venerdì 6 febbraio 2009

In Nicaragua un imprenditore avvelena l’acqua e l’Italia lo premia



Il prezzo del rum
Il Grande Ufficiale dei pesticidi

"In Nicaragua un imprenditore avvelena l’acqua e l’Italia lo premia" La stampa italiana scandalizzata per l’atteggiamento del governo italiano che ha condecorato Carlos Pellas
Sul primo numero del 2009, l’importante rivista italiana Diario, con diffusione a livello nazionale, si è interessata al drammatico caso degli ex lavoratori delle piantagioni di canna da zucchero dell’Ingenio San Antonio, proprietà della Nicaragua Sugar Estate Ltd., che forma parte del colosso economico nicaraguense Grupo Pellas, i quali stanno morendo di Insufficienza Renale Cronica (Irc).
La giornalista italiana Cristina Artoni, che recentemente ha partecipato alla Carovana dell’Acqua in Centroamerica, ha scritto un lungo ed appassionato articolo su questa rivista, intitolato "Il Console dei pesticidi", descrivendo in modo molto incisivo la tragica realtà dei cañeros nicaraguensi, situazione che ha potuto toccare con mano durante la visita che la Carovana ha fatto a Chichigalpa, nella zona occidentale del Nicaragua. Nell’articolo, la giornalista mette a fuoco anche le responsabilità che pesano sul Gruppo Pellas e sul governo italiano, nel concedere l’onorificenza "Ordine della stella della solidarietà italiana”, nel suo massimo grado di Grande Ufficiale, al suo presidente Carlos Pellas, nominandolo addirittura Console onorario della Repubblica italiana a Granada in Nicaragua.
Migliaia di ex lavoratori e vedove stanno denunciando ormai da anni il Gruppo Pellas per essere corresponsabile di quanto sta accadendo, a causa dell’uso indiscriminato di pesticidi e l’inquinamento delle risorse idriche della zona. Secondo i dati diffusi dalla Asociación Nicaraguense de Afectados por Insuficiencia Renal Crónica, Anairc, affiliata alla UITA, sarebbero ormai più di 3 mila i morti in questi ultimi anni e tutto lascia a indicare che questo preoccupante fenomeno non diminuirà la sua mortale intensità nel futuro. In ottobre dello scorso anno, il Tribunale Permanente dei Popoli, Tpp, durante la sua sessione centroamericana che si è svolta in Guatemala all’interno del Foro Sociale delle Americhe, ha accusato e sentenziato eticamente e moralmente il Grupo Pellas.
"«Coraggio, qualcuno deve venire a raccontare la propria storia... Cosa avete? Mal di testa?» Carmen Ríos, scandisce le parole e con le braccia che sanno di forza protende il microfono verso i cittadini di Chichigalpa. Quella manciata di passi che portano agli altoparlanti sono per alcuni dei chilometri. Alzarsi dalla sedia significa già mettersi a nudo. Ed è una cosa a cui non ci si abitua. Sotto un tendone in un cortile assolato, in un piccolo centro del dipartimento di León, a due ore dalla capitale Managua, una cinquantina di persone affette da insufficienza renale cronica (Irc) è riunita per raccontare chi e che cosa gli sta portando via la vita. Ma l’unica cui è rimasta davvero la voce per denunciare è Carmen che sa che il mal di testa sarebbe l’ultimo dei problemi".
