Un dirigente dell’ MST , Charles Trocate (MST Parà) presenta, in un’intervista al Jornal Sem Terra, un quadro della questione agraria, della lotta contro la compagnia Vale do Rio Doce e dell’avanzamento dell’agrobusiness nell’Amazzonia.
(...) Esistono tre grandi visioni e pratiche politiche e sociali in disputa. La prima è quella dello sfruttamento del capitale che è predominante nello stato brasiliano, negli stati federativi della regione amazzonica e nelle istituzioni. In questa prospettiva, l’Amazzonia deve adempiere a una funzione importante nell’attuale tappa del capitalismo che è fornire materia prima, attraverso un’alleanza profonda con le imprese imperialiste e l’imprenditoria locale.La seconda visione è quella dell’Amazzonia come un santuario ecologico, che è intoccabile e nel quale non rientra nessuna dimensione economica. In pratica, c’è alla base, una forte idea dello sviluppo autosostenibile all’interno della quale spetta ai poveri avere pratiche politiche e economiche di ecologia sostenibile, ma allo stesso tempo, il “capitale” ha tutte le possibilità di avanzare con i suoi megaprogetti.Infine, c’è la visione dei movimenti sociali in cui l’Amazzonia deve essere uno spazio dove la società deve esercitare la sovranità popolare, definendo come usare il territorio e il sottosuolo nella stessa misura in cui si contrappone all’attuale livello di sfruttamento da parte del capitale.(...) Il momento di scontro avviene nel momento in cui si cerca di far avere un altro ruolo all’Amazzonia; la nostra idea è che abbia sempre partecipato a tutti i cicli importanti del capitalismo come sorgente di materie prime, l’attuale fase è la più pericolosa perché deve distruggere qualunque ricchezza che ancora resiste.
JST- Quali sono i settori economici che minacciano l’Amazzonia?
Lo sfruttamento ha quattro grandi fronti: legno, pastorizia, soia e miniere. (...) Questi settori vogliono trasformare l’Amazzonia perché generi una nuova fonte di ricchezza. I contadini vogliono che la biodiversità continui compiendo la funzione di armonia tra uomo e natura nella misura in cui lo sviluppo economico possa generare il benessere per la società e i contadini.
JST- Ci sono progetti e misure che facilitano il disboscamento dell’Amazzonia?
Il progetto di legge 6.424/05 chiamato progetto “Floresta Zero” in Brasile e la Misura provvisoria 422/08, conosciuta come “PAG-Plano de aceleraçao da grilagem” rappresentano il potere politico economico dominante nella regione che cerca di dare fondamento giuridico allo sfruttamento a cui l’Amazzonia è sottoposta. (...) Lo Stato vuole istituire il latifondo, specialmente in quest’ultimo periodo, poichè si stima che ci siano circa 8 milioni di ettari di terre “griladas” che possano essere trasformate in terre legalizzate. Questa legalizzazione avanza sulle terre dei popoli originali, i popoli indigeni (...)
JST- Perchè la Vale do Rio Doce è nemica della Riforma Agraria e dei lavoratori rurali?
La Vale rappresenta l’ideale del modello dominante in queste regioni. (...) In tutte le regioni dove è installata l’impresa, le comunità hanno un livello di vita peggiore e si trovano in una situazione di enorme povertà. La Vale in queste zone fa in modo che non venga creato nessun progetto di insediamento e interviene per sgomberare i contadini che risiedono in quelli già creati.Un’impresa della portata della Vale, che paga ai suoi operai il salario più basso del Brasile, da cui attinge la maggior parte delle sue ricchezze è un’enorme contraddizione. Lo Stato ha investigato e la Vale ha ricevuto una multa di 109 milioni di reais per danni morali agli operai di oltre 100 imprese a lei affiliate che lavorano nel campo minierario.Come movimento stiamo cercando di lavorare per articolare gli operai perché possano essere coscienti dei loro diritti, per questo ci siamo uniti al Movimento dos Trabalhadores e Garimpeiros na mineraçao (MTM) e ad alcuni sindaci della regione per cercare di fare in modo che il grande capitale possa almeno – se non possiamo distruggerlo – compiere un’altra funzione: che la ricchezza della regione possa costruire una nuova speranza di vita.
Traduzione e adattamento a cura dell’Associazione Ya Basta! Reggio Emilia
martedì 14 ottobre 2008
Intervista con João Pedro Stédile (*)
Chi ha paura di Stedile?
Jornal dos Economistas. Conselho Regional de Economia do Rio de Janeiro
Stedile parla della persecuzione contro il MST nel Rio Grande do Sul e delle scelte del governo Lula su politica agricola, riforma agraria, WTO, etanolo, offrendo una interessante panoramica sulle dinamiche economiche attuali legate all’agrobusiness anche a livello internazionale.
D: Per favore ci spieghi la natura dell’azione del Pubblico Ministero del Rio Grande Sul contro il MST.
João Pedro Stedile: dopo l’elezione del governo conservatore di Yeda Crusius, un gruppo di procuratori di destra dell'ufficio del Pubblico Ministero dello Stato, legati ideologicamente alle forze più reazionarie, ha cominciato a riunirsi per organizzare diverse azioni giudiziarie che tendevano a criminalizzare i movimenti sociali nelle campagne, soprattutto il MST e gli altri movimenti di via campesina.
