'inizio del Viaggio per la Vita.

.- Una squadra di calcio femminile. È composta da 36 miliziane (che sono anche "Escucha y Palabra") che hanno preso il nome e l'esempio dalla compianta Comandanta Ramona, la prima zapatista a lasciare il Chiapas, e si identificano come "Ixchel Ramona" e così usciranno sui campi sportivi d'Europa.

.- Il cosiddetto "Comando Palomitas". Ci sono 6 ragazze e ragazzi che fanno parte del gruppo "Juego y Travesura" [Gioco e Marachella]. Come tutt@ noi, si sono preparati.

.- Il gruppo di coordinamento dell'invasione. Sono coloro che avranno il compito di organizzare e, nel caso, rafforzare i gruppi “Escucha y Palabra” che si distribuiranno nelle 5 zone in cui abbiamo diviso il continente Europeo. Inoltre presenzieranno ai media gratuiti e prezzolati, parteciperanno a tavole rotonde, conferenze ed eventi pubblici; e valuteranno lo sviluppo dell'invasione.

Con lo Squadrone 421 completeremo la prima ondata zapatista e inizieremo le visite a coloro che ci hanno invitato e, con attenzione e rispetto, li ascolteremo. Se lo chiederanno, racconteremo loro la nostra piccola storia di resistenza e ribellione.

3.- Con noi viaggerà una delegazione del Congresso Nazionale Indigeno-CIG, forte di 10 indigeni di lingua: Maya originaria, Popoluca, Binizá, Purhépecha, Raramuri, Otomí, Naayeri/Wixarika e Nahua; così come 3 fratelli e sorelle del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra e dell'Acqua di Tlaxcala, Puebla e Morelos. In totale 13.

4.- Poiché a me tocca il Viaggio per la Vita-Capitolo Europa, ho incaricato il Subcomandante Insurgente Galeano di assumere il comando in Messico e di avviare, quanto prima, contatti con il Congresso Nazionale Indigeno-CIG, con la Sexta Nazionale, con le Reti in Resistenza e Ribellione, con Organizzazioni Non Governative per la difesa dei Diritti Umani, con gruppi di Vittime di violenza, familiari di scomparsi e affini, nonché con artisti, scienziati e intellettuali, con l'obiettivo di far loro conoscere una nuova iniziativa nazionale e invitarli ad organizzarsi per questa. E aprire così un fronte di lotta per la Vita nel nostro Paese.

5.- Tra pochi giorni, che vi comunicheremo a tempo debito, inizieremo il nostro viaggio. Adesso stiamo provando a vaccinarci tutti per evitarvi problemi sanitari, e in attesa che la cosiddetta “terza ondata” di contagi in Messico si abbassi un po'.

Poi andremo nel caracol Jacinto Canek, a San Cristóbal de Las Casas, e lì ci concentreremo. Da lì ci sposteremo a Città del Messico dove le/i 177 delegat@ si recheranno negli uffici della SRE affinché ci dicano, in faccia e in pubblico, che non abbiamo diritti perché siamo "estemporanei", e che il loro "ambizionismo" li costringe a delegare la loro responsabilità a burocrati razzisti e ignoranti. Poi, forse, Parigi, Francia.

Le date precise le diremo più avanti, perché sembra che anche per il governo francese noi siamo importuni; in aggiunta, ovviamente, alla nuova ondata mondiale di COVID19. Niente da fare, deve essere la globalizzazione.

6.- Siamo un po' nervosi ma felici - non è la prima volta che faremo qualcosa senza sapere cosa aspettarci -. Fin da ora ringraziamo l'Europa del Basso, la Sexta Nazionale, le Reti in Resistenza e Ribellione, le ONG solidali di questa e dell'altra sponda dell'Oceano, e il collettivo "Llegó la Hora de los Pueblos" per il sostegno economico e in natura che consentirà il viaggio aereo. Il costo del viaggio in mare e dei passaporti (tra i 10mila e i 15mila pesos ciascuno, per i continui viaggi di andata e ritorno dai nostri villaggi per soddisfare le ridicole richieste dello Stato Messicano per essere "estemporanei"), è stato interamente coperto dall'EZLN e ci ha lasciati senza fondi di riserva. Ma non ha comportato alcuna spesa personale per nessun@ de@ delegat@.