Il drammatico racconto continua con le testimonianze degli ex lavoratori delle piantagioni di canna da zucchero che sono gravemente malati.
"Tra le sedie avanza Juan. Ha un cappello da cowboy marrone, sferza quella resistenza trasparente che lo riporterebbe a stare in un angolo: «Vi ringrazio con tutto il cuore di essere qui, di essere venuti a incontrare noi malati di una malattia che ci mina la vita ogni giorno di più». Juan ha una cinquantina d’anni e per 26 ha lavorato all’impresa Ingenio San Antonio, proprietà della Nicaragua Sugar Estate Ltd., che è parte del Grupo Pellas. Tutti i lavoratori delle piantagioni di canna da zucchero sono convinti che l’uso massiccio di pesticidi, per la produzione tra l’altro del rum Flor de Caña, stia seminando morte: «Lavoravamo dalle otto alle sedici ore al giorno. La vita è così, ti impone queste regole di sopravvivenza. Ora qui a Chichigalpa per colpa degli europei, in una settimana possono morire dalle sei alle sette persone. Negli ultimi giorni ci hanno lasciato trenta compagni. Questa malattia è peggiore del cancro".
La storia di questa tragedia la sintetizza Carmen Ríos nell’articolo. "Ci troviamo in questa condizione dal 1969, da quando è arrivata qui la famiglia Pellas, di origine italiana. In quell’anno i Pellas hanno comprato grandi appezzamenti per la monocoltura della canna da zucchero e la produzione di liquore. Noi siamo tutti lavoratori del settore agroalimentare. A partire dal 1990, nella cittadella che l’impresa aveva fatto costruire per i dipendenti, hanno cominciato a esserci i primi morti, e poi ancora morti e morti. Iniziammo a protestare e tutti consigliarono i Pellas di chiudere la cittadella. I morti poi sono aumentati in maniera impressionante".
Attualmente il numero dei morti ha superato le tremila unità e sono almeno cinquemila gli ex lavoratori ammalati e questo numero aumenta ogni giorno di più. La giornalista italiana Cristina Artoni, segnala inoltre in modo molto preciso qual è la posizione del Grupo Pellas rispetto a quanto sta accadendo a Chichigalpa. Secondo la presidentessa di Anairc, "«Il signor Pellas dice che non vuole sentire parlare di indennizzo, ma noi vogliamo ricordargli che questa realtà che abbiamo intorno è responsabilità sua». La società ha scelto di negare tutto. Accusa gli ammalati di essere ubriaconi e drogati e sostiene che le cause delle malattie siano altre. Lo dicono le rilevazioni, anche se l’inquinamento non è responsabilità esclusiva delle piantagioni di canna da zucchero. Secondo uno studio realizzato nel 2006 dalla Università Autonoma del Nicaragua, il 95 per cento dei 26 pozzi che riforniscono il territorio a nord-est del Paese e il 95,7 per cento dei campioni estratti dai 65 pozzi familiari, sono contaminati da feci, diserbanti, pesticidi e batteri. In particolare la falda acquifera della piana fra León e Chinandega, che potrebbe essere una delle migliori del Paese, registra un’alta concentrazione di residui agrochimici tra cui il Ddt, Dde, Tóxafeno, Endrin e Methil Paration. La famiglia Pellas, originaria di Genova, si è stabilita in Nicaragua alla fine del 1800. En cento anni ha creato l’azienda più importante del Paese che opera nel settore bancario, delle automobili e, naturalmente, del rum".