Sono arrivati a stendere un verbale di una di queste riunioni dove stabilivano che la forma migliore per distruggere il MST era aprire processi che impedissero la continuità degli accampamenti perché essi sarebbero la nostra forza organizzata e mobilitabile, impedire che si realizzino marce per le strade e il modo sarebbe stato evitare che le famiglie portassero con sé i bambini perché così sarebbe stata più facile la repressione della polizia; tentare di chiudere le tre scuole di formazione tecnica che il MST gestisce e che funzionano in collaborazione con scuole pubbliche che danno titoli legali; registrare tutte le famiglie insediate per misurare il loro grado di produttività; avviare processi contro i principali dirigenti. La riunione è stata fatta, neanche a farlo apposta, il 10 dicembre 2007, nella giornata dei Diritti Umani e durante tutto il 2008 sono state messe in atto varie azioni giudiziarie su richiesta di questi procuratori contro il MST, che sono sfociate in sgomberi illegali di accampamenti e persecuzioni. E, addirittura, durante uno degli sgomberi, realizzato nel marzo del 2007, c’è stata un'ampia pratica della tortura contro le donne accampate, da parte della Brigata Militare. I fatti sono stati denunciati da una procuratrice che ha istruito un processo contro i comandanti della Brigata.
Il processo è stato però archiviato e la procuratrice, di fronte alle minacce di morte ricevute via telefono, ha dovuto passare tutto l’anno, fino a pochi giorni fa a "studiare" in Spagna, su consiglio dei suoi superiori. Noi, all’inizio non ci spiegavamo i motivi di una persecuzione così ostinata, con tanti procedimenti penali. Ora abbiamo capito le vere motivazioni. Questo progetto era così sporco che avevano deciso che il documento doveva restare segreto. Ma uno di loro, per errore, lo ha incluso tra gli atti di uno dei procedimenti penali con i quali hanno tentato di incriminare i nostri dirigenti. In questo modo il caso è diventato pubblico e il segreto è stato svelato. Il procuratore generale del Pubblico Ministero dello stato ha dovuto dichiarare che quel documento non rispecchiava la posizione ufficiale del Pubblico Ministero statale e che si trattava soltanto di una iniziativa di alcuni procuratori. E per compensare in qualche modo il MST hanno promosso addirittura una visita pubblica di alcuni procuratori e parlamentari ad un insediamento e ad un accampamento del MST.
Inoltre questa presa di posizione dei procuratori ha stimolato la Brigata Militare ad aumentare la repressione; il tutto si collegava con la nomina del colonnello Mendes a comandante generale. Mendes è un uomo che chiaramente si identifica con idee fasciste, che sta politicizzando l'azione del suo corpo. E ha trasformato la polizia militare in un cane da guardia degli interessi delle imprese transnazionali nel Rio Grande del Sud. Qualsiasi manifestazione pubblica, qualsiasi occupazione di terra, sciopero o marcia di studenti o professori è "esemplarmente" repressa con una violenza non comune, che ha già portato parecchi compagni all’UTI (Unità di terapia intensiva) e in Prigione.
D: Come valuta questa azione? Che interessi ci sono dietro questo sforzo del Pubblico Ministero del Rio Grande do Sul?
JPS: La nostra valutazione è che si sta realizzando un cambiamento del potere politico nel Rio Grande do Sul. Negli anni della dittatura il potere politico della vecchia Arena-PP si basava sulla piccola agricoltura e sulla Chiesa Cattolica conservatrice. Poi, con la ridemocratizzazione, il PMDB ha avuto la sua base sociale nei piccoli imprenditori e nell'agricoltura moderna. Più tardi, il PT ha acquisito forza facendo riferimento ai lavoratori della città e delle campagne. Negli ultimi anni, l'economia dello stato è dominata da pochi grandi gruppi economici, legati al capitale internazionale. Nell'industria c'è stato il fallimento di piccole e medie aziende rivolte al consumo di massa, come quelle che producevano scarpe, vestiti, materiali per lo sport e mobili. E hanno predominato la grande industria siderurgica, che è monopolio di Gerdau e le fabbriche di macchine agricole, tutte legate al capitale straniero, oltre alla General Motors con la sua fabbrica. Nell’area dei fertilizzanti, che aveva una certa tradizione nello stato, tutto è stato denazionalizzato e oggi tre imprese transnazionali controllano tutto il settore. E in agricoltura, la Monsanto, la Nestlé e le industrie della carta Stora Enso, Votorantim e Aracruz, hanno preso il sopravvento. Il governo Yeda Crusius rappresenta questi interessi economici delle imprese transnazionali. Ma non ha né un partito né una base sociale. Quindi, per essere eletta, si è appoggiata su schemi di corruzione che hanno coinvolto il Detran (dipartimento della circolazione), il Banrisul (la banca di stato del Rio Grande del Sud) e le imprese, per ottenere milioni e riuscire a vincere le elezioni come è stato documentato da una Commissione Parlamentare d’Inchiesta e da un’indagine della Polizia Federale. E conserva il potere grazie al monopolio dei media rappresentato dal gruppo RBS/Rede Globo.
Di fronte a questo scenario, i gruppi sociali che si sono mobilitati portando avanti le loro lotte sono stati la Federazione dei Metalmeccanici, i professori e i movimenti di via campesina. Quindi il governo Yeda ha rivolto la sua organizzazione formata dai procuratori di destra del Pubblico Ministero e dalla Brigata Militare alla repressione di questi movimenti per sconfiggerli. Per fortuna l’opinione pubblica dello stato sta ricevendo informazioni attraverso le radio comunitarie e altri mezzi e si è resa conto di questa porcheria che è il governo di Yeda Crusius.
Ma visto che siamo in una fase di crisi dei movimenti di massa, in generale, e con i partiti della sinistra elettorale come il PT e il PSOL che si preoccupano soprattutto delle elezioni municipali, non è stato possibile realizzare un grande movimento di massa che ottenesse il necessario impeachment della governatrice.
