mercoledì 27 aprile 2016

Turchia - Il Presidente del Parlamento chiede una Costituzione islamica

Il Presidente del Parlamento turco Ismail Kahraman con la sua richiesta di sostituire la Costituzione finora laica del Paese con una islamica, ha scatenato proteste. “Il concetto di laicismo non dovrebbe essere nella nuova Costituzione”, così è stato citato il politico del partito di governo islamico-conservatore AKP dall’agenzia stampa statale Anadolu a Istanbul. “Siamo un Paese Islamico. Per questo dobbiamo creare una Costituzione religiosa.”
Fin ad ora la separazione tra Stato e religione è radicata nella Costituzione turca. “Sentimenti religiosi non devono assolutamente avere alcun ruolo nelle questioni dello Stato e della politica, come è previsto dal principio del laicismo “, recita il preambolo. Nonostante questo il governo dell’AKP del capo di Stato Recep Tayyip Erdogan negli anni passati ha assegnato alla religione uno valore sempre maggiore nella vita pubblica. Erdogan prevede di modificare la Costituzione scritta dai militari dopo il loro colpo di stato nel 1982. Anche se l‘AKP ha la maggioranza assoluta in Parlamento, questa non basta per poter modificare la Costituzione.
Anche se esponenti di spicco hanno preso le distanze dall'avanzata del loro amico di partito, martedì diverse centinaia di persone sono scese in piazza contro Kahraman davanti al Parlamento di Ankara. La polizia turca li ha dispersi con l’uso di lacrimogeni.
Sempre martedì la Corte Europea per i Diritti Umani a Strasburgo ha stabilito che Ankara lede la libertà di religione dei circa 20 milioni di aleviti nel Paese. Senza giustificazione oggettiva e ragionevole sarebbero trattati in modo diverso dalla maggioranza di musulmani sunniti, così martedì hanno deciso i giudici. Con questo una protesta di oltre 200 aleviti ha avuto successo. Volevano ottenere tra le altre cose che i loro luoghi di preghiera e funzioni religiose fossero riconosciuti a livello ufficiale. Il governo di Ankara nel 2005 aveva rifiutato una richiesta di questo tipo da parte della comunità religiosa islamica.

venerdì 22 aprile 2016

Honduras - Cosa c’entra Hillary Clinton con l’uccisione in Honduras di Berta Cáceres?

La morte dell’attivista ambientalista Berta Cáceres e di Nelson García confermano le responsabilità della candidata alla Presidenza americana.

La drammatica situazione di costante violazione dei diritti umani nel piccolo paese centroamericano non smette di far discutere. Dopo l’assassinio di Berta Cáceres e Nelson Garcia in particolare l’attenzione negli Stati Uniti si è indirizzata sull'appoggio dato da Hillary Clinton, quando era Segretaria di Stato, al governo honduregno instaurato con il colpo di stato che ha portato all'allontanamento del legittimo presidente Zelaya.
La Clinton è stata contestata proprio in questi giorni a Los Angeles.
Sabato 16 marzo, mentre la candidata presidente parlava delle sue politiche economiche alla Southwest College, un dimostrante ha alzato uno striscione con scritto "Il cambio di regime di Hillary ha ucciso Berta Caceres".

Lo slogan non solo allude al coinvolgimento della Clinton nel colpo di Stato in Honduras, mala accusa anche di essere indirettamente responsabile dell’assassinio di Berta Cáceres. L’omicidio è avvenuto in un contesto di crescita continua di repressione in cui sono stati travolti numerosi attivisti che combattono battaglie per la tutela dei diritti umani e la protezione dell’ambiente, dopo il colpo di stato del 2009.
Una situazione di violenza che fa dell’Honduras, insieme agli altri paesi del Centro America una zona di "nuova guerra, come la definiscono le inchieste giornalistiche di cui abbiamo raccontato nell’articolo dedicato al volume Cronicas Negras.
Ma cosa lega Honduras e Usa, attraverso la figura della Clinton?
Anche se non siamo più negli anni della definizione dell’ America Latina come "cortile di casa degli americani", in cui si compivano operazioni, occultate dalla ragion di Stato, appoggiando regimi sanguinari e dittatoriali, negli ultimi tempi in forma più raffinata e poco visibile, una parte delle strutture del governo statunitense non ha smesso di intervenire nelle politiche interne dei suoi vicini.
Il caso dell’Honduras ha portato sotto i riflettori la candidata democratica alla Casa Bianca per le prossime elezioni.
Come è stato ricostruito dai familiari e dai compagni di Berta Cáceres, attraverso operazioni presentate come un appoggio per ristabilire un clima di sicurezza nel Paese, la Clinton non ha lesinato uomini e fondi per sostenere il governo di Pepe Lobo, installato a partire dal colpo di stato che ha allontanato Zelaya dalla presidenza.
Un governo le cui responsabilità nel mantenere una situazione di violenza, attacco ai diritti umani, repressione contro gli attivisti politici, non cessano.
L’Honduras in un mix di ferocia ed omicidio, compiuti da forze dell’ordine e criminalità organizzata, continua ad essere in testa alle classifiche mondiali per i livelli di violenza raggiunti nel Paese.
Vedere che anche nel tempo di Obama, con le dovute forme diverse dal passato (la storia non si ripete mai uguale ...) una parte dell’establishment americano, incarnato dalla Clinton, non demorde dai vecchi vizi, non stupisce.
Ma le forme in cui l’intervento avviene vanno conosciute e analizzate perchè sono quelle utilizzate anche in altre parti del mondo. Un’appoggio basato su fondi e programmi che si ammantano della retorica della preservazione della sicurezza... non importa a che prezzo.
Per raccontare quello che succede in Honduras e come ha agito la ex first lady oggi candidata presidente, vi proponiamo due reportage realizzati da Democracy Now! ed un articolo tratto da The Nation.
Vale la pena di leggerli e pensare non solo agli scenari honduregni ma anche al resto del mondo.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!