Questa situazione ed i dubbi che la circondano, non sono comunque stati motivi sufficienti per spingere l’ex ambasciatore italiano in Nicaragua a pensarci due volte prima di proporre al Presidente della Repubblica d’Italia ed al ministro degli Esteri, di concedere al signor Carlos Pellas un’importante onorificenza e nominarlo addirittura Console onorario della città di Granada in Nicaragua
"Lo scorso ottobre, l’ambasciatore d’Italia in Nicaragua, Alberto Boniver (fratello di Margherita, ex sottosegretario agli esteri e attuale deputata del Pdl), ha «insignito il signor Carlos Pellas Chamorro con l’onorificenza dell’Ordine della stella della solidarietà italiana, nel suo massimo grado di Grande Ufficiale» e gli ha attribuito il ruolo di Console onorario della città di Granada. Pochi giorni prima il Tribunale Permanente dei Popoli, Tpp, all’interno del terzo forum sociale delle Americhe in Guatemala, aveva condannato eticamente e moralmente il Gruppo Pellas di essere responsabile della malattia e della morte di migliaia di persone. Il Tpp ha chiesto inoltre: «una definizione di condizioni di responsabilità universale, come sanzioni giuridiche efficaci, diffusione pubblica della condanna, confisca degli strumenti del delitto prodotto, multe, riparazione del danno causato e la dissoluzione dell’impresa». Alla comunità del dipartimento di León basterebbe anche meno; basterebbe che si sapesse delle loro morti, del loro dolore".
Non è facile quando si ha coscienza che è difficile, molto difficile, lottare contro un’impresa così potente come il Grupo Pellas.
"L’illusione non è di casa a Chichigalpa. Gli abitanti hanno visto troppo per potervi credere. «Sappiamo che non ci daranno niente», dice Carmen Ríos, «sono troppo potenti contro di noi. Ma pretendiamo almeno che si sappia, che questa cortina di silenzio connivente sia rotta. Che nella ricca Europa si parli finalmente dei disastri causati dai veleni delle vostre società, che vengono pure premiate». Il difficile nella lotta della Anairc è dimostrare che la malattia è provocata dai pesticidi utilizzate nelle piantagioni. Ma se è complicato ottenere le prove schiaccianti, vi sono comunque alcuni dati del ministero della salute che risalgono agli anni 2002 e 2003 che sono già indicativi. L’Irc già in quel periodo stava diventando una delle principali cause di morte nel Paese. La percentuale, secondo l’inchiesta, triplicava nei dipartimenti di León e Chinandega".
"«Vi chiediamo di diventare la nostra voce. Raccontate la mondo quanto ci è costato il lavoro e quanto valgono le onorificenze». Le donne, fino a quel momento sedute, si alzano e si sparpagliano tra gli ospiti, abbracciandoli".
Con queste parole termina l’articolo di Artoni. Si spera che sia il primo di molti altri, affinché il sentimento e il sangue che scorre veloce nelle vene di chi ha vissuto questi momenti così intensi si trasformino nella "voce dei senza voce".

Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua

Militarizzazione in America Latina: Intervista a Ana Esther Ceceña


Yásser Gómez - Rivista Mariátegui
América Latina vive tiempos de cambio con gobiernos de izquierda y el protagonismo alcanzado por el movimiento indígena. Sin embargo, la geopolítica nos dice que aún no hemos derrotado al imperio. Porque los EE.UU. están militarizando la región con la excusa de construir megaproyectos de infraestructura, para apoderarse de los recursos naturales y mantener el control político con una guerra preventiva. Para analizar este tema Upsidedownworld entrevistó en Perú a Ana Esther Ceceña, doctora en Relaciones Económicas Internacionales de la Universidad de Paris I – Sorbona, miembro del Instituto de Investigaciones Económicas de la UNAM (México) y Coordinadora del Observatorio Latinoamericano de Geopolítica, quien estuvo en Lima dictando el seminario: Emancipaciones en un Contexto Militarizado.
- ¿Qué significan la IIRSA (Iniciativa para la Integración de la Infraestructura Regional Suramericana)y el Plan Puebla Panamá para América Latina?
Son dos megaproyectos que se articulan entre sí, incluso geográficamente y que son similares, porque son dos proyectos de construcción de infraestructura. Están estructurados bajo la idea de canales o líneas de comunicación, en las cuales no solamente se está pensando en que sean vías de comunicación para mercancías y personas. Sino también vías de construcción de líneas de electricidad, energéticas, oleoductos, gasoductos. Incluso en el caso del Plan Puebla Panamá (PPP), está pensado también estas mismas líneas como carreteras de información. La IIRSA(Iniciativa para la Integración de la Infraestructura Regional Suramericana) está mucho mejor planeado con canales interoceánicos para conectar los dos océanos y entonces con eso agilizar la salida hacia Europa, Asia y EE.UU.. La idea es tener vías de llegada al más importante mercado que son los EE.UU. que en sus dos costas tiene características económicas diferentes. El propósito es la extracción de recursos en América Latina y trasladar la mercancía que hay hacia estos mercados. No están tan pensados como apertura de mercado interno. Por eso la IIRSA se proyecta desde el corazón de Sudamérica hacia fuera, hacia las dos costas. Y el PPP está pensado desde Panamá hacia el norte. De manera que las rutas, los canales corren en ese sentido.
- ¿El Plan Mérida es la complementación del Plan Puebla Panamá en México? ¿Cuán avanzado está este?
El Plan Mérida (PM) si es la complementación del Plan Puebla Panamá, pero en realidad el P.P.P. en sí mismo ya se transformó en Proyecto Meso América incorporando a Colombia y muy explícitamente la dimensión de seguridad. Ya el propio Plan Puebla Panamá asumió las dos cosas, la integración energética que era la parte económica más importante que tenía y la integración de seguridad. Y en ese sentido, ya no es que requiera del Plan Mérida, sino que es un eslabón más que permite que el PM que está en México se concrete de manera muy natural, sin necesidad de mucha bisagra con el Plan Colombia. Porque el Plan Mérida corresponde directamente al Plan Colombia, es el mismo proyecto adaptado a las circunstancias tanto geográficas como temporales. Porque ya se asume toda la experiencia tenida con el Plan Colombia y la estructura es similar, ayuda para seguridad y una muy pequeña para desarrollo, que es como avanzan varios de los proyectos del Plan Colombia. Y entonces tienes una superposición del Plan Mérida en la parte norte, proyecto Meso América enlazando esa parte norte con Colombia, Plan Colombia en Colombia y Perú. Además hay la ASPAN (Alianza para la Seguridad y Prosperidad de América del Norte) que es un proyecto también de seguridad y energético, pero difiere en el sentido de que es más la creación de un bloque regional, lo que está implícito en este plan.
- Después de realizadas las fases de invasión denominadas Plan Colombia y Plan Patriota. por parte de los EE.UU. en Colombia ¿Qué es lo que sigue?
La expansión del Plan Colombia hacia dos partes del continente, una es el norte, bueno que se está logrando con el Plan México y con estas acusaciones que se hacen después del ataque de Colombia a Sucumbíos, Ecuador se arma un poco el escenario de que, en México está la oficina internacional de las FARC y que en esa medida, eso justifica el Plan México y digamos, las mismas políticas que en Colombia. Luego el otro derrame es hacia el sur y este se ha intentado por varias rutas. La que más se ha intentado es la de Paraguay como si extendiera un brazo del Plan Colombia hasta la Triple Frontera, que por supuesto, eso lo que hace, es que cubre el área boliviana, pero además permite colocarse en un lugar geográfico que es de gran interés, que es, esta Triple Frontera encima del Acuífero Guaraní y además como epicentro de la parte digamos conosureña, rioplatense de América del Sur. Esto también se intentó en el 2006, se hizo este montaje de que se había secuestrado a la hermana del ex