D: Che provvedimenti ha preso o prenderà il MST per contrapporsi a questa azione?
JPS: Bene, noi stiamo agendo su vari fronti. La priorità numero uno è denunciare la repressione della Brigata Militare e impedire questo processo permanente di criminalizzazione dei movimenti sociali dello stato. In relazione al Pubblico Ministero dello Stato, siamo riusciti a fermare l'azione di quel piccolo gruppo di non più di cinque persone che si è organizzato per motivi ideologici. Basta dire che uno di loro, parlando alla stampa, ha detto che il MST, oltre ad essere collegato alle FARC, dovrebbe chiedere aiuto al suo massimo dirigente, che sarebbe il presidente Lula.
La cosa più faticosa, quella che consuma più energie, è il fatto che sono ancora in corso diversi processi, ai quali i nostri avvocati devono lavorare, anche se abbiamo avuto la solidarietà di moltissime organizzazioni e dell¹opinione pubblica nazionale. Perché i lettori abbiano un’idea della solidarietà che abbiamo ottenuto, il Pubblico Ministero ha ricevuto 911 messaggi di critica da parte di organizzazioni brasiliane e di paesi esteri. Ora, la cosa più grave è il processo che un'altra procuratrice pubblica federale si è ritenuta autorizzata ad avviare, nel distretto federale del comune di Carazinho, contro otto compagni militanti del MST, inquadrandoli nella Legge di Sicurezza Nazionale. E’ una cosa assurda cercare di impedire la lotta per la riforma agraria rifacendosi a una legge famigerata della dittatura militare. E il processo sta andando avanti nel segreto della giustizia, secondo i modelli dell'epoca della dittatura. I nostri compagni sono già stati sentiti. Noi abbiamo presentatao 80 testimoni per dimostrare che la lotta per la riforma agraria è un diritto. Perfino il Presidente della Repubblica e molte autorità, perché dicano al giudice quello che pensano. E possiamo contare sulla solidarietà del grande giurista Nilo Batista, di Rio de Janeiro, che ci sta difendendo come avvocato in questo processo.
D: Come valuta la politica agraria di questi cinque anni e mezzo di governo Lula. Dove ci sono stati passi avanti o indietro? Com’è il bilancio di questo governo rispetto a quelli precedenti?
JPS: il Governo lLula ha fatto una chiara opzione per l’agrobusiness. Questo è stato evidente quando ha nominato Roberto Rodriguez come ministro dell’agricoltura, anche se lui aveva fatto la campagna elettorale per José Serra. Doveva diventare il ministro dell’agricoltura di Serra. E ora ha nominato Stephanes, vecchio militante di Arena. Il governo è caduto nell’illusione che aumentare le esportazioni agricole dell’agrobusiness sarebbe stato benefico per il paese. Ora il nostro paese ha vissuto 400 anni con il modello agro-esportatore e questo modello ha prodotto soltanto povertà e disuguaglianza sociale. L'esportazione di materie prime non ha mai sviluppato nessun paese del mondo. Al contrario è proprio il meccanismo che il grande capitale internazionale utilizza per spogliarci delle nostre ricchezze naturali. Basta ricordare un solo dato: la Embraer, la nostra industria di punta, esporta circa 5 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di un valore superiore a tutte le esportazioni annuali di carne bovina e derivati, risultanti dallo sfruttamento di 240 milioni di ettari e da 250 milioni di capi di bestiame!
Pertanto, il bilancio è negativo per i lavoratori rurali perché quel che è andato avanti è stato un nuovo modello di produzione agricola che è l’agrobusiness. L’agrobusiness è l’alleanza tra i grandi fazendeiros capitalisti brasiliani e le imprese transnazionali che si occupano di agricoltura e controllano insumos agricoli il mercato e i prezzi. E ai brasiliani resta il passivo ambientale, il super-sfruttamento della nostra manodopera e una parte del plusvalore generato in agricoltura. Ma il volume maggiore va alle imprese transnazionali.
D: Quali importanti cambiamenti ci sono stati in questo periodo che vadano nella direzione di un nuovo modello agrario e agricolo?
JPS: Come ho detto, non ci sono stati mutamenti strutturali. Al contrario, il modello dell’agrobusiness si è rafforzato. Per i contadini e i poveri delle campagne il governo ha agito con misure di compensazione sociale. Queste misure sono state fondamentalmente portare la luce elettrica a tutti nelle campagne, la borsa famiglia per i più poveri e l’aumento del volume delle risorse per il credito del Pronaf, per i contadini che sono già integrati nel mercato, che sono soltanto il 25% del totale di quattro milioni di famiglie. Sono stati positivi anche altri due programmi del governo, anche se limitati. Il Pronera che ha aumentato la possibilità per i figli dei contadini di entrare all'università e il programma di acquisto di alimenti da parte della Conab, anche se scarsamente finanziato.
Ma, ripeto, nessuno di questi programmi, anche se positivi, incide sulla struttura della proprietà della terra e della produzione. Invece proprietà della terra e controllo della produzione continuano ad essere sempre più concentrati nelle mani delle imprese transnazionali.
D: Ci sono spazi e condizioni perché il grande agrobusiness e l’agricoltura familiare prosperino simultaneamente in Brasile?
JPS: Prima di tutto bisogna capire che l’agrobusiness è un modello di organizzazione della produzione agricola che rappresenta l’alleanza tra i fazendeiros e le imprese transnazionali. E, quindi, come modello di produzione è incompatibile con la riforma agraria e con l'agricoltura familiare. Noi potremmo avere una politica agricola e agraria che metta al primo posto la riforma agraria e l’organizzazione della produzione di alimenti basata sull’agricoltura familiare e avere allo stesso tempo medie e grandi proprietà che producano per il mercato interno. Ma avere medie e grandi proprietà non significa adottare l’attuale modello di agrobusiness che mette al primo posto la monocultura, l’associazione con imprese straniere e le esportazioni.
