domenica 19 ottobre 2008

Chiapas - Aggressione dell’OPDDIC a un bambino zapatista

Articolo di Hermann Bellinghausen da La Jornada

Los tres agresores ya tenían órdenes de aprehensión sin ejecutar, asegura la CDHFBC.
Niño zapatista fue herido con un machete por integrantes de la Opddic, denuncian

Además de atentar contra su vida, el ataque fue con premeditación, alevosía y ventaja, afirma Hermann Bellinghausen

El Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) reveló que el 10 de octubre tuvo conocimiento de la agresión contra Carmelino Navarro Jiménez, de 9 años de edad, herido con machete por tres integrantes de la Organización para la Defensa de los Derechos Indígenas y Campesinos (Opddic), en el poblado tzeltal Bayulubmax, Chiapas, donde el año pasado las mismas personas perpetraran una agresión armada contra bases de apoyo zapatistas.

En el acta de denuncia del municipio autónomo Olga Isabel consta el testimonio del menor, de familia zapatista: “Salió de su casa y cargaba pozol batido en un vaso de refresco de dos litros; se dirigía adonde estaba trabajando su papá, en el cafetal en compañía de su cuñada Manuela, y en el camino se encontraron con Juan Navarro Aguilar, quien portaba machete, y José Navarro Deara y José Manuel Navarro Gómez, con armas de fuego”. Los tres, por cierto, dirigentes de la Opddic en la comunidad con órdenes de aprehensión no ejecutadas.

Cuando pasaron cerca, salieron a perseguir al niño y su cuñada. “El niño cayó porque traía cargado su morralito y allí lo ‘apuñalaron’ con el machete”. Navarro Deara y Navarro Gómez corrieron tras la mujer. “Quien apuñaló a Carmelino es Juan Navarro Aguilar”.

Manuela Morales Gómez alcanzó a pedir auxilio en los cafetales donde trabajaban su esposo, sus cuñados y su suegro. Estos encontraron al niño “tirado en el camino, sangrando de un costado y casi sin sentido”.

Reporte médico

El reporte del promotor de salud de la clínica municipal autónoma da cuenta de las lesiones: “Herida punzocortante con entrada de cuatro centímetros y salida de tres centímetros, con una trayectoria de arriba hacia abajo que tiene 17 centímetros y profundidad de tres centímetros, afectando la piel, tejido adiposo y músculo dorsal”.

El CDHFBC destacó que la herida mereció una sutura de 15 puntos. “Además de atentar contra la vida del menor, fue producida con premeditación, alevosía y ventaja”. Los agresores ya contaban con órdenes de aprehensión (averiguación previa 112/2007) por hechos ocurridos el 10 de agosto de 2007, cuando intentaron asesinar y lesionaron gravemente a balazos y machetazos a Leonardo Navarro Jiménez y Juan Navarro Jiménez, padre y hermano de Carmelino”.

La autoridad judicial sólo cumplió con cuatro aprehensiones y dejó libres a nueve atacantes más, entre ellos Navarro Aguilar, Navarro Deara y Navarro Gómez. El padre y el hermano de Carmelino resultaron heridos el año pasado con armas de fuego por estas mismas personas. A Leonardo “la bala le cruzó la mandíbula, dejándole una lesión permanente que le afecta el habla y le dificulta la masticada de alimentos, mientras a Juan el proyectil le quedó en el hombro y recibió un machetazo en la cabeza, a la altura de la frente, que le dejó una cicatriz permanente”, añade el reporte del municipio zapatista. No fueron asesinados gracias a la intervención de otros pobladores de su comunidad.’

Deficiente averiguación previa

De acuerdo con el CDHFBC, las órdenes de aprehensión en contra de los agresores de la Opddic no fueron ejecutadas a tiempo por los agentes ministeriales adscritos al Ministerio de Justicia de Chiapas, por “deficiente integración de la averiguación previa e insuficiente fundamentación y motivación del juez local en la emisión de las órdenes de aprehensión”.

El abogado y asesor jurídico de la Opddic, David Gómez, quien anteriormente fue destituido como subprocurador de Justicia Indígena del estado por su responsabilidad –“que hasta ahora se le encontró”– en la masacre de Acteal, interpuso una demanda de amparo y la Federación otorgó protección a los agresores.

Attacco a Öcalan nel carcere di Imrali

Secondo le dichiarazioni dell'avvocato Asrin Hukuk Burosu dell'ufficio di difesa del leader kurdo Abdullah Öcalan, da nove anni è in stato di detenzione in isolamento sull'isola prigione di Imrali, il leader kurdo viene colpito fisicamente dal personale di guardia. L'ufficio di difesa ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Il nostro assistito è da nove anni in isolamento, in qualità di unico prigioniero sull'isola prigione di Imrali e vive terribili condizioni di detenzione. Negli ultimi cinque anni molto spesso è stato spedito nella cella bunker. Si tratta di una cella nella cella. Oltre a questi trattamenti disumani e contrari ad ogni norma di legge la scorsa settimana è stato oggetto di attacco fisico e di maltrattementi.

E ancora:

La sua cella, con il pretesto di una perquisizione è stata letteralmente fatta a pezzi. Di fronte alle sue rimostranze la risposta è stata: " Stai zitto, non devi parlare, tu non hai il diritto di parlare." E' stato afferrato da due funzionari e condotto in un'altra cella. Uno degli impiegati colpendolo alla schiena lo ha fatto cadere. Il nostro assistito ha risposto che è meglio la morte che i maltrattamenti. A quel punto le minacce si sono fatte più insistenti e uno dei funzionari gli ha detto: "non ti preoccupare la morte verrà, verrà".

Come nell'82 nella prigione di Diyarbakir

Nella dichiarazione del difensore di Abdullah Ocalan si legge: "E' senza dubbio questo accadimento, che succede per la prima volta in nove anni di detenzione, da ritenere un trattamento disumano. Riteniamo che l'attacco fisico contro il nostro assistito non sia un caso, anzi è da mettere in relazione con l'escalation che sta avvenendo in Turchia. Non è un caso che recentemente il personale di guardia del carcere di Imrali sia stato sostituito. Siamo convinti che quello che sta succedendo non è una iniziativa del personale di guardia del carcere, ma che gli ordini vengono da fuori.

Lo status giuridico del carcere di Imrali come pure tutte le norme amministrative che lo regolano non dipendono dal Ministero della Giustizia bensì dalla cosiddetta "unità di crisi", che a sua volta dipende dallo Stato Maggiore del Consiglio di Sicurezza Nazionale e dunque dall'Ufficio della Presidenza del Consiglio. Quello che sta accadendo, lo si deve dunque al Presidente del Consiglio. Somiglia ai fatti avvenuti nella prigione di Diyarbakir nel 1982. I responsabili devono essere individuati. Inoltre il nostro assistito ha dichiarato che egli di fronte a queste provocazioni farà appello alla sua ragione.

"E' chiaro che si tratta di provocazioni. Non accetterò queste provocazioni per il senso di responsabilità che mi obbliga e mi lega al mio popolo. E' evidente e tutti devono venirne a conoscenza che lo Stato è responsabilie di questi accadimenti."

Inoltre vogliamo precisare che questi accadimenti non avvengono senza la luce verde ossia senza l'autorizzazione dello Stato Maggiore del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Ne consegue che lo Stato è senza dubbio il responsabile di tutto questo. Chiediamo allo Stato di assumere una chiara posizione e di far luce sui responsabili.

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BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!