7.- Per quanto riguarda l'iniziativa nazionale – di cui è incaricato il SupGaleano -, anticipo solo che partirà con il nostro appello a partecipare alla cosiddetta “Consulta Popular” del 1° agosto, e a rispondere “Sì” alla domanda se si deve o no fare qualcosa per rispettare il diritto alla verità e alla giustizia di coloro che sono stati vittime di azioni e omissioni dello Stato Messicano (che questo, e nient'altro, è la domanda che ha elaborato la Corte Suprema di Giustizia della Nazione del paese chiamato Messico). Chi in alto, tra i partiti di "opposizione", si oppone alla consultazione, non solo teme ciò che ne seguirà; ha pure il terrore che le vittime recuperino le loro istanze dall'uso vile e perverso che l'estrema destra fa del loro dolore. Perché il dolore non deve essere un affare elettorale, e tanto meno per scopi merdosi come che tornino al governo alcuni dei principali responsabili delle violenze e che prima si sono solo dedicati ad accumulare soldi e cinismo. Ecco perché l'INE, che considera noi indigeni "estemporanei" e ci nega i documenti, sta facendo tutto il possibile per far fallire la consultazione, perché sa che anche questo istituto ha la sua parte nel crimine a causa della sua politica esclusiva per la pelle chiara e urbana.

Bisogna entrarci, non guardando in alto, ma guardando le vittime. Bisogna trasformare la consultazione in una consulta "estemporanea". Questo al fine di avviare, indipendentemente da quelli in alto, una mobilitazione per una Commissione per la Verità e la Giustizia per le Vittime, o come si voglia chiamare. Perché non può esserci vita senza verità e giustizia.

Per ora è tutto.

Dalle Montagne del Sudest Messicano.

Per gli zapatisti estemporanei.

Subcomandante Insurgente Moisés.

Ancora in Messico, Luglio 2021

 

Traduzione “Maribel” - Bergamo

Testo originale: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/07/16/la-extemporanea-y-una-iniciativa-nacional/

 

https://vimeo.com/embed-redirect/575913768

“Bella Ciao” versione tromboni, Germán El Trombón & El Clan del Solar 

venerdì 9 luglio 2021

Messico - Europa - VOLANTEM EST ALIO MODO GRADIENDI (Cosa ci aspettiamo?)

 


Un qualsiasi giorno, di qualsiasi mese di qualsiasi anno.

Siccità. Inondazioni. Terremoti. Eruzioni. Inquinamento. Pandemie attuali e future. Omicidi di leader di popoli originari, difensori dei diritti umani, guardiani della Terra. La violenza di genere che raggiunge il genocidio contro le donne – lo stupido suicidio dell’umanità -. Razzismo non di rado mal nascosto dietro l’elemosina. Criminalizzazione e persecuzione della differenza. La condanna irrimediabile della sparizione forzata. Repressione in risposta a richieste legittime. Sfruttamento dei più da parte dei meno. Grandi progetti di distruzione dei territori. Villaggi desolati. Milioni di sfollati, occultati sotto il termine di “migrazione”. Specie in pericolo di estinzione o solo, ormai, un nome nella cartella “animali preistorici”. Profitti giganteschi dei più ricchi tra i più ricchi del pianeta. Estrema miseria dei più poveri tra i bisognosi del mondo. La tirannia del denaro. La realtà virtuale come falsa via d’uscita dalla realtà reale. Stati Nazionali agonizzanti. Ogni individuo un nemico estraneo. La menzogna come programma di governo. Il frivolo e il superficiale come ideali da raggiungere. Il cinismo come nuova religione. La morte come routine quotidiana. La guerra. Sempre la guerra.

La tormenta che spazza via tutto, sussurra, consiglia, grida:

Arrenditi!

Arrenditi!

Arrenditi!

Tuttavia…

Là, vicino e lontano dai nostri suoli e cieli, c’è qualcuno. Una donna, un uomo, unoa otroa, un gruppo, un collettivo, un’organizzazione, un movimento, un popolo originario, un quartiere, una strada, una città, una casa, una stanza. Nell'angolo più piccolo, più dimenticato, più lontano, c’è qualcuno che dice “NO”. Che lo dice piano, che si sente appena, che lo grida, che lo vive e lo muore. E si ribella e resiste. Qualcun@. Devi cercarl@. Devi trovarl@. Devi ascoltarl@. Devi impararl@.