presidente y que entonces, esto indicaba que había células y campos de entrenamiento de las FARC en Paraguay. Y con esta argumentación tan precaria, se estaba pretendiendo montar un operativo Plan Colombia ahí, pero también se ha intentado y de hecho se ha logrado involucrar a Perú desde hace tiempo con el Plan Colombia, porque los recursos del Plan Colombia no son sólo para Colombia, sino para el área. Entonces si los recursos son para el área, incluidos Perú y Ecuador, si los está incluyendo también los está comprometiendo, esta ayuda siempre es con contraparte, esa es como otra ruta de expansión. Pero, lo que se ha puesto en juego hoy después del Plan Patriota, justamente lo que se inaugura con el ataque a Sucumbíos, que es la posibilidad de que los EE.UU. a través de un tercer país, pueda echar a andar una política de guerra preventiva. Y digo EE.UU. porque el operativo de Sucumbíos lo diseñaron en gran medida desde Manta y los operadores en gran parte fueron norteamericanos. Entonces, se inaugura el hecho de que ellos actúen desde Colombia directamente, pero también la posibilidad de que Colombia, emulando la política norteamericana se lance también en una –si se quiere más limitada regionalmente– guerra preventiva, en una defensa de sus intereses, fuera de su territorio, en territorios de otras naciones. Esto marca pautas, que de no haber sido por esa reacción tan fuerte del gobierno ecuatoriano, realmente estarían perfilando ya como la intervención directa en cualquier país del continente.
- En el tablero geopolítico de la región ¿Qué importancia tiene el Perú en los planes hegemónicos de los EE.UU. que intenta establecer una base militar en la región surandina de Ayacucho?
Se está hablando de dos bases en Perú desde hace tiempo, del área de Chiclayo y también ahora, más recientemente la de Ayacucho. Incluso por ahí, hay alguien quien dice que tal ves, es en la zona de Quinua (Ayacucho), donde se quiere establecer. Pero con bases de nuevo tipo, muy flexibles, eficaces, pero también más pequeñas, realmente bases más adecuadas a lo que son las condiciones de la actuación militar en este momento de la guerra. Pero también del simple trabajo del monitoreo y vigilancia. Entonces cuando nosotros vemos la posición geográfica de Perú y evaluamos la situación política y geopolítica del continente, realmente la posición de Perú es inmejorable como para tener una posibilidad de acceso más directo y más variado hacia algunas regiones que están preocupando mucho como la de la zona sur de Bolivia, la zona gasífera. La zona norte de Argentina que es petrolífera, entonces, está en términos de los recursos, pero también en términos de su potencial rol en la desestabilización de gobiernos que se consideren convenientes. La base de Ayacucho está en línea recta hacia La Paz, de manera que, de acuerdo con los radios de acción –incluso mínimos– que tienen los aviones de guerra actuales, La Paz quedaría bajo el alcance de la base de Ayacucho sin ningún problema. Y lo de Chiclayo apunta más hacia la zona amazónica, la veo como una oportunidad, por un lado, de garantizar la entrada por el río hacia Iquitos y la zona Amazónica, pero también de mantener vigilado a Ecuador por los dos flancos. Porque, pues Colombia está garantizado, pero Ecuador ya no va a tener una base y además se ha rebelado, ha elevado a rango constitucional la idea de que Ecuador es un territorio de paz y por eso, no admite la presencia ni de bases militares extranjeras, ni de tropas extranjeras en su territorio. Entonces, allí les cerró una posición y esa posición parece estarse trasladando simultáneamente hacia arriba y hacia abajo. Hacia abajo sería lo de Chiclayo y seguramente también Ayacucho, porque queda en esa misma línea de alcance. Y hacia arriba, hacia la costa colombiana, posiblemente en la costa del Chocó. Los dos ejes que están moviendo esas nuevas posiciones, el diseño de cómo será mejor establecer estas nuevas posiciones y que están haciendo pensar en Perú son fundamentalmente el de garantizar el acceso a los recursos naturales estratégicos y el del control de la insurgencia o el control de la posible formación de coaliciones contrahegemónicas. Estas dos cosas están perfiladas en el corazón de América del Sur, de manera que el hecho de tener posiciones en Perú o de tener una situación más permisiva para el arribo de tropas y la movilización de tropas. Por un lado, les facilita la entrada a los recursos naturales peruanos, que son muchos, muy valiosos y a los recursos de los países vecinos, pero les facilita también y quizás esto, coyunturalmente es lo más importante, el flanqueo de Bolivia y desde ahí una línea de acceso más directo por el centro a Venezuela.


Yásser Gómez es Periodista, Corresponsal de Upsidedownworld en Perú y Editor de Mariátegui. La revista de las ideas. / mariategui(a)riseup.net

BOICOTTA TURCHIA

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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

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