D: Il governo Lula ha lavorato intensamente perché ci fosse l’accordo a Doha. Nel caso fosse stato approvato, quali sarebbero stati gli impatti in agricoltura e rispetto a un progetto nazionale di sviluppo?
JPS: Per fortuna il Brasile è stato sconfitto perché la proposta brasiliana consisteva nell’aprire ancora di più il mercato brasiliano alle industrie europee. E in cambio avremmo potuto aumentare le esportazioni di materie prime agricole verso l’Europa. Ossia, la proposta era la ricolonizzazione della nostra economia. Non so come la nostra borghesia industriale sia tanto stupida da non reagire. In realtà è perché essa è già totalmente associata al capitale straniero. E, purtroppo, la politica estera del governo Lula ne è uscita danneggiata, perché si sa che i governi dell’India, della Cina, dell’Africa del Sud, dell’Argentina e di tutto il terzo mondo sono rimasti irritati dalla nostra politica. Ossia Celso Amorim ha perduto male. Ne è uscito isolato, avendo favorito gli interessi del nord. Questo ci dicono i nostri patner dei movimenti di via campesina internazionale che hanno seguito i negoziati
D: Il Presidente Lula si è impegnato nello sviluppo della produzione di etanolo e si dà da fare per aprire mercati per questo prodotto all'estero. Questo sforzo è positivo per il Brasile? Come valuta gli investimenti di gruppi internazionali nella produzione di etanolo in Brasile?
JPS: Via campesina è favorevole alla produzione di agro-combustibili, come modo per alleviare i problemi dell'inquinamento derivante dal petrolio e il suo alto prezzo. Tuttavia sosteniamo la politica della sovranità energetica. Ossia riteniamo corretto che gli agro-combustibili siano prodotti soltanto nel 10% dell'area di cui ogni agricoltore dispone, che si debba evitare la monocultura, non sostituire gli alimenti e installare piccole e medie imprese energetiche in tutti le comunità e i comuni del paese. Così, ogni municipio potrà essere sovrano riguardo all'energia, non dipendere più dal petrolio e avremo energie alternative. Possiamo combinare questa fonte con piccole e medie aziende idroelettriche, con l'energia solare ed eolica. Ma tutto questo dipende da un nuovo progetto di sviluppo del paese che l’attuale governo neanche si sogna di discutere. Quanto ai danni provocati dall’inquinamento da petrolio, si rivolveranno soltanto quando sostituiremo l’attuale modello di trasporto individuale nelle grandi città con il trasporto pubblico di qualità, basato su metro, treni, e autobus elettrici e anche sullo stimolo e il sostegno all'uso della bicicletta. Produrre etanolo per l'esportazione, con monoculture di canna, sotto il controllo del capitale straniero, come sta succedendo, è una stupidaggine dal punto di vista economico e un crimine contro l'ambiente. In questo modo si distrugge la biodiversità, si riesce a produrre canna solo con un forte uso di pesticidi, il che a medio termine incide sul clima, sul riscaldamento globale e sull’ambiente in genere.
D: La Costituzione del 1988 ha 20 anni. In che modo la sua effettiva attuazione contribuirebbe all'avanzamento della riforma agraria in Brasile?
JPS: La Costituzione Brasiliana del 1988 è stata una conquista del popolo brasiliano e il risultato di un rapporto di forze sociali che era favorevole ai lavoratori e per questo siamo riusciti ad avanzare tanto. Per tutti i lavoratori della città e del campo ci sono state molte conquiste. Poi, il governo Cardoso ha passato il proprio tempo a tentare di smontarle ed è riuscito ad eliminare molti diritti.
Rispetto alla riforma agraria, è stata inserita la trappola della proibizione di espropriare terre produttive, il che ha fatto sì che ogni azienda espropriata ricorresse ai tribunali. Ma questo non è stato il più grave problema. Il problema maggiore è che, da una parte siamo in una fase di crisi del movimento di massa che non riesce quindi ad avere la forza per mettere in pratica nemmeno la Costituzione e dall’altra non c’è un programma significativo di riforma agraria da parte del governo. Quindi, i movimenti sociali delle campagne sono restati soli. E quel che il governo sta facendo sono misure di compensazione sociale, un insediamento qui e uno là e sostituisce le famiglie che hanno abbandonato antichi insediamenti. Ma la concentrazione della proprietà della terra continua a crescere più che ai tempi della dittatura e adesso con una aggravante: molte imprese transnazionali stanno comprando terre. Come è stato denunciato dalla Folha de São Paulo, più di 20 milioni di ettari sarebbero già stati denazionalizzati. Soltanto la testa di ferro di Dantas ha comprato 600.000 ettari nel Pará. Nel Rio Grande do Sul, tre imprese che si occupano di carta hanno comprato, in tre anni, quasi un milione di ettari mentre l’Incra ne ha espropriati soltanto 130.000 in 25 anni di riforma agraria.
D: Secondo lei, c'è stata qualche iniziativa negli ultimi anni che vada in direzione di una diminuzione della dipendenza dall¹estero e del controllo del capitale finanziario?
