martedì 22 settembre 2009

Zelaya finalmente in Honduras: y ahora?




In modo inaspettato e dopo 86 giorni di Resistenza contro il Colpo di Stato realizzato in Honduras il 28 Giugno 2009, il Presidente legittimo della Repubblica dell’ Honduras, Manuel Zelaya Rosales, rientra nel paese e si protegge nell’Ambasciata del Brasile a Tegucigalpa.

Secondo voci non confermate, il Presidente sarebbe ritornato nel suo paese natale, dopo 86 giorni di esilio forzato, nella notte di Domenica 20 Settembre 2009, però la notizia è stata fatta circolare solamente nella mattinata di ieri, Lunedi 21 Settembre, quando lo stesso Zelaya ha comunicato ai principali mezzi di comunicazione di trovarsi nell’Ambasciata del Brasile e di essere pronto a cominciare i dialoghi di pace per porre fine alla delicata crisi politica che l’Honduras affronta dal 28 Giugno 2009.

E’ solamente nel primo pomeriggio quando finalmente il golpista Micheletti trasmette una dichiarazione in una catena televisiva nazionale enfatizzando che Zelaya deve essere arrestato, che all’Ambasciata del Brasile, pur non avendo riconosciuto il governo de facto, è stato ‘concesso’ di rimanere in territorio honduregno, pertanto esortando le autorità brasiliane a consegnare Zelaya alla giustizia honduregna.

Intanto la manifestazione davanti all’Ambasciata dove si trova Zelaya continua a crescere, da tutto il paese sono sempre di piu’ le persone che cominciano a muoversi in direzione di Tegucigalpa per accogliere, proteggere e sostenere il Presidente legittimo che, dopo quasi 3 mesi, ha raggiunto il movimento di Resistenza che, senza sosta, non ha esitato a manifestare il suo dissenso a un governo dittatoriale, anti-democratico e repressore.

L’adrenalina della manifestazione è accompagnata dalla paura, in parte causata dal ricordo delle dittature degli anni 70 e 80 che tendevano a usare le forme più dure di repressione proprio quando sentivano di essere vicino alla fine. La paura aumenta al vedere quantità crescenti di militari e polizia anti-sommossa per le strade delle città, ascoltare informazioni su uomini incappucciati che minacciano le famiglie di giornalisti degli unici 3 mezzi di comunicazione che hanno trasmesso notizie contro il governo de facto e, in ultimis, il coprifuoco indetto dalle 16 del 21 Settembre alle 7 del 22 Settembre.

Però la paura non ferma la Resistenza. Un movimento nato il 28 Giugno e che ha dimostrato una tenacia ed una persistenza ammirabile si trova in un momento cruciale. Non sarà nè la polizia nè un coprifuoco a fermarla. Soprattutto oggi, con il proprio Presidente a pochi metri di distanza. Le minacce del Capo della Polizia in quanto alle consequenze per la trasgressione del coprifuoco non servono. Nè serviranno. Il popolo honduregno non si muoverà fino a che non otterrà la restituzione dell’ordine costituzionale.

Zelaya, dagli uffici dell’Ambasciata del Brasile, dialoga con membri della Resistenza ed effettua chiamate telefoniche ad attori della comunità internazionale in attesa dell’arrivo, nella giornata di domani 22 Settembre, del Secretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, accompagnato da Rappresentanti dell’ONU e dell’OSA. Nel frattempo, l’assemblea straordinaria dell’OSA approva la risoluzione di solidarietà con il rientro di Zelaya, approvando la missione d’urgenza in Honduras di Insulza, Secretario Generale, esortando il governo de facto a garantire le dovute misure di sicurezza nei confronti del Presidente Zelaya e persuadendo il popolo honduregno alla calma.

Zelaya, che aveva perso il ruolo protagonico posseduto nel primo mese del colpo di stato, è tornato ad essere una figura chiave però questa volta dovrà rispondere, con grande abilità, alle richieste di un popolo che ha lottato per 86 giorni non solo per la restituzione dell’ordine costituzionale ma per il cambio. Negli ultimi 30-40 giorni sono venute alla luce sempre di più le verità nascoste dell’Honduras, in particolare le dinamiche politico-economiche che hanno portato 10 famiglie a possedere e governare l’intero paese. Il popolo è stanco, ma non si stancherà di lottare per un futuro migliore. Allo stesso tempo, anche quel gruppo di alto-locati figli di papà, sostenitori dell’idea del colpo di stato come unico modo di frenare la fame di potere di Zelaya, si comincia a rendere conto che non è tutto rose e fiori, che c’è bisogno di cambi, che in fondo questo colpo di stato ha significato forti perdite economiche, anche per loro, ‘gli intoccabili’ della società honduregna. Però impera il fantasma chavista, che oscura la vista del gruppo ‘in’ e, rinchiusi nelle loro fortezze circondate da guardie di sicurezza private, aspettano a vedere quel che succederà.
Siamo dunque alle aspettative. La OSA, con l’eccezione del Nicaragua e del Venezuela, sostiene Zelaya per la firma dell’accordo proposto da Oscar Arias, presidente del Costa Rica, che, tra le clausole, propone elezioni a Novembre e che Zelaya rinunci a convocare un’Assemblea Costituente. Dall’altra parte i sostenitori di Zelaya non richiedono, pretendono l’Assemblea costituente come meccanismo di partenza del processo di cambio di cui ha bisogno l’Honduras. In più non si può tralasciare il fatto che per potenze mondiali come gli Stati Uniti e l’Unione Europea un nuovo Chavez della situazione non è visto di buon occhio ma legittimare un colpo di stato come questo potrebbe seriamente danneggiare l’equilibrio della regione.

