sabato 2 gennaio 2010

Il Cafè Rebelde fa bene alla salute!

Chiapas Mexico Carovana Ya Basta! 2.0.10

Consegnata la terza ambulanza al sistema di salute autonomo zapatista, dedicata alla comandante Ramona

Una delegazione dell’associazione Ya Basta! Italia composta da compagni e compagne di Milano, Roma, Vicenza e del Coordinamento Toscano di Appoggio alla lotta zapatista, ha iniziato il suo viaggio nel territorio ribelle del Chiapas.
Dalla fine di dicembre alla prima settimana di gennaio visiterà i Caracoles per portare avanti i progetti in appoggio alle comunità zapatiste: la raccolta del caffè nella zona Los Altos, il progetto educativo e i gemellaggi con i municipi autonomi di Morelia, i progetti sanitari e sull’acqua nel Caracol de La Realidad realizzati anche insieme al presidio No Dal Molin di Vicenza e i progetti educativi a Roberto Barrios con il Coordinamento toscano.
Oggi 29 dicembre 2009 la delegazione ha consegnato la terza ambulanza dedicata alla memoria della amata Comandanta Ramona. Le ambulanze sono state anche il frutto della vendita del Caffè Rebelde Zapatista in Italia.

Il comunicato letto durante la consegna
Oggi per noi è un momento molto emozionante poichè, dopo molti sforzi, finalmente siamo riusciti a consegnare la terza ambulanza al Sistema Sanitario Autonomo de Los Altos de Chiapas.
Nel 2005 abbiamo donato le prime due ambulanze, dedicate ai nostri compagni italiani Carlo Giuliani e Davide Dax Cesare, assassinato dai fascisti a Milano. In quella occasione eravamo accompagnati dalle loro madri, che portarono parole di dolore e di speranza. Con la loro sofferenza raccontarono, consegnando attraverso le ambulanze, i nomi e le storie di lotta dei propri figli.
Questa terza ambulanza l’abbiamo volute dedicare alla “querida memoria” della Comandante Ramona, il cui ricordo ed esempio traccia il nostro cammino in tutto il mondo. Lei ha lottato fino al suo ultimo viaggio, su una delle altre due ambulanze; per questo pensiamo che, simbolicamente, questa ambulanza afferma che Ramona continua a vivere nelle nostre lotte per un mondo migliore, nel quale le popolazioni indigene abbiano garantiti il diritto alla salute, all’educazione e alla salvaguardia della loro cultura.
Vogliamo esprimere il nostro appoggio alla lotta per l’autonomia zapatista, perchè sappiamo che chi lavora in difesa dell’umanità è nostro compagno. I compagni zapatisti, attraverso la loro autonomia, lavorano per fare quello che il mal governo messicano non ha mai voluto fare: difendere i diritti di tutti e tutte gli indigeni.
Il governo di Felipe Calderon ha cercato di bloccare il nostro lavoro e quello dei compagni e delle compagne che hanno lavorato in Messico affinchè l’ambulanza potesse giungere a destinazione. Ci ha obbligato a perdere molto tempo prezioso con le sue leggi assurde, dogane e permessi. Però alla fine possiamo affermarlo: per la salute, come per la lotta, “no hay que perdir permiso”!
La consegna dell’ambulanza assume ancor più valore in quanto condivisa con i compagni e le compagne dell’associazione Casa Memoria Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978, e i compagni e le compagne di Vicenza, che lottano contro la costruzione della base militare statunitense Dal Molin.
Soprattutto è stato significativo che le donne che lottano nei nostri territori siano quelle che abbiamo consegnato simbolicamente l’ambulanza in nome della comandante Ramona.
Nunca más un mundo sin nosotros.
Da Milano, Roma, Vicenza, Padova, e da tutta Italia
I compagni e le compagne dell’associazione Ya Basta!

venerdì 1 gennaio 2010

Centinaia di arresti in Kurdistan


di Orsola Casagrande

La fotografia degli uomini e donne arrestati alla vigilia di natale a Diyarbakir e in tante altre città kurde parla da sola: in fila, in manette. Sono sindaci, amministratori e amministratrici locali, democraticamente eletti dal popolo. Sono attivisti per i diritti umani, avvocati, sindacalisti. Sono ex deputati... Sono uomini e donne kurde che il governo e più ancora 'lo stato' turco non tollera. Non li sopporta perché sono uomini e donne che vogliono la pace. Ma non si limitano a chiederla, la praticano, o cercano di farlo, tra un arresto e un altro, tra un periodo in carcere e un altro, tra un processo e un altro. Sono uomini e donne per i quali praticare la pace vuol dire incessantemente lavorare ogni giorno per una soluzione negoziata a un conflitto che insanguina la Turchia dal 1984 (nella sua ultima fase). Fare, costruire pace, significa proporre, continuare a parlare di soluzione, di dialogo, di negoziato anche quando l'unica risposta che arriva da parte dei poteri forti, che siano essi legati allo stato (che ha un volto pubblico e uno segreto) o al governo attuale, islamico moderato, guidato da un premier, Recep Tayyip Erdogan che fino a questo momento si è dimostrato incapace (e forse in fondo nemmeno vuole) di porre davvero all'ordine del giorno la questione kurda. Che vuol dire la questione di un terzo della popolazione della Turchia. Tanti sono i kurdi, e non chiedono un nuovo stato, ma di essere riconosciuti come pari cittadini, portatori di pari diritti.

Questi arresti sono un altro atto della guerra senza esclusione di colpi che lo stato (nella sua declinazione pubblica e segreta) e - fino a prova contraria - il governo Akp ha ingaggiato con i kurdi, con chi li rappresenta (e viene legalmente e democraticamente votato). Una guerra che certo non è cominciata ieri. L'esercito manovra la politica in Turchia: tre colpi di stato in sessant'anni ne sono la prova. Ma ce ne sono tante altre di prove. Esercito spesso significa poteri segreti dello stato. La Turchia di questi poteri forti non riesce a liberarsi. Nonostante gli sforzi della società civile. All'Europa importa poco di questi sforzi, più preoccupata a trovare un accordo rattoppato che le faccia dire che tutto va bene, che i diritti umani sono (più o meno) rispettati e quindi si può andare ad arraffare quanto si può in questo nuovo importante mercato... la porta con l'oriente, con l'Asia.
Scriviamo qui sotto l'elenco degli uomini e donne per i quali è stato confermato l'arresto: 23 tra sindaci (come il sindaco di Sur), attivisti per i diritti umani (il presidente dell'associazione diritti umani di Diyarbakir (Muharrem Erbey), e tanti altri amministratori e sindacalisti.
Una lista di nomi. Per noi una lista di amici e amiche che da anni si battono per una Turchia in cui kurdi e turchi possano vivere in pace, una pace giusta e duratura, dove i diritti siano riconosciuti a tutti. Dove non esistano cittadini di serie A e di serie B. A loro, e a quanti in Turchia si battono per la democrazia e la pace, va la nostra solidarietà.
Hatip Dicle, Firat Anli, Abdullah Demirbas, Zülküf Karatekin, Ali Simsek, Nejdet Atalay, Aydin Budak, Muharem Erbey, Ferhan Türk, Etem Sahin, Leyla Güven, Emrullah Cin, Hüseyin Kalkan, Abdullah Akengin, Yasar Sari, Nadir Bingöl, Cebrail Kurt, Fethi Süvari, Ramazan Debe, Abbas Çelik, Ahmet Makas, Kazim Kurt, Takibe Turgay

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!