Anche se dobbiamo volare per abbracciarl@.

Perché, in fondo, volare è solo un altro modo di camminare. E, beh, camminare è il nostro modo di lottare, di vivere.

Quindi, nel Viaggio per la Vita, cosa ci aspettiamo? Non vediamo l’ora di guardare il tuo cuore. Speriamo non sia troppo tardi. Speriamo… tutto.

In Fede.
SupGaleano.
Pianeta Terra… o ciò che ne resta.


Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/07/06/volantem-est-alio-modo-gradiendi/

«On lâche rien» in Francese, Spagnolo, Catalano, Euskera, Gallego. Interpretata dar: HK et les SALTIMBANKS con LA PULQUERIA, TXARANGO, LA TROBA KUNG-FÙ, FERMIN MUGURUZA et DAKIDARRIA.

mercoledì 30 giugno 2021

Messico - Europa - Il Viaggio per la Vita: PER FARE COSA?

 

Il Viaggio per la Vita: PER FARE COSA?

Giugno 2021

Una precisazione: molte volte, quando usiamo il termine “los zapatistas – gli zapatisti” – non ci riferiamo agli uomini ma ai popoli zapatisti. E quando usiamo “las zapatistas” – le zapatiste – non definiamo le donne, ma le comunità zapatiste. Dunque, troverai questo “salto” di genere nelle nostre parole. Quando ci riferiamo al genere, aggiungiamo sempre “otroa” per indicare l’esistenza e la lotta di coloro che non sono né uomini né donne (e che la nostra ignoranza in materia ci impedisce di definire – ma impareremo a nominare tutte le differenze -).

-*-

Ora, la prima cosa che devi sapere o capire è che noi zapatisti quando facciamo qualcosa, per prima cosa ci prepariamo al peggio. Partiamo da un finale di fallimento e, in senso opposto, ci prepariamo ad affrontarlo o, nel migliore dei casi, ad evitarlo.

Ad esempio, immaginiamo di essere attaccati, i massacri di rigore, il genocidio travestito da moderna civilizzazione, lo sterminio totale. E ci prepariamo a queste possibilità. Ebbene, per il 1° gennaio 1994 non immaginammo la sconfitta, la prendemmo come una certezza.

Ad ogni modo, forse questo ti aiuterà a capire perché inizialmente eravamo stupiti, titubanti e confusi nell'improvvisare quando, dopo tanto tempo, lavoro e preparazione alla rovina, ci siamo ritrovati… vivi.

È da questo scetticismo che nascono le nostre iniziative. Alcune piccole, altre più grandi, tutte un delirio; le nostre convocazioni sono sempre rivolte “all'altro”, a ciò che va molto oltre il nostro orizzonte quotidiano, ma che riteniamo qualcosa di necessario nella lotta per la vita, cioè nella lotta per l’umanità.

Con questa iniziativa o scommessa o delirio o follia, per esempio, nella sua versione marittima ci siamo preparati al Kraken, ad una tempesta o una balena bianca che avrebbe fatto naufragare l’imbarcazione, ecco perché abbiamo costruito i cayucos – che hanno viaggiato con lo Squadrone 421 su La Montaña fino a Vigo, Galizia, Stato Spagnolo, Europa -.

Ci siamo preparati anche a non essere i benvenuti, per questo prima abbiamo chiesto il consenso per l’invasione, cioè la visita… Beh, di essere i “benvenuti” non siamo ancora del tutto sicuri. Per più di una, uno, unoa, la nostra presenza è a dir poco inquietante, quando non francamente dirompente. E lo capiamo, può darsi che qualcuno, dopo più di un anno di confinamento, trovi quantomeno inopportuno che un gruppo di indigeni di radice maya, molto poca cosa in quanto a produttori e consumatori di merci (elettorali e non), voglia parlare di persona. Di persona! (ricordi che questo prima faceva parte della tua quotidianità?). E, che inoltre, abbia come missione principale quella di ascoltarti, riempirti di domande, condividere incubi e, naturalmente, sogni.

Ci siamo preparati che i malgoverni, da una parte e dall'altra, impediscano o ostacolino la nostra partenza e il nostro arrivo, per questo alcun@ zapatisti erano già in Europa… Opps, non avrei dovuto scriverlo, cancellatelo. Sappiamo che il governo messicano non porrà ostacoli. Resta da vedere cosa diranno e faranno gli altri governi europei – Portogallo e Stato Spagnolo non si sono opposti -.