JPS: E’ successo il contrario. Gli economisti di tutte le correnti di pensiero riconoscono che la politica economica del governo Lula è la stessa del programma neoliberista applicato da Cardoso, con piccolissime differenze. In sostanza, il polo centrale di accumulazione di capitale dell'economia brasiliana continua ad essere il capitale finanziario, che si appropria della maggior parte del plusvalore prodotto, attraverso alti tassi di interesse e l’acquisto di azioni delle imprese più lucrative. Le due maggiori imprese brasiliane, la Petrobras e la Vale hanno il loro capitale sociale controllato da azionisti privati e stranieri e, sappiamo tutti che per la maggior parte si tratta di capitale finanziario investito nelle borse. E gli interessi che il governo paga del debito pubblico interno, sempre superiori a 200 miliardi di reais all¹anno, sono un potente meccanismo di trasferimento del reddito di tutta la popolazione brasiliana che raccoglie le sue tasse per il bilancio federale e da lì vanno alle banche. Ed è anche un potente meccanismo di sostentamento del capitale finanziario.
Lo stesso Marcio Pochmann, presidente dell’IPEA, ha rivelato che la distribuzione del reddito sta avvenendo soltanto tra i redditi dei lavoratori. Ossia tra coloro che vivono di salario, il reddito è molto meglio distribuito, soprattutto perché i più poveri hanno migliorato le loro condizioni grazie alla borsa famiglia e all'aumento del salario minimo, che è positivo. Ma la distribuzione del reddito nella società si misura attraverso il rapporto tra il reddito del capitale e quello del lavoro. E il capitale sta controllando più del 60% di tutto il reddito. Non era mai successo prima nella storia economica dal tempo della colonia. Se guardiamo alle maggiori imprese che controllano la produzione e il commercio in Brasile, la nostra economia è sempre più controllata da imprese transnazionali. Le 200 maggiori imprese controllano la maggior parte della nostra economia . In agricoltura le 50 maggiori imprese controllano più del 60% del PIL agricolo. E la maggior parte di queste sono straiere. L'economia brasiliana è in fase di ricolonizzazione, ora sotto l'egida del capitale finanziario e delle imprese transnazionali.
(*) Joao Pedro Stedile é economista, laureato alla PUC-RS, specializzato alla UNAM- Messico, membro del coordinamento nazionale del MST e di Via Campesina Brasil
Traduzione di Serena Romagnoli (comitatomst)
Jornal dos Economistas. Conselho Regional de Economia do Rio de Janeiro
Stedile parla della persecuzione contro il MST nel Rio Grande do Sul e delle scelte del governo Lula su politica agricola, riforma agraria, WTO, etanolo, offrendo una interessante panoramica sulle dinamiche economiche attuali legate all’agrobusiness anche a livello internazionale.
D: Per favore ci spieghi la natura dell’azione del Pubblico Ministero del Rio Grande Sul contro il MST.
João Pedro Stedile: dopo l’elezione del governo conservatore di Yeda Crusius, un gruppo di procuratori di destra dell'ufficio del Pubblico Ministero dello Stato, legati ideologicamente alle forze più reazionarie, ha cominciato a riunirsi per organizzare diverse azioni giudiziarie che tendevano a criminalizzare i movimenti sociali nelle campagne, soprattutto il MST e gli altri movimenti di via campesina.
Sono arrivati a stendere un verbale di una di queste riunioni dove stabilivano che la forma migliore per distruggere il MST era aprire processi che impedissero la continuità degli accampamenti perché essi sarebbero la nostra forza organizzata e mobilitabile, impedire che si realizzino marce per le strade e il modo sarebbe stato evitare che le famiglie portassero con sé i bambini perché così sarebbe stata più facile la repressione della polizia; tentare di chiudere le tre scuole di formazione tecnica che il MST gestisce e che funzionano in collaborazione con scuole pubbliche che danno titoli legali; registrare tutte le famiglie insediate per misurare il loro grado di produttività; avviare processi contro i principali dirigenti. La riunione è stata fatta, neanche a farlo apposta, il 10 dicembre 2007, nella giornata dei Diritti Umani e durante tutto il 2008 sono state messe in atto varie azioni giudiziarie su richiesta di questi procuratori contro il MST, che sono sfociate in sgomberi illegali di accampamenti e persecuzioni. E, addirittura, durante uno degli sgomberi, realizzato nel marzo del 2007, c’è stata un'ampia pratica della tortura contro le donne accampate, da parte della Brigata Militare. I fatti sono stati denunciati da una procuratrice che ha istruito un processo contro i comandanti della Brigata.
Il processo è stato però archiviato e la procuratrice, di fronte alle minacce di morte ricevute via telefono, ha dovuto passare tutto l’anno, fino a pochi giorni fa a "studiare" in Spagna, su consiglio dei suoi superiori. Noi, all’inizio non ci spiegavamo i motivi di una persecuzione così ostinata, con tanti procedimenti penali. Ora abbiamo capito le vere motivazioni. Questo progetto era così sporco che avevano deciso che il documento doveva restare segreto. Ma uno di loro, per errore, lo ha incluso tra gli atti di uno dei procedimenti penali con i quali hanno tentato di incriminare i nostri dirigenti. In questo modo il caso è diventato pubblico e il segreto è stato svelato. Il procuratore generale del Pubblico Ministero dello stato ha dovuto dichiarare che quel documento non rispecchiava la posizione ufficiale del Pubblico Ministero statale e che si trattava soltanto di una iniziativa di alcuni procuratori. E per compensare in qualche modo il MST hanno promosso addirittura una visita pubblica di alcuni procuratori e parlamentari ad un insediamento e ad un accampamento del MST.
