martedì 8 giugno 2010

Rompete l'assedio di Israele


Mustafa Barghouti, fondadore del Palestinian Medical Relief e del partito al-Mubadara, scrive a colui che si ostina a non ritenere nemico

Ho aspettato tre giorni per scrivere, perché è questo che Israele cerca da me: l'istinto e il rancore. Mi hanno confiscato la casa, e la storia la terra, metro a metro, la libertà, intrappolato in labirinti di arbitrarietà e divieti, mi hanno confiscato la sicurezza, questa notte che come ogni notte, forse travolgeranno improvvisi questa porta per arrestarci senza ragione, e fino all'ultimo dei nostri diritti - perché possono confiscarci tutto, e lasciarci consumare di cancro a un checkpoint: ma non possono confiscarci la nostra umanità. La nostra immunità.
Ho aspettato tre giorni perché è questo, e solo questo che Israele cerca da noi: la violenza e la reazione. Cerca la guerra, perché in guerra vince chi è più forte, e non chi ha ragione. So che diciamo resistenza, qui, e voi sentite terrorismo. Ma abbiamo imparato a opporre a Israele non la nostra disperazione, ma la nostra bellezza e tutta Hannah Arendt, quando la politica diceva, è spirito di iniziativa e insieme una dote quasi poetica, l'immaginazione - e contro il loro nucleare allora, non razzi di latta ma dignità, e la fermezza e l'ostinazione: e contro i loro insediamenti, i nostri studenti che nonostante tutto studiano, contro i loro bombardamenti la nostra vita che nonostante tutto vive.

lunedì 7 giugno 2010

Prendere appunti in Cina

Gli scioperi dopo i suicidi

Lotta di classe nella fabbrica del mondo

La rubrica dalla/sulla Cina di Paolo Do

Che cosa accomuna i suicidi dei lavoratori della Foxxon, il più grande fornitore high-tech al mondo, fornitore di aziende come Apple, Sony, HP, Dell, e quelli dei lavoratori della Telecom Francese? Forse bisognerebbe studiare la sofferenza di quei lavoratori che abitano non solo luoghi diversi, Cina ed Europa, ma anche temporalità differenti: il post-fordismo e la catena di montaggio, la “soggettività” messa in produzione e il lavoro “muto”, ripetitivo della fabbrica del mondo.
Una “fabbrica del mondo” che si scopre sempre meno docile allo sfruttamento barbaro, e sempre più abitata da una nuova generazione di migranti e forza lavoro, nati dopo gli anni Novanta, mediamente più istruiti dei loro padri, meno inclini a spezzarsi la schiena e fare lavori poco gratificanti, faticosi e rischiosi. Loro sono i nuovi protagonisti della ondata di scioperi che sta colpendo molte delle regioni produttive della Cina.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!