Ci siamo preparati al fallimento della missione, cioè che diventi un evento mediatico e, quindi, fugace e irrilevante. Per questo accettiamo anzitutto gli inviti di chi vuole ascoltare e parlare, cioè conversare. Perché il nostro obiettivo principale non sono gli eventi di massa – anche se non li escludiamo -, ma lo scambio di storie, conoscenze, sentimenti, valutazioni, sfide, fallimenti e successi.

Ci siamo preparati alla caduta dell’aereo, motivo per cui abbiamo realizzato dei paracadute con ricami colorati affinché invece di un “D-Day” in Normandia (oh, oh, questo significa che lo sbarco aereo sarebbe in Francia?… eh?… a Parigi?!), sia un “Z-Day” per l’Europa del basso, e sembrerà allora che dal cielo piovano fiori come se Ixchel, dea madre, dea arcobaleno, ci accompagni e, con la sua mano e con il suo volo, apra un secondo fronte all'invasione. E più sicuro perché ora, grazie alla Galizia del basso, lo Squadrone 421 è riuscito a installare una testa di ponte nelle terre di Breogán.

In breve, ci prepariamo sempre a fallire… e a morire. Ecco perché la vita, per lo zapatismo, è una sorpresa che va celebrata tutti i giorni, a tutte le ore. E cosa altro c’è di meglio se non con balli, musica, arti.

-*-

In tutti questi anni abbiamo imparato molte cose. Forse la cosa più importante è rendersi conto di quanto siamo piccoli. E non intendo altezza e peso, ma la dimensione del nostro impegno. I contatti con persone, gruppi, collettivi, movimenti e organizzazioni di diverse parti del pianeta ci hanno mostrato un mondo diverso, molteplice e complesso. Ciò ha rafforzato la nostra convinzione che ogni proposta di egemonia e di omogeneità non solo è impossibile, ma è soprattutto criminale.

Perché i tentativi – non di rado nascosti dietro nazionalismi di cartapesta nelle vetrine dei centri commerciali della politica elettorale – di imporre modi e sguardi sono criminali perché cercano di sterminare differenze di ogni genere.

L’altro è il nemico: differenza di genere, razza, identità sessuale o asessuale, lingua, colore della pelle, cultura, credo o miscredenza, concezione del mondo, fisico, stereotipo di bellezza, storia. Contando tutti i mondi che ci sono nel mondo, ci sono praticamente tanti nemici, reali o potenziali, quanti sono gli esseri umani.

E potremmo dire che quasi ogni dichiarazione di identità è una dichiarazione di guerra contro il diverso. Ho detto “quasi” e, in quanto zapatisti, ci aggrappiamo a questo “quasi”.

-*-

Secondo le nostre modalità, i nostri calendari e la nostra geografia, siamo giunti alla conclusione che l’incubo può sempre peggiorare. La pandemia di “Coronavirus” non è l’apocalisse. È solo il suo preludio. Se i media e i social volevano rassicurarci, prima, “informando” sull'estinzione di un ghiacciaio, un terremoto, uno tsunami, una guerra in qualche parte lontana del pianeta, l’omicidio di un altro indigeno da parte dei paramilitari, una nuova aggressione contro la Palestina o il popolo mapuche, la brutalità del governo in Colombia e Nicaragua, le immagini dei campi di detenzione per migranti che vengono da un altro luogo, da un altro continente, da un altro mondo, convincendoci così che questo “succede da un’altra parte”, in poche settimane, la pandemia ha dimostrato che il mondo può essere solo una piccola parrocchia egoista, sciocca e vulnerabile. I diversi governi nazionali sono le cosche che vogliono controllare, con la violenza “legale”, una strada o un quartiere, ma il “capo” che controlla tutto è il capitale.

Ad ogni modo, si sta preparando il peggio. Ma questo lo sapevi già, vero? E se no, allora è ora che tu lo sappia. Perché, oltre a cercare di convincerti che sofferenze e disgrazie saranno sempre estranee (fino a quando non smettono di essere tali e si siedono alla tua tavola, turbandoti il sonno e lasciandoti senza lacrime), ti dicono che il modo migliore per affrontare queste minacce è individualmente.