Inoltre questa presa di posizione dei procuratori ha stimolato la Brigata Militare ad aumentare la repressione; il tutto si collegava con la nomina del colonnello Mendes a comandante generale. Mendes è un uomo che chiaramente si identifica con idee fasciste, che sta politicizzando l'azione del suo corpo. E ha trasformato la polizia militare in un cane da guardia degli interessi delle imprese transnazionali nel Rio Grande del Sud. Qualsiasi manifestazione pubblica, qualsiasi occupazione di terra, sciopero o marcia di studenti o professori è "esemplarmente" repressa con una violenza non comune, che ha già portato parecchi compagni all’UTI (Unità di terapia intensiva) e in Prigione.
D: Come valuta questa azione? Che interessi ci sono dietro questo sforzo del Pubblico Ministero del Rio Grande do Sul?
JPS: La nostra valutazione è che si sta realizzando un cambiamento del potere politico nel Rio Grande do Sul. Negli anni della dittatura il potere politico della vecchia Arena-PP si basava sulla piccola agricoltura e sulla Chiesa Cattolica conservatrice. Poi, con la ridemocratizzazione, il PMDB ha avuto la sua base sociale nei piccoli imprenditori e nell'agricoltura moderna. Più tardi, il PT ha acquisito forza facendo riferimento ai lavoratori della città e delle campagne. Negli ultimi anni, l'economia dello stato è dominata da pochi grandi gruppi economici, legati al capitale internazionale. Nell'industria c'è stato il fallimento di piccole e medie aziende rivolte al consumo di massa, come quelle che producevano scarpe, vestiti, materiali per lo sport e mobili. E hanno predominato la grande industria siderurgica, che è monopolio di Gerdau e le fabbriche di macchine agricole, tutte legate al capitale straniero, oltre alla General Motors con la sua fabbrica. Nell’area dei fertilizzanti, che aveva una certa tradizione nello stato, tutto è stato denazionalizzato e oggi tre imprese transnazionali controllano tutto il settore. E in agricoltura, la Monsanto, la Nestlé e le industrie della carta Stora Enso, Votorantim e Aracruz, hanno preso il sopravvento. Il governo Yeda Crusius rappresenta questi interessi economici delle imprese transnazionali. Ma non ha né un partito né una base sociale. Quindi, per essere eletta, si è appoggiata su schemi di corruzione che hanno coinvolto il Detran (dipartimento della circolazione), il Banrisul (la banca di stato del Rio Grande del Sud) e le imprese, per ottenere milioni e riuscire a vincere le elezioni come è stato documentato da una Commissione Parlamentare d’Inchiesta e da un’indagine della Polizia Federale. E conserva il potere grazie al monopolio dei media rappresentato dal gruppo RBS/Rede Globo.
Di fronte a questo scenario, i gruppi sociali che si sono mobilitati portando avanti le loro lotte sono stati la Federazione dei Metalmeccanici, i professori e i movimenti di via campesina. Quindi il governo Yeda ha rivolto la sua organizzazione formata dai procuratori di destra del Pubblico Ministero e dalla Brigata Militare alla repressione di questi movimenti per sconfiggerli. Per fortuna l’opinione pubblica dello stato sta ricevendo informazioni attraverso le radio comunitarie e altri mezzi e si è resa conto di questa porcheria che è il governo di Yeda Crusius.
Ma visto che siamo in una fase di crisi dei movimenti di massa, in generale, e con i partiti della sinistra elettorale come il PT e il PSOL che si preoccupano soprattutto delle elezioni municipali, non è stato possibile realizzare un grande movimento di massa che ottenesse il necessario impeachment della governatrice.
D: Che provvedimenti ha preso o prenderà il MST per contrapporsi a questa azione?
JPS: Bene, noi stiamo agendo su vari fronti. La priorità numero uno è denunciare la repressione della Brigata Militare e impedire questo processo permanente di criminalizzazione dei movimenti sociali dello stato. In relazione al Pubblico Ministero dello Stato, siamo riusciti a fermare l'azione di quel piccolo gruppo di non più di cinque persone che si è organizzato per motivi ideologici. Basta dire che uno di loro, parlando alla stampa, ha detto che il MST, oltre ad essere collegato alle FARC, dovrebbe chiedere aiuto al suo massimo dirigente, che sarebbe il presidente Lula.
La cosa più faticosa, quella che consuma più energie, è il fatto che sono ancora in corso diversi processi, ai quali i nostri avvocati devono lavorare, anche se abbiamo avuto la solidarietà di moltissime organizzazioni e dell¹opinione pubblica nazionale. Perché i lettori abbiano un’idea della solidarietà che abbiamo ottenuto, il Pubblico Ministero ha ricevuto 911 messaggi di critica da parte di organizzazioni brasiliane e di paesi esteri. Ora, la cosa più grave è il processo che un'altra procuratrice pubblica federale si è ritenuta autorizzata ad avviare, nel distretto federale del comune di Carazinho, contro otto compagni militanti del MST, inquadrandoli nella Legge di Sicurezza Nazionale. E’ una cosa assurda cercare di impedire la lotta per la riforma agraria rifacendosi a una legge famigerata della dittatura militare. E il processo sta andando avanti nel segreto della giustizia, secondo i modelli dell'epoca della dittatura. I nostri compagni sono già stati sentiti. Noi abbiamo presentatao 80 testimoni per dimostrare che la lotta per la riforma agraria è un diritto. Perfino il Presidente della Repubblica e molte autorità, perché dicano al giudice quello che pensano. E possiamo contare sulla solidarietà del grande giurista Nilo Batista, di Rio de Janeiro, che ci sta difendendo come avvocato in questo processo.
D: Come valuta la politica agraria di questi cinque anni e mezzo di governo Lula. Dove ci sono stati passi avanti o indietro? Com’è il bilancio di questo governo rispetto a quelli precedenti?
