Luca Tornatore, lettera dal carcere
Copenhagen, 7 gennaio 2010. Ciò che è accaduto a Copenhagen durante il COP15 e, in seguito, nelle prigioni e nelle aule di tribunale richiede una riflessione puntuale. Il punto non è se io, o molti altri, sia più o meno colpevole dell’accusa formale (cosa che non è), ma di cosa sono realmente colpevole, se di colpa si tratta. Nelle parole del P.M, che ha chiesto e ottenuto la mia carcerazione, il pericolo grave era che io continuassi a partecipare a “disordini”, come ammettevo di aver già fatto; con ciò ella si riferiva non ai “riots” ma ad una manifestazione di 150.000 persone perfettamente legale, legittima e pacifica. Gli unici disordini li aveva in effetti creati la polizia, arrestando di punto in bianco centinaia di persone, tutte poi rilasciate nelle ore successive senza alcun reato fosse loro contestato. La foto di centinaia di persone ammanettate, sedute a terra in lunghe file, ognuna fra le gambe divaricate......