Questo male si evita allontanandosi da esso, costruendo il tuo mondo a tenuta stagna e rendendolo sempre più angusto fino a che c’è spazio solo per “io, mio, me, con me”. E per questo, ti offrono “nemici” a modo, sempre con un fianco debole e che è possibile sconfiggere acquistando, ascolta bene, questo prodotto che, guarda che coincidenza, per questa unica occasione in offerta e puoi acquistarlo e riceverlo sulla porta del tuo bunker in poche ore, giorni … o settimane, perché la macchina ha scoperto, oh sorpresa, che il reddito dipende anche dalla circolazione della merce e che, se questo processo si ferma o rallenta, la bestia soffre… cosicché è business anche la sua distribuzione e ripartizione.

Ma, in quanto zapatisti, abbiamo studiato e analizzato. E vogliamo confrontare le conclusioni a cui siamo giunti con scienziati, artisti, filosofi e analisti critici di tutto il mondo.

Ma non solo, anche e soprattutto con coloro che, nelle loro lotte quotidiane, hanno subito e avvertito le disgrazie a venire. Perché, per quanto riguarda il sociale, teniamo in grande considerazione l’analisi e la valutazione di chi rischia la pelle nella lotta contro la macchina, e siamo scettici nei confronti di chi, dal punto di vista esterno, opina, valuta, consiglia, giudica e condanna o assolve.

Ma, attenzione, riteniamo che questo sguardo critico “outsider” sia necessario e vitale, perché ci permette di vedere cose che non si vedono nel vivo della lotta e, attenzione, contribuisce alla conoscenza della genealogia della bestia, delle sue trasformazioni e del suo funzionamento.

In ogni caso, vogliamo parlare e, soprattutto, ascoltare chi si mette in mezzo. E non ci interessa il suo colore, taglia, razza, sesso, religione, militanza politica o percorso ideologico, se questo coincide con il ritratto fedele della macchina assassina.

E se, quando parliamo del criminale, qualcuno lo identifica con il fato, la sfortuna, “l’ordine naturale delle cose”, il castigo divino, la pigrizia o l’incuria, lì non ci interessa ascoltare o parlare. Per queste spiegazioni basta guardare le soap opera e andare sui social in cerca di conferme.

Cioè, crediamo di aver stabilito chi è il criminale, il suo modus operandi e il crimine stesso. Queste 3 caratteristiche si sintetizzano in un sistema, cioè in un modo di rapportarsi all'umanità e alla natura: il capitalismo.

Sappiamo che è un crimine in corso e che il suo perseguimento sarà disastroso per il mondo intero. Ma non è questa la conclusione che ci interessa corroborare, no.

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Perché sembra che, anche studiando e analizzando, abbiamo scoperto qualcosa che può o no essere importante. Dipende.

Supponendo che questo pianeta sarà annientato, almeno per come lo percepiamo adesso, abbiamo studiato le possibili opzioni.

Cioè, la nave affonda e lassù dicono che non succede nulla, che è qualcosa di passeggero. Sì, come quando la petroliera Prestige naufragò al largo delle coste europee (2002) – la Galizia fu la prima testimone e vittima – e le autorità imprenditoriali e governative dissero che erano state sversate solo poche gocce di carburante. Il disastro non è stato pagato né dal Boss, né dai suoi sgherri e caporali. L’hanno pagato, e continuano a pagare, gli abitanti che vivono di pesca su quelle coste. Loro e i loro discendenti.

E per “Nave” intendiamo il pianeta omogeneizzato da un sistema: il capitalismo. Certo, potranno dire che “questa non è la nostra nave”, ma il naufragio in corso non è solo di un sistema, ma del mondo intero, completo, totale, anche l’angolo più remoto e isolato, e non solo dei suoi centri di Potere.

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Capiamo che qualcuno pensi, e agisca di conseguenza, che è ancora possibile rattoppare, rammendare, dipingere un po’ qua e là, rimodellare l’imbarcazione. Tenerla a galla anche vendendo la fantasia che siano possibili megaprogetti che non solo non annientano intere popolazioni, ma anche che non colpiscano la natura.

Che ci sono persone che pensano che basti essere molto determinate e darci dentro con il maquillage (almeno fino a quando non passano le elezioni). E che credono che la migliore risposta al reclamo di “Mai più” – che si ripete in tutti gli angoli del pianeta -, siano promesse e denaro, programmi politici e denaro, buone intenzioni e denaro, bandiere e denaro, fanatismo e denaro. Che credano davvero che i problemi del mondo si riducano alla mancanza di denaro.