JPS: il Governo lLula ha fatto una chiara opzione per l’agrobusiness. Questo è stato evidente quando ha nominato Roberto Rodriguez come ministro dell’agricoltura, anche se lui aveva fatto la campagna elettorale per José Serra. Doveva diventare il ministro dell’agricoltura di Serra. E ora ha nominato Stephanes, vecchio militante di Arena. Il governo è caduto nell’illusione che aumentare le esportazioni agricole dell’agrobusiness sarebbe stato benefico per il paese. Ora il nostro paese ha vissuto 400 anni con il modello agro-esportatore e questo modello ha prodotto soltanto povertà e disuguaglianza sociale. L'esportazione di materie prime non ha mai sviluppato nessun paese del mondo. Al contrario è proprio il meccanismo che il grande capitale internazionale utilizza per spogliarci delle nostre ricchezze naturali. Basta ricordare un solo dato: la Embraer, la nostra industria di punta, esporta circa 5 miliardi di dollari all’anno. Si tratta di un valore superiore a tutte le esportazioni annuali di carne bovina e derivati, risultanti dallo sfruttamento di 240 milioni di ettari e da 250 milioni di capi di bestiame!
Pertanto, il bilancio è negativo per i lavoratori rurali perché quel che è andato avanti è stato un nuovo modello di produzione agricola che è l’agrobusiness. L’agrobusiness è l’alleanza tra i grandi fazendeiros capitalisti brasiliani e le imprese transnazionali che si occupano di agricoltura e controllano insumos agricoli il mercato e i prezzi. E ai brasiliani resta il passivo ambientale, il super-sfruttamento della nostra manodopera e una parte del plusvalore generato in agricoltura. Ma il volume maggiore va alle imprese transnazionali.
D: Quali importanti cambiamenti ci sono stati in questo periodo che vadano nella direzione di un nuovo modello agrario e agricolo?
JPS: Come ho detto, non ci sono stati mutamenti strutturali. Al contrario, il modello dell’agrobusiness si è rafforzato. Per i contadini e i poveri delle campagne il governo ha agito con misure di compensazione sociale. Queste misure sono state fondamentalmente portare la luce elettrica a tutti nelle campagne, la borsa famiglia per i più poveri e l’aumento del volume delle risorse per il credito del Pronaf, per i contadini che sono già integrati nel mercato, che sono soltanto il 25% del totale di quattro milioni di famiglie. Sono stati positivi anche altri due programmi del governo, anche se limitati. Il Pronera che ha aumentato la possibilità per i figli dei contadini di entrare all'università e il programma di acquisto di alimenti da parte della Conab, anche se scarsamente finanziato.
Ma, ripeto, nessuno di questi programmi, anche se positivi, incide sulla struttura della proprietà della terra e della produzione. Invece proprietà della terra e controllo della produzione continuano ad essere sempre più concentrati nelle mani delle imprese transnazionali.
D: Ci sono spazi e condizioni perché il grande agrobusiness e l’agricoltura familiare prosperino simultaneamente in Brasile?
JPS: Prima di tutto bisogna capire che l’agrobusiness è un modello di organizzazione della produzione agricola che rappresenta l’alleanza tra i fazendeiros e le imprese transnazionali. E, quindi, come modello di produzione è incompatibile con la riforma agraria e con l'agricoltura familiare. Noi potremmo avere una politica agricola e agraria che metta al primo posto la riforma agraria e l’organizzazione della produzione di alimenti basata sull’agricoltura familiare e avere allo stesso tempo medie e grandi proprietà che producano per il mercato interno. Ma avere medie e grandi proprietà non significa adottare l’attuale modello di agrobusiness che mette al primo posto la monocultura, l’associazione con imprese straniere e le esportazioni.
D: Il governo Lula ha lavorato intensamente perché ci fosse l’accordo a Doha. Nel caso fosse stato approvato, quali sarebbero stati gli impatti in agricoltura e rispetto a un progetto nazionale di sviluppo?
JPS: Per fortuna il Brasile è stato sconfitto perché la proposta brasiliana consisteva nell’aprire ancora di più il mercato brasiliano alle industrie europee. E in cambio avremmo potuto aumentare le esportazioni di materie prime agricole verso l’Europa. Ossia, la proposta era la ricolonizzazione della nostra economia. Non so come la nostra borghesia industriale sia tanto stupida da non reagire. In realtà è perché essa è già totalmente associata al capitale straniero. E, purtroppo, la politica estera del governo Lula ne è uscita danneggiata, perché si sa che i governi dell’India, della Cina, dell’Africa del Sud, dell’Argentina e di tutto il terzo mondo sono rimasti irritati dalla nostra politica. Ossia Celso Amorim ha perduto male. Ne è uscito isolato, avendo favorito gli interessi del nord. Questo ci dicono i nostri patner dei movimenti di via campesina internazionale che hanno seguito i negoziati
D: Il Presidente Lula si è impegnato nello sviluppo della produzione di etanolo e si dà da fare per aprire mercati per questo prodotto all'estero. Questo sforzo è positivo per il Brasile? Come valuta gli investimenti di gruppi internazionali nella produzione di etanolo in Brasile?