La Resistenza ha dimostrato fino ad ora di cosa sia capace adesso, caro Zelaya, tocca a te!


Francesca D’Emidio

Honduras, il presidente legittimo Zelaya è rientrato a Tegucigalpa dopo 80 giorni di esilio forzato

Il governo decreta un nuovo coprifuoco

Si trova nell'ambasciata brasiliana, in attesa che il presidente Osa Insulza lo raggiunga e lo accompagni nella presa del potere contro i golpisti.

Il presidente legittimo dell'Honduras, Manuel Zelaya, detto Mel, costretto all'esilio forzato il 28 giugno scorso da un colpo di stato militare, è riuscito a rientrare nel suo paese e adesso si trova nell'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa. L'intento è aspettare l'arrivo del segretario generale degli Stati americani (Osa), Miguel Insulza, dal quale ottenere l'appoggio ufficiale per il suo rientro e la sua ripresa del potere, da ottanta giorni nelle mani di Roberto Micheletti.

Sarà Insulza a quanto pare colui che tesserà il dialogo per riportare concretamente Zelaya al potere, un dialogo difficile, finora risoltosi in un niente di fatto e che, al contrario, ha reso i golpisti più spietati nella repressione. Molte manifestazioni di massa organizzata dalla maggioranza degli honduregni in appoggio a Zelaya sono finite nel sangue, con tanto di vittime al seguito.
Non è certo la prima volta che Zelaya tenta il ritorno, ma ogni volta la crudeltà della reazione del governo de facto lo ha costretto a rinunciare. Ma mai il presidente democraticamente eletto si è arreso. E oggi, senza preavviso, è riuscito a entrare nel paese e a raggiungerne il cuore, la capitale.

Ringraziando il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, per il gesto diplomatico, Mel ha incitato il popolo d'Honduars ad avvicinarsi all'ambasciata che lo sta ospitando e ad aiutarlo a recuperare il filo costituzionale. In una conferenza stampa ha quindi spiegato come ha fatto a eludere i severi controlli dei golpisti, lasciando intendere che qualcuno lo ha aiutato: "Ho percorso mezzo Honduras ... quasi 15 ore in differenti mezzi di trasporto. Ho avuto chi ha collaborato, ma non posso dire chi sia affinché nessuno venga molestato... alle Forze armate d'Honduras ... chiedo il buonsenso: la gente è disarmata e pacificamente sta gridando loro di consegnarsi, con allegria", ha spiegato Zelaya.

Parole di giubilo dalla moglie del presidente legittimo, Xiomara Castro de Zelaya, felice per il rientro del marito, ma dura e diretta nei confronti della stampa di regime, praticamente l'intera stampa honduregna, la quale fino all'ultimo ha negato persino la presenza di Mel nel paese. "Oggi ancora una volta sono venute fuori le bugie della stampa ... che ora sarò costretta a rettificare. Il presidente Zelaya è in Honduras", quindi ha aggiunto "sono molto felice perché il presidente della Repubblica, il presidente eletto da tutti gli honduregni è finalmente a Tegucigalpa. È qui e viene a cercare la pace del mio paese, del nostro paese, cerca di arrivare a un grande dialogo, a una concertazione, oggi siamo uniti per un nuovo paese, una nuova repubblica".

Intanto, la gente di Tegucigalpa sta rispondendo all'invito di Mel e sta radunandosi intorno all'ambasciata brasiliana. C'è felicità ed emozione. A testimoniarlo la corrispondente di TeleSur, Adriana Sivori, che ha precisato come Zelaya si stia riunendo da ore con i leader delle organizzazioni sociali e i rappresentanti della facoltà di scienze della formazione, tra i più attivi a tener viva la resistenza contro i golpisti. Che intanto tacciono.

di Stella Spinelli Peace Reporter

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!