E il denaro ha bisogno di strade, grandi progetti di civilizzazione, hotel, centri commerciali, fabbriche, banche, manodopera, consumatori, … polizie ed eserciti.

Le cosiddette “comunità rurali” sono classificate come “poco sviluppate” o “arretrate” perché la circolazione del denaro, cioè delle merci, è inesistente o molto limitata. Non importa che, ad esempio, il loro tasso di femminicidi e violenze di genere sia inferiore rispetto a quello delle città. I successi dei governi si misurano dal numero di aree distrutte e ripopolate da produttori e consumatori di merci, grazie alla ricostruzione di quel territorio. Dove prima c’era un campo di grano, una sorgente, un bosco, ora ci sono alberghi, centri commerciali, fabbriche, centrali termoelettriche, … violenza di genere, persecuzione della differenza, narcotraffico, infanticidi, tratta di esseri umani, sfruttamento, razzismo, discriminazione. In breve: c-i-v-i-l-i-z-z-a-z-i-o-n-e.

L’idea è che la popolazione contadina diventi una dipendente di questa “urbanizzazione”. Continuerà a vivere, lavorare e consumare nella sua località, ma il proprietario di tutto ciò che la circonda è un conglomerato industriale-commerciale-finanziario-militare la cui sede è nel cyberspazio e per il quale quel territorio conquistato è solo un puntino sulla mappa, una percentuale di profitto, una merce. E il vero risultato sarà che la popolazione originaria dovrà migrare, perché il capitale arriverà con propri dipendenti “qualificati”. La popolazione originaria dovrà irrigare giardini e pulire parcheggi, locali e piscine dove prima c’erano campi, boschi, coste, lagune, fiumi e sorgenti.

Ciò che si nasconde è che, dietro le espansioni (“guerre di conquista”) degli Stati – siano esse interne (“incorporando più popolazione alla modernità”), sia esterne con alibi diversi (come quello del governo israeliano nella sua guerra contro la Palestina) – c’è una logica comune: la conquista di un territorio da parte della merce, cioè del denaro, cioè del capitale.

Ma capiamo che queste persone, per diventare il cassiere che amministra i pagamenti e i ricavi che danno vita alla macchina, formano partiti politici elettorali, fronti – ampi o ristretti – per disputare l’accesso al governo, alleanze e rotture “strategiche”, e tutte le sfumature in cui sono impegnati lavoro e vite che, dietro piccoli successi, nascondono grandi fallimenti. Una piccola legge lì, un interlocuzione ufficiale qui, una nota giornalistica lì, un tuit qua e là, un like là, tuttavia, per fare un esempio di un crimine globale in corso, i femminicidi sono in aumento. Nel frattempo la sinistra sale e scenda, la destra sale e scende, il centro sale e scende. Come cantava l’indimenticabile malagueña Marisol, “la vita è una lotteria“: tutti (di sopra) vincono, tutti (di sotto) perdono.

Ma la “civilizzazione” è solo un fragile alibi per la distruzione brutale. Il veleno si diffonde (non più dalla Prestige – o non solo da quella nave -) e l’intero sistema sembra voler avvelenare ogni angolo del pianeta, perché distruzione e morte sono più redditizie che fermare la macchina.

Siamo sicuri che potrai aggiungere molti altri esempi. Indicatori di un incubo irrazionale, tuttavia, attivo.

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Quindi, per diversi decenni ci siamo concentrati sulla ricerca di alternative. La costruzione di zattere, cayucos, lance e anche imbarcazioni più grandi (la 6a come improbabile arca), ha un orizzonte ben definito. Da qualche parte si dovrà sbarcare.

Abbiamo letto e riletto. Abbiamo studiato e continuiamo a farlo. Abbiamo fatto analisi prima e ora. Abbiamo aperto il nostro cuore e il nostro sguardo non alle ideologie attuali o passate di moda, ma alle scienze, alle arti e alle nostre storie di popoli originari. Con queste conoscenze e strumenti, abbiamo scoperto che esiste, in questo sistema solare, un pianeta che potrebbe essere abitabile: il terzo del sistema solare e che, fino ad ora, compare nei libri scolastici e scientifici con il nome di “La Terra”. Per ulteriori riferimenti, si trova tra Venere e Marte. Cioè, secondo certe culture, sta tra l’amore e la guerra.