JPS: Via campesina è favorevole alla produzione di agro-combustibili, come modo per alleviare i problemi dell'inquinamento derivante dal petrolio e il suo alto prezzo. Tuttavia sosteniamo la politica della sovranità energetica. Ossia riteniamo corretto che gli agro-combustibili siano prodotti soltanto nel 10% dell'area di cui ogni agricoltore dispone, che si debba evitare la monocultura, non sostituire gli alimenti e installare piccole e medie imprese energetiche in tutti le comunità e i comuni del paese. Così, ogni municipio potrà essere sovrano riguardo all'energia, non dipendere più dal petrolio e avremo energie alternative. Possiamo combinare questa fonte con piccole e medie aziende idroelettriche, con l'energia solare ed eolica. Ma tutto questo dipende da un nuovo progetto di sviluppo del paese che l’attuale governo neanche si sogna di discutere. Quanto ai danni provocati dall’inquinamento da petrolio, si rivolveranno soltanto quando sostituiremo l’attuale modello di trasporto individuale nelle grandi città con il trasporto pubblico di qualità, basato su metro, treni, e autobus elettrici e anche sullo stimolo e il sostegno all'uso della bicicletta. Produrre etanolo per l'esportazione, con monoculture di canna, sotto il controllo del capitale straniero, come sta succedendo, è una stupidaggine dal punto di vista economico e un crimine contro l'ambiente. In questo modo si distrugge la biodiversità, si riesce a produrre canna solo con un forte uso di pesticidi, il che a medio termine incide sul clima, sul riscaldamento globale e sull’ambiente in genere.
D: La Costituzione del 1988 ha 20 anni. In che modo la sua effettiva attuazione contribuirebbe all'avanzamento della riforma agraria in Brasile?
JPS: La Costituzione Brasiliana del 1988 è stata una conquista del popolo brasiliano e il risultato di un rapporto di forze sociali che era favorevole ai lavoratori e per questo siamo riusciti ad avanzare tanto. Per tutti i lavoratori della città e del campo ci sono state molte conquiste. Poi, il governo Cardoso ha passato il proprio tempo a tentare di smontarle ed è riuscito ad eliminare molti diritti.
Rispetto alla riforma agraria, è stata inserita la trappola della proibizione di espropriare terre produttive, il che ha fatto sì che ogni azienda espropriata ricorresse ai tribunali. Ma questo non è stato il più grave problema. Il problema maggiore è che, da una parte siamo in una fase di crisi del movimento di massa che non riesce quindi ad avere la forza per mettere in pratica nemmeno la Costituzione e dall’altra non c’è un programma significativo di riforma agraria da parte del governo. Quindi, i movimenti sociali delle campagne sono restati soli. E quel che il governo sta facendo sono misure di compensazione sociale, un insediamento qui e uno là e sostituisce le famiglie che hanno abbandonato antichi insediamenti. Ma la concentrazione della proprietà della terra continua a crescere più che ai tempi della dittatura e adesso con una aggravante: molte imprese transnazionali stanno comprando terre. Come è stato denunciato dalla Folha de São Paulo, più di 20 milioni di ettari sarebbero già stati denazionalizzati. Soltanto la testa di ferro di Dantas ha comprato 600.000 ettari nel Pará. Nel Rio Grande do Sul, tre imprese che si occupano di carta hanno comprato, in tre anni, quasi un milione di ettari mentre l’Incra ne ha espropriati soltanto 130.000 in 25 anni di riforma agraria.
D: Secondo lei, c'è stata qualche iniziativa negli ultimi anni che vada in direzione di una diminuzione della dipendenza dall¹estero e del controllo del capitale finanziario?
JPS: E’ successo il contrario. Gli economisti di tutte le correnti di pensiero riconoscono che la politica economica del governo Lula è la stessa del programma neoliberista applicato da Cardoso, con piccolissime differenze. In sostanza, il polo centrale di accumulazione di capitale dell'economia brasiliana continua ad essere il capitale finanziario, che si appropria della maggior parte del plusvalore prodotto, attraverso alti tassi di interesse e l’acquisto di azioni delle imprese più lucrative. Le due maggiori imprese brasiliane, la Petrobras e la Vale hanno il loro capitale sociale controllato da azionisti privati e stranieri e, sappiamo tutti che per la maggior parte si tratta di capitale finanziario investito nelle borse. E gli interessi che il governo paga del debito pubblico interno, sempre superiori a 200 miliardi di reais all¹anno, sono un potente meccanismo di trasferimento del reddito di tutta la popolazione brasiliana che raccoglie le sue tasse per il bilancio federale e da lì vanno alle banche. Ed è anche un potente meccanismo di sostentamento del capitale finanziario.
Lo stesso Marcio Pochmann, presidente dell’IPEA, ha rivelato che la distribuzione del reddito sta avvenendo soltanto tra i redditi dei lavoratori. Ossia tra coloro che vivono di salario, il reddito è molto meglio distribuito, soprattutto perché i più poveri hanno migliorato le loro condizioni grazie alla borsa famiglia e all'aumento del salario minimo, che è positivo. Ma la distribuzione del reddito nella società si misura attraverso il rapporto tra il reddito del capitale e quello del lavoro. E il capitale sta controllando più del 60% di tutto il reddito. Non era mai successo prima nella storia economica dal tempo della colonia. Se guardiamo alle maggiori imprese che controllano la produzione e il commercio in Brasile, la nostra economia è sempre più controllata da imprese transnazionali. Le 200 maggiori imprese controllano la maggior parte della nostra economia . In agricoltura le 50 maggiori imprese controllano più del 60% del PIL agricolo. E la maggior parte di queste sono straiere. L'economia brasiliana è in fase di ricolonizzazione, ora sotto l'egida del capitale finanziario e delle imprese transnazionali.
(*) Joao Pedro Stedile é economista, laureato alla PUC-RS, specializzato alla UNAM- Messico, membro del coordinamento nazionale del MST e di Via Campesina Brasil
Traduzione di Serena Romagnoli (comitatomst)
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