venerdì 6 febbraio 2009

Palestina - Armi vecchie e nuove, dall’uranio impoverito all’informazione impoverita.


di Roberto Topino (*) - InfoPal
La guerra è sempre un dramma, l’uccisione dei propri simili non dovrebbe mai trovare una giustificazione, ma quando si passa da un confronto tra guerrieri, che utilizzano armi convenzionali, all’utilizzo di armi insidiose e devastanti, che colpiscono anche la popolazione civile e i bambini, le persone, che sono a conoscenza di questi eventi, non dovrebbero restare indifferenti o, peggio, nascondere i fatti, siano essi recenti o passati.
Non possiamo dimenticare, ad esempio, i bombardamenti delle nostre città ad opera dei cosiddetti “alleati”; ricordo i racconti delle persone che li hanno vissuti: suonava l’allarme e si correva in cantina, sperando di non fare la fine del topo. Finito il bombardamento, se si usciva vivi, come minimo si trovavano i vetri rotti, le case senza luce né acqua, niente da mangiare…
Venivano utilizzate anche bombe incendiarie e, finiti i bombardamenti, le città erano in fiamme.
Gli strateghi pensavano che questo fosse un sistema per demoralizzare le truppe al fronte, che temevano che fosse successo qualcosa di grave alle loro famiglie.
Nessun tribunale internazionale si è mai occupato di questi fatti, che hanno riguardato i nostri genitori e i nostri nonni.
Anche i vari tipi di armi, che sono state utilizzate nel tempo, meritano una valutazione sui loro meccanismi di azione, perché alcune sono molto efficaci, ma particolarmente crudeli.
Andando indietro nel tempo ricordiamo, ad esempio, che a volte i cannoni venivano riempiti di chiodi ed altri frammenti metallici, per ferire gli avversari prima degli assalti. Di seguito, l’evoluzione della tecnica, ha consentito di utilizzare delle granate piene di pallini metallici, definite Shrapnel, che mediante un innesco a tempo, potevano esplodere nel punto desiderato sparando i pallini in tutte le direzioni.
Più recentemente sono state realizzate armi ancora più devastanti. Ricordo soltanto la bomba atomica, che oltre al danno immediato, causa danni letali anche a distanza di tempo per via delle radiazioni.
Si è parlato anche delle radiazioni dell’uranio impoverito, ma in questo caso il meccanismo di azione è più complesso. L’uranio impoverito viene usato nelle munizioni delle armi moderne ed è stato associato con gravi malattie non solo dei soldati, ma anche delle persone che vivono in aree di guerra o vicino ai poligoni militari. L’uranio impoverito è un’arma formidabile, perché riesce a perforare anche le corazze più robuste per via della grande forza di penetrazione e del fatto che esplode a 3.000 gradi «polverizzando» i bersagli. È verosimile che le gravi malattie riscontrate, soprattutto tra i militari, siano causate non solo dalle radiazioni dell’uranio, ma anche dalle nanopolveri, che entrano nell’organismo e determinano reazioni non del tutto prevedibili e, in ogni caso, sicuramente non benefiche. L’uranio impoverito emette una modesta quantità di radiazioni alfa, che sono le più pericolose per l’organismo. Gli esperti dicono che basterebbe un foglio di carta per fermare queste radiazioni e che si potrebbe dormire tranquilli con un proiettile di uranio impoverito nel cassetto del comodino. Il fatto grave, però, è che dopo l’esplosione anche l’uranio si trova disperso nell’aria sotto forma di nanopolveri e può raggiungere il sangue e gli organi interni, dove le radiazioni possono fare danni non trovando nessuna barriera. Tutta la questione che riguarda l’uranio impoverito è ancora oggetto di studio e le uniche tragiche certezze sono i tumori dei soldati e le malformazioni dei loro figli.
Danni devastanti sono stati descritti anche per gli effetti delle bombe a grappolo (cluster bomb), che praticamente sono un numero variabile di piccole bombe racchiuse in un ordigno principale, che quando esplode le lancia in tutte le direzioni (è una evoluzione della granata Shrapnel).
I giornali di questi giorni hanno parlato delle bombe al fosforo, che secondo alcune testimonianze, sono state usate nella Striscia di Gaza. I proiettili al fosforo bianco creano spesse cortine fumogene, ma possono anche causare terribili ustioni, perché le gocce di fosforo bruciano al contatto con la pelle. Tra i militari il fosforo bianco viene chiamato ’Willy Pete’ (le iniziali di White Phosphorus) fin dalla Prima Guerra mondiale ed è stato utilizzato, secondo alcune fonti, dagli Usa nel Vietnam ed in Iraq. Il fosforo bianco viene conservato sott’acqua o in azoto perché a contatto con l’ossigeno presente nell’aria produce anidride fosforica generando calore. L’anidride fosforica reagisce violentemente con composti contenenti acqua (come il corpo umano) e li disidrata producendo acido fosforico. Il calore sviluppato da questa reazione brucia la parte restante del tessuto molle. Il risultato è la distruzione completa del tessuto organico. Sono reperibili in rete le testimonianze di alcuni medici che descrivono lesioni analoghe tra i feriti della Striscia di Gaza.
Alcuni recenti articoli riferiscono l’utilizzo, da parte dell’esercito israeliano, di bombe Dime (Dense Inert Metal Explosive). Si tratta di un tipo innovativo di bomba, con una testata di fibra di carbonio e resina epossidica integrata con acciaio e tungsteno. Queste armi hanno un enorme potere esplosivo, che si dissipa molto rapidamente: il raggio interessato non è molto lungo, forse dieci metri; le persone travolte da questa esplosione per effetto dell’onda d’urto, vengono letteralmente fatte a pezzi.
Secondo Massimo Zucchetti (Professore al Politecnico di Torino e membro del Comitato Scienziate/i contro la guerra) le ferite che si vedono oggi all’ospedale Shifa di Gaza rendono assodato che sia stato fatto uso di armi Dime da parte degli israeliani in questa guerra.
Anche in questo caso, come per l’uranio impoverito, bisogna tener presente che le nanopolveri, non solo del tungsteno e dell’uranio, inalate durante e dopo le esplosioni, sono in grado di raggiungere il sangue e depositarsi nei vari tessuti. Si tratta di polveri non biodegradabili e non biocompatibili, che sono in grado di penetrare addirittura all’interno del nucleo delle nostre cellule. Studi recenti stanno confermando la presenza di nanopolveri di origine antropica (non solo dovute alle esplosioni) all’interno di tessuti tumorali anche di neonati, in questi casi le nanopolveri hanno raggiunto i feti tramite il sangue della madre e la placenta.
Chi non resta ucciso dalle esplosioni rischia, a distanza di tempo, di ammalarsi di tumore o di veder ammalare i propri figli.
Non dimentichiamo, infine, che anche i moderni inceneritori di rifiuti producono nanopolveri simili, sia pure in forma più diluita, e che i danni ipotizzabili riguardano soprattutto i bambini.
E la strage degli innocenti dei nostri giorni e non riguarda soltanto le aeree di guerra.
E l’informazione? Impoverita pure quella!
(*) Medico torinese

Honduras - Proteste in difesa del salario minimo

La rottura della negoziazione tripartita per determinare gli aggiustamenti al salario minimo per il 2009, ha portato il governo honduregno a prendere una decisione unilaterale, come prevede il Codice del lavoro, aumentando il salario del 60 per cento. La reazione del Consiglio Honduregno dell’Impresa Privata, Cohep, non si è fatta aspettare, scatenando un’ondata di ricorsi presso la Corte suprema di giustizia, Csj, e di licenziamenti che hanno provocato la reazione delle centrali sindacali e delle principali organizzazioni sociali organizzate.
Migliaia di honduregni sono scesi nuovamente in strada, questa volta per difendere il diritto dei lavoratori di godere di un salario dignitoso e per protestare contro le misure adottate dall’impresa privata.
Secondo il coordinatore del Bloque Popular dell’Honduras, Erasto Reyes, "Nel mese di ottobre sono iniziate le negoziazioni tra l’impresa privata, il governo e le centrali sindacali per definire l’aumento del salario minimo, ma nel mese di dicembre si sono rotte le trattative in quanto il Cohep voleva un congelamento dei salari, mentre i lavoratori chiedevano un aumento del 25 per cento, cioè il doppio di quelli che storicamente sono stati gli aumenti negli ultimi 10-15 anni".
Secondo le leggi vigenti, quando non si raggiunge un accordo tocca al governo definire la dimensione dell’aumento ed in questo caso, il presidente Manuel Zelaya ha emesso il decreto esecutivo 374-08 con il quale ha aumentato il salario minimo del 60 per cento, "per recuperare il potere d’acquisto perso durante l’ultimo anno".
"Il salario minimo è passato da 3.800 lempiras (201 dollari) a 5.500 (291 dollari) nell’area urbana, mentre in quella rurale l’aumento ha portato il salario a 4.055 (215 dollari) -ha detto Reyes.
L’unico settore escluso dalla trattativa è stato quello della zona franca, in quanto le negoziazioni inizieranno in febbraio.
La decisione del presidente ha soddisfatto la popolazione. Nonostante l’aumento non riuscirà a coprire ancora il costo del Paniere, che in questo momento la Banca Centrale calcola in circa 6.400 lempiras (339 dollari), si tratta di un passo importante che migliora la situazione molto difficile in cui vive la maggioranza della popolazione".
Di fronte a questa decisione, sono già più di cento le imprese che hanno deciso di boicottare la misura adottata dal governo ed a partire dal 12 di gennaio hanno interposto una grande quantità di ricorsi presso la Csj, chiedendo la sospensione dell’atto per lasciare senza valore il contenuto del decreto esecutivo. Per il momento la Sala Costituzionale ha deciso di dichiarare ammissibili i ricorsi, ma senza la sospensione dell’atto. Questo significa che il decreto esecutivo continua ad essere vigente.
L’impresa privata ha inoltre iniziato un’offensiva frontale licenziando un’infinità di lavoratori e minacciando altri 20 mila licenziamenti per i prossimi mesi.
"A partire da gennaio i padroni hanno cominciato a licenziare adducendo che non possono pagare tutta questa quantità di denaro e che dovranno ristrutturare la loro attività produttiva. Gli uffici del Ministero del lavoro sono ormai pieni di reclami dei lavoratori, i quali chiedono di essere reintegrati o di ricevere prestazioni sociali che spettano loro. Tra dicembre e gennaio -ha spiegato il coordinatore del BP- abbiamo contato circa 15 mila licenziamenti. Una parte per la crisi che sta attraversando la zona franca e l’altra parte come rappresaglia da parte delle imprese".
Erasto Reyes ha anche denunciato che gli imprenditori stanno ricattando i lavoratori, tentando di convincerli ad accettare salari inferiori al salario minimo.
La forte mobilitazione che ha riempito le strade delle principale città dell’Honduras rappresenta una prima risposta del popolo organizzato e nei giorni precedenti le principali organizzazioni sindacali, come la Confederazione Unitaria dei Lavoratori dell’Honduras, Cuth, la Confederazione dei Lavoratori dell’Honduras, Cth, la Centrale Generale dei Lavoratori, Cgt, il Coordinamento Nazionale di Resistenza Popolare, Cnrp ed il Blocco Popolare, Bp, hanno presentato la loro proposta politica.
Hanno chiesto "il rispetto del decreto presidenziale 374-08; che la Corte Suprema di Giustizia non ammetta nessun ricorso dell’impresa privata che distorca o tergiversi l’applicazione dell’aumento del salario minimo; che il Ministero del lavoro e la Previdenza sociale non cedano di fronte alle pressioni o alle manipolazioni dell’impresa privata; che i lavoratori non si lascino convincere a negoziare un salario minore a quello che spetta loro per legge e che respingano i licenziamenti ingiustificati, le sospensioni dei contratti individuali di lavoro", segnala il comunicato.
Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más"

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!