Il problema è che questo pianeta è ormai un cumulo di macerie, veri incubi e orrori tangibili. Poco è rimasto in piedi. Anche la cortina che nasconde la catastrofe è strappata. Allora, come posso dirtelo? Il problema non è conquistare quel mondo e godere dei piaceri dei vincitori. È più complicato e richiede, sì, uno sforzo mondiale: bisogna rifarlo.

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Ora, secondo le grandi produzioni cinematografiche hollywoodiane, l’uscita dalla catastrofe mondiale (sempre qualcosa di esterno – alieni, meteore, pandemie inspiegabili, zombie simili a candidati a qualche carica pubblica -) è il prodotto dell’unione di tutti i governi del mondo (guidati dai gringos)… o, peggio, dal governo degli Stati Uniti sintetizzato in un individuo, o individua (perché la macchina ha imparato che la farsa deve essere includente), che può avere le caratteristiche razziali e di genere politicamente corrette , ma che sul petto porta il marchio dell’Idra.

Ma, lungi da queste finzioni, la realtà ci mostra che tutto è business: il sistema produce la distruzione e ti vende i biglietti per fuggire da esso… nello spazio. E sicuramente, negli uffici delle grandi corporazioni, ci sono brillanti progetti di colonizzazione interstellare… con proprietà privata dei mezzi di produzione inclusa. In altre parole, il sistema viene traslato, nella sua interezza, su un altro pianeta. “All included” si riferisce a chi lavora, a chi vive sopra coloro che lavorano e al suo rapporto di sfruttamento.

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A volte non si limitano a guardare allo spazio. Il capitalismo “verde” si batte per le aree “protette” del pianeta. Bolle ecologiche dove la bestia può rifugiarsi mentre il pianeta guarisce dai morsi (il che richiederebbe solo pochi milioni di anni).

Quando la macchina parla di “un nuovo mondo” o “di umanizzazione del pianeta”, pensa ai territori da conquistare, spopolare e distruggere, per poi ripopolare e ricostruire con la stessa logica che ora tiene il mondo di fronte al baratro, sempre pronta a fare il passo avanti che richiese il progresso.

Potresti pensare che non sia possibile che qualcuno sia così imbecille da distruggere la casa in cui vive. “La rana non beve tutta l’acqua della pozza in cui vive“, dice un proverbio del popolo originario Sioux. Ma se intendi applicare la logica razionale al funzionamento della macchina, non capirai (beh, nemmeno la macchina). Le valutazioni morali ed etiche non servono a niente. La logica della bestia è il profitto. Certo, ora ti chiederai come sia possibile che una macchina irrazionale, immorale e stupida governi i destini di un intero pianeta. Ah, (sospiro), è nella sua genealogia, nella sua stessa essenza.

Ma, tralasciando l’impossibile esercizio di dotare di razionalità l’irrazionale, arriverai alla conclusione che è necessario distruggere questa mostruosità che non è diabolica. Purtroppo è umana.

E, naturalmente, tu studi, leggi, confronti, analizzi e scopri che ci sono ottime proposte per uscirne. Da quelle che propongono trucco e parrucco, a quelle che consigliano lezioni di morale e logica per la bestia, passando per nuovi o vecchi sistemi.

Sì, ti capiamo, la vita fa schifo ed è sempre possibile rifugiarsi in quel cinismo così sopravvalutato sui social network. Diceva il compianto SupMarco: “la cosa brutta non è che la vita fa schifo, ma che ti costringano a mangiarla e si aspettano pure che tu l’apprezzi“.

Ma supponi di no, che tu sappia che, in effetti, la vita fa schifo, ma la tua reazione non sia quella di chiuderti in te stesso (o nel tuo “mondo”, che dipende dal numero dei tuoi “follower” sui social network di adesso e a venire). E poi decidi di abbracciare, con fede, speranza e carità, alcune delle opzioni che ti vengono presentate. E scegli la migliore, la più grande, la più famosa, quella vincente… o quella che ti è vicina.

