lunedì 6 luglio 2009

Honduras - colpo di stato: 8° giorno...testimonianza e video


2 manifestanti uccisi, forse quattro

Salve, oggi Tegucigalpa ha assistito a qualcosa di storico, triste, frustrante e ingiusto. Un corteo mai visto in città, si parla di circa 400.000 persone, anziani, bambini, giovani che stanno lottando insieme per la democrazia, che, pur non avendo accesso alle informazioni, si sono organizzati dal basso per far valere i propri diritti. Coprifuochi senza garanzie costituzionali, la città militarizzata, i bambini reclutati quasi a forza dall'esercito, i lavoratori e le lavoratrici dipendenti delle fabbriche e di imprese private costretti a concentrarsi sulle piazze per sostenere il governo golpista, la repressione militare, questi alcuni dei mille motivi che hanno costretto migliaia di Honduregni e honduregne oggi a scendere in piazza ad aspettare il legittimo presidente del paese Mel Zelaya. La manifestazione più pacifica che ho vissuto, il cui scopo era quello di ribadire la necessità di democrazia, di diritti umani, si è conclusa nelle scene del video che si può vedere dal link qui sotto, uccidendo due persone, forse quattro, con gli spari dei soldati su persone inermi che esercitano un loro diritto. L'aeroporto, completamente militarizzata, ha impedito l’arrivo dell'aereo del legittimo presidente del paese Mel Zelaya con il presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite D'Escoto, il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, tra l’altro riempiendo la pista di atterraggio di camion militari. La dimostrazione si è conclusa intorno alle 5,30 ora che le autorità hanno informato i media che il coprifuoco è stato anticipato a 6,30, ben sapendo che molte persone non avrebbero potuto sapere e che non avrebbero in alcun modo potuto essere a casa sua per tempo, il che significa che centinaia di persone sono stati arrestate senza motivo. Il secondo tentativo diplomatico di risolvere le cose nel paese è fallito, quante persone innocenti devono morire prima che la comunità internazionale ottenga risultati? questo è un governo golpista, tipico dell'era del fascismo, che ogni giorno agisce con completa irrazionalità e follia. http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=126050071054&h=Pq7I9&u=8pun7&ref=nf

E la lotta continua domani, si prepara uno sciopero generale.
Vi racconterò ...
Francesca

giovedì 2 luglio 2009

Migliaia di bandiere al Dal Molin: yes, we can!



Evitiamo i giri di parole e le metafore che nascondono il significato vero delle frasi dietro alla loro interpretazione: sabato pomeriggio, con la manifestazione dell’indipendenza vicentina, vogliamo entrare al Dal Molin.
Sia chiaro: non perché ci piaccia l’idea di superare cancelli e recinzioni: avremmo preferito festeggiare la democrazia in piazza, con la musica e i balli, le nostre bandiere al vento e tante grasse risate. Ma, finora, democrazia non c’è stata e noi dobbiamo rinviare la festa che – ne può star certo il commissario Costa che avrebbe voluto vedere sradicato alla radice il dissenso locale - prima o poi organizzeremo.
Entrare al Dal Molin significa restituire la dignità calpestata alla città del Palladio; ma, anche, ristabilire con determinazione la differenza tra la condizione di cittadini – quali noi vogliamo essere – e sudditi del governo di turno. Perché quel che è in gioco a Vicenza, ancor prima della falda acquifera e del territorio, è la possibilità reale di noi donne e uomini di poter incidere sul futuro dei nostri borghi, dei nostri quartieri, delle nostre città.
É sufficiente dare uno sguardo ai 36 mesi di mobilitazione trascorsi per rendersene conto; una città che ha espresso la contrarietà con mille forme e tanti colori è stata svilita, calpestata, umiliata. Inascoltata quando è scesa in piazza; insultata quando ha chiesto di potersi esprimere, attraverso una consultazione popolare, ed è stata posta di fronte a un divieto; sbeffeggiata quando ha rivendicato il diritto di conoscere e le è stata negata anche la Valutazione d’Impatto Ambientale.
Petizioni, manifestazioni che hanno visto la partecipazione di una moltitudine di donne e uomini, studi, azioni simboliche, ricorsi giudiziari: tutto ciò è stato ignorato, ostacolato, criminalizzato da chi ha deciso a tavolino che a Vicenza si deve fare una nuova base militare. La democrazia è stata trasformata da pratica partecipativa ad atto burocratico, dove basta il timbro di un governo compiacente per rendere lecita la costruzione di una base di guerra in un territorio fragile e dall’equilibrio delicato.
Dunque, voler entrare al Dal Molin vuol dire alzare la testa; significa affermare che una pratica di governo che si fonda sull’imposizione e sull’esclusione non ha cittadinanza nella nostra comunità e ristabilire un diritto che, per tornare indietro di alcuni secoli, riconosceva già Spinoza laddove scriveva che, di fronte a una legge ingiusta, è legittimo che il popolo si ribelli al sovrano.
Sabato proveremo a entrare all’interno dell’area che gli statunitensi vorrebbero trasformare in base di guerra per piantare migliaia di bandiere NoDalMolin; lo faremo, come sempre, con le pratiche e le forme che hanno caratterizzato la mobilitazione vicentina: trasversalità, pluralità, creatività. Ma, anche, con tanta determinazione, consapevoli che praticare quest’obiettivo rappresenta la volontà di ristabilire democrazia laddove c’è soltanto imposizione.
Quel che è certo è che nel lungo corteo che si snoderà da via M.T. Di Calcutta ci sarà spazio per tutte e tutti: perché quel che più conta, al di là delle pratiche di ognuno, è condividere un percorso che fonda la nostra indipendenza dalle servitù militari. È il coraggio di esserci ancora una volta, anche se loro ci vorrebbero chiusi nelle nostre case, impassibili e passivi a quanto accade sotto le nostre finestre.
Siamo tanti piccoli sognatori e sabato torniamo in strada: indipendenza, dignità partecipazione. La terra si ribella alle basi di guerra.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!