Grandi progetti di nuovi e vecchi sistemi politici. Ritardi impossibili dell’orologio della storia. Nazionalismi sciovinisti. Futuri condivisi in forza di tale opzione che prende il Potere e ci rimane fino a quando tutto non sarà risolto. Il tuo rubinetto perde? Vota per tizio. Schiamazzi nel quartiere? Vota per caio. Il costo dei trasporti, del cibo, delle medicine, dell’energia, delle scuole, dell’abbigliamento, dell’intrattenimento, della cultura è aumentato? Hai paura dell’immigrazione? Ti senti a disagio con persone dalla pelle scura, credi diversi, lingue incomprensibili, stature e carnagioni diverse? Vota per…

C’è anche chi non si discosta dall'obiettivo, ma dal metodo. E poi ripete da sopra ciò che criticava da sotto. Con disgustosi contorsionismi e argomentando strategie geopolitiche, si appoggia a chi si ripete nel crimine e nella stupidità. Si chiede che i popoli sopportino le oppressioni a beneficio della “correlazione internazionale di forze e l’ascesa della sinistra nell'area”. Ma il Nicaragua non è Ortega-Murillo e la bestia non ci metterà molto a capirlo.

In tutte queste grandi offerte di soluzioni nel mortale supermercato del sistema, molte volte non si dice che si tratta della brutale imposizione di un’egemonia, e di un decreto di persecuzione e morte a ciò che non è omogeneo al vincitore.

I governi governano per i loro seguaci, mai per quelli che non lo sono. Le star dei social network alimentano i loro seguaci, anche a costo di sacrificare l’intelligenza e la vergogna. E il “politicamente corretto” ingoia rospi, dopo aver divorato chi consiglia la rassegnazione “per non beneficiare il nemico principale”.

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Lo zapatismo è la grande risposta, un’altra, ai problemi del mondo?

No. Lo zapatismo è tante domande. E la più piccola può essere la più inquietante: E tu, che fai?

Di fronte alla catastrofe capitalista, lo zapatismo propone un vecchio-nuovo sistema sociale idilliaco e con esso ripete le imposizioni di egemonie ed omogeneità ora “buone”?

No. Il nostro pensiero è piccolo come noi: sono gli sforzi di ciascuno, nella sua geografia, secondo il suo calendario e i suoi modi, che consentiranno, forse, di liquidare il criminale e, contemporaneamente, rifare tutto. E tutto vuol dire tutto.

Ognuno, secondo il proprio calendario, la propria geografia, la propria strada, dovrà costruire il proprio percorso. E, come noi popoli zapatisti, inciamperà e si rialzerà, e ciò che costruirà avrà il nome che avrà voglia di avere. Sarà solo diverso e migliore di ciò che abbiamo subito prima, e di ciò che patiamo attualmente, se riconosce l’altro e lo rispetta, se rinuncia a imporre il suo pensiero sul diverso e se finalmente si rende conto che ci sono molti mondi e che la loro ricchezza nasce e risplende nella loro differenza.

È possibile? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che, per scoprirlo, si deve lottare per la Vita.

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Allora, cosa veniamo a fare in questo Viaggio per la Vita se non aspiriamo a dettare strade, rotte, destinazioni? Cosa, se non cerchiamo adesioni, voti, likes? Cosa, se non andiamo a giudicare e condannare o assolvere? Cosa, se non invitiamo al fanatismo per un nuovo-vecchio credo? Cosa, se non vogliamo passare alla Storia e occupare una nicchia nel pantheon ammuffito dello spettro politico?

Ebbene, ad essere onesti in quanto zapatisti: non solo verremo a confrontare le nostre analisi e conclusioni con l’altro che lotta e pensa criticamente.

Veniamo a ringraziare l’altro per la sua esistenza. Ringraziare per gli insegnamenti che ci hanno dato la sua ribellione e resistenza. Veniamo a consegnare il fiore promesso. Abbracciare l’altro e gli diremo all'orecchio che non è solo, sola, soloa. Veniamo a sussurrargli/le che valgono la pena la resistenza, la lotta, il dolore per chi non c’è più, la rabbia per il criminale impunito, il sogno di un mondo non perfetto, ma migliore: un mondo senza paura.

E anche, e soprattutto, veniamo a cercare complicità… per la vita.

SupGaleano

Giugno 2021, Pianeta Terra


Traduzione “Maribel” – Bergamo

Testo originale: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2021/06/27/la-travesia-por-la-vida-a